#Dantedì - Palazzo Ducale e il sommo poeta

Dantedì - 25 marzo 2020 #dantedì #ioleggoDante
Dal 25 Marzo 2020 al 25 Marzo 2020
Mantova
Luogo: Sito web e canali social Palazzo Ducale
Indirizzo: online
Il 25 Marzo 2020 si celebra per la prima volta il Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri istituita dal MiBACT. Per l’occasione siamo tutti invitati, alle ore 12 per tutta la giornata, a leggere Dante e a riscoprire i versi della Divina Commedia: a pubblicare pillole, letture in streaming, performance dedicate a Dante, il tutto accompagnato dagli hashtag ufficiali #Dantedì e #IoleggoDante.
“Dante è la lingua italiana, è l’idea stessa di Italia" ha dichiarato il ministro del MiBACT Dario Franceschini. Perché proprio il 25 marzo? E' il giorno individuato dagli studiosi per l'inizio del viaggio ultraterreno che Dante racconta in versi nella celeberrima Divina Commedia. Palazzo Ducale di Mantova aderisce all'iniziativa e, dato che non possono mancare riferimenti al sommo poeta nell'articolata storia della reggia, sarà protagonista con una serie di articoli che compariranno sul suo sito web e sui social.
Come primo esempio possiamo citare il ritratto di Dante presente nella Galleria degli Specchi, i cui affreschi – eseguiti attorno al 1618 – spettano a una variegata equipe di pittori. Il dettaglio nel quale sono raffigurati alcuni poeti, tra i quali riconosciamo Dante Alighieri, è nello specifico opera della bottega di Antonio Maria Viani. La Galleria degli Specchi, com'è noto, nacque come loggia aperta sotto il Duca Vincenzo I e fu poi tamponata e decorata sotto il suo successore Ferdinando. La sua trasformazione da "loggia" in "galleria" gli valse il nome "logion serrato", servendo da luogo espositivo per la portentosa collezione d'arte gonzaghesca in aggiunta alle altre gallerie del palazzo. Collezione che di lì a poco, sotto Vincenzo II, sarà venduta al Re d'Inghilterra e poi in gran parte dispersa con il sacco del 1630.
Ed è proprio all'interno della collezione gonzaghesca che troviamo altri spunti sul legame tra Dante e Mantova. Andando a ritroso nel tempo, ai tempi di Francesco I, l'inventario del 1407 segnala la presenza di ben due copie della Divina Commedia tra le opere in possesso della famiglia Gonzaga, allora semplici "capitani del popolo" che sarebbero diventati "marchesi" con Gianfrancesco nel 1432. Alla voce n.1 e n.2 della lista "...librorum in lingua vulgari" (libri in lingua "volgare", l'italiano dell'epoca contrapposto al latino "colto") si trovano le diciture "primo liber Dantis glosatus" e "Item Dantes" alle quali seguono la celeberrima citazione dell'incipit "Nel mezzo del camin di nostra vita..." che non lascia dubbi su quale sia l'opera in questione.
Ma il legame tra Dante e Mantova è ben più radicato grazie ai natali della guida del suo viaggio ultraterreno: stiamo parlando di uno dei personaggi chiave della Commedia, il poeta Publio Virgilio Marone nato nei dintorni di Mantova nell'anno 70 a.c. e morto a Brindisi nel 19 a.c. di ritorno da un viaggio in Grecia. Egli accompagna Dante – com'è noto – attraverso la sua discesa all'Inferno e la salita del Purgatorio, lasciando a Beatrice il compito di guidare il poeta durante l'ascesa al Paradiso. A Virgilio – come tutti i mantovani sanno – è stata intitolata una piazza dove svetta il suo monumento ad opera di Luca Beltrami ed Emilio Quadrelli, inaugurato nel 1927. Questo bel lembo verde di città era stato per secoli invaso dalle acque del Lago di Mezzo e occupato dal porto di Sant'Agnese, prima che il generale francese de Miollis lo trasformasse nel 1797 nel parco che oggi conosciamo sotto il nome di piazza Virgiliana.
E infine: Dante soggiornò mai a Mantova? La questione è controversa e legata a un'opera tarda attribuita al sommo poeta. La "Quaestio de aqua et terra" è la trascrittura di un intervento in dibattito pubblico verificatosi nella chiesa di Sant'Elena a Verona il 20 gennaio del 1320. Qui Dante avrebbe precisato a una folta platea di personaggi colti e influenti alcuni temi legati alla sua concezione del cosmo. Gli studiosi non sono tutti concordi, ma se il manoscritto fosse stato davvero redatto da Dante stesso, ne certificherebbe il soggiorno mantovano, come esplicitamente indicato nell'incipit: "Manifestum sit omnibus vobis quod, existente me Mantue, questio quaedam exorta est, que dilatrata multotiens ad apparentiam magis quam ad veritatem, indeterminata restabat" ("A tutti voi è noto come, trovandomi a Mantova, sorse una questione già più volte dibattuta, ma sempre con argomenti che avevan più l'aria del sofisma che del vero; e che, tuttavia, restava ancora indefinita").
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