Dacia Manto. Nebulosa 11. Beside Walden
Dal 06 Maggio 2021 al 30 Luglio 2021
Milano
Luogo: Red Lab Gallery
Indirizzo: Via Solari 46
Orari: da lunedì a venerdì 15.00-18.30; sabato 10.00-12.30 / 15.00-18.30
Curatori: Gigliola Foschi
Costo del biglietto: Ingresso libero con obbligo di prenotazione
E-Mail info: info@redlabgallery.com
“Perdersi nei boschi, in qualsiasi momento, è un’esperienza sorprendente e memorabile,
e insieme preziosa” (Henry David Thoreau)
Il legame indissolubile e simbiotico fra l'Uomo e la Natura come opportunità di ascolto e di intima riflessione.
Dopo aver scrutato il cielo con la collettiva "Orientarsi con le stelle" alla casa Museo Boschi Di Stefano, Red Lab Gallery di via Solari torna a riflettere su uno dei principali nuclei tematici da sempre affrontati, il rapporto contrastato ma mai interrotto fra Uomo e Natura.
Nebulosa 11. Beside Walden - il nuovo e inedito progetto di Dacia Manto a cura di Gigliola Foschi che inaugura giovedì 6 maggio dalle 16 alle 21 (partecipazione con obbligo di prenotazione info@redlabgallery.com) - è un omaggio sentito e profondo alla Natura, ma al contempo un monito per quella parte di umanità che continua indiscriminatamente a considerarla come un'entità esterna al "noi", di cui servirsi e sentirsi padroni, sfruttandone materiali ed energia: un progetto - spirituale ancor prima che artistico - al quale l'autrice si è dedicata anima e corpo e che oggi presenta per la prima volta alla Red lab Gallery di Lucia Pezzulla, che ha scelto proprio il lavoro di Dacia Manto per sottolineare la volontà di continuare, e non interrompere, il prezioso dialogo con il cosmo e la natura che da sempre segna le scelte espositive della galleria.
Per Dacia Manto, artista visiva che vive nei boschi vicino a Pennabilli nell'Alta Valmarecchia, la natura è diventata una sua precisa scelta di vita, aspetto nodale della propria ricerca artistica. Con la natura, lei stessa capace di figurazioni magiche e poetiche di rara emozione, Dacia è alla ricerca di una continua connessione umana e spirituale: ecco perché con la natura lei non solo parla, ascolta e respira, ma vive un "corpo a corpo" quotidiano che l'aiuta a rigenerarsi ogni giorno, ogni istante della sua esistenza.
Nella natura Dacia Manto ci si immerge pienamente senza mai paura di perdersi, anzi quasi auspicandoselo, perché sa che in quella solitudine spazio-temporale può ritrovare affetti e memorie, nonché i giusti impulsi per creare i suoi lavori:
"Smarrirsi è inevitabile, e mi conduce altrove, a perdermi all’interno di una nebulosa sempre più densa, che conduce ad anni di distanza, a territori che appaiono famigliari e sconosciuti insieme".
Nebulosa 11, il cui nome sembra quasi voler rimandare alle sigle con cui vengono scientificamente indicate in astronomia le nebulose (agglomerati interstellari di polvere, idrogeno e plasma), in realtà cela un richiamo al recente vissuto dell'artista: Nebula è infatti anche il nome della sua lupa, scomparsa da poco e che ha lasciato nell'anima e nel cuore di Dacia un profondo graffio, un immenso vuoto, presenza costante in quasi tutti i lavori esposti a Milano.
Tuttavia, le opere in mostra, tutti disegni su carta o tela di varie dimensioni realizzati con diverse tecniche, mostrano chiaramente come l'artista si svincoli dal dato oggettivo per affidarsi al dato sensoriale. È come se Dacia avesse deciso di entrare nella fitta selva arborea per cogliere dal di dentro, alzando lo sguardo, i grovigli vegetali, l'intrecciarsi di rami, arbusti e tronchi, foglie e luci, anzi “luccichii”.
Scrive Gigliola Foschi nel suo testo critico: "Composta da disegni brumosi, notturni, dove baluginano piccole luci nell’oscurità, l’opera Nebulosa 11 diviene così una galassia intima, inestricabile, in cui dal bosco emergono presenze di animali, insetti, creature crepuscolari, rami… In essa si possono cogliere pure rimandi a fiabe, a miti, affioranti dall’oblio della memoria come fantasmi che aderiscono al suo e al nostro vissuto".
Il legame tra cielo e terra, tra fato ed esistenza - che aveva già segnato molto dei lavori, in cui l'autrice ci accompagna nell'ombra più densa dei suoi boschi e che sarà arricchita da una installazione site-specific composta da mappe sovrapposte e ramificate a sottolineare ancora una volta il bisogno intrinseco dell’artista un contatto con la terra e la natura.
e insieme preziosa” (Henry David Thoreau)
Il legame indissolubile e simbiotico fra l'Uomo e la Natura come opportunità di ascolto e di intima riflessione.
Dopo aver scrutato il cielo con la collettiva "Orientarsi con le stelle" alla casa Museo Boschi Di Stefano, Red Lab Gallery di via Solari torna a riflettere su uno dei principali nuclei tematici da sempre affrontati, il rapporto contrastato ma mai interrotto fra Uomo e Natura.
Nebulosa 11. Beside Walden - il nuovo e inedito progetto di Dacia Manto a cura di Gigliola Foschi che inaugura giovedì 6 maggio dalle 16 alle 21 (partecipazione con obbligo di prenotazione info@redlabgallery.com) - è un omaggio sentito e profondo alla Natura, ma al contempo un monito per quella parte di umanità che continua indiscriminatamente a considerarla come un'entità esterna al "noi", di cui servirsi e sentirsi padroni, sfruttandone materiali ed energia: un progetto - spirituale ancor prima che artistico - al quale l'autrice si è dedicata anima e corpo e che oggi presenta per la prima volta alla Red lab Gallery di Lucia Pezzulla, che ha scelto proprio il lavoro di Dacia Manto per sottolineare la volontà di continuare, e non interrompere, il prezioso dialogo con il cosmo e la natura che da sempre segna le scelte espositive della galleria.
Per Dacia Manto, artista visiva che vive nei boschi vicino a Pennabilli nell'Alta Valmarecchia, la natura è diventata una sua precisa scelta di vita, aspetto nodale della propria ricerca artistica. Con la natura, lei stessa capace di figurazioni magiche e poetiche di rara emozione, Dacia è alla ricerca di una continua connessione umana e spirituale: ecco perché con la natura lei non solo parla, ascolta e respira, ma vive un "corpo a corpo" quotidiano che l'aiuta a rigenerarsi ogni giorno, ogni istante della sua esistenza.
Nella natura Dacia Manto ci si immerge pienamente senza mai paura di perdersi, anzi quasi auspicandoselo, perché sa che in quella solitudine spazio-temporale può ritrovare affetti e memorie, nonché i giusti impulsi per creare i suoi lavori:
"Smarrirsi è inevitabile, e mi conduce altrove, a perdermi all’interno di una nebulosa sempre più densa, che conduce ad anni di distanza, a territori che appaiono famigliari e sconosciuti insieme".
Nebulosa 11, il cui nome sembra quasi voler rimandare alle sigle con cui vengono scientificamente indicate in astronomia le nebulose (agglomerati interstellari di polvere, idrogeno e plasma), in realtà cela un richiamo al recente vissuto dell'artista: Nebula è infatti anche il nome della sua lupa, scomparsa da poco e che ha lasciato nell'anima e nel cuore di Dacia un profondo graffio, un immenso vuoto, presenza costante in quasi tutti i lavori esposti a Milano.
Tuttavia, le opere in mostra, tutti disegni su carta o tela di varie dimensioni realizzati con diverse tecniche, mostrano chiaramente come l'artista si svincoli dal dato oggettivo per affidarsi al dato sensoriale. È come se Dacia avesse deciso di entrare nella fitta selva arborea per cogliere dal di dentro, alzando lo sguardo, i grovigli vegetali, l'intrecciarsi di rami, arbusti e tronchi, foglie e luci, anzi “luccichii”.
Scrive Gigliola Foschi nel suo testo critico: "Composta da disegni brumosi, notturni, dove baluginano piccole luci nell’oscurità, l’opera Nebulosa 11 diviene così una galassia intima, inestricabile, in cui dal bosco emergono presenze di animali, insetti, creature crepuscolari, rami… In essa si possono cogliere pure rimandi a fiabe, a miti, affioranti dall’oblio della memoria come fantasmi che aderiscono al suo e al nostro vissuto".
Il legame tra cielo e terra, tra fato ed esistenza - che aveva già segnato molto dei lavori, in cui l'autrice ci accompagna nell'ombra più densa dei suoi boschi e che sarà arricchita da una installazione site-specific composta da mappe sovrapposte e ramificate a sottolineare ancora una volta il bisogno intrinseco dell’artista un contatto con la terra e la natura.
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