Patrizia Calegari. Urbis e contaminazioni

Patrizia Calegari. Urbis e contaminazioni, Galleria d’Arte Contemporanea Statuto13, Milano
Dal 28 Maggio 2014 al 10 Giugno 2014
Milano
Luogo: Galleria d’Arte Contemporanea Statuto13
Indirizzo: via Statuto 13
Orari: dal martedì al sabato 11-19
Curatori: Massimiliano Bisazza
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 62695137 / 333 2745451
E-Mail info: info@statuto13.it
Sito ufficiale: http://www.statuto13.it/statuto13/inizio.html
Il mondo di Patrizia Calegari è pieno di spunti onirici e surreali, ricordi di viaggio e di angoli urbani che ci raccontano delle nostre vite frenetiche, delle nostre paure e delle interazioni che sono esistenti i tra cittadini del mondo.
Silhouettes di natura magrittiana si accompagnano a scatti di architetture urbane - “Urbis”, appunto - che sono “contaminate” da oggetti in movimento e non, sculture e palazzi colorati. L’intenzione è di permetterci una lettura a volte energica e a volte più rilassante delle grandi metropoli che affascinano l’artista Calegari.
Assemblaggi fotografici di luoghi e immagini a volte distanti tra loro, a volte dietro l’angolo di casa nostra. Taxi, Tram nuovi o vintage che si stagliano sui primi piani rifranti dall’artista e ci scorrono davanti agli occhi. Tutto ciò ci fa riflettere sulla sedimentazione dei sentimenti alla quale la nostra attuale Società ci conduce nostro malgrado; quasi imponendo un’attenzione maniacale maggiormente rivolta a saper “reggere i ritmi” piuttosto che non a saperci donare il lusso di dedicasi alla propria introspezione.
Uomini o donne silenti, non vedenti, giacché messi a tacere dalla fotografa Calegari col semplice gesto istintivo di cancellare occhi e labbra. Il desiderio di zittire quella parte di disumana umanità che imperversa in cerca di ambizione, consenso e di moneta sonante.
Leggo un profondo desiderio di silenzio e di ritorno alla valorizzazione dei sentimenti più veri, quelli dei “buoni principi” che c’erano insegnati dai nostri nonni e un’altrettanta fervente volontà a voler estirpare - per lo meno con l’ausilio del potente mezzo artistico e della creatività - quel falso modello di famiglia del “Mulino Bianco”…. dove tutti sorridono e tutti si amano ma con una profonda falsità di sottofondo dedita alla mera apparenza.
Un grande collage di “multi - foto” assemblate con equilibrio e artisticità, un’unione compositiva d’illustrazione (attività in cui Patrizia Calegari eccelle tra l’altro grazie al suo profondo back - ground professionale) e di fotografie, popolano le sue opere d’arte.
Andy Warhol diceva “Art is what you can get away with” (cit.); ed è proprio vero anche nel caso dell’arte del disegno fotografico – come amo definirla io – di Patrizia Calegari, che si tratti sicuramente di Arte con la quale si può partire, portarsela dietro, tenerla con sé…..proprio perché rappresentativa di quell’angolo intimistico del proprio Sé. Proprio perché si tratta di quel lato emotivo e osservativo di una donna, di un’artista che vuole raccontare, condividere.
Che sia dunque un auspicio perché ognuno possa trovare la propria strada di espressione artistica proprio in funzione di quell’ “angolo intimo” che è sinonimo di libertà di pensiero, di espressione e di azione.
Silhouettes di natura magrittiana si accompagnano a scatti di architetture urbane - “Urbis”, appunto - che sono “contaminate” da oggetti in movimento e non, sculture e palazzi colorati. L’intenzione è di permetterci una lettura a volte energica e a volte più rilassante delle grandi metropoli che affascinano l’artista Calegari.
Assemblaggi fotografici di luoghi e immagini a volte distanti tra loro, a volte dietro l’angolo di casa nostra. Taxi, Tram nuovi o vintage che si stagliano sui primi piani rifranti dall’artista e ci scorrono davanti agli occhi. Tutto ciò ci fa riflettere sulla sedimentazione dei sentimenti alla quale la nostra attuale Società ci conduce nostro malgrado; quasi imponendo un’attenzione maniacale maggiormente rivolta a saper “reggere i ritmi” piuttosto che non a saperci donare il lusso di dedicasi alla propria introspezione.
Uomini o donne silenti, non vedenti, giacché messi a tacere dalla fotografa Calegari col semplice gesto istintivo di cancellare occhi e labbra. Il desiderio di zittire quella parte di disumana umanità che imperversa in cerca di ambizione, consenso e di moneta sonante.
Leggo un profondo desiderio di silenzio e di ritorno alla valorizzazione dei sentimenti più veri, quelli dei “buoni principi” che c’erano insegnati dai nostri nonni e un’altrettanta fervente volontà a voler estirpare - per lo meno con l’ausilio del potente mezzo artistico e della creatività - quel falso modello di famiglia del “Mulino Bianco”…. dove tutti sorridono e tutti si amano ma con una profonda falsità di sottofondo dedita alla mera apparenza.
Un grande collage di “multi - foto” assemblate con equilibrio e artisticità, un’unione compositiva d’illustrazione (attività in cui Patrizia Calegari eccelle tra l’altro grazie al suo profondo back - ground professionale) e di fotografie, popolano le sue opere d’arte.
Andy Warhol diceva “Art is what you can get away with” (cit.); ed è proprio vero anche nel caso dell’arte del disegno fotografico – come amo definirla io – di Patrizia Calegari, che si tratti sicuramente di Arte con la quale si può partire, portarsela dietro, tenerla con sé…..proprio perché rappresentativa di quell’angolo intimistico del proprio Sé. Proprio perché si tratta di quel lato emotivo e osservativo di una donna, di un’artista che vuole raccontare, condividere.
Che sia dunque un auspicio perché ognuno possa trovare la propria strada di espressione artistica proprio in funzione di quell’ “angolo intimo” che è sinonimo di libertà di pensiero, di espressione e di azione.
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