Nicolas Maldague. Vanitas
![Pablo Picasso, Le crâne de chérve, 1952, Acquatinta su carta “Vergé de Montval”, mm 567 x 770 Pablo Picasso, Le crâne de chérve, 1952, Acquatinta su carta “Vergé de Montval”, mm 567 x 770](http://www.arte.it/foto/600x450/a2/12365-image004.jpg)
Pablo Picasso, Le crâne de chérve, 1952, Acquatinta su carta “Vergé de Montval”, mm 567 x 770
Dal 23 Novembre 2012 al 12 Gennaio 2013
Milano
Luogo: Galleria Bellinzona
Indirizzo: via Volta 10
Orari: da martedì a sabato 16-19.30; giovedì fino alle 21
Curatori: Michele Tavola
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 6598928
Sito ufficiale: http://www.galleriabellinzona.com/
La Galleria Bellinzona di Milano ospita dal 22 novembre al 12 gennaio 2013 la mostra di Nicolas Maldague (Caen, 1957), uno dei più importanti incisori francesi contemporanei.
L’esposizione, curata da Michele Tavola, presenta 60 opere recenti dell’artista normanno sul tema dellaVanitas, che dialogano con quelle di 10 maestri del ‘900 - Pablo Picasso, Georg Baselitz, Markus Lüpertz, Ennio Morlotti, Georges Rouault, Jean Ipoustéguy, Gianfranco Ferroni, Giancarlo Vitali, Franco Francese, Enzo Cucchi.
Il percorso espositivo si snoda a partire da un olio di grandi dimensioni (2 metri x 2), attorno a cui s’incontra Memento mori, una serie di 27 fogli, provenienti da un’unica lastra incisa a puntasecca, rielaborata dopo ogni tiratura. Il soggetto di questi fogli è la vanitas di un teschio, esplorato in tutti i suoi aspetti, sia formale che simbolico. Nei primi stati, il teschio è reso in un modo preciso e obiettivo, con tratti di grande delicatezza. In quelli successivi, Maldague confonde la forma, addensa i neri, aggiunge tratti e linee intense che trasformano il soggetto in modo drammatico, tornando così alle proprie radici espressioniste, che ne hanno caratterizzato lo stile all’inizio degli anni 2000. Successivamente, la forma del teschio sparisce in un profondo oscuramento per risorgere come una piccola testa di fantasma. Le altre versioni della lastra sono dei monotipi a colori più leggeri.
Il teschio umano è uno dei grandi soggetti dell’arte europea dal XVI al XVII secolo. Utilizzato nella natura morta olandese e tedesca come Memento mori, ma anche come oggetto di meditazione (nelle rappresentazioni di Maria Maddalena) e simbolo di riflessione (nei filosofi), è anche una forma affascinante di enorme complessità plastica.
Un tema ampiamente esplorato anche nel Novecento, come esemplificato dalle opere dei 10 maestri presenti in mostra: come Pablo Picasso, qui con Le crâne de chévre, un’acquatinta del 1952, Georges Rouault, con Homo homini lupus del 1926, una delle tavole del Miserere, Georg Baselitz, con Fridas Traum, un’acquaforte e acquatinta del 2001, Markus Lüpertz, con Vanitas 2 del 1992; o ancora il Teschio di Ennio Morlotti, un’acquaforte del 1978, Simm’nervusi, una litografia di Enzo Cucchi, le Ombre fossili di Giancarlo Vitali, ilCranio equino sulla mensola di Gianfranco Ferroni, l’olio su tela Vanitas con cielo di Franco Francese, e la scultura in bronzo Tête de mort di Jean Ipoustéguy.
Come afferma il curatore, Michele Tavola, “Maldague affronta con una tecnica sontuosa e sguardo moderno una tradizione iconografica antica e importante, riflettendo coraggiosamente su un tema difficile, quello della morte, che in ogni epoca ha interrogato l'uomo e che oggi è diventato una sorta di tabù per la società contemporanea”.
Nicolas Maldague è un artista che padroneggia tutte le tecniche incisorie - acquaforte, puntasecca, xilografia, pirografia, ‘drilling’, ecc - e che ha saputo sviluppare un’opera grafica di una ricchezza e di una varietà considerevoli. Formatosi all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, nell’atelier di Isabelle Waldberg, e alla Scuola Grafica di Venezia, è attualmente responsabile dell’atelier di incisione del museo Maurice Denis à Saint-Germain-en-Laye e professore d’incisione nell’atelier di Louvenciennes.
L’esposizione, curata da Michele Tavola, presenta 60 opere recenti dell’artista normanno sul tema dellaVanitas, che dialogano con quelle di 10 maestri del ‘900 - Pablo Picasso, Georg Baselitz, Markus Lüpertz, Ennio Morlotti, Georges Rouault, Jean Ipoustéguy, Gianfranco Ferroni, Giancarlo Vitali, Franco Francese, Enzo Cucchi.
Il percorso espositivo si snoda a partire da un olio di grandi dimensioni (2 metri x 2), attorno a cui s’incontra Memento mori, una serie di 27 fogli, provenienti da un’unica lastra incisa a puntasecca, rielaborata dopo ogni tiratura. Il soggetto di questi fogli è la vanitas di un teschio, esplorato in tutti i suoi aspetti, sia formale che simbolico. Nei primi stati, il teschio è reso in un modo preciso e obiettivo, con tratti di grande delicatezza. In quelli successivi, Maldague confonde la forma, addensa i neri, aggiunge tratti e linee intense che trasformano il soggetto in modo drammatico, tornando così alle proprie radici espressioniste, che ne hanno caratterizzato lo stile all’inizio degli anni 2000. Successivamente, la forma del teschio sparisce in un profondo oscuramento per risorgere come una piccola testa di fantasma. Le altre versioni della lastra sono dei monotipi a colori più leggeri.
Il teschio umano è uno dei grandi soggetti dell’arte europea dal XVI al XVII secolo. Utilizzato nella natura morta olandese e tedesca come Memento mori, ma anche come oggetto di meditazione (nelle rappresentazioni di Maria Maddalena) e simbolo di riflessione (nei filosofi), è anche una forma affascinante di enorme complessità plastica.
Un tema ampiamente esplorato anche nel Novecento, come esemplificato dalle opere dei 10 maestri presenti in mostra: come Pablo Picasso, qui con Le crâne de chévre, un’acquatinta del 1952, Georges Rouault, con Homo homini lupus del 1926, una delle tavole del Miserere, Georg Baselitz, con Fridas Traum, un’acquaforte e acquatinta del 2001, Markus Lüpertz, con Vanitas 2 del 1992; o ancora il Teschio di Ennio Morlotti, un’acquaforte del 1978, Simm’nervusi, una litografia di Enzo Cucchi, le Ombre fossili di Giancarlo Vitali, ilCranio equino sulla mensola di Gianfranco Ferroni, l’olio su tela Vanitas con cielo di Franco Francese, e la scultura in bronzo Tête de mort di Jean Ipoustéguy.
Come afferma il curatore, Michele Tavola, “Maldague affronta con una tecnica sontuosa e sguardo moderno una tradizione iconografica antica e importante, riflettendo coraggiosamente su un tema difficile, quello della morte, che in ogni epoca ha interrogato l'uomo e che oggi è diventato una sorta di tabù per la società contemporanea”.
Nicolas Maldague è un artista che padroneggia tutte le tecniche incisorie - acquaforte, puntasecca, xilografia, pirografia, ‘drilling’, ecc - e che ha saputo sviluppare un’opera grafica di una ricchezza e di una varietà considerevoli. Formatosi all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, nell’atelier di Isabelle Waldberg, e alla Scuola Grafica di Venezia, è attualmente responsabile dell’atelier di incisione del museo Maurice Denis à Saint-Germain-en-Laye e professore d’incisione nell’atelier di Louvenciennes.
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