Lo spirito delle cose. Argenti e preziosi dei conti d’Arco
Dal 30 Marzo 2019 al 30 Novembre 2019
Mantova
Luogo: Museo di Palazzo d’Arco
Indirizzo: piazza C. d`Arco 4
Orari: lunedì 9.30-13; martedì 14.30-18; dal mercoledì alla domenica 9.30-13 / 14.30-18 (La biglietteria chiude unora prima della chiusura del museo. Le visite sono solo accompagnate o guidate)
Curatori: Francesca Rapposelli
Enti promotori:
- Fondazione d’Arco
- Con il patrocinio del Comune di Mantova
Telefono per informazioni: +39 0376 322242
E-Mail info: info@museodarcomantova.it
Sito ufficiale: http://wwwmuseodarcomantova.it
A Palazzo d’Arco in Mantova l’argenteria, custodita gelosamente come un tesoro di famiglia da trasmettere in eredità di generazione in generazione, restituisce i ricordi del vivace passato e rivela tra i suoi riflessi lo spirito delle cose.
Promossa dalla Fondazione d’Arco e curata da Francesca Rapposelli l’esposizione, con il patrocinio del Comune di Mantova, inaugurerà il prossimo 30 marzo 2019. La mostra è l’occasione per ammirare la ricca collezione di argenti e preziosi dei Conti d’Arco; massicce posaterie e servizi, graziosi accessori femminili e ricercatezze maschili si rincorrono in un vivace percorso narrativo delle consuetudini nobiliari tra Sette e Ottocento all’insegna dell’eleganza e dello stile.
Il progetto
A Palazzo d’Arco è conservato un consistente nucleo di argenti e di oggetti preziosi mai esposti al pubblico che permette di ricostruire quelle che dovevano essere le consuetudini della vita quotidiana negli spazi di una residenza nobiliare. La raccolta risale prevalentemente al Settecento e all’Ottocento, quando le arti decorative avevano un ruolo predominante e gli oggetti preziosi di cui si circondava l’aristocrazia interagivano con gli ambienti.
Per ricostruire il passato di queste opere sono stati ricomposti servizi, individuati gli stemmi e i monogrammi e analizzati i punzoni impressi sugli argenti, effettuando uno studio su tutti gli esemplari. Sono emersi nuclei di argenti tedeschi, inglesi e francesi, che conferiscono un carattere internazionale alla raccolta e fra le manifatture nazionali si è distinto uno straordinario gruppo di opere milanesi che trasmettono memorie di importanti eventi storici.
Il ricco corredo di argenteria diviene la testimonianza eloquente di un universo scintillante che dalla tavola imbandita si riversava in tutti gli ambienti domestici. Oggetti che a quel tempo associavano un compito di rappresentanza a quello funzionale di oggetti d’uso, riflettendo le mutevoli necessità della committenza. Argenti, quindi, presenti nella vita aristocratica di ogni giorno, scandita da ricevimenti mondani che si alternavano ai momenti più intimi dei leziosi salotti femminili o accompagnavano l’amore per la scrittura nelle mura domestiche. Preziosi, al contempo, che caratterizzarono i passatempi tipicamente maschili nei fumoir, o i più informali pasti al ritorno dalla caccia, offrendo un’illuminante dimostrazione delle consuetudini nobiliari.
Durante la mostra, i servizi prenderanno dimora sulle tavole e nei salotti, facendo rivivere quegli oggetti uniformandoli al contesto originale come solo una casa museo può ancora offrire. La natura evocativa del museo ha aperto la strada a molteplici racconti del vivere quotidiano della famiglia sulla base di una solida ricerca scientifica condotta negli archivi della dimora. Le proposte contemporanee inglesi del living museum trovano qui pieno compimento coniugando le finalità di educazione e diletto.
Il percorso
Le differenti tipologie degli antichi arredi del Palazzo hanno articolato il percorso della mostra in cinque sezioni:
1) I Servizi da tavola di Emanuele Caber e Giuseppe Brusa
Fra la straordinaria raccolta di preziosi appartenuta ai conti d’Arco, si distingue un copioso nucleo di argenti da tavola rappresentativo della produzione milanese del secondo decennio dell’Ottocento. Le opere di Emanuele Caber e Giuseppe Brusa, gli argentieri milanesi più in vista della città, saranno esposte nella Sala degli Antenati, dove la ricchezza e le antiche origini della famiglia documentate dai dipinti dinastici giustificavano l’esibizione delle argenterie di casa durante le cerimonie ufficiali.
2) Gli oggetti dei vezzosi rituali femminili
Padrone di casa d’Arco, tra Sette e Ottocento, furono Matilde di Canossa (1744 - ?) che nel 1762 andò in sposa al conte Gianbattista Gherardo, Amalia Sanvitale (1770-1846), signora del conte Francesco Alberto, e Giovanna de’ Capitani d’Arzago (1813-1870) consorte del conte Luigi. Tutte furono donne dalla forte personalità e non solo nell’ambito domestico. I preziosi argenti della collezione d’Arco legati alla toeletta e all’intimo salotto femminile sono riconducibili a queste nobili figure oltre che all’ultima discendente d’Arco, la contessa Giovanna marchesa Guidi di Bagno.
Secondo le consuetudini del tempo, l’ambiente della toeletta femminile doveva seguire una ben precisa disposizione dell’arredo in cui risultava di fondamentale importanza il ripiano su cui trovavano posto gli accessori necessari ai rituali di bellezza. A partire dal XVIII secolo il momento della toeletta era diventato anche quello della prima colazione. In questo contesto è presente il nucleo di argenteria mantovana con opere di Giovanni Bellavite e Francesco Rizzardi accostati alle manifatture francesi di Francois Diosne, Luis Bruneau e Charles Murat.
3) Il fumoir di casa d’Arco
La diffusione dei fumoir nell’Italia ottocentesca è da ricondurre ad una più ampia osservanza delle regole di sociabilità aristocratiche, che vedevano nel salon francese il modello di riferimento. In un contesto di rigida separazione sociale, vennero così distinguendosi i salotti da conversazione femminili, in cui la padrona di casa aveva un ruolo centrale, e i momenti di aggregazione esclusivamente maschili, come i circoli, i caffè o, appunto, i fumoir.
Il tabacco crea un modello di costume e il suo uso genera una produzione illimitata di oggetti da fumo: pipe, tabacchiere, portasigari e portasigarette, un repertorio d’artigianato spesso di gran gusto e raffinatezza che legittima e contribuisce, a sua volta, alla diffusione e al consumo del tabacco stesso.
Tabacchiere in argento che avevano non solo funzione pratica, ma soprattutto estetica ed autocelebrativa, inserendosi in un contesto ben più ampio di etichetta, di savoir faire: donate come pegno d’amore o come omaggio diplomatico, utilizzate in veri e propri rituali sociali, divennero il riflesso delle mode e dei gusti nei diversi secoli.
Proprio in questo mercato sconfinato ed eclettico si collocano gli argenti inglesi di W.T. Wright e F. Davies, francesi e tedeschi esposti nella Sala Rossa di Palazzo d’Arco e un interessante nucleo di manifatture Hanau.
4) Il Bon Ton allo scrittoio
Non c’è spazio più intimo di quello della scrittura, dove il servizio per scrivere diventa un segno di distinzione per chi lo produce e per chi lo utilizza; ed è attraverso le lettere che rivivono le pagine più belle ed intense della storia.
Gli scrittoi di Giovanna d’Arco e del padre Francesco Antonio custodiscono gelosamente molti fogli, ancora vergini, insieme a tutti quegli oggetti per scrivere, così carichi di segni, che per i romantici si traducono in un universo di sensazioni: i bagliori dell’argento e la purezza della madreperla, la macchia indelebile del bistro e del nero di seppia, il blu cobalto della polvere e l’odore della cera sciolta, quella preziosa, che fusa sulle buste, preservava i segreti dai pettegoli, e quella di sevo, che gocciolava sulle bugie. Nell’antica Biblioteca del Palazzo, saranno esposti i servizi e gli arredi da scrittoio della famiglia.
5) Victorian Brunch
Nella Sala delle Carte da Parati del 1823, i tavoli del salotto saranno arredati con l’argenteria necessaria al perfetto brunch inglese L’alba del brunch è da ricercare nelleHunt Breakfast, le tradizionali colazioni di caccia: momento conviviale che prevedeva un pasto generoso e ristoratore per i gentiluomini che si radunavano dopo la pratica dell’arte venatoria.
Una passione quella per la caccia e i purosangue che certo non manca in casa d’Arco e soprattutto nella figura del Conte Francesco Antonio (1848-1917). L’antica biblioteca del palazzo accoglie una ricchissima raccolta di ippologia che vede presenti più di duecento volumi, alcune preziose cinquecentine e riviste specializzate. Il Conte d’Arco fu attento collezionista e committente di raffinati argenti da tavola inglesi di J. Grinsell, Oreste Franzi, T&J Creswick e francesi, come testimonia il pregevole servizio da caffè e cioccolata prodotto dalla società Christofle.
Eventi
7 | 28 aprile 2019, ore 15.30 DOMENICHE AL MUSEO laboratori per bimbi e famiglie con il laboratorio Preziosi e curiosi dedicato alla mostra per scoprire oggetti insoliti e la loro straordinaria quotidianità. Al termine una gustosa merenda. Costo: € 7.00 a bambino e € 5.00 adulto accompagnatore. Prenotazione obbligatoria.
5 maggio | 9 giugno 2019, ore 10.30 e ore 12.30 IL BRUNCH inglese rivive con storie di caccia, consuetudini vittoriane e curiosità americane degli anni ruggenti. Al termine della visita gli ospiti potranno gustare il brunch con delizie di cucina a cura di Sketch bottiglieria e piccoli pasti. Costo: € 30,00 (visita e brunch)
4 Ottobre | 25 ottobre 2019, ore 20.45 IL GIOCO AD ARTE E D’AZZARDO intrattiene il salotto maschile tra un buon sigaro e un sorso di whisky. Il percorso si integra e completa con l’intervento di Alberto Roffia nella guida alla degustazione.
Conferenze a ingresso gratuito
17 maggio 2019, ore 18.30 Il professor Paolo Barbaro, docente di Storia della Fotografia dell’Università di Parma e responsabile archivi fotografici dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) di Parma e la storica dell’arte dottoressa Cristina Beltrami, in una chiacchierata con l’autrice, presentano Il racconto fotografico di Federica Bottoli tra gli argenti e preziosi dei Conti d’Arco
7 giugno 2019, ore 18.30 La dottoressa Claudia Augusta Botta, storica del costume e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, presenta Il carnet d’oro e i leziosi accessori femminili.
6 Settembre 2019, ore 18.30 Il professor Enrico Colle, Soprintendente del Museo Stibbert di Firenze e profondo conoscitore di arti decorative, presenta Arte e società nella Mantova asburgica. Lo accompagna nel racconto la dottoressa Francesca Rapposelli curatrice della mostra.
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