Ivano Fabbri. Abrasioni di luce
![Ivano Fabbri. Abrasioni di luce, PoliArt Contemporary, Milano Ivano Fabbri. Abrasioni di luce, PoliArt Contemporary, Milano](http://www.arte.it/foto/600x450/cb/23105-AbrasioneW.jpg)
Ivano Fabbri. Abrasioni di luce, PoliArt Contemporary, Milano
Dal 06 Giugno 2014 al 05 Luglio 2014
Milano
Luogo: PoliArt Contemporary
Indirizzo: viale Gran Sasso 35
Orari: da martedì a venerdì 16.30-19.30; sabato 10.30-13
Curatori: Leonardo Conti
Enti promotori:
- PoliArt Contemporary
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 70636109 / 388 6016501
E-Mail info: info@galleriapoliart.com
Sito ufficiale: http://www.galleriapoliart.com
La PoliArt Contemporary di Milano presenta Abrasioni di luce, mostra personale di Ivano Fabbri, le cui opere d’acciaio abraso e sagomato, spesso assemblate su più livelli, sono vere e proprie macchine di luce. Nelle venti opere esposte non esistono ombre, ma soltanto crescenti e mutevoli gradazioni della potenza luminosa, fino all’esperienza dell’abbaglio, in cui la forma stessa svanisce in energia pura, sulla soglia dell’invisibile. È proprio intorno al limite (o paradosso) dell’invisibilità che l’artista bolognese costruisce le sue armature di luce, i cui tagli d’acciaio, affilati e precisi come lame, sono cesure e iperbati di metallici versi, riflessi profondi nel ritmo incessante degli sguardi. È nelle sequenze modulari delle abrasioni e nei salti di livello, che si producono improvvisi brillamenti e movimenti percettivi, secondo i molteplici angoli d’incidenza della luce, che trasformano la fruizione in partecipazione. L’artista, infatti, talvolta sovrappone e distanzia le superfici, talvolta sottopone l’acciaio a vere proprie torsioni, moltiplicando i piani di riflessione con una sapienza compositiva non inferiore ad alcune tra le massime esperienze dell’arte cinetica e programmata, da Nicolas Schöffer ad Alberto Biasi. Se poi le Superfici a testura vibratile di Getulio Alviani rappresentano l’ineludibile premessa alle ricerche di Fabbri, è indubbio che tra i limiti delle opere del maestro friulano, già dagli anni Sessanta, ci fosse una carenza di articolazione linguistica e approfondimento delle sue straordinarie intuizioni. Talvolta l’abbaglio sorge dal profondo ed è proprio su questa pista che si muove l’emergente artista bolognese. Supportato da una solidissima abilità tecnica nell’uso delle macchine utensili, Fabbri costruisce i suoi dispositivi estetici, nei quali sperimenta le declinazioni della luce che si fa forma, e della forma che diviene esperienza luminosa. Ivano Fabbri (1956) inizia a esporre negli anni Ottanta con opere informali, sia in gallerie private sia partecipando a numerosi concorsi internazionali. La sua forte attitudine sperimentale gli fa presto abbandonare la pittura, lavorando con catrame e resine su tela. Più tardi, i suoi interessi per il design lo portano a misurarsi con le superfici metalliche, che gli daranno la possibilità di approfondire le sue ricerche sulla luce, origine di ogni esperienza visibile.
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