Ludwig Wilding. Zum Beispiel

Ludwig Wilding. Zum Beispiel, Museo d'Arte Contemporanea, Lissone (MI)
Dal 13 Settembre 2014 al 05 Ottobre 2014
Lissone | Milano
Luogo: Museo d'Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: mercoledì e venerdì 10-13; giovedì 16-23; sabato e domenica 10-12 / 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 2145174 / 039 7397368
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it
Testimone dell’epocale transizione dalla società industriale alla società dell’informazione, Ludwig Wilding [Grünstadt, 1927 – Buchholz in der Nordheide, 2010] ha iniziato a realiz-zare le sue Programmierte Strukturbilder agli inizi degli anni Sessanta, sviluppando un’arte logico-sensoria basata sulla cinesi virtuale.
L’ambiguità, l’indeterminatezza e l’instabilità costituivano i caratteri distintivi delle ricerche svolte in quello scorcio di secolo; artisti come Ludwig Wilding approfondirono in particolar modo il discorso sui falsi movimenti e sulla visione stereoscopica (che è resa possibile dal nostro sistema binoculare, il quale regi-stra due differenti immagini e le combina assieme producendo l’esperienza della terza dimensione). In questo senso, le opere di Wilding andrebbero considerate come la con-grua evoluzione del tradizionale rapporto tra primo piano e sfondo. La visione binoculare permette infatti di ottenere il senso della profondità grazie alla fusione delle diverse immagini che si formano nell’occhio destro e sinistro.
Nel decennio dei Sessanta Wilding ebbe modo di sviluppare l’interferenza sottoforma di linee sovrapposte nelle spazio. Le linee venivano disposte su due livelli, distinti ma complementari: la parte anteriore dell’opera e quella posteriore, che nella retina finiscono per combinarsi assieme. In pratica la sintesi percettiva del livello frontale e di quello re-trostante poteva generare un movimento apparente.
Benché sia assodato che “vedere è conoscere”, talvolta i sensi ci possono trarre in inganno, stimolando delle illusioni e persino delle allucinazioni. Le elaborazioni tissurali di Wilding agiscono proprio sull’illusione ottica, a riprova del fatto che l’arte è un meraviglioso inganno.
L’oscillazione percettiva di queste opere scaturisce da linee interspaziate, trame or-togonali, superfici concave/convesse, traspa-renze e ripiegamenti che analizzano l’interdipendenza tra l’artista/ricercatore e lo spettatore/ricettore, come pure tra il soggetto percipiente e l’oggetto percepito. In virtù di questa relazione l’opera non esiste finché non è vista, viceversa cessa di esistere quando non è più percepita direttamente. È inoltre necessario fare esperienza diretta di queste opere, perché l’unico modo per apprezzarle veramente è dal vero. Diversamente è impossibile comprendere il trapasso immediato da una “forma fissa” a una “forma mobile”, ossia quando l’opera assume una vita propria, attivata dal riguardante e indotta dal variare della sua visuale.
Posto che le investigazioni cinevisuali pos-sono suddividersi in due distinte categorie, quelle cioè che si interessano alla deduzione e quelle che ricorrono all’induzione, i gradienti strutturali di Ludwig Wilding appartengono senza dubbio alla seconda casistica: sono provocazioni intellettuali che agiscono sui fotorecettori della retina.
L’ambiguità, l’indeterminatezza e l’instabilità costituivano i caratteri distintivi delle ricerche svolte in quello scorcio di secolo; artisti come Ludwig Wilding approfondirono in particolar modo il discorso sui falsi movimenti e sulla visione stereoscopica (che è resa possibile dal nostro sistema binoculare, il quale regi-stra due differenti immagini e le combina assieme producendo l’esperienza della terza dimensione). In questo senso, le opere di Wilding andrebbero considerate come la con-grua evoluzione del tradizionale rapporto tra primo piano e sfondo. La visione binoculare permette infatti di ottenere il senso della profondità grazie alla fusione delle diverse immagini che si formano nell’occhio destro e sinistro.
Nel decennio dei Sessanta Wilding ebbe modo di sviluppare l’interferenza sottoforma di linee sovrapposte nelle spazio. Le linee venivano disposte su due livelli, distinti ma complementari: la parte anteriore dell’opera e quella posteriore, che nella retina finiscono per combinarsi assieme. In pratica la sintesi percettiva del livello frontale e di quello re-trostante poteva generare un movimento apparente.
Benché sia assodato che “vedere è conoscere”, talvolta i sensi ci possono trarre in inganno, stimolando delle illusioni e persino delle allucinazioni. Le elaborazioni tissurali di Wilding agiscono proprio sull’illusione ottica, a riprova del fatto che l’arte è un meraviglioso inganno.
L’oscillazione percettiva di queste opere scaturisce da linee interspaziate, trame or-togonali, superfici concave/convesse, traspa-renze e ripiegamenti che analizzano l’interdipendenza tra l’artista/ricercatore e lo spettatore/ricettore, come pure tra il soggetto percipiente e l’oggetto percepito. In virtù di questa relazione l’opera non esiste finché non è vista, viceversa cessa di esistere quando non è più percepita direttamente. È inoltre necessario fare esperienza diretta di queste opere, perché l’unico modo per apprezzarle veramente è dal vero. Diversamente è impossibile comprendere il trapasso immediato da una “forma fissa” a una “forma mobile”, ossia quando l’opera assume una vita propria, attivata dal riguardante e indotta dal variare della sua visuale.
Posto che le investigazioni cinevisuali pos-sono suddividersi in due distinte categorie, quelle cioè che si interessano alla deduzione e quelle che ricorrono all’induzione, i gradienti strutturali di Ludwig Wilding appartengono senza dubbio alla seconda casistica: sono provocazioni intellettuali che agiscono sui fotorecettori della retina.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI

-
Dal 15 febbraio 2025 al 29 giugno 2025 Milano | Palazzo Reale
Casorati
-
Dal 14 febbraio 2025 al 14 settembre 2025 Roma | Chiostro del Bramante
FLOWERS. Dal Rinascimento all’intelligenza artificiale
-
Dal 14 febbraio 2025 al 06 aprile 2025 Torino | CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia
Henri Cartier-Bresson e l’Italia / Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990
-
Dal 11 febbraio 2025 al 18 maggio 2025 Roma | Musei Capitolini
I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una collezione
-
Dal 04 febbraio 2025 al 23 aprile 2025 Roma | Parco archeologico del Colosseo - Curia Iulia
Da Sharjah a Roma lungo la via delle spezie
-
Dal 05 febbraio 2025 al 07 settembre 2025 Bologna | MAMbo - Museo di Arte Moderna di Bologna
Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo