Iginio Balderi. Omne vivum ex ovo
Dal 16 Luglio 2020 al 04 Ottobre 2020
Massa | Massa-Carrara
Luogo: Museo Diocesano
Indirizzo: via Alberica 26
Orari: giovedì, venerdì e sabato dalle ore 21 alle 24
Curatori: Mauro Daniele Lucchesi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0585 499241
E-Mail info: museodiocesanomassa@gmail.com
l Museo Diocesano di Massa (Ms), apre di nuovo le porte all’arte contemporanea con la mostra retrospettiva “Omne vivum ex ovo” dedicata all’artista Iginio Balderi (Pietrasanta 1934 – Milano 2005), sculture riconosciuto a livello internazionale per la ricerca formale sempre all’avanguardia e che ha vissuto tra la Versilia, Milano e gli ultimi anni in Olanda.
La mostra sarà aperta da giovedì 16 luglio – inaugurazione alle ore 21 – fino al 4 ottobre, curata da Mauro Daniele Lucchesi e organizzata dall’Associazione Quattro Coronati di Massa insieme all’Archivio Iginio Balderi.
Il percorso espositivo presenta 15 sculture in bronzo, fibra di vetro e marmo, che ripercorrono in parte la vita artistica di questo grande scultore: da “Giocolieri” opera in bronzo del 1959, alle più recenti “Spirale” opera in marmo del 1980, “Città” sempre opera in bronzo del 1990, fino ad alcune opere di grandi dimensioni come “Eos”, tutte collocate nel giardino ottocentesco, nell’androne del Palazzo e nelle splendide sale del museo. Nel loro silenzio queste sculture “raccontano la presenza umana” in dialogo con i capolavori di arte sacra presenti nel Diocesano: da Jacopo della Quercia a Bernardino Del Castelletto, offrendo una visione davvero particolare, suggestiva e inedita delle opere di Balderi. Sculture a cui il passare del tempo non ha tolto loro l’attualità, la contemporaneità della forma e del significato, apparentemente semplici nel loro estetismo. Queste immagini stilizzate catturano lo spettatore con il loro fascino misterioso risvegliando il segno primordiale della forma pura ed essenziale; l’uovo, la spirale, la città, il totem, simboli archetipici che affondano le radici nella storia dell’uomo e che Balderi rielabora, con una sperimentazione formale, rigorosa, volta alla ricerca di un simbolismo universale. Partendo da forme naturali (lo stelo flessibile delle piante, le canne, l’uovo), la manipolazione creativa dell’artista ne ha estrapolato i dati formali applicandoli alle proprie esigenze funzionali ed espressive.
“Appare subito incisiva l’indagine artistica di Iginio Balderi – spiega il curatore Mauro Daniele Lucchesi - dove nei caratteri severi di una figura solida interagiscono la staticità e la centralità con le spinte all’elevazione ed alla circolarità, per giungere al movimento stesso come esperienza attiva nell’itinerario della percezione del volume. La suggestione del titolo – prosegue - ci indica la strada da percorrere per avvicinarci a passi leggeri alle sue opere, per coglierne appieno i significati arcani che le rendono ancora oggi così contemporanee, il desiderio dell’uomo di ascendere verso l’alto di carpire il senso della vita non ha tempo. Un’attività di ricerca interna al linguaggio delle forme e dei volumi della scultura - sottolinea il curatore - che cresce nell’impatto emozionale; estremamente lucida nella conduzione creativa ogni opera è fonte di inquietanti enigmi, stimolazione di attenzione per le soluzioni e variazioni su una grammatica scarna ed essenziale. Il risultato profondo dell’opera di Iginio Balderi – conclude Mauro Daniele Lucchesi - appare impercettibile al visitatore distratto tanto enigmatica è la scelta delle forme e di ogni singolo particolare; l’ignoto irriconoscibile si avverte nella sensibilità”.
Iginio Balderi, nato nel 1934 a Pietrasanta, scomparso a Milano nel 2005, è stato un artista che merita una riscoperta e una rilettura attenta. Diplomato nel 1959 all'Accademia di Brera con il grande maestro Marino Marini, nel corso degli anni Sessanta percorre la ricerca formale relativa all'archetipo della colonna, che culmina, nel 1969,con l'opera "Eos". Sempre in quell’anno si ricorda una straordinaria mostra di Balderi a Monticchiello nel senese con le sue opere esposte in varie parti dell’antico borgo. Nel 1970 inizia una nuova opera inerente alla forma ovoidale che prosegue per tutta la prima metà dello stesso decennio. Nel 1974 verifica questa ricerca con la mostra "Sette variazioni sul tema" allo Stedelijk Museum di Amsterdam, poi trasferita in varie gallerie pubbliche, tra cui il Museo d'Ixelles a Bruxelles e il Museo Lehmbruck di Duisburg. La fase più recente della ricerca dell'autore si e' orientata, a partire dal 1976, verso un nuovo segno iconico: la spirale, realizzata soprattutto in marmo o pietra. Tale esperienza viene proposta in varie mostre personali: tra queste emergono quelle tenute nella Galleria "Schoeller" di Dusseldorf, "Dabbeni" di Lugano, alla Galleria d'Arte Moderna di Forte dei Marmi e alla Galleria Stendhal di Milano. Nel 1989 espone in corso Vittorio Emanuele nel "Percorso della Scultura" a Milano. Una delle sue grandi esposizioni e' stata quella a Palazzo Sertoli a Sondrio nel 1992. Le sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche fra cui il Museo d'Arte Moderna di Dallas; il Museum van Elsene a Bruxelles; il Wilhelm Lehmbruck Museum di Duisburg; il Giardino d'ingresso del Museo Kranenburgh di Bergen. Ha sempre mantenuto costanti rapporti con la Versilia dove ha realizzato opere presso i laboratori di Diego Balderi, Bertozzi, Frediani e Viti, le Fonderie Mariani e Tesconi a Pietrasanta e il laboratorio Cav. Giovanni Beretta a Carrara.
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