Donna fonte ispiratrice d'arte
Dal 09 Marzo 2014 al 13 Aprile 2014
Castel d'Ario | Mantova
Luogo: Casa Museo Sartori
Indirizzo: via XX Settembre 11/13/15
Orari: sabato 15.30-19.30; domenica 10.30-12.30 / 15.30-19
Curatori: Arianna Sartori
Enti promotori:
- Regione Lombardia
- Provincia di Mantova
- Comune di Castel d’Ario
- Comune di Mantova
- Associazione Pro Loco Castel d’Ario
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0376 324260
E-Mail info: info@sartoriarianna.191.it
La Casa Museo Sartori di Castel d’Ario dal 9 Marzo al 13 Aprile 2014 presenta la rassegna “Donna fonte ispiratrice d’arte”.
La mostra, che nasce da un’idea e progetto di Adalberto Sartori, è realizzata in occasione della “Festa della Donna” e gode dei patrocini di Regione Lombardia, Provincia di Mantova, Comune di Castel d’Ario, Comune di Mantova e Associazione Pro Loco Castel d’Ario.
La mostra si inaugurerà Domenica 9 Marzo alle ore 11, con interventi di Arianna Sartori curatrice della mostra e del catalogo, Alessandro Pastacci Presidente Provincia di Mantova, Sandro Correzzola Sindaco di Castel d’Ario, Nicola Sodano Sindaco di Mantova, Maria Gabriella Savoia ‘Casa Museo Sartori’ e alla presenza degli artisti o degli eredi che hanno aderito all’iniziativa.
In mostra sono esposti 60 opere (dipinti e sculture) realizzati da: Celso Maggio Andreani • Paolo Baratella • Nevio Bedeschi • Franco Bellardi • Federico Bellomi • Antonio Bobò • Edi Brancolini • Sabina Capraro • Giovanni Cerri • Stefano Ciaponi • Rossano Cortellazzi • Luciano Cottini • Walter Davanzo • Giuseppe De Luigi • Gioxe De Micheli • Isabella Dovera • Franco Dugo • Giovanni Faccioli • Giuseppe Facciotto • Marina Falco • Renato Galbusera • Giordano Garuti • Aurelio Gravina • Denis Guerrato • Maria Jannelli • Veronica Longo • Giovanni Lo Presti • Luca Vernizzi • Bruno Lucchi • Licia Mantovani • Marco Manzella • Massimo Marchesotti • Patrizia Masserini • Vito Melotto • Elettra Metallinò • Antonio Miano • Maria Micozzi • Anna Moccia • Giorgio Mori • Ezio Mutti • Alessandro Nastasio • Sandro Negri • Impero Nigiani • Piero Paoli • Adriano Pavan • Carlo Previtali • Liberio Reggiani • Giorgio Rossi • Giordano Scaravelli • Paolo Soragna • Giuseppe Tecco • Saverio Terruso • Luigi Timoncini • Antonio Tonelli • Giuliano Trombini • Vito Vaccaro • Alberto Venditti • Tono Zancanaro • Domenico Zangrandi • Carlo Zoli.
In Italia dal lontano 1922, l’8 marzo ricorre la ‘giornata internazionale della donna’. Casa Museo Sartori ha deciso di festeggiare la ricorrenza con la rassegna dal titolo “Donna fonte ispiratrice d’arte”, che riunisce sessanta opere tra dipinti e sculture che interpretano il sentire artistico di quasi un secolo.
La “donna” da sempre riconosciuta fonte ispiratrice d’arte, trova raccolte in questa mostra, opere che, a seconda della creatività degli artisti, rappresentano vari momenti e situazioni del vissuto femminile.
Vengono presentate le significative opere di pittori e scultori che hanno operato nel secolo passato e quelle realizzate da artisti contemporanei, appositamente per questo avvenimento.
L’esame delle opere esposte, è risultato quanto mai complesso, perché il tema è stato liberamente interpretato dagli artisti che hanno giustamente e con nostra soddisfazione, dato spazio alla fantasia. Ne è nata una raccolta interessante, curiosa e capace di sorprese inaspettate.
I primi quadri presentati sono di artisti impegnati con interpretazioni estremamente personali, ricche di estro e fantasia:
Nevio Bedeschi dipinge con pennellate veloci e ben contrastate “Risveglio… Donna”, una figura ad alto contrasto, nera, che con passo deciso si slancia verso il suo futuro, non più vittima predestinata ma autentica interprete della propria vita. Dietro di lei scritte a caratteri di stampa bodoniani inneggianti alla donna.
La donna di Stefano Ciaponi è una giovane ragazza che, piegata davanti ad una sorta di tela, prova indecisa a scrivere il proprio futuro; colta nell’atto della scrittura, guarda sorpresa l’osservatore: sceglierà il gioco, l’amore, la propria fisicità? La tela è ancora bianca, con il tempo la vita deciderà per lei. Il titolo dell’opera “Indicare il volo”.
Anche Giuseppe De Luigi, morto nel 1982, esponente di rilievo del Chiarismo Mantovanto, è presente alla rassegna; viene presentata “Ragazza castana con cappello”. L’artista, per quelle sue caratteristiche peculiari di eseguire altissime sintesi di disegno e di stendere il colore con raffinate e monocrome velature, ha maturato uno stile che lo ha reso assolutamente riconoscibile.
Veronica Longo dipinge il quadro “L’aura”; il titolo si presta ad una doppia interpretazione, sarà un’atmosfera o il nome di una ragazza? In effetti l’artista sceglie di dipingere una giovane donna nell’atto di sfilarsi una maglia, i capelli castani, lunghi, nel gesto le ricadono sulle spalle.
“Pensiero lontano” è il titolo del quadro di Patrizia Masserini, che sceglie di dipingere con un monocromo rosso, una donna a busto nudo, seduta o meglio arroccata su un masso in cima, voltate le spalle all’osservatore, è ferma ad ammirare il paesaggio infinito.
Vito Melotto dipinge “Riflessioni su una lettura”, una donna, seduta, allontana dagli occhi gli occhiali, nel gesto di distogliersi per un attimo dall’intima passione della lettura, per una riflessione. I colori del quadro hanno richiesto una lunga esecuzione all’artista veronese che definisce lo sfondo dell’opera con un paravento, un gioco di pareti ed un vaso di fiori sopra un piccolo tavolino.
Maria Micozzi poliedrica ed estremamente creativa, usa, per realizzare le sue opere qualsiasi supporto su cui dipinge, incide, incolla, lega, salda, per poter eseguire opere come “Storie mai scritte”. Traspaiono velature di colore stratificato su materiali diversi che incolla e strappa, che fa e che complica, e proprio due mani dipinte in mezzo all’opera non specificano se e come siano lì, certo avranno uno scopo, sono mani che accarezzano o che carpiscono violentemente, si leggono alcune frasi, …riflessioni a bassa voce, …storie mai scritte.
Adriano Pavan, dipinge un olio su tela intitolato “Sui campi”. Le figure sono delimitate da lunghi segni neri, il colore è asciutto, steso con pennellate ravvicinate; un uomo e una donna più distante, sullo sfondo, ma se dietro l’uomo il cielo è nero e oscuro, dietro la figura femminile si apre un paesaggio chiaro, fatto di luce, di cielo, di verde e di campi coltivati.
Dell’artista mantovano Giordano Scaravelli, attivo tra primo e secondo Novecento, psicologicamente classico e formalmente moderno, viene presentata una delle sue opere più significativa “Figura rossa”. Il ritratto è il risultato di una vera ricerca introspettiva, la morbidezza del segno che pare sparire nella macchia del colore è una qualità formale che caratterizza la sua forza espressiva.
Il viso delle donne è rappresentato da opere intense:
Antonio Bobò presenta “Profilo”, un profilo di donna eseguito utilizzando una gamma cromatica estrema, azzuzzi anticati e nero, l’acconciatura raccolta da un grande cappello si impone per la forma chiusa. Unico elemento contrastante una linea bianca che taglia trasversalmente l’opera.
Giovanni Cerri, artista milanese, figlio d’arte, attivo con importanti esposizioni in Italia e in tutto il territorio europeo, è riuscito a catturare l’attenzione di molti collezionisti. La sua tecnica mista su carta “Sguardo” ci mostra il viso di una giovane donna, arricchito da un’acconciatura nera, spiccano gli occhi neri che riflettono l’anima, che ci guardano, ci chiamano e ci coinvolgono in un intimo dialogo.
Marina Falco, milanese, titolare dal 1999 di una delle cattedre di Anatomia Artistica all’Accademia di Brera, dipinge “Lo sguardo”, un olio su tela quasi monocromo, la pittura resa trasparente, dilavata, quasi fosse acquarello, con larghe pennellate liquide, grazie anche a sapienti effetti di dripping, rende l’opera diafana ma fortemente emotiva.
Denis Guerrato ha scelto di dipingere “I volti delle donne”, colti nelle diverse espressioni, nei diversi momenti della vita. Il dipinto suddiviso in nove riquadri, ci propone nove ritratti, eseguiti ciascuno in monocromi colori primari.
Paolo Soragna, opera nel mondo dell’arte come una disciplina personale che gli permette di esprimere l’esperienza vissuta in rapporto con la propria libera interiorità. Nei ritratti più che l’anatomia dipinge la personalità interiore del personaggio con una intensità da grande artista; così nel quadro “Figura incontrata”.
Luigi Timoncini partecipa alla rassegna con l’opera “La donna della collana”. Lei dipinta in primo piano, è come se uscisse dal quadro, bella, decisa sicura di sé e realizzata, certo una donna matura, il suo sguardo volitivo con la bocca socchiusa e l’acconciatura che raccoglie i capelli neri, non ha bisogno di avere orpelli, è già splendente di suo. E la collana di perle, non è necessariamente un arricchimento, piuttosto una scusa, chi brilla di più?
Molte sono le opere dedicate alla bellezza della donna, così:
Franco Bellardi, emiliano, raffigura una “Donna che si spoglia”; un grande disegno policromo, nel quale una ragazza sta togliendo, (ormai o finalmente) l’ultimo velo. Il suo corpo appare, così, nella freschezza della gioventù, caratterizzato da movenze gentili e trasognate. Spostata a destra, la figura si equilibria con in basso a sinistra un vasetto di ceramica bianco che contiene pochi rametti, senza fiori.
Edi Brancolini dipinge “La sorgente”: una donna avvolta in una veste rossa, prona, accasciata su una roccia, in atteggiamento di riposo, tiene in mano una ciotola dalla quale scorre acqua, simbolo di linfa vitale e continuità di vita. Sullo sfondo, tipico della pittura dell’artista modenese, il paesaggio dipinto, con la consueta abilità, a quinte.
Gioxe De Micheli interpreta ironicamente “La donna pesce”, il quadro presenta in una scatola-vasca piena d’acqua, due realtà bel distinte, la prima, a livello dell’acqua esce la testa di una graziosa fanciulla con un nastro rosso tra i capelli; sott’acqua, invece, l’anatomia matura del corpo, nonostante la visione surreale della situazione, riesce a sorprendere per la sua bellezza.
L’artista trevigiano Walter Davanzo che da sempre trova nell’espressionismo tedesco una corrente a lui vicina, dipinge “Nudo”, un essenziale busto di donna, privo di testa; l’opera monocroma è definita da un unico segno, potente e nero, dipinta a punta di pennello su un vecchio spartito musicale del nonno, già direttore d’orchestra a Berlino.
Franco Dugo, per questa occasione torna all’amata tecnica del pastello su carta; “La modella” è presa di spalle, seduta con solo ai fianchi un lenzuolo che ci mostra il suo corpo giovane e fresco, con un’acconciatura semplice, due piccole perle come orecchini, una ragazza qualunque. La sua figura è definita da un forte segno nero, sicuro, senza alcun ripensamento, Dugo, padrone della forma!
Il dipinto di Giuseppe Facciotto dal titolo “Nudo disteso col gatto” del 1935 ca., una delle opere più rappresentate e più rappresentative di questo maestro del Chiarismo Mantovano, raffigura con grande sensualità, il corpo di una giovane donna distesa, in abbandono, provocante, nuda, con le sole lunghe calze trasparenti, il suo gatto nero, dorme, accovacciato sullo stesso divano; lei guarda altrove, i pensieri non si leggono, il suo sguardo è perso nel nulla.
“Alla finestra” è il titolo dell’opera dell’artista veronese Giovanni Faccioli; la sua donna avvicinandosi alla finestra, guarda all’esterno le nuvole che sovrastano un paesaggio grigio e, con un gesto rilassato si acconcia i capelli. La tavolozza è assolutamente armoniosa e caratterizzata da bassi toni di colore.
Aurelio Gravina in “Così è lo sguardo della nostra inclinazione (meta)”, dipinge un busto di donna, molto stilizzato, ermetico, le forme appena accennate ipotizzano eventuali cambiamenti così palesemente prevedibili da diventare inquietanti.
“Donna sogno” è una porcellana bisquit, del 2000, opera dello scultore trentino Bruno Lucchi. La sua figura femminile è seduta a terra; la testa mollemente appoggiata sulle ginocchia allungate. La postura è rilassata, lei si sta coccolando con fare sognante, in un momento di tranquillo e solitario riposo. La scultura, realizzata con una personalissima ed inconfondibile tecnica, vede Lucchi accarezzare con segni sottili, i lievi panneggi degli abiti che accompagnano le forme del corpo, molto castigato, unica frivolezza una lunga treccia scende lungo la schiena.
“Nudo sulla poltrona rossa” è il quadro che Massimo Marchesotti presenta per l’occasione; l’artista dipinge da sempre nudi femminili che esegue con maestria e grande sensibilità, l’anatomia della figura umana non ha per lui segreti, sempre perfetta. Il disegno fatto a matita non rileva alcuna incertezza, anzi, la perfezione del piede, la postura della mano, i lineamenti del viso, sono elementi di eccellenza.
La scultura in bronzo “Torso” del 1974, di Ezio Mutti già illustre esponente del Chiarismo Mantovano, è il frutto della grande ricerca stilistica e di sintesi dell’artista. È doveroso che le sue sculture siano ricordate e apprezzate, per mantenere viva la memoria storica di un talento del nostro territorio; nel caso specifico l’opera, è già stata esposta al Salon de Mai a Parigi nel 1976.
ll valore della quotidianità, degli affetti, della famiglia:
Licia Mantovani trova nell’ambito della famiglia il soggetto della sua opera “Tenerezze in famiglia”, una maternità dolce che vede la madre circondata dalle figure dei suoi cari, fuori dalla finestra si intravvede una natura che si sta risvegliando dai rigori dell’inverno.
Il quadro dipinto da Marco Manzella è dedicato alla “Grande Madre”, una tempera su tavola, dai caldi colori della natura, verdi il prato e le montagne lontane, azzurro il cielo, bianche le piccole nuvole, e poi lei, in primo piano, una dolce figura femminile, piegata ad aggiustarsi una scarpa che scappa, nel suo abito lungo che le copre il corpo, dipinta con le varie tonalità delle terre. Ma chi è la Grande Madre a cui si riferisce l’artista?
Piero Paoli omaggia alla donna il quadro “Dopo la pesca” e da artista raffinato quale è, riesce ancora a colpire l’immaginazione dell’osservatore per quell’uso di infinite e decise sfumature di colori con i quali scolpisce le sue figure. Il suo personale linguaggio artistico lo porta a raccogliere ovunque consensi e successi.
Giorgio Rossi, artista milanese, con la grande tela “Madre” del 1985, dipinge con amore figliale la madre che, seduta con una coperta a vivaci quadrettini stesa sulle gambe, appare ormai anziana e malferma, ma non priva di uno sguardo vivace e vitale.
Saverio Terruso viene ricordato con il dipinto “Processione”. Il maestro scomparso ormai da alcuni anni, dipingeva in processioni le sue donne siciliane avvolte da grandi scialli. Le figure che portano in mano ceri votivi, sono così ricche di colore, che riescono a coinvolgere l’osservatore per quello spirito popolare che le caratterizzano.
Antonio Tonelli che presenta l’opera “La Carezza”, è stato interprete del realismo critico-oggettivo degli anni sessanta; da allora dipinge preferibilmente per cicli tematici. È andato via via affinando tale tecnica che rimane ancora oggi invariata: uno stile personale, ormai, che fa riconoscere un suo quadro di primo acchito, proprio per l’immagine limpida, curata in modi diversi, ma efficacemente unitaria nel risultato finale.
L’artista nato a Palermo Vito Vaccaro, presente alla rassegna con il quadro “Nonna e nipote” (1945), ha sempre dipinto con lo scopo di arrivare a descrivere le cose che lo circondavano e che costituivano il suo orizzonte privato: essenzialmente figure, paesaggi, nature morte. Nel quadro esposto, viene raffigurato un piacevole momento di vita famigliare.
Donne vere, capaci di vivere la propria quotidianità:
Federico Bellomi, artista veronese, scomparso nel 2010, in occasione di una esposizione tenuta alla Istituto Cultural Español de Santiago in Spagna, nel 1979, eseguiva la bella opera “Elisa”, una ragazza che con sapienza viene acconciata con mantiglia, il tipico scialle in merletto nero, tradizionalmente portato sul capo dalle donne spagnole, sostenuto da un alto pettine infilato nei capelli, che scende a coprire le spalle e il petto, e ventaglio, i tipici accessori dell’abbigliamento femminile nella tradizione spagnola.
Rossano Cortellazzi in “Il sogno di Elena” sceglie di raffigurare la moglie colta in un raro momento di riposo con gli occhi chiusi, i lineamenti distesi. Dietro di lei lo sfondo è a collage, l’artista usa carte da parati che ulteriormente dipinge. Intrigante opera che incuriosisce per questo incarnato fortemente cromatico.
“Barbara”, è il quadro che Giovanni Lo Presti ha dipinto per l’esposizione. Un forte ritratto, riprende la donna dall’alto, la posizione non la trova intimorita, anzi, il suo sguardo è forte, coraggioso, ricco di aggressività, ed anche i capelli, fulvi, la definiscono indomita. La bravura di Lo Presti è un dato assolutamente certo.
Luca Vernizzi, in arte Luca, presenta “Anna a Quarto Oggiaro”, il quadro di tipo espressionista figurativo lo vede liberare il soggetto di tutti gli orpelli inutili per definire la figura di questa giovane ragazza che, vestita in modo casual, si trova così per caso, al centro della scena, anonima ma già così ricca di personalità.
Anna Moccia scomparsa già alcuni anni fa, viene rappresentata dal suo giovanile “Autoritratto”, un’opera degli anni cinquanta, assolutamente moderna, una bella tempera eseguita come fosse un olio, pennellate veloci, materiche, precise per definire il suo bellissimo volto.
Lo scultore Carlo Previtali attraverso una rilettura del mondo figurativo, riesce a dare con la sua ricerca, le suggestioni adeguate per affrontare il mondo del fantastico. La conoscenza del mondo classico greco e romano conferisce alle sue opere uno specifico linguaggio plastico di sicuro valore. Per la mostra dedicata alla donna, propone il volto di “Roberta”, una ceramica monocroma bianca.
Per questa esposizione Giuseppe Tecco presenta il quadro “Nora”. La figura femminile è dipinta in un ambiente della casa dove le bianche cromie della coperta del letto si contrappongono al nero assoluto dei suoi capelli e dell’abito tradizionale valdostano che indossa. Il quadro realizzato a tecnica mista è completato da preziosismi a collage.
La pittura di Giuliano Trombini è spontanea, immediata, singolare per i temi costantemente trattati e capace di destare un generale interesse; per questa mostra, presenta “Irene”?una giovane ragazza ripresa di profilo, con il viso piegato in avanti, la luce le attraversa i capelli che scendono sulle spalle, ma il senso dell’isolamento e della solitudine è sempre incombente.
Di Domenico Zangrandi, artista veronese ormai scomparso da alcuni anni, ma mai dimenticato; viene esposta l’opera “Mia moglie, tra una recita e l’altra, attende pensosa la parte seguente…”, il quadro dipinto con grande somiglianza, rende merito all’artista per saper esplicitare con grande capacità la poliedrica personalità della moglie.
Oppure donne che vivono le diverse problematiche sociali:
Celso Maggio Andreani, artista mantovano scomparso nel 1994, pur prediligendo le case ed il paesaggio, durante la sua carriera artistica, aveva dipinto anche figure femminili; nella mostra attuale viene esposto “Operaia”, il quadro di forte contenuto sociale, riesce ad essere ugualmente dolce, perché pur se lo sfondo è anonimo e privo di connotazioni paesaggistiche, rappresenta la figura intera e di profilo, di una giovane operaia della quale evidenzia lo stato di gravidanza avanzata.
La violenza sulla donne è un problema di grande attualità, ma è stato problema grave anche negli anni scorsi, lo dimostra l’opera “Violenza” di Luciano Cottini del 1971. È un potente disegno, costruito con la grammatica forte dell’artista bresciano, che raffigura una donna nuda, distesa, col volto terrorizzato, mentre una belva non identificata si sta avventando su di lei; la violenza lascia sempre un segno profondo, nella vita di chi la subisce.
“Amazzoni” è l’opera di Isabella Clara Dovera, la sua grande tela è un dipinto monocromo quasi nero; si intravedono alcune dettagli di un nudo femminile che ha subito una terribile amputazione; l’artista, ci parla di quella menomazione fisica che molte donne purtroppo subiscono a seguito di gravi malattie, che le portano alla sofferenza fisica ed anche psicologica. “Amazzoni” è anche il nome della Associazione che si interessa delle donne che sono colpite di queste malattie.
La donna, il lavoro, la casa e il paesaggio sono i temi di Sandro Negri, artista mantovano recentemente scomparso. E proprio le mondine sono state le figure femminili che tanta fortuna hanno portato all’artista. Nell’opera “Mani di mondina”, di robusta costruzione, si evince quale sia la fatica del lavoro agricolo: la figura femminile è solida, il suo gesto sicuro, non c’è ritratto, piuttosto un corpo potente, provato dal faticoso lavoro diventa icona di sicurezza e certezza del futuro.
Liberio Reggiani è sempre stato, per antonomasia, il pittore della denuncia sociale, del Realismo Esistenziale, così, nel dipinto del 1977, “Maternità”, prevale il sentimento della denuncia di una madre con un figlio ‘diverso’, raffigurati con volti emaciati ed espressioni fortemente drammatiche che esprimono nel bimbo ignavia e idiozia, mentre nella madre dolore, miseria e forte sofferenza, con l’unica possibilità loro rimasta di mettersi in comunicazione attraverso lo stringersi le mani. Insieme, vivono in una città incombente, senza più anima, dietro di loro, gli imponenti grattacieli sono il simbolo dell’incomunicabilità.
Alcuni altri si sono ispirati alle donne della cultura classica, mitologica e religiosa:
Giordano Garuti presenta la sua “Dafne”, nel momento in cui si trasforma in albero di alloro. La rigidità del gesto e della movenza sorprende per quelli che conoscono l’arte di Garuti che per altro dipinge un surreale e bellissimo mantello/tronco.
“Una delle Caricli?”, è il dipinto ad opera di Alessandro Nastasio, pittore e scultore milanese di chiara fama, si è caratterizzato da subito per quel suo modo di lavorare in bidimensionale e di operare straordinarie sintesi di segni e soprattutto di significati. Nella mitologia, Cariclo (una ninfa nelle grazie di Atena), si bagnava spesso con la dea Atena in una sorgente. Un giorno il giovane Tiresia che cacciava nei pressi della sorgente vide Atena nuda. La dea immediatamente gli coprì con le mani gli occhi accecandolo. Per consolare Cariclo, disperata per il castigo inflitto al figlio, Atena gli fece dono della profezia e gli donò anche un bastone di corniolo, che lo guidasse al posto degli occhi.
Di Elettra Metallinò presentiamo il dipinto “Eva”, in un improbabile paradiso terrestre, la prima donna in assoluto, riceve la fatidica mela da Adamo, di cui si vede solo la mano, ma il suo sguardo smarrito, la rende certamente consapevole che dal suo gesto partiranno tristezze e nuove disgrazie.
Giorgio Mori per la mostra dedicata alla donna presenta “Maddalena penitente n. due”; la sua storia è nota, ma osservare questo nudo piegato a terra, che cerca di coprirsi con un telo rosato ci porta a riflessioni nuove. Dipinto a campiture fortemente chiaroscurali, non evidenzia una ricerca raffigurativa, quanto piuttosto un risultato, per altro raggiunto, di tipo emozionale. Lo sfondo non è definito, lei è lì sola, abbandonata.
Il maestro Tono Zancanaro, famoso anche per le sue figure femminili, donne provocanti, sempre nude e bellissime, determinate da un segno deciso, fluente, che si muove sul foglio senza pentimenti, fortemente personalizzato, presenta la china al tratto “Selinuntea”… le donne della famosa cittò greca distrutta da Annibale.
Carlo Zoli scultore e ceramista, per l’esposizione ha pensato di esporre una delle ultime opere “Vedo e Stravedo”. La straordinaria manualità dell’artista gli consente di dare spazio all’invenzione di nuovi personaggi come questa bellissima veggente che nella roccia d’argento cattura l’alchimia, e nella sfera dorata legge il futuro.
Per ultimi parliamo dei ritratti, cioè quelle opere che gli artisti hanno eseguito, decidendo di rappresentare personaggi entrati nella storia per diversi motivi culturali, scientifici, politici, artistici.
“Simone Weil”, dipinta da Paolo Baratella già insegnante a Brera, è un ritratto profondo, giocato su forti contrasti dei pochi colori usati, magri; di grande impatto emotivo è il ritratto della filosofa, mistica e scrittrice francese. La sua fama è legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche vicende esistenziali, insegnante di filosofia, esponente rivoluzionario, muore a soli 34 anni in un sanatorio di Harlem, nel 1943.
Sabina Capraro artista milanese, già docente di Disegno alla Scuola Superiore degli Artefici all’Accademia di Brera, presenta il superbo ritratto “Una donna per dirimere, decidere, delegare (ritratto Ministro Annamaria Cancellieri)”, donna legata ai più alti livelli della politica italiana. L’opera, dipinta con grande rassomiglianza e qualità, ci evidenzia il personaggio nella sua autorevolezza.
Impero Nigiani ci presenta la sua nostalgica “Lili Marlen”, personaggio di una famosissima canzone tedesca, tradotta in innumerevoli lingue e divenuta famosa in tutto il mondo, durante la seconda guerra mondiale. Questo di Nigiani è un dipinto caratterizzato da un’atmosfera retrò e sognante, tipica del pittore toscano.
Renato Galbusera presenta “Valentina T”, il suo dipinto, rende omaggio all’astronauta sovietica Valentina Vladimirovna (Jaroslavl 1937), la prima donna a partecipare ad una missione spaziale, con l’astronave Vostok VI, tra il 16 e il 19 giugno 1963; compì 49 orbite intorno alla terra in 71 ore.
Maria Jannelli dedica il suo dipinto “Frida” alla pittrice Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón (1907 - 1954), una pittrice messicana dalla vita travagliata, attivista del Partito Comunista Messicano. Morta per una polmonite bronchiale, le ultime parole che scrive nel diario sono state: “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.”
Antonio Miano dipinge un intenso ritratto di “Simone Weil”. L’opera trova una forte espressività nell’uso di colori altamente contrastanti fra loro ma di basso valore cromatico.
Alberto Venditti sceglie di rendere “Omaggio ad Alda Merini”, un personaggio con un forte significato per il tema della mostra dedicata alla donna. La poetessa, in vita ha sofferto molto per le sue ingiuste vicissitudini umane, ma alla fine ha vinto il suo coraggio e la forza della sua poesia. Venditti si è incontrato più volte con lei che, in una occasione, gli chiese uno schizzo del suo volto diventato, in seguito, la copertina dell’opuscolo “Sogno e poesia”, con riprodotto un breve epigramma per una sua incisione utilizzata. Una mostra estremamente poliedrica che speriamo possa riscuotere il successo che merita.
Viva le donne.
La mostra, che nasce da un’idea e progetto di Adalberto Sartori, è realizzata in occasione della “Festa della Donna” e gode dei patrocini di Regione Lombardia, Provincia di Mantova, Comune di Castel d’Ario, Comune di Mantova e Associazione Pro Loco Castel d’Ario.
La mostra si inaugurerà Domenica 9 Marzo alle ore 11, con interventi di Arianna Sartori curatrice della mostra e del catalogo, Alessandro Pastacci Presidente Provincia di Mantova, Sandro Correzzola Sindaco di Castel d’Ario, Nicola Sodano Sindaco di Mantova, Maria Gabriella Savoia ‘Casa Museo Sartori’ e alla presenza degli artisti o degli eredi che hanno aderito all’iniziativa.
In mostra sono esposti 60 opere (dipinti e sculture) realizzati da: Celso Maggio Andreani • Paolo Baratella • Nevio Bedeschi • Franco Bellardi • Federico Bellomi • Antonio Bobò • Edi Brancolini • Sabina Capraro • Giovanni Cerri • Stefano Ciaponi • Rossano Cortellazzi • Luciano Cottini • Walter Davanzo • Giuseppe De Luigi • Gioxe De Micheli • Isabella Dovera • Franco Dugo • Giovanni Faccioli • Giuseppe Facciotto • Marina Falco • Renato Galbusera • Giordano Garuti • Aurelio Gravina • Denis Guerrato • Maria Jannelli • Veronica Longo • Giovanni Lo Presti • Luca Vernizzi • Bruno Lucchi • Licia Mantovani • Marco Manzella • Massimo Marchesotti • Patrizia Masserini • Vito Melotto • Elettra Metallinò • Antonio Miano • Maria Micozzi • Anna Moccia • Giorgio Mori • Ezio Mutti • Alessandro Nastasio • Sandro Negri • Impero Nigiani • Piero Paoli • Adriano Pavan • Carlo Previtali • Liberio Reggiani • Giorgio Rossi • Giordano Scaravelli • Paolo Soragna • Giuseppe Tecco • Saverio Terruso • Luigi Timoncini • Antonio Tonelli • Giuliano Trombini • Vito Vaccaro • Alberto Venditti • Tono Zancanaro • Domenico Zangrandi • Carlo Zoli.
In Italia dal lontano 1922, l’8 marzo ricorre la ‘giornata internazionale della donna’. Casa Museo Sartori ha deciso di festeggiare la ricorrenza con la rassegna dal titolo “Donna fonte ispiratrice d’arte”, che riunisce sessanta opere tra dipinti e sculture che interpretano il sentire artistico di quasi un secolo.
La “donna” da sempre riconosciuta fonte ispiratrice d’arte, trova raccolte in questa mostra, opere che, a seconda della creatività degli artisti, rappresentano vari momenti e situazioni del vissuto femminile.
Vengono presentate le significative opere di pittori e scultori che hanno operato nel secolo passato e quelle realizzate da artisti contemporanei, appositamente per questo avvenimento.
L’esame delle opere esposte, è risultato quanto mai complesso, perché il tema è stato liberamente interpretato dagli artisti che hanno giustamente e con nostra soddisfazione, dato spazio alla fantasia. Ne è nata una raccolta interessante, curiosa e capace di sorprese inaspettate.
I primi quadri presentati sono di artisti impegnati con interpretazioni estremamente personali, ricche di estro e fantasia:
Nevio Bedeschi dipinge con pennellate veloci e ben contrastate “Risveglio… Donna”, una figura ad alto contrasto, nera, che con passo deciso si slancia verso il suo futuro, non più vittima predestinata ma autentica interprete della propria vita. Dietro di lei scritte a caratteri di stampa bodoniani inneggianti alla donna.
La donna di Stefano Ciaponi è una giovane ragazza che, piegata davanti ad una sorta di tela, prova indecisa a scrivere il proprio futuro; colta nell’atto della scrittura, guarda sorpresa l’osservatore: sceglierà il gioco, l’amore, la propria fisicità? La tela è ancora bianca, con il tempo la vita deciderà per lei. Il titolo dell’opera “Indicare il volo”.
Anche Giuseppe De Luigi, morto nel 1982, esponente di rilievo del Chiarismo Mantovanto, è presente alla rassegna; viene presentata “Ragazza castana con cappello”. L’artista, per quelle sue caratteristiche peculiari di eseguire altissime sintesi di disegno e di stendere il colore con raffinate e monocrome velature, ha maturato uno stile che lo ha reso assolutamente riconoscibile.
Veronica Longo dipinge il quadro “L’aura”; il titolo si presta ad una doppia interpretazione, sarà un’atmosfera o il nome di una ragazza? In effetti l’artista sceglie di dipingere una giovane donna nell’atto di sfilarsi una maglia, i capelli castani, lunghi, nel gesto le ricadono sulle spalle.
“Pensiero lontano” è il titolo del quadro di Patrizia Masserini, che sceglie di dipingere con un monocromo rosso, una donna a busto nudo, seduta o meglio arroccata su un masso in cima, voltate le spalle all’osservatore, è ferma ad ammirare il paesaggio infinito.
Vito Melotto dipinge “Riflessioni su una lettura”, una donna, seduta, allontana dagli occhi gli occhiali, nel gesto di distogliersi per un attimo dall’intima passione della lettura, per una riflessione. I colori del quadro hanno richiesto una lunga esecuzione all’artista veronese che definisce lo sfondo dell’opera con un paravento, un gioco di pareti ed un vaso di fiori sopra un piccolo tavolino.
Maria Micozzi poliedrica ed estremamente creativa, usa, per realizzare le sue opere qualsiasi supporto su cui dipinge, incide, incolla, lega, salda, per poter eseguire opere come “Storie mai scritte”. Traspaiono velature di colore stratificato su materiali diversi che incolla e strappa, che fa e che complica, e proprio due mani dipinte in mezzo all’opera non specificano se e come siano lì, certo avranno uno scopo, sono mani che accarezzano o che carpiscono violentemente, si leggono alcune frasi, …riflessioni a bassa voce, …storie mai scritte.
Adriano Pavan, dipinge un olio su tela intitolato “Sui campi”. Le figure sono delimitate da lunghi segni neri, il colore è asciutto, steso con pennellate ravvicinate; un uomo e una donna più distante, sullo sfondo, ma se dietro l’uomo il cielo è nero e oscuro, dietro la figura femminile si apre un paesaggio chiaro, fatto di luce, di cielo, di verde e di campi coltivati.
Dell’artista mantovano Giordano Scaravelli, attivo tra primo e secondo Novecento, psicologicamente classico e formalmente moderno, viene presentata una delle sue opere più significativa “Figura rossa”. Il ritratto è il risultato di una vera ricerca introspettiva, la morbidezza del segno che pare sparire nella macchia del colore è una qualità formale che caratterizza la sua forza espressiva.
Il viso delle donne è rappresentato da opere intense:
Antonio Bobò presenta “Profilo”, un profilo di donna eseguito utilizzando una gamma cromatica estrema, azzuzzi anticati e nero, l’acconciatura raccolta da un grande cappello si impone per la forma chiusa. Unico elemento contrastante una linea bianca che taglia trasversalmente l’opera.
Giovanni Cerri, artista milanese, figlio d’arte, attivo con importanti esposizioni in Italia e in tutto il territorio europeo, è riuscito a catturare l’attenzione di molti collezionisti. La sua tecnica mista su carta “Sguardo” ci mostra il viso di una giovane donna, arricchito da un’acconciatura nera, spiccano gli occhi neri che riflettono l’anima, che ci guardano, ci chiamano e ci coinvolgono in un intimo dialogo.
Marina Falco, milanese, titolare dal 1999 di una delle cattedre di Anatomia Artistica all’Accademia di Brera, dipinge “Lo sguardo”, un olio su tela quasi monocromo, la pittura resa trasparente, dilavata, quasi fosse acquarello, con larghe pennellate liquide, grazie anche a sapienti effetti di dripping, rende l’opera diafana ma fortemente emotiva.
Denis Guerrato ha scelto di dipingere “I volti delle donne”, colti nelle diverse espressioni, nei diversi momenti della vita. Il dipinto suddiviso in nove riquadri, ci propone nove ritratti, eseguiti ciascuno in monocromi colori primari.
Paolo Soragna, opera nel mondo dell’arte come una disciplina personale che gli permette di esprimere l’esperienza vissuta in rapporto con la propria libera interiorità. Nei ritratti più che l’anatomia dipinge la personalità interiore del personaggio con una intensità da grande artista; così nel quadro “Figura incontrata”.
Luigi Timoncini partecipa alla rassegna con l’opera “La donna della collana”. Lei dipinta in primo piano, è come se uscisse dal quadro, bella, decisa sicura di sé e realizzata, certo una donna matura, il suo sguardo volitivo con la bocca socchiusa e l’acconciatura che raccoglie i capelli neri, non ha bisogno di avere orpelli, è già splendente di suo. E la collana di perle, non è necessariamente un arricchimento, piuttosto una scusa, chi brilla di più?
Molte sono le opere dedicate alla bellezza della donna, così:
Franco Bellardi, emiliano, raffigura una “Donna che si spoglia”; un grande disegno policromo, nel quale una ragazza sta togliendo, (ormai o finalmente) l’ultimo velo. Il suo corpo appare, così, nella freschezza della gioventù, caratterizzato da movenze gentili e trasognate. Spostata a destra, la figura si equilibria con in basso a sinistra un vasetto di ceramica bianco che contiene pochi rametti, senza fiori.
Edi Brancolini dipinge “La sorgente”: una donna avvolta in una veste rossa, prona, accasciata su una roccia, in atteggiamento di riposo, tiene in mano una ciotola dalla quale scorre acqua, simbolo di linfa vitale e continuità di vita. Sullo sfondo, tipico della pittura dell’artista modenese, il paesaggio dipinto, con la consueta abilità, a quinte.
Gioxe De Micheli interpreta ironicamente “La donna pesce”, il quadro presenta in una scatola-vasca piena d’acqua, due realtà bel distinte, la prima, a livello dell’acqua esce la testa di una graziosa fanciulla con un nastro rosso tra i capelli; sott’acqua, invece, l’anatomia matura del corpo, nonostante la visione surreale della situazione, riesce a sorprendere per la sua bellezza.
L’artista trevigiano Walter Davanzo che da sempre trova nell’espressionismo tedesco una corrente a lui vicina, dipinge “Nudo”, un essenziale busto di donna, privo di testa; l’opera monocroma è definita da un unico segno, potente e nero, dipinta a punta di pennello su un vecchio spartito musicale del nonno, già direttore d’orchestra a Berlino.
Franco Dugo, per questa occasione torna all’amata tecnica del pastello su carta; “La modella” è presa di spalle, seduta con solo ai fianchi un lenzuolo che ci mostra il suo corpo giovane e fresco, con un’acconciatura semplice, due piccole perle come orecchini, una ragazza qualunque. La sua figura è definita da un forte segno nero, sicuro, senza alcun ripensamento, Dugo, padrone della forma!
Il dipinto di Giuseppe Facciotto dal titolo “Nudo disteso col gatto” del 1935 ca., una delle opere più rappresentate e più rappresentative di questo maestro del Chiarismo Mantovano, raffigura con grande sensualità, il corpo di una giovane donna distesa, in abbandono, provocante, nuda, con le sole lunghe calze trasparenti, il suo gatto nero, dorme, accovacciato sullo stesso divano; lei guarda altrove, i pensieri non si leggono, il suo sguardo è perso nel nulla.
“Alla finestra” è il titolo dell’opera dell’artista veronese Giovanni Faccioli; la sua donna avvicinandosi alla finestra, guarda all’esterno le nuvole che sovrastano un paesaggio grigio e, con un gesto rilassato si acconcia i capelli. La tavolozza è assolutamente armoniosa e caratterizzata da bassi toni di colore.
Aurelio Gravina in “Così è lo sguardo della nostra inclinazione (meta)”, dipinge un busto di donna, molto stilizzato, ermetico, le forme appena accennate ipotizzano eventuali cambiamenti così palesemente prevedibili da diventare inquietanti.
“Donna sogno” è una porcellana bisquit, del 2000, opera dello scultore trentino Bruno Lucchi. La sua figura femminile è seduta a terra; la testa mollemente appoggiata sulle ginocchia allungate. La postura è rilassata, lei si sta coccolando con fare sognante, in un momento di tranquillo e solitario riposo. La scultura, realizzata con una personalissima ed inconfondibile tecnica, vede Lucchi accarezzare con segni sottili, i lievi panneggi degli abiti che accompagnano le forme del corpo, molto castigato, unica frivolezza una lunga treccia scende lungo la schiena.
“Nudo sulla poltrona rossa” è il quadro che Massimo Marchesotti presenta per l’occasione; l’artista dipinge da sempre nudi femminili che esegue con maestria e grande sensibilità, l’anatomia della figura umana non ha per lui segreti, sempre perfetta. Il disegno fatto a matita non rileva alcuna incertezza, anzi, la perfezione del piede, la postura della mano, i lineamenti del viso, sono elementi di eccellenza.
La scultura in bronzo “Torso” del 1974, di Ezio Mutti già illustre esponente del Chiarismo Mantovano, è il frutto della grande ricerca stilistica e di sintesi dell’artista. È doveroso che le sue sculture siano ricordate e apprezzate, per mantenere viva la memoria storica di un talento del nostro territorio; nel caso specifico l’opera, è già stata esposta al Salon de Mai a Parigi nel 1976.
ll valore della quotidianità, degli affetti, della famiglia:
Licia Mantovani trova nell’ambito della famiglia il soggetto della sua opera “Tenerezze in famiglia”, una maternità dolce che vede la madre circondata dalle figure dei suoi cari, fuori dalla finestra si intravvede una natura che si sta risvegliando dai rigori dell’inverno.
Il quadro dipinto da Marco Manzella è dedicato alla “Grande Madre”, una tempera su tavola, dai caldi colori della natura, verdi il prato e le montagne lontane, azzurro il cielo, bianche le piccole nuvole, e poi lei, in primo piano, una dolce figura femminile, piegata ad aggiustarsi una scarpa che scappa, nel suo abito lungo che le copre il corpo, dipinta con le varie tonalità delle terre. Ma chi è la Grande Madre a cui si riferisce l’artista?
Piero Paoli omaggia alla donna il quadro “Dopo la pesca” e da artista raffinato quale è, riesce ancora a colpire l’immaginazione dell’osservatore per quell’uso di infinite e decise sfumature di colori con i quali scolpisce le sue figure. Il suo personale linguaggio artistico lo porta a raccogliere ovunque consensi e successi.
Giorgio Rossi, artista milanese, con la grande tela “Madre” del 1985, dipinge con amore figliale la madre che, seduta con una coperta a vivaci quadrettini stesa sulle gambe, appare ormai anziana e malferma, ma non priva di uno sguardo vivace e vitale.
Saverio Terruso viene ricordato con il dipinto “Processione”. Il maestro scomparso ormai da alcuni anni, dipingeva in processioni le sue donne siciliane avvolte da grandi scialli. Le figure che portano in mano ceri votivi, sono così ricche di colore, che riescono a coinvolgere l’osservatore per quello spirito popolare che le caratterizzano.
Antonio Tonelli che presenta l’opera “La Carezza”, è stato interprete del realismo critico-oggettivo degli anni sessanta; da allora dipinge preferibilmente per cicli tematici. È andato via via affinando tale tecnica che rimane ancora oggi invariata: uno stile personale, ormai, che fa riconoscere un suo quadro di primo acchito, proprio per l’immagine limpida, curata in modi diversi, ma efficacemente unitaria nel risultato finale.
L’artista nato a Palermo Vito Vaccaro, presente alla rassegna con il quadro “Nonna e nipote” (1945), ha sempre dipinto con lo scopo di arrivare a descrivere le cose che lo circondavano e che costituivano il suo orizzonte privato: essenzialmente figure, paesaggi, nature morte. Nel quadro esposto, viene raffigurato un piacevole momento di vita famigliare.
Donne vere, capaci di vivere la propria quotidianità:
Federico Bellomi, artista veronese, scomparso nel 2010, in occasione di una esposizione tenuta alla Istituto Cultural Español de Santiago in Spagna, nel 1979, eseguiva la bella opera “Elisa”, una ragazza che con sapienza viene acconciata con mantiglia, il tipico scialle in merletto nero, tradizionalmente portato sul capo dalle donne spagnole, sostenuto da un alto pettine infilato nei capelli, che scende a coprire le spalle e il petto, e ventaglio, i tipici accessori dell’abbigliamento femminile nella tradizione spagnola.
Rossano Cortellazzi in “Il sogno di Elena” sceglie di raffigurare la moglie colta in un raro momento di riposo con gli occhi chiusi, i lineamenti distesi. Dietro di lei lo sfondo è a collage, l’artista usa carte da parati che ulteriormente dipinge. Intrigante opera che incuriosisce per questo incarnato fortemente cromatico.
“Barbara”, è il quadro che Giovanni Lo Presti ha dipinto per l’esposizione. Un forte ritratto, riprende la donna dall’alto, la posizione non la trova intimorita, anzi, il suo sguardo è forte, coraggioso, ricco di aggressività, ed anche i capelli, fulvi, la definiscono indomita. La bravura di Lo Presti è un dato assolutamente certo.
Luca Vernizzi, in arte Luca, presenta “Anna a Quarto Oggiaro”, il quadro di tipo espressionista figurativo lo vede liberare il soggetto di tutti gli orpelli inutili per definire la figura di questa giovane ragazza che, vestita in modo casual, si trova così per caso, al centro della scena, anonima ma già così ricca di personalità.
Anna Moccia scomparsa già alcuni anni fa, viene rappresentata dal suo giovanile “Autoritratto”, un’opera degli anni cinquanta, assolutamente moderna, una bella tempera eseguita come fosse un olio, pennellate veloci, materiche, precise per definire il suo bellissimo volto.
Lo scultore Carlo Previtali attraverso una rilettura del mondo figurativo, riesce a dare con la sua ricerca, le suggestioni adeguate per affrontare il mondo del fantastico. La conoscenza del mondo classico greco e romano conferisce alle sue opere uno specifico linguaggio plastico di sicuro valore. Per la mostra dedicata alla donna, propone il volto di “Roberta”, una ceramica monocroma bianca.
Per questa esposizione Giuseppe Tecco presenta il quadro “Nora”. La figura femminile è dipinta in un ambiente della casa dove le bianche cromie della coperta del letto si contrappongono al nero assoluto dei suoi capelli e dell’abito tradizionale valdostano che indossa. Il quadro realizzato a tecnica mista è completato da preziosismi a collage.
La pittura di Giuliano Trombini è spontanea, immediata, singolare per i temi costantemente trattati e capace di destare un generale interesse; per questa mostra, presenta “Irene”?una giovane ragazza ripresa di profilo, con il viso piegato in avanti, la luce le attraversa i capelli che scendono sulle spalle, ma il senso dell’isolamento e della solitudine è sempre incombente.
Di Domenico Zangrandi, artista veronese ormai scomparso da alcuni anni, ma mai dimenticato; viene esposta l’opera “Mia moglie, tra una recita e l’altra, attende pensosa la parte seguente…”, il quadro dipinto con grande somiglianza, rende merito all’artista per saper esplicitare con grande capacità la poliedrica personalità della moglie.
Oppure donne che vivono le diverse problematiche sociali:
Celso Maggio Andreani, artista mantovano scomparso nel 1994, pur prediligendo le case ed il paesaggio, durante la sua carriera artistica, aveva dipinto anche figure femminili; nella mostra attuale viene esposto “Operaia”, il quadro di forte contenuto sociale, riesce ad essere ugualmente dolce, perché pur se lo sfondo è anonimo e privo di connotazioni paesaggistiche, rappresenta la figura intera e di profilo, di una giovane operaia della quale evidenzia lo stato di gravidanza avanzata.
La violenza sulla donne è un problema di grande attualità, ma è stato problema grave anche negli anni scorsi, lo dimostra l’opera “Violenza” di Luciano Cottini del 1971. È un potente disegno, costruito con la grammatica forte dell’artista bresciano, che raffigura una donna nuda, distesa, col volto terrorizzato, mentre una belva non identificata si sta avventando su di lei; la violenza lascia sempre un segno profondo, nella vita di chi la subisce.
“Amazzoni” è l’opera di Isabella Clara Dovera, la sua grande tela è un dipinto monocromo quasi nero; si intravedono alcune dettagli di un nudo femminile che ha subito una terribile amputazione; l’artista, ci parla di quella menomazione fisica che molte donne purtroppo subiscono a seguito di gravi malattie, che le portano alla sofferenza fisica ed anche psicologica. “Amazzoni” è anche il nome della Associazione che si interessa delle donne che sono colpite di queste malattie.
La donna, il lavoro, la casa e il paesaggio sono i temi di Sandro Negri, artista mantovano recentemente scomparso. E proprio le mondine sono state le figure femminili che tanta fortuna hanno portato all’artista. Nell’opera “Mani di mondina”, di robusta costruzione, si evince quale sia la fatica del lavoro agricolo: la figura femminile è solida, il suo gesto sicuro, non c’è ritratto, piuttosto un corpo potente, provato dal faticoso lavoro diventa icona di sicurezza e certezza del futuro.
Liberio Reggiani è sempre stato, per antonomasia, il pittore della denuncia sociale, del Realismo Esistenziale, così, nel dipinto del 1977, “Maternità”, prevale il sentimento della denuncia di una madre con un figlio ‘diverso’, raffigurati con volti emaciati ed espressioni fortemente drammatiche che esprimono nel bimbo ignavia e idiozia, mentre nella madre dolore, miseria e forte sofferenza, con l’unica possibilità loro rimasta di mettersi in comunicazione attraverso lo stringersi le mani. Insieme, vivono in una città incombente, senza più anima, dietro di loro, gli imponenti grattacieli sono il simbolo dell’incomunicabilità.
Alcuni altri si sono ispirati alle donne della cultura classica, mitologica e religiosa:
Giordano Garuti presenta la sua “Dafne”, nel momento in cui si trasforma in albero di alloro. La rigidità del gesto e della movenza sorprende per quelli che conoscono l’arte di Garuti che per altro dipinge un surreale e bellissimo mantello/tronco.
“Una delle Caricli?”, è il dipinto ad opera di Alessandro Nastasio, pittore e scultore milanese di chiara fama, si è caratterizzato da subito per quel suo modo di lavorare in bidimensionale e di operare straordinarie sintesi di segni e soprattutto di significati. Nella mitologia, Cariclo (una ninfa nelle grazie di Atena), si bagnava spesso con la dea Atena in una sorgente. Un giorno il giovane Tiresia che cacciava nei pressi della sorgente vide Atena nuda. La dea immediatamente gli coprì con le mani gli occhi accecandolo. Per consolare Cariclo, disperata per il castigo inflitto al figlio, Atena gli fece dono della profezia e gli donò anche un bastone di corniolo, che lo guidasse al posto degli occhi.
Di Elettra Metallinò presentiamo il dipinto “Eva”, in un improbabile paradiso terrestre, la prima donna in assoluto, riceve la fatidica mela da Adamo, di cui si vede solo la mano, ma il suo sguardo smarrito, la rende certamente consapevole che dal suo gesto partiranno tristezze e nuove disgrazie.
Giorgio Mori per la mostra dedicata alla donna presenta “Maddalena penitente n. due”; la sua storia è nota, ma osservare questo nudo piegato a terra, che cerca di coprirsi con un telo rosato ci porta a riflessioni nuove. Dipinto a campiture fortemente chiaroscurali, non evidenzia una ricerca raffigurativa, quanto piuttosto un risultato, per altro raggiunto, di tipo emozionale. Lo sfondo non è definito, lei è lì sola, abbandonata.
Il maestro Tono Zancanaro, famoso anche per le sue figure femminili, donne provocanti, sempre nude e bellissime, determinate da un segno deciso, fluente, che si muove sul foglio senza pentimenti, fortemente personalizzato, presenta la china al tratto “Selinuntea”… le donne della famosa cittò greca distrutta da Annibale.
Carlo Zoli scultore e ceramista, per l’esposizione ha pensato di esporre una delle ultime opere “Vedo e Stravedo”. La straordinaria manualità dell’artista gli consente di dare spazio all’invenzione di nuovi personaggi come questa bellissima veggente che nella roccia d’argento cattura l’alchimia, e nella sfera dorata legge il futuro.
Per ultimi parliamo dei ritratti, cioè quelle opere che gli artisti hanno eseguito, decidendo di rappresentare personaggi entrati nella storia per diversi motivi culturali, scientifici, politici, artistici.
“Simone Weil”, dipinta da Paolo Baratella già insegnante a Brera, è un ritratto profondo, giocato su forti contrasti dei pochi colori usati, magri; di grande impatto emotivo è il ritratto della filosofa, mistica e scrittrice francese. La sua fama è legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche vicende esistenziali, insegnante di filosofia, esponente rivoluzionario, muore a soli 34 anni in un sanatorio di Harlem, nel 1943.
Sabina Capraro artista milanese, già docente di Disegno alla Scuola Superiore degli Artefici all’Accademia di Brera, presenta il superbo ritratto “Una donna per dirimere, decidere, delegare (ritratto Ministro Annamaria Cancellieri)”, donna legata ai più alti livelli della politica italiana. L’opera, dipinta con grande rassomiglianza e qualità, ci evidenzia il personaggio nella sua autorevolezza.
Impero Nigiani ci presenta la sua nostalgica “Lili Marlen”, personaggio di una famosissima canzone tedesca, tradotta in innumerevoli lingue e divenuta famosa in tutto il mondo, durante la seconda guerra mondiale. Questo di Nigiani è un dipinto caratterizzato da un’atmosfera retrò e sognante, tipica del pittore toscano.
Renato Galbusera presenta “Valentina T”, il suo dipinto, rende omaggio all’astronauta sovietica Valentina Vladimirovna (Jaroslavl 1937), la prima donna a partecipare ad una missione spaziale, con l’astronave Vostok VI, tra il 16 e il 19 giugno 1963; compì 49 orbite intorno alla terra in 71 ore.
Maria Jannelli dedica il suo dipinto “Frida” alla pittrice Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón (1907 - 1954), una pittrice messicana dalla vita travagliata, attivista del Partito Comunista Messicano. Morta per una polmonite bronchiale, le ultime parole che scrive nel diario sono state: “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.”
Antonio Miano dipinge un intenso ritratto di “Simone Weil”. L’opera trova una forte espressività nell’uso di colori altamente contrastanti fra loro ma di basso valore cromatico.
Alberto Venditti sceglie di rendere “Omaggio ad Alda Merini”, un personaggio con un forte significato per il tema della mostra dedicata alla donna. La poetessa, in vita ha sofferto molto per le sue ingiuste vicissitudini umane, ma alla fine ha vinto il suo coraggio e la forza della sua poesia. Venditti si è incontrato più volte con lei che, in una occasione, gli chiese uno schizzo del suo volto diventato, in seguito, la copertina dell’opuscolo “Sogno e poesia”, con riprodotto un breve epigramma per una sua incisione utilizzata. Una mostra estremamente poliedrica che speriamo possa riscuotere il successo che merita.
Viva le donne.
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