Mariarita Renatti. Generazioni d’Inchiostro
Dal 30 Aprile 2014 al 14 Maggio 2014
Milano
Luogo: 77artgallery
Indirizzo: corso di Porta Ticinese 77
Orari: da lunedì a sabato ore 15-19
Telefono per informazioni: +39 348 1534513
E-Mail info: 77artgallery@gmail.com
Sito ufficiale: http://https://www.facebook.com/pages/77-art-gallery
L’universo di Mariarita Renatti si configura come uno scenario in bianco nero che esprime le sue emozioni più profonde. Esse sono legate ad un discorso, analitico e poetico, sulle proprie radici. Il suo mondo è inserito nella tradizione matrilineare, infatti quasi tutte le figure ritratte sono se stessa, la madre e la nonna.
Pur iniziando il proprio itinerario artistico con la tecnica ad olio e l’uso dei colori, si indirizza in seguito verso la monocromia, tramite l’utilizzo del disegno con una semplice penna nera o l’incisione a puntasecca. Il risultato visibile su carta o sulla tela è di estrema raffinatezza e semplicità ma si affianca alla grandiosità ed al portento delle figure rappresentate. La resa minuziosa dei particolari anatomici ed il realismo marcato derivano dall’utilizzo di fotografie, dalle quali vengono estratte le immagini, che sono poi rielaborate e ricomposte. La plasticità e la concretezza tangibile dei corpi è visibilmente derivata anche dalla scultura, disciplina che MariaRita pratica parallelamente.
L’atmosfera cupa e silenziosa proviene direttamente dall’interiorità dell’artista, si inoltra nella sfera degli affetti personali e dei ricordi. Il soggetto costante delle opere è la figura umana, in particolare quella femminile, negli aspetti di maternità come di sensualità e fertilità creatrice. I corpi delle donne, i particolari come le mani e i piedi sono emblema della tradizione del lavoro femminile, quello manuale che viene trasmesso, e che è frutto di sacrificio per la propria famiglia. E’ attraverso questi corpi che passa la storia di diverse generazioni, e che con fatica si perpetua, e il senso di questa trasmissione ideale viene sublimata in un’atmosfera onirica ma sensoriale, concreta e lucida.
Il suo è un linguaggio diretto, che mira a giungere verso lo spettatore senza alcun filtro, rendendosi quindi talvolta crudo e disinibito. La ricchezza e precisione anatomica si sposa alla disarmante semplicità del tratto a penna e del cromatismo essenziale. Un elemento invece che arricchisce la figurazione è l’uso drammatico della luce, che esaspera l’effetto teatrale e tende a generare contrasto. Le figure escono dal fondo nero come in una cornice che racchiude la storia, e la luce nel suo farsi direzionale e vibrante interpreta in senso moderno la memoria caravaggesca.
Mariarita disegna da sempre e ama ritrovarsi nella solitudine del lavoro che richiede molte ore, per riflettere e parlare di sé attraverso il tratto prodigioso della penna Bic. Essa regala un effetto prezioso di monocromatismo, ma è per l’artista importante perché impone delle scelte precise, coraggiose, personali. Non permette di tornare indietro: in questo il disegno è un antidoto all’insicurezza.
Pur iniziando il proprio itinerario artistico con la tecnica ad olio e l’uso dei colori, si indirizza in seguito verso la monocromia, tramite l’utilizzo del disegno con una semplice penna nera o l’incisione a puntasecca. Il risultato visibile su carta o sulla tela è di estrema raffinatezza e semplicità ma si affianca alla grandiosità ed al portento delle figure rappresentate. La resa minuziosa dei particolari anatomici ed il realismo marcato derivano dall’utilizzo di fotografie, dalle quali vengono estratte le immagini, che sono poi rielaborate e ricomposte. La plasticità e la concretezza tangibile dei corpi è visibilmente derivata anche dalla scultura, disciplina che MariaRita pratica parallelamente.
L’atmosfera cupa e silenziosa proviene direttamente dall’interiorità dell’artista, si inoltra nella sfera degli affetti personali e dei ricordi. Il soggetto costante delle opere è la figura umana, in particolare quella femminile, negli aspetti di maternità come di sensualità e fertilità creatrice. I corpi delle donne, i particolari come le mani e i piedi sono emblema della tradizione del lavoro femminile, quello manuale che viene trasmesso, e che è frutto di sacrificio per la propria famiglia. E’ attraverso questi corpi che passa la storia di diverse generazioni, e che con fatica si perpetua, e il senso di questa trasmissione ideale viene sublimata in un’atmosfera onirica ma sensoriale, concreta e lucida.
Il suo è un linguaggio diretto, che mira a giungere verso lo spettatore senza alcun filtro, rendendosi quindi talvolta crudo e disinibito. La ricchezza e precisione anatomica si sposa alla disarmante semplicità del tratto a penna e del cromatismo essenziale. Un elemento invece che arricchisce la figurazione è l’uso drammatico della luce, che esaspera l’effetto teatrale e tende a generare contrasto. Le figure escono dal fondo nero come in una cornice che racchiude la storia, e la luce nel suo farsi direzionale e vibrante interpreta in senso moderno la memoria caravaggesca.
Mariarita disegna da sempre e ama ritrovarsi nella solitudine del lavoro che richiede molte ore, per riflettere e parlare di sé attraverso il tratto prodigioso della penna Bic. Essa regala un effetto prezioso di monocromatismo, ma è per l’artista importante perché impone delle scelte precise, coraggiose, personali. Non permette di tornare indietro: in questo il disegno è un antidoto all’insicurezza.
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