Enrica Borghi. Riverbero
Dal 01 Maggio 2021 al 13 Giugno 2021
Arcore | Milano
Luogo: Villa Borromeo d’Adda
Indirizzo: Largo Vincenzo Vela 1
Orari: tutti i venerdì, sabati e domeniche dalle 15 alle 18
Curatori: Simona Bartolena e Pierre Padovani
Enti promotori:
- Comune di Arcore
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.comune.arcore.mb.it
Villa Borromeo d’Adda di Arcore conferma il proprio ruolo di spazio culturale e luogo destinato all’arte accogliendo due nuove importanti mostre nelle proprie stanze. La prima, “Io guardo ancora il cielo”, un’antologica di Federico Faruffini, grande protagonista dell’Ottocento italiano, prosegue idealmente le due precedenti esposizioni dedicate rispettivamente alle figure femminili nell’arte del XIX secolo e a Carla Maria Maggi, la pittrice ritrovata. Ad essa è stata affiancata, in un dialogo stimolante e ricco di spunti di riflessione, la mostra “Riverbero”, personale di Enrica Borghi, che porterà una ventata di contemporaneità negli spazi storici della Villa. La mostra si trasferirà poi negli spazi del Castello Reale di Govone, residenza sabauda in provincia di Cuneo, dal 26 giugno al 29 agosto 2021.
L’idea di ambientare in luoghi storici, fortemente connotati, opere d’arte contemporanea non è certo nuova. Il dialogo tra il linguaggio attuale dei lavori esposti e la classicità degli spazi circostanti produce un effetto sempre affascinante e capace di suggerire percorsi esperienziali interessanti. In questo caso, però, il concetto dell’esposizione supera il livello della relazione estetica tra due mondi, cercando motivi di riflessione molto più profondi. Le opere esposte si mettono in dialogo con la storia del luogo, ne colgono e ne amplificano il ricordo, la reinterpretano in una continuità che non vuole creare cesure o sottolineare contrasti con il passato ma diventarne parte, proiezione, riverbero, appunto. L’eleganza di un abito, la grazia di un gioiello, il lusso di un arredo rivivono in chiave contemporanea negli oggetti realizzati dall’artista. Opere che paiono voler trasmutare la memoria del luogo, cogliendo una comunicazione che permane come un dialogo aperto. Con il gusto del mescolare gli affioramenti di un “baluginare lontano” dentro lo spettro caleidoscopico della contemporaneità.
Dove ci aspetteremmo materiali preziosi troviamo, invece, oggetti di scarto, packaging, elementi di riciclo strappati dai cestini della raccolta differenziata della plastica. Con una sorprendente eleganza, frammenti dei detersivi che ossessionano la quotidiana “guerra batteriologica” e che getteremmo via fanno rivivere la storia di un luogo. La riportano nel qui e ora della stringente riflessione contemporanea sul tema del “rifiuto”.
La mostra intreccia quindi tre motivi fondamentali, da sempre molto presenti nella ricerca di Enrica Borghi: la relazione con l’ambiente circostante e la sua storia passata e presente, il tema ambientalista e la “questione femminile”. Nasce quindi il cortocircuito del “valore”, dell’emozione delle raccolte di oggetti degli esploratori dell’Ottocento che con uno sguardo incantato restavamo affascinati dallo stupore dell’esotico.
Per l’occasione, oltre alle consuete installazioni composte da materiali poveri e di recupero, Enrica Borghi ha realizzato alcuni nuovi lavori in cui fa dialogare elementi di “natura”, come una serie di fotografie dedicate alla Villa e al suo splendido parco. Fotografie che elaborano la visione attraverso dei filtri ottenuti dal colore di contenitori in plastica e che ricordano i filtri o le gelatine degli anni Settanta. In tema di “riverbero” con gli statuari lampadari di Murano presenti nella Villa verrà esposta l’opera realizzata nell’estate 2020 a Murano, presso lo Studio Berengo, dedicato al tema dell’inquinamento della laguna di Venezia intitolata “Grey Laguna”.
Compaiono inoltre due “corazze” che fanno dialogare materiali dissonanti come lane grezze con plastiche dei contenitori dei detergenti di uso quotidiano. Le due armature simulano la protezione di donne guerriere, facendo emergere citazioni da Hans Ruedi Giger ma anche il panno della mantella di cappuccetto rosso, gli abiti di Pierre Cardin degli anni Sessanta e i film di Mad Max. Le corazze sono un progetto realizzato in collaborazione con l’ITS TAM di Biella e le lane “etiche” di Gomitolorosa.
Inoltre, in omaggio a Federico Faruffini, protagonista della mostra ospitata nello stesso periodo nei sotterranei della Villa, l’artista ha realizzato un’installazione ispirata a “Toletta antica”, capolavoro del pittore ottocentesco del quale la Borghi ha colto, come elemento specifico e condiviso, l’attenzione particolare per il mondo femminile.
Con un’ironia sferzante ma mai aggressiva, Veneri artificiali composte di unghie finte ricompongono un giardino d’inverno, gioielli di plastica dialogano con pietre preziose realizzati dal maestro orafo di Valenza Margherita Burgener e arazzi di materiale di recupero intrecciati a telaio ricordano il “pattern” della coperta della nonna. Tutto questo abita – tra sogno e realtà, tra verità e illusione, tra naturale e artificiale – le stanze della villa giocando con la storia, con l’identità femminile, con l’evoluzione del gusto e con il sempre urgente problema ecologista.
Enrica Borghi oggi vive e lavora sulle colline del Lago d’Orta. Si diploma in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, nel 1989. Insegna Materie Plastiche presso il Liceo Artistico “F. Casorati” di Romagnano. È Fondatrice e Presidente dell’Associazione Culturale Asilo Bianco. Tra le numerose personali ha esposto al Castello di Rivoli, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al MAMAC di Nizza, al Musée des Beaux-Arts di Bordeaux e all’Estorick Collection di Londra, ricordiamo inoltre l’installazione “Luci d’Artista” a Torino, presente dal 1998 con “Palle di Neve”.
Artista poliedrica, eclettica e molto originale, dalla cifra stilistica inconfondibile, Enrica Borghi lavora soprattutto con i materiali di scarto, ridando vita e bellezza a oggetti destinati a essere gettati nei rifiuti. Nella sua indagine ha un ruolo di rilievo l’universo femminile, da lei esplorato come immaginario estetico ma anche nelle pratiche e nelle ritualità. Le sue opere sono frutto di processi “alchemici” capaci di trasformare i rifiuti in oggetti nuovamente seducenti.
Correda inoltre la mostra un catalogo pensato dall’artista come uno spazio “ideale” e concettuale tra Villa Borromeo d’Adda e il Castello Reale di Govone. Un balzo dentro l’Ottocento senza confine di tempo.
Catalogo, edizione d’artista, in mostra
con testi di: Simona Bartolena e Pierre Padovani
L’artista e gli organizzatori ringraziano per il loro fondamentale aiuto nella realizzazione della mostra:
Nuova Mini Plastic, ITS TAM Biella, Gomitolorosa, Lorenzo, Fantini S.p.a., Va-Albertoni S.r.l, Di Gennaro S.p.a, Orsini, Maggiore Fiori di Bacci Lorenzo.
Si ringrazia inoltre:
Studio Anna Fileppo, Prof.ssa Silvia Moglia e Giovanna Calogero dell’ITS TAM Biella, Patrizia Rossello, Monica Chiabrando, Aldo Buzio, Esther De Santo, Artbite, Studio Berengo Murano, Chiara Di Gennaro, Walter e Stefania Albertoni, Elisabetta Albizzati e Pierre Padovani.
Le corazze sono un progetto condiviso e realizzato con gli studenti dell’ITS TAM di Biella utilizzando la lana di Gomitolorosa, associazione che, facendo leva sul recupero delle lane autoctone, supporta diverse campagne per la salute.
L’idea di ambientare in luoghi storici, fortemente connotati, opere d’arte contemporanea non è certo nuova. Il dialogo tra il linguaggio attuale dei lavori esposti e la classicità degli spazi circostanti produce un effetto sempre affascinante e capace di suggerire percorsi esperienziali interessanti. In questo caso, però, il concetto dell’esposizione supera il livello della relazione estetica tra due mondi, cercando motivi di riflessione molto più profondi. Le opere esposte si mettono in dialogo con la storia del luogo, ne colgono e ne amplificano il ricordo, la reinterpretano in una continuità che non vuole creare cesure o sottolineare contrasti con il passato ma diventarne parte, proiezione, riverbero, appunto. L’eleganza di un abito, la grazia di un gioiello, il lusso di un arredo rivivono in chiave contemporanea negli oggetti realizzati dall’artista. Opere che paiono voler trasmutare la memoria del luogo, cogliendo una comunicazione che permane come un dialogo aperto. Con il gusto del mescolare gli affioramenti di un “baluginare lontano” dentro lo spettro caleidoscopico della contemporaneità.
Dove ci aspetteremmo materiali preziosi troviamo, invece, oggetti di scarto, packaging, elementi di riciclo strappati dai cestini della raccolta differenziata della plastica. Con una sorprendente eleganza, frammenti dei detersivi che ossessionano la quotidiana “guerra batteriologica” e che getteremmo via fanno rivivere la storia di un luogo. La riportano nel qui e ora della stringente riflessione contemporanea sul tema del “rifiuto”.
La mostra intreccia quindi tre motivi fondamentali, da sempre molto presenti nella ricerca di Enrica Borghi: la relazione con l’ambiente circostante e la sua storia passata e presente, il tema ambientalista e la “questione femminile”. Nasce quindi il cortocircuito del “valore”, dell’emozione delle raccolte di oggetti degli esploratori dell’Ottocento che con uno sguardo incantato restavamo affascinati dallo stupore dell’esotico.
Per l’occasione, oltre alle consuete installazioni composte da materiali poveri e di recupero, Enrica Borghi ha realizzato alcuni nuovi lavori in cui fa dialogare elementi di “natura”, come una serie di fotografie dedicate alla Villa e al suo splendido parco. Fotografie che elaborano la visione attraverso dei filtri ottenuti dal colore di contenitori in plastica e che ricordano i filtri o le gelatine degli anni Settanta. In tema di “riverbero” con gli statuari lampadari di Murano presenti nella Villa verrà esposta l’opera realizzata nell’estate 2020 a Murano, presso lo Studio Berengo, dedicato al tema dell’inquinamento della laguna di Venezia intitolata “Grey Laguna”.
Compaiono inoltre due “corazze” che fanno dialogare materiali dissonanti come lane grezze con plastiche dei contenitori dei detergenti di uso quotidiano. Le due armature simulano la protezione di donne guerriere, facendo emergere citazioni da Hans Ruedi Giger ma anche il panno della mantella di cappuccetto rosso, gli abiti di Pierre Cardin degli anni Sessanta e i film di Mad Max. Le corazze sono un progetto realizzato in collaborazione con l’ITS TAM di Biella e le lane “etiche” di Gomitolorosa.
Inoltre, in omaggio a Federico Faruffini, protagonista della mostra ospitata nello stesso periodo nei sotterranei della Villa, l’artista ha realizzato un’installazione ispirata a “Toletta antica”, capolavoro del pittore ottocentesco del quale la Borghi ha colto, come elemento specifico e condiviso, l’attenzione particolare per il mondo femminile.
Con un’ironia sferzante ma mai aggressiva, Veneri artificiali composte di unghie finte ricompongono un giardino d’inverno, gioielli di plastica dialogano con pietre preziose realizzati dal maestro orafo di Valenza Margherita Burgener e arazzi di materiale di recupero intrecciati a telaio ricordano il “pattern” della coperta della nonna. Tutto questo abita – tra sogno e realtà, tra verità e illusione, tra naturale e artificiale – le stanze della villa giocando con la storia, con l’identità femminile, con l’evoluzione del gusto e con il sempre urgente problema ecologista.
Enrica Borghi oggi vive e lavora sulle colline del Lago d’Orta. Si diploma in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, nel 1989. Insegna Materie Plastiche presso il Liceo Artistico “F. Casorati” di Romagnano. È Fondatrice e Presidente dell’Associazione Culturale Asilo Bianco. Tra le numerose personali ha esposto al Castello di Rivoli, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al MAMAC di Nizza, al Musée des Beaux-Arts di Bordeaux e all’Estorick Collection di Londra, ricordiamo inoltre l’installazione “Luci d’Artista” a Torino, presente dal 1998 con “Palle di Neve”.
Artista poliedrica, eclettica e molto originale, dalla cifra stilistica inconfondibile, Enrica Borghi lavora soprattutto con i materiali di scarto, ridando vita e bellezza a oggetti destinati a essere gettati nei rifiuti. Nella sua indagine ha un ruolo di rilievo l’universo femminile, da lei esplorato come immaginario estetico ma anche nelle pratiche e nelle ritualità. Le sue opere sono frutto di processi “alchemici” capaci di trasformare i rifiuti in oggetti nuovamente seducenti.
Correda inoltre la mostra un catalogo pensato dall’artista come uno spazio “ideale” e concettuale tra Villa Borromeo d’Adda e il Castello Reale di Govone. Un balzo dentro l’Ottocento senza confine di tempo.
Catalogo, edizione d’artista, in mostra
con testi di: Simona Bartolena e Pierre Padovani
L’artista e gli organizzatori ringraziano per il loro fondamentale aiuto nella realizzazione della mostra:
Nuova Mini Plastic, ITS TAM Biella, Gomitolorosa, Lorenzo, Fantini S.p.a., Va-Albertoni S.r.l, Di Gennaro S.p.a, Orsini, Maggiore Fiori di Bacci Lorenzo.
Si ringrazia inoltre:
Studio Anna Fileppo, Prof.ssa Silvia Moglia e Giovanna Calogero dell’ITS TAM Biella, Patrizia Rossello, Monica Chiabrando, Aldo Buzio, Esther De Santo, Artbite, Studio Berengo Murano, Chiara Di Gennaro, Walter e Stefania Albertoni, Elisabetta Albizzati e Pierre Padovani.
Le corazze sono un progetto condiviso e realizzato con gli studenti dell’ITS TAM di Biella utilizzando la lana di Gomitolorosa, associazione che, facendo leva sul recupero delle lane autoctone, supporta diverse campagne per la salute.
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