a/maze - Emotional mapping
Dal 05 Maggio 2015 al 22 Ottobre 2016
Milano
Luogo: nhow Milano
Indirizzo: via Tortona 35
Curatori: Elisabetta Scantamburlo
Sito ufficiale: http://www.nhow-milan.com/what-happens
In occasione del nuovo appuntamento con l’arte e il design, nhow Milano, hotel di NH Hotel Group dalla personalità unica e non convenzionale, con un’architettura sorprendente e curiosa, invita il visitatore a perdersi tra i suoi corridoi, come un labirinto da scoprire ed esplorare, alla ricerca di meraviglie e sorprese.
a/maze - emotional mapping è, infatti, il titolo della mostra collettiva che verrà ospitata negli spazi comuni dell’hotel dal 5 maggio al 22 ottobre. Titolo che va inteso nelle sue varie accezioni: l'emozione dei luoghi, la magia della scoperta, il labirinto in cui perdersi e farsi sorprendere. “Quello che vogliamo trasmettere con questa nuova mostra è la meraviglia che può nascere dalla scoperta di luoghi nuovi e di quello che essi contengono. Un incanto che parte da uno stimolo esteriore, ma può stimolare poi un viaggio interiore. Un labirinto esterno come porta verso un labirinto interno” spiega Elisabetta Scantamburlo, Art Director di nhow Milano, nonché curatrice di a/maze - emotional mapping. Gli artisti le cui creazioni compogono la mostra hanno utilizzato più materiali e media per esprimere il loro concetto del labirinto, così cheogni singola voce ed espressione sia una sorpresa nelle soluzioni espressive trovate e inventate.
ARTE
Un esempio della creatività protagonista della mostra è la presenza di Mario Corallo, artista trasformista il cui estro si diffonde sulla carta e nella ceramica, utilizzando anche i colori provenienti dalla sua attività di tatuatore. Nelle sue opere intime, ma forti, dalle dimensioni contenute, ma graffianti per contenuti e stile, si incontrano gioia e dolore, emozioni spesso così compresse da renderne difficile l’espressione se non in forma astratta e digitale. Nell’allestimento underground tra i vasi realizzati e dipinti a mano circolano così delle biglie, come sentimenti rotondi che si muovono, partono, si incontrano e scontrano tra loro, creando sorgenti di meraviglia.
Anche Ennio Nonni si dedica, anche se in maniera diversissima, alla ceramica, quella di Faenza. Vasi scultorei e trasformisti che rimandano all’architettura e all’urbanistica, originali settori di lavoro dell’artista. Sono sculture che nascondo una seconda anima, una volta aperti si trasformano in due o più vasi rivelando anche accostamenti cromatici altrimenti nascosti. Opere da vivere, toccare e scoprire.
Ernesto Jannini è un altro artista che si muove tra la scultura, la pittura e l’installazione. Il fil rouge che lega le opere esposte sono i microcircuiti elettronici che l’artista utilizza in combinazione con elementi organici, pittura ad olio, e oggetti di uso comune. Un riferimento alla vita di oggi dove grande spazio viene dato alla tecnologia, ma dove la componente organica resta sempre e inevitabilmente presente e pulsante.
Sorprendenti anche le tele di Elisa Lobo. Tele nel vero senso della parola, in quanto non si tratta di superfici dipinte, ma di tessuti filati e ricamati ad arte per reinterpretare opere di artisti celebri. Sono opere in cui un lavoro attento e meticoloso realizzato insieme ai collaboratori del suo studio nel sud del Brasile, dà vita a opere riconoscibili, ma anche originalissime nella loro rivisitazione.
Non convenzionali anche le opere di Flaminia Mantegazza, altra artista brasiliana che realizza i suoi quadri con ritagli di carta presi da riviste e giornali che diventano nelle sue mani tasselli di un mosaico. Le sue opere si muovono così tra pittura e scultura, esplorando mondi cromatici che sono espressione diretta di un sentire dell’artista attraverso la materia duttile della carta.
Andrea Schivo utilizza invece la carta nella sua bidimensionalità per creare collage in cui l’immagine viene sfalsata da un'altra o da un intervento cromatico in maniera più o meno conturbante. L’artista mette in evidenza le “interferenze” che costruiscono le nostre vite.
Tessuto, carta e legno si trovano anche sulle tele di Lean, itinerari fantastici disegnati o percorsi da mani che sono il punto di contatto tra le varie opere. Sentieri in cui perdersi e non ritrovarsi, perché solo nella continua ricerca è la vera crescita.
Nelle sculture di Franco Guarneri il legno di recupero dà vita a creature inaspettate. Alti cactus e un coccodrillo a misura reale vivono così di vita nuova attraverso un materiale di scarto.
Il labirinto di Elena Escard è un modello che appartiene a tutti noi, le impronte digitali che sono veri e propri labirinti unici. Perché il labirinto non è solo uno spazio esteriore in cui entrare, sta anche dentro di noi, nelle stanze e nei percorsi che non sempre abbiamo voglia di percorrere e vedere.
Filippo Minelli sposta invece la meraviglia altrove, in un luogo esterno e non identificabile, ma comunque naturale. L’unica opera dell’artista in mostra fa parte della serie Silence/Shapes in cui l’utilizzo decontestualizzato di lacrimogeni in ambienti naturali permette all’artista di dare forma al silenzio.
Al contrario, nelle opere di Damien Hirst, provenienti dalla galleria Weng Contemporary, è l’elemento naturale a essere decontestualizzato. Le farfalle, usate come motivo decorativo, diventano un pretesto per toccare temi quali la vita e la morte, l’eternità e l’effimero.
DESIGN
Il mondo del design è sempre più ricco di proposte e idee. Talvolta ci si chiede se è davvero design, se tiene fede alle richieste di funzionalità e alla sua stessa necessità in un mondo già pieno di prodotti esistenti in tutte le possibili varianti. Eppure, anche un semplice oggetto, che non pretende di stupire, può comunque sorprendere oggi, quando unisce semplicità e funzionalità, quando le sue caratteristiche si fondono in un’armonia unica. Dall’altra parte, è ancora possibile per il design stupire e sorprendere con accostamenti o utilizzi inaspettati di materiali e concetti.
FedraVillaDesign per esempio si chiede come si arriva a progettare un oggetto esclusivo. Prima di tutto ci vuole l’idea, poi la passione che la trasforma in progetto, infine la realizzazione, fatta di studio, ricerca ed esperienza. Perché design non significa creare stravaganza a tutti i costi, ma conferire personalità e una forte identità a ciò che fa parte del nostro quotidiano. Nei suoi pezzi i motivi decorativi a spirale ricordano i giochi concentrici del labirinto, visto come gioco e divertimento. La durezza del metallo si unisce alle linee morbide e trasparenti del metacrilato, creando rapporti che fanno vibrare un’apparente discordanza.
Anche nelle sedute di Ronald Scliar Sasson, designer brasiliano, si trovano accostamenti di materiali che impreziosiscono anche una semplice seduta. Legno, pelle e ottone interpretano linee ispirate al design minimalista e all’architettura concretista brasiliana degli anni ‘50 e ’60, conferendo loro un calore che sembra provenire dritte dalla terra d’origine del designer.
Ci sono poi designer che si rivolgono a un unico materiale, almeno in questa occasione. È il caso di Pol Quadens, designer belga che presenta qui una collezione di pezzi in acciaio inox, sedute, tavoli e lampade che giocano con la pulizia delle linee e il disequilibrio in una ricerca di nuova armonia, e che sono vere e proprie sculture da vivere.
Morelato invece tiene fede alla sua vocazione storica e procede nella sua ricerca estetica e funzionale legata al legno. Da una parte, la semplicità delle linee riserva sempre nuove possibilità. Dall’altra, la creatività che avvicina il design all’arte porta alla creazione di sedute originali e portatrici di contenuti giocosi, ma mai superficiali.
Marina Calamai è un’artista e designer fiorentina che si ispira al mondo dei dolci e della vitamine. Le sue creazioni colorate e giocose prendono in prestito le forme e i colori della natura e dei vassoi di pasticceria dando vita a oggetti di design per colorare la vita di ogni giorno.
Giocose anche le creazioni di Sfizi…di design, tavolini e lampade che giocano liberamente con le forme e i riferimenti altrove, presentando pezzi di design che parlano.
Come le invenzioni di anonimicreativi, opere autoprodotte e artigianali che reinterpretano in maniera originale e ironica oggetti di uso comune.
In occasione dell'inaugurazione viene presentata anche una scultura realizzata ad hoc per nhow Milano da Arian Llani, pittore e scultore di origine albanese, dedicato ultimamente nella lavorazione del tondino di ferro. La scultura da lui realizzata vuole dare un’immagine tridimensionale dell'anima e filosofia di nhow. L’artista ha pensato all’hotel come a un luogo che genera emozioni e crea memorie, ed ecco che la forma della scultura ha preso corpo. Una linea sinuosa, cerchi che si muovono, si intrecciano e si avvolgono in loro stessi come uno spirito che muta e si propone sempre con una veste nuova. Una linea che si espande ma non può spezzarsi e quindi ritorna a chiudere il cerchio con le lettere che compongono nhow come un battito cardiaco. I colori camaleontici richiamano ogni emozione che nhow suscita con la promessa di una freschezza duratura.
L’artista è presente anche nella zona ristorante con dei centrotavola che riprendendo imovimenti della scultura, si ispirano a un antico strumento tibetano. Centrotavola/sculture da toccare, che si trasformano di continuo, richiamando la necessità di rinnovamento come esigenza spirituale.
a/maze - emotional mapping è, infatti, il titolo della mostra collettiva che verrà ospitata negli spazi comuni dell’hotel dal 5 maggio al 22 ottobre. Titolo che va inteso nelle sue varie accezioni: l'emozione dei luoghi, la magia della scoperta, il labirinto in cui perdersi e farsi sorprendere. “Quello che vogliamo trasmettere con questa nuova mostra è la meraviglia che può nascere dalla scoperta di luoghi nuovi e di quello che essi contengono. Un incanto che parte da uno stimolo esteriore, ma può stimolare poi un viaggio interiore. Un labirinto esterno come porta verso un labirinto interno” spiega Elisabetta Scantamburlo, Art Director di nhow Milano, nonché curatrice di a/maze - emotional mapping. Gli artisti le cui creazioni compogono la mostra hanno utilizzato più materiali e media per esprimere il loro concetto del labirinto, così cheogni singola voce ed espressione sia una sorpresa nelle soluzioni espressive trovate e inventate.
ARTE
Un esempio della creatività protagonista della mostra è la presenza di Mario Corallo, artista trasformista il cui estro si diffonde sulla carta e nella ceramica, utilizzando anche i colori provenienti dalla sua attività di tatuatore. Nelle sue opere intime, ma forti, dalle dimensioni contenute, ma graffianti per contenuti e stile, si incontrano gioia e dolore, emozioni spesso così compresse da renderne difficile l’espressione se non in forma astratta e digitale. Nell’allestimento underground tra i vasi realizzati e dipinti a mano circolano così delle biglie, come sentimenti rotondi che si muovono, partono, si incontrano e scontrano tra loro, creando sorgenti di meraviglia.
Anche Ennio Nonni si dedica, anche se in maniera diversissima, alla ceramica, quella di Faenza. Vasi scultorei e trasformisti che rimandano all’architettura e all’urbanistica, originali settori di lavoro dell’artista. Sono sculture che nascondo una seconda anima, una volta aperti si trasformano in due o più vasi rivelando anche accostamenti cromatici altrimenti nascosti. Opere da vivere, toccare e scoprire.
Ernesto Jannini è un altro artista che si muove tra la scultura, la pittura e l’installazione. Il fil rouge che lega le opere esposte sono i microcircuiti elettronici che l’artista utilizza in combinazione con elementi organici, pittura ad olio, e oggetti di uso comune. Un riferimento alla vita di oggi dove grande spazio viene dato alla tecnologia, ma dove la componente organica resta sempre e inevitabilmente presente e pulsante.
Sorprendenti anche le tele di Elisa Lobo. Tele nel vero senso della parola, in quanto non si tratta di superfici dipinte, ma di tessuti filati e ricamati ad arte per reinterpretare opere di artisti celebri. Sono opere in cui un lavoro attento e meticoloso realizzato insieme ai collaboratori del suo studio nel sud del Brasile, dà vita a opere riconoscibili, ma anche originalissime nella loro rivisitazione.
Non convenzionali anche le opere di Flaminia Mantegazza, altra artista brasiliana che realizza i suoi quadri con ritagli di carta presi da riviste e giornali che diventano nelle sue mani tasselli di un mosaico. Le sue opere si muovono così tra pittura e scultura, esplorando mondi cromatici che sono espressione diretta di un sentire dell’artista attraverso la materia duttile della carta.
Andrea Schivo utilizza invece la carta nella sua bidimensionalità per creare collage in cui l’immagine viene sfalsata da un'altra o da un intervento cromatico in maniera più o meno conturbante. L’artista mette in evidenza le “interferenze” che costruiscono le nostre vite.
Tessuto, carta e legno si trovano anche sulle tele di Lean, itinerari fantastici disegnati o percorsi da mani che sono il punto di contatto tra le varie opere. Sentieri in cui perdersi e non ritrovarsi, perché solo nella continua ricerca è la vera crescita.
Nelle sculture di Franco Guarneri il legno di recupero dà vita a creature inaspettate. Alti cactus e un coccodrillo a misura reale vivono così di vita nuova attraverso un materiale di scarto.
Il labirinto di Elena Escard è un modello che appartiene a tutti noi, le impronte digitali che sono veri e propri labirinti unici. Perché il labirinto non è solo uno spazio esteriore in cui entrare, sta anche dentro di noi, nelle stanze e nei percorsi che non sempre abbiamo voglia di percorrere e vedere.
Filippo Minelli sposta invece la meraviglia altrove, in un luogo esterno e non identificabile, ma comunque naturale. L’unica opera dell’artista in mostra fa parte della serie Silence/Shapes in cui l’utilizzo decontestualizzato di lacrimogeni in ambienti naturali permette all’artista di dare forma al silenzio.
Al contrario, nelle opere di Damien Hirst, provenienti dalla galleria Weng Contemporary, è l’elemento naturale a essere decontestualizzato. Le farfalle, usate come motivo decorativo, diventano un pretesto per toccare temi quali la vita e la morte, l’eternità e l’effimero.
DESIGN
Il mondo del design è sempre più ricco di proposte e idee. Talvolta ci si chiede se è davvero design, se tiene fede alle richieste di funzionalità e alla sua stessa necessità in un mondo già pieno di prodotti esistenti in tutte le possibili varianti. Eppure, anche un semplice oggetto, che non pretende di stupire, può comunque sorprendere oggi, quando unisce semplicità e funzionalità, quando le sue caratteristiche si fondono in un’armonia unica. Dall’altra parte, è ancora possibile per il design stupire e sorprendere con accostamenti o utilizzi inaspettati di materiali e concetti.
FedraVillaDesign per esempio si chiede come si arriva a progettare un oggetto esclusivo. Prima di tutto ci vuole l’idea, poi la passione che la trasforma in progetto, infine la realizzazione, fatta di studio, ricerca ed esperienza. Perché design non significa creare stravaganza a tutti i costi, ma conferire personalità e una forte identità a ciò che fa parte del nostro quotidiano. Nei suoi pezzi i motivi decorativi a spirale ricordano i giochi concentrici del labirinto, visto come gioco e divertimento. La durezza del metallo si unisce alle linee morbide e trasparenti del metacrilato, creando rapporti che fanno vibrare un’apparente discordanza.
Anche nelle sedute di Ronald Scliar Sasson, designer brasiliano, si trovano accostamenti di materiali che impreziosiscono anche una semplice seduta. Legno, pelle e ottone interpretano linee ispirate al design minimalista e all’architettura concretista brasiliana degli anni ‘50 e ’60, conferendo loro un calore che sembra provenire dritte dalla terra d’origine del designer.
Ci sono poi designer che si rivolgono a un unico materiale, almeno in questa occasione. È il caso di Pol Quadens, designer belga che presenta qui una collezione di pezzi in acciaio inox, sedute, tavoli e lampade che giocano con la pulizia delle linee e il disequilibrio in una ricerca di nuova armonia, e che sono vere e proprie sculture da vivere.
Morelato invece tiene fede alla sua vocazione storica e procede nella sua ricerca estetica e funzionale legata al legno. Da una parte, la semplicità delle linee riserva sempre nuove possibilità. Dall’altra, la creatività che avvicina il design all’arte porta alla creazione di sedute originali e portatrici di contenuti giocosi, ma mai superficiali.
Marina Calamai è un’artista e designer fiorentina che si ispira al mondo dei dolci e della vitamine. Le sue creazioni colorate e giocose prendono in prestito le forme e i colori della natura e dei vassoi di pasticceria dando vita a oggetti di design per colorare la vita di ogni giorno.
Giocose anche le creazioni di Sfizi…di design, tavolini e lampade che giocano liberamente con le forme e i riferimenti altrove, presentando pezzi di design che parlano.
Come le invenzioni di anonimicreativi, opere autoprodotte e artigianali che reinterpretano in maniera originale e ironica oggetti di uso comune.
In occasione dell'inaugurazione viene presentata anche una scultura realizzata ad hoc per nhow Milano da Arian Llani, pittore e scultore di origine albanese, dedicato ultimamente nella lavorazione del tondino di ferro. La scultura da lui realizzata vuole dare un’immagine tridimensionale dell'anima e filosofia di nhow. L’artista ha pensato all’hotel come a un luogo che genera emozioni e crea memorie, ed ecco che la forma della scultura ha preso corpo. Una linea sinuosa, cerchi che si muovono, si intrecciano e si avvolgono in loro stessi come uno spirito che muta e si propone sempre con una veste nuova. Una linea che si espande ma non può spezzarsi e quindi ritorna a chiudere il cerchio con le lettere che compongono nhow come un battito cardiaco. I colori camaleontici richiamano ogni emozione che nhow suscita con la promessa di una freschezza duratura.
L’artista è presente anche nella zona ristorante con dei centrotavola che riprendendo imovimenti della scultura, si ispirano a un antico strumento tibetano. Centrotavola/sculture da toccare, che si trasformano di continuo, richiamando la necessità di rinnovamento come esigenza spirituale.
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