Monica Marioni. Rebus
Dal 05 Marzo 2014 al 31 Marzo 2014
Milano
Luogo: Museo Fondazione Luciana Matalon
Indirizzo: Foro Buonaparte 67
Orari: da martedì a sabato 10-19
Curatori: Ivan Quaroni
Enti promotori:
- Link Art International
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 878781
E-Mail info: fineart@fondazionematalon.org
Sito ufficiale: http://www.fondazionematalon.org
Il Museo Fondazione Luciana Matalon è lieto di ospitare dal 5 al 31 marzo 2014 la quarta tappa di REBUS, il progetto espositivo itinerante di Monica Marioni a cura di Ivan Quaroni e promosso da Link Art International.
Presentato con ampi consensi di pubblico e stampa prima a Roma (Gallerie del Chiostro del Bramante) e successivamente a Como (San Pietro in Atrio) e Lugano (BIM Suisse), la tappa milanese presenta i lavori più recenti dell’artista veneta, realizzati tutti nel 2012: una quindicina di opere uniche a raffigurare principalmente nudi, immagini a figura intera, volti. Il bianco, il rosso e il nero i colori principali, a macchie o come punti focali da cui partire, comunque sempre ad esaltare la linea, protagonista mentre prende forma su cartone o carta di giornale, in particolare della rivista “Corrente”, che uscì per la prima volta nel 1938, con il titolo a richiamare l’omonimo movimento artistico che cercava un rinnovamento dell’arte italiana in chiave europea.
La scelta di Monica Marioni non è casuale. L’artista, sempre alla ricerca esasperata di una perfezione artistica e intellettuale, che con il progetto REBUS segna l’ennesimo passaggio, ricerca, screening del lavoro, ha fatto ristampare su carta identica all’originale alcuni numeri del periodico “Corrente” per poi utilizzarli come supporto su cui dipingere. Ecco perché per Monica quelle pagine di giornale sono in questa fase le sue nuove tele: che maggiormente esaltano i suoi soggetti senza tempo, svelando all’osservatore più attento il dialogo intimo con le parole e le frasi che l’artista sceglie come scenografia della rappresentazione pittorica. Nessun riferimento oggettivo permette di collocare quei volti e quelle figure in un preciso contesto storico: eppure tutto appare facilmente riconoscibile, quasi “familiare”. Monica Marioni riesce dunque a innescare curiosità e animus, in una strana dinamica interiore e fisica che risponde all’attrattiva del visitatore.
REBUS è un tutto da decifrare partendo da segni visivi riconoscibili collettivamente. Monica Marioni compie uno scrupoloso lavoro di raccolta di immagini - che spesso si possono recuperare nel proprio immaginario perché facilmente collocabili - per offrirle al pubblico rivisitate attraverso un segno personalissimo. Ma l’artista suggerisce senza invadere la dimensione fantastica di chi osserva i suoi dipinti: Michelangelo, Dante Alighieri, ma anche personaggi dei fumetti come il supercriminale Joker, le donne di Manara, i volti di Modigliani, Egon Schiele.
Spiega Ivan Quaroni: “Per la prima volta, con Rebus, la Marioni prende esplicitamente le mosse dall’immaginario collettivo, saccheggiando quel gigantesco serbatoio iconografico che è internet. Ispirandosi alle centinaia d’immagini del web e interiorizzando i segni di maestri riconosciuti e autori ignoti, l’artista compie un’operazione concettuale, intesa a innescare nell’osservatore un senso di “familiarità” con le opere”.
Tutti gli artisti sanno che ogni fase della propria crescita artistica è un confronto a volte doloroso e intimo con loro stessi. Tutti gli artisti cercano, scrutano, indagano, vivono e mangiano la propria arte, spesso la creano per deturparla subito dopo; rubano, impagliano, sacrificano, prendono appunti, disegnano, tracciano, a loro modo trascorrono interminabili giornate a creare immagini il più illuminanti possibili, cercando di raggiungere la perfezione che non arriva mai.
REBUS è dunque un viaggio nel labirinto geniale e folle di un’artista capace di esprimersi con ogni mezzo espressivo, ma che è già oltre lo stesso progetto nello stesso momento in cui ci lavora.
REBUS è un momento di passaggio, di sintesi e approfondimento nello stesso tempo, è lo specchio dell’anima, contorta, spezzata e ricomposta, di Monica Marioni hic et nunc, della sua individualità e femminilità. L’artista ristruttura ancora una volta se stessa, in forma primordiale, ritornando al disegno, l’espressione artistica più primitiva, “la prima e più immediata forma di creazione d’immagini, quella più vicina alla sorgente dei pensieri e delle emozioni e che, dunque, meglio si presta alla rappresentazione di pulsioni represse e immagini rimosse” come scrive Ivan Quaroni.
Presentato con ampi consensi di pubblico e stampa prima a Roma (Gallerie del Chiostro del Bramante) e successivamente a Como (San Pietro in Atrio) e Lugano (BIM Suisse), la tappa milanese presenta i lavori più recenti dell’artista veneta, realizzati tutti nel 2012: una quindicina di opere uniche a raffigurare principalmente nudi, immagini a figura intera, volti. Il bianco, il rosso e il nero i colori principali, a macchie o come punti focali da cui partire, comunque sempre ad esaltare la linea, protagonista mentre prende forma su cartone o carta di giornale, in particolare della rivista “Corrente”, che uscì per la prima volta nel 1938, con il titolo a richiamare l’omonimo movimento artistico che cercava un rinnovamento dell’arte italiana in chiave europea.
La scelta di Monica Marioni non è casuale. L’artista, sempre alla ricerca esasperata di una perfezione artistica e intellettuale, che con il progetto REBUS segna l’ennesimo passaggio, ricerca, screening del lavoro, ha fatto ristampare su carta identica all’originale alcuni numeri del periodico “Corrente” per poi utilizzarli come supporto su cui dipingere. Ecco perché per Monica quelle pagine di giornale sono in questa fase le sue nuove tele: che maggiormente esaltano i suoi soggetti senza tempo, svelando all’osservatore più attento il dialogo intimo con le parole e le frasi che l’artista sceglie come scenografia della rappresentazione pittorica. Nessun riferimento oggettivo permette di collocare quei volti e quelle figure in un preciso contesto storico: eppure tutto appare facilmente riconoscibile, quasi “familiare”. Monica Marioni riesce dunque a innescare curiosità e animus, in una strana dinamica interiore e fisica che risponde all’attrattiva del visitatore.
REBUS è un tutto da decifrare partendo da segni visivi riconoscibili collettivamente. Monica Marioni compie uno scrupoloso lavoro di raccolta di immagini - che spesso si possono recuperare nel proprio immaginario perché facilmente collocabili - per offrirle al pubblico rivisitate attraverso un segno personalissimo. Ma l’artista suggerisce senza invadere la dimensione fantastica di chi osserva i suoi dipinti: Michelangelo, Dante Alighieri, ma anche personaggi dei fumetti come il supercriminale Joker, le donne di Manara, i volti di Modigliani, Egon Schiele.
Spiega Ivan Quaroni: “Per la prima volta, con Rebus, la Marioni prende esplicitamente le mosse dall’immaginario collettivo, saccheggiando quel gigantesco serbatoio iconografico che è internet. Ispirandosi alle centinaia d’immagini del web e interiorizzando i segni di maestri riconosciuti e autori ignoti, l’artista compie un’operazione concettuale, intesa a innescare nell’osservatore un senso di “familiarità” con le opere”.
Tutti gli artisti sanno che ogni fase della propria crescita artistica è un confronto a volte doloroso e intimo con loro stessi. Tutti gli artisti cercano, scrutano, indagano, vivono e mangiano la propria arte, spesso la creano per deturparla subito dopo; rubano, impagliano, sacrificano, prendono appunti, disegnano, tracciano, a loro modo trascorrono interminabili giornate a creare immagini il più illuminanti possibili, cercando di raggiungere la perfezione che non arriva mai.
REBUS è dunque un viaggio nel labirinto geniale e folle di un’artista capace di esprimersi con ogni mezzo espressivo, ma che è già oltre lo stesso progetto nello stesso momento in cui ci lavora.
REBUS è un momento di passaggio, di sintesi e approfondimento nello stesso tempo, è lo specchio dell’anima, contorta, spezzata e ricomposta, di Monica Marioni hic et nunc, della sua individualità e femminilità. L’artista ristruttura ancora una volta se stessa, in forma primordiale, ritornando al disegno, l’espressione artistica più primitiva, “la prima e più immediata forma di creazione d’immagini, quella più vicina alla sorgente dei pensieri e delle emozioni e che, dunque, meglio si presta alla rappresentazione di pulsioni represse e immagini rimosse” come scrive Ivan Quaroni.
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