Katharien De Villiers. Echo Me / Here I am / Ecco Mi
Dal 17 Dicembre 2021 al 19 Febbraio 2022
Milano
Luogo: Osart Gallery
Indirizzo: Corso Plebisciti 12
Orari: dal martedì al sabato, 10 – 13 / 14.30 – 19
Enti promotori:
- Associazione Rocca dei Papi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 5513826
E-Mail info: info@osartgallery.com
Sito ufficiale: http://www.osartgallery.com
Osart Gallery è lieta di presentare la prima personale italiana di Katharien De Villiers (Sudafrica, 1991), Echo Me / Here I am / Ecco Mi.
La mostra, a partire dal titolo, è l'affermazione di una presenza fisica e il segnale di un'eco da un emisfero all'altro, di un messaggio che si riverbera. Il messaggio di Katharien attraversa il tempo e lo spazio con una moltitudine di riferimenti, oggetti del passato che rimodulano la percezione del presente, immagini da mondi distanti che coesistono all'interno di opere polimateriche, in cui pittura e scultura si fondono.
Uno dei dispositivi a cui fanno riferimento tutte le opere in mostra è quello del diorama. La parola “diorama” dal francese diorama (1822), è composta dall'unione del greco διά, “attraverso”, e ὅραμα, “veduta”, sul modello di panorama, indica sia la scenografia, in scala naturale o quasi, che attraverso l'uso di luci crea illusioni prospettiche, sia le ricostruzioni di ambienti naturali o di ambienti storici, allestite per esempio nei musei di storia naturale. Messo a punto negli anni Venti dell'Ottocento, adatto allo svago ma con una forte valenza educativa, il diorama mescolava elementi desunti dalla realtà a sculture o manichini, reperti storici a ricostruzioni in stile. Come scrive l'artista, aveva lo scopo di mostrare gli animali nel loro habitat (oppure di illustrare la vita dei nostri antenati), ma spesso, attraverso l'unione di realtà e finzione, finiva per raccontare più che altro il rapporto difficile dell'uomo con le sue radici e con la natura.
Le opere in mostra sono in grado di attraversare il tempo, seguendo l'esempio paradossale dei diorami: le immagini dei viaggi personali sono sovrapposte alle illustrazioni enciclopediche, che consistono in disegni ambientati entro anonime fotografie di paesaggio, e sono desunte dai volumi di divulgazione scientifica The Emergence of Man (Time Life Books, 1972).
L'ambientazione agisce sui soggetti, si sovrappone a essi, li camuffa e li trasforma. Le tele su cui l'artista dipinge spesso sono stampate con una fantasia mimetica: in esse i soggetti si mimetizzano, cambiano significato. Come nel diorama ottocentesco, il pretesto di mostrare uomini e animali in un contesto apparentemente quotidiano mette in luce lo scarto e il conflitto tra la realtà e la nostra percezione di essa.
La ricerca artistica di Katharien De Villiers punta alla decontestualizzazione di materiali e immagini desunte dai contesti più lontani: dall'uso di smalti e glitter, a quello di tele stampate (solitamente, appunto, camouflage), fino all'inclusione di pizzi e merletti o di altri materiali prelevati dalla realtà, integrati a una pittura dalla forte presenza tridimensionale.
Nelle opere di Katharien De Villiers si colgono visioni di una realtà stralunata, ironica, colorata. Messe in scena paradossali del quotidiano, in cui trovano spazio numerosi collage, frammenti di esperienze e ricordi suoi e altrui, oggetti prelevati dalla realtà e inclusi nella rappresentazione.
Le esperienze trasformano il nostro sguardo, la memoria modella la visione del reale, e viceversa: l'artista si chiede quale sia la nostra relazione con la storia, la rappresentazione che tendiamo a darne, e come la nostra prospettiva rimodelli il passato (e il presente) sovrapponendo realtà e finzione, nuove e antiche narrazioni. De Villiers si interroga sul nostro rapporto con l'ambiente in cui ci troviamo, ma anche con le radici e con il mito, e su come il nostro sguardo li modifichi continuamente.
"Mi ricordo il tavolo da ingegnere di mio padre, ricoperto di righe tracciate a matita, una stratificazione di traiettorie possibili accumulate nel corso del tempo"
Katharien de Villiers si è laureata con un Masters of Fine Arts in Installazioni nel 2015 al KASK di Gent, Belgio. Vive e lavora in Sudafrica.
Dalla scultura alla pittura, fino all'installazione, dalle conversazioni con l'artista emerge la persistenza, nel suo lavoro, della patina del tempo, di un surreale simbolismo, e la costruzione di collage a partire da ricordi ibridi; concentrandosi su ciò che normalmente è nascosto o dato per scontato, le sue opere si pongono come stratificate narrazioni.
La scelta dei colori spesso nasce dalla relazione con lo spazio espositivo, che viene riplasmato grazie alla presenza dell'ordinario e del quotidiano nel luogo autorevole dell'esposizione, in cui i soggetti del quotidiano assumono significati inediti.
Attraverso una manipolazione che include la giustapposizione e decontestualizzazione dei materiali, De Villiers richiede allo spettatore una partecipazione sensoriale, fisica e mentale: grazie all'intrinseca forza delle forme, lo spettatore, se disposto a lasciarsi toccare, riesce a entrare in simbiosi con esse.
A proposito del suo lavoro, l'artista scrive: "Quando ti confronti con un'immagine, non la guardi in una prospettiva predatoria, ma devi lasciare che sia lei a lavorare su di te; in questo modo ne fai esperienza. Tutti noi dovremmo creare il nostro significato attraverso l'esperienza".
Tra le ultime mostre personali dell'artista si segnala sound blindness, presso la A4Arts Foundation a Cape Town.
Ha partecipato a varie mostre collettive in Belgio, tra cui Vibrations Off (Kristof de Clercq gallery, con Honore d’O e Manfredo Schu). La sua prima personale, An Bonnet of Gatsbys, si è tenuta alla SMITH Gallery di Cape Town nel 2017. Il 2018 ha visto due personali, con installazioni site-specific: Pick Over the Bones a Johannesburg (SMITH Gallery), e Trembling Thoughts, mostra indipendente che si è tenuta nel suo studio. Il 2019 è la volta di un'altra personale presso la SMITH Gallery, Bananas and Saints Alike. Nello stesso anno ha partecipato alla mostra Still Here Tomorrow To High Five You Yesterday allo Zeitz MOCAA. Le sue opere sono state esposte in diverse occasioni in Sudafrica, e sono nella collezione permanente della fondazione Nirox.
Attraverso la scultura e la pittura, De Villiers esplora e interroga le dinamiche spaziali e relazionali, ponendo al centro del suo lavoro la relazione con lo spettatore.
La mostra, a partire dal titolo, è l'affermazione di una presenza fisica e il segnale di un'eco da un emisfero all'altro, di un messaggio che si riverbera. Il messaggio di Katharien attraversa il tempo e lo spazio con una moltitudine di riferimenti, oggetti del passato che rimodulano la percezione del presente, immagini da mondi distanti che coesistono all'interno di opere polimateriche, in cui pittura e scultura si fondono.
Uno dei dispositivi a cui fanno riferimento tutte le opere in mostra è quello del diorama. La parola “diorama” dal francese diorama (1822), è composta dall'unione del greco διά, “attraverso”, e ὅραμα, “veduta”, sul modello di panorama, indica sia la scenografia, in scala naturale o quasi, che attraverso l'uso di luci crea illusioni prospettiche, sia le ricostruzioni di ambienti naturali o di ambienti storici, allestite per esempio nei musei di storia naturale. Messo a punto negli anni Venti dell'Ottocento, adatto allo svago ma con una forte valenza educativa, il diorama mescolava elementi desunti dalla realtà a sculture o manichini, reperti storici a ricostruzioni in stile. Come scrive l'artista, aveva lo scopo di mostrare gli animali nel loro habitat (oppure di illustrare la vita dei nostri antenati), ma spesso, attraverso l'unione di realtà e finzione, finiva per raccontare più che altro il rapporto difficile dell'uomo con le sue radici e con la natura.
Le opere in mostra sono in grado di attraversare il tempo, seguendo l'esempio paradossale dei diorami: le immagini dei viaggi personali sono sovrapposte alle illustrazioni enciclopediche, che consistono in disegni ambientati entro anonime fotografie di paesaggio, e sono desunte dai volumi di divulgazione scientifica The Emergence of Man (Time Life Books, 1972).
L'ambientazione agisce sui soggetti, si sovrappone a essi, li camuffa e li trasforma. Le tele su cui l'artista dipinge spesso sono stampate con una fantasia mimetica: in esse i soggetti si mimetizzano, cambiano significato. Come nel diorama ottocentesco, il pretesto di mostrare uomini e animali in un contesto apparentemente quotidiano mette in luce lo scarto e il conflitto tra la realtà e la nostra percezione di essa.
La ricerca artistica di Katharien De Villiers punta alla decontestualizzazione di materiali e immagini desunte dai contesti più lontani: dall'uso di smalti e glitter, a quello di tele stampate (solitamente, appunto, camouflage), fino all'inclusione di pizzi e merletti o di altri materiali prelevati dalla realtà, integrati a una pittura dalla forte presenza tridimensionale.
Nelle opere di Katharien De Villiers si colgono visioni di una realtà stralunata, ironica, colorata. Messe in scena paradossali del quotidiano, in cui trovano spazio numerosi collage, frammenti di esperienze e ricordi suoi e altrui, oggetti prelevati dalla realtà e inclusi nella rappresentazione.
Le esperienze trasformano il nostro sguardo, la memoria modella la visione del reale, e viceversa: l'artista si chiede quale sia la nostra relazione con la storia, la rappresentazione che tendiamo a darne, e come la nostra prospettiva rimodelli il passato (e il presente) sovrapponendo realtà e finzione, nuove e antiche narrazioni. De Villiers si interroga sul nostro rapporto con l'ambiente in cui ci troviamo, ma anche con le radici e con il mito, e su come il nostro sguardo li modifichi continuamente.
"Mi ricordo il tavolo da ingegnere di mio padre, ricoperto di righe tracciate a matita, una stratificazione di traiettorie possibili accumulate nel corso del tempo"
Katharien de Villiers si è laureata con un Masters of Fine Arts in Installazioni nel 2015 al KASK di Gent, Belgio. Vive e lavora in Sudafrica.
Dalla scultura alla pittura, fino all'installazione, dalle conversazioni con l'artista emerge la persistenza, nel suo lavoro, della patina del tempo, di un surreale simbolismo, e la costruzione di collage a partire da ricordi ibridi; concentrandosi su ciò che normalmente è nascosto o dato per scontato, le sue opere si pongono come stratificate narrazioni.
La scelta dei colori spesso nasce dalla relazione con lo spazio espositivo, che viene riplasmato grazie alla presenza dell'ordinario e del quotidiano nel luogo autorevole dell'esposizione, in cui i soggetti del quotidiano assumono significati inediti.
Attraverso una manipolazione che include la giustapposizione e decontestualizzazione dei materiali, De Villiers richiede allo spettatore una partecipazione sensoriale, fisica e mentale: grazie all'intrinseca forza delle forme, lo spettatore, se disposto a lasciarsi toccare, riesce a entrare in simbiosi con esse.
A proposito del suo lavoro, l'artista scrive: "Quando ti confronti con un'immagine, non la guardi in una prospettiva predatoria, ma devi lasciare che sia lei a lavorare su di te; in questo modo ne fai esperienza. Tutti noi dovremmo creare il nostro significato attraverso l'esperienza".
Tra le ultime mostre personali dell'artista si segnala sound blindness, presso la A4Arts Foundation a Cape Town.
Ha partecipato a varie mostre collettive in Belgio, tra cui Vibrations Off (Kristof de Clercq gallery, con Honore d’O e Manfredo Schu). La sua prima personale, An Bonnet of Gatsbys, si è tenuta alla SMITH Gallery di Cape Town nel 2017. Il 2018 ha visto due personali, con installazioni site-specific: Pick Over the Bones a Johannesburg (SMITH Gallery), e Trembling Thoughts, mostra indipendente che si è tenuta nel suo studio. Il 2019 è la volta di un'altra personale presso la SMITH Gallery, Bananas and Saints Alike. Nello stesso anno ha partecipato alla mostra Still Here Tomorrow To High Five You Yesterday allo Zeitz MOCAA. Le sue opere sono state esposte in diverse occasioni in Sudafrica, e sono nella collezione permanente della fondazione Nirox.
Attraverso la scultura e la pittura, De Villiers esplora e interroga le dinamiche spaziali e relazionali, ponendo al centro del suo lavoro la relazione con lo spettatore.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI
-
Dal 20 dicembre 2024 al 04 maggio 2025
Fermo | Palazzo dei Priori
Steve McCurry. Children
-
Dal 20 dicembre 2024 al 04 maggio 2024
Gorizia | Palazzo Attems Petzenstein
Andy Warhol. Beyond Borders
-
Dal 18 dicembre 2024 al 18 dicembre 2024
Venezia | Museo Correr
L’impronta di Andrea Mantegna. UN DIPINTO RISCOPERTO DEL MUSEO CORRER DI VENEZIA
-
Dal 14 dicembre 2024 al 02 marzo 2025
Palermo | Palazzo Abatellis
Attraversamenti. Il Trionfo della morte, Guernica e Crocifissione di Guttuso
-
Dal 12 dicembre 2024 al 23 febbraio 2025
Roma | Palazzo Altemps
Gabriele Basilico. Roma
-
Dal 13 dicembre 2024 al 31 agosto 2025
Roma | Museo dell'Ara Pacis
Franco Fontana. Retrospective