Roberto Coda Zabetta. Scudo

Roberto Coda Zabetta, Tavola Ebraica Seconda, 2013, sm. abett, Tavola Ebraica Seconda, 2013, smalto e resine su tessuto, cm 200x150
Dal 07 Luglio 2013 al 08 Agosto 2013
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Complesso post-industriale Ex - Marmi
Indirizzo: via Nazario Sauro 52
Orari: da martedì a domenica18-24
Curatori: Tony Godfrey
Telefono per informazioni: +39 055 287748/ 333 8073318
E-Mail info: info@poggialieforconi.it
Sito ufficiale: http://www.poggialieforconi.it
24 nuovi lavori su tessuto e alcuni disegni progettuali riportano in Italia Roberto Coda Zabetta, dopo un intenso anno di mostre in giro per il mondo.
Al Complesso post-industriale EX-MARMI di Pietrasanta dal 7 luglio all’8 agosto è esposta la mostra Scudo a cura di Tony Godfrey: appositamente concepite per l’occasione, le opere presentano un approfondimento e un superamento della tematica affrontata nell’ottobre scorsoa Rio de Janeiro, al MAC - Museo di Arte Contemporanea di Niteroi, sulla vicenda dei desaparecidos.
A partire da questa, infatti, Coda Zabetta si addentra in se stesso e produce, per la prima volta, una serie di lavori introspettivi, che non nascono da un fatto di cronaca.
I grandi volti dipinti su vecchi tessuti (200x150 cm) sono come scudi, maschere di guardiani incorruttibili, depositari e protettori di una conoscenza –e di una verità– che nasce da una riflessione sul passato e che genera una bellezza nuova.
Questi volti sono una porta, segnano un confine: da un lato la Storia, personale e universale, che non si può e non si deve dimenticare, dall’altro il futuro che, consapevole della propria memoria, procede con passo animato dalla speranza.
“Vuole essere una riflessione sul Novecento trascorso –afferma l’artista– su tutte le sofferenze che esso ha generato, un monito a non dimenticare e a trasformare il passato in uno scudo che ci protegge dagli errori già commessi. Un lavoro che nasce sì dall’amarezza, ma che la supera e guarda oltre con nuova fiducia. Oggi ho bisogno di immagini e pensieri esterni che, con una lettura diversa, mi permettano di sentirmi migliore e ancora una volta padrone di qualcosa da esprimere”.
Lo scudo diventa il protettore e il protetto, dove possiamo riconoscerci e riconquistarci.
Coda Zabetta propone la gestualità della sua cifra stilistica come un punto di partenza in difesa della singolarità dell’individuo contro la massificazione del mondo contemporaneo. Il gesto corrisponde all’affermazione dell’esistenza che è per antonomasia l’atto fondatore della coscienza di sé. Un gesto, dunque, che si fa costruttivo e non più distruttivo.
Ma limitare l’idea del suo lavoro ad un mero linguaggio espressionista non è sufficiente a delineare un’analisi corretta dei temi presenti nei suoi dipinti: in primo luogo, c’è la predominanza dei “segni del pennello”, della materia che rendono la pittura carne. In secondo luogo, immediata è l’analogia con l’idea del sudario, dell’immagine impressa che rimane l’ultima possibilità di permanere in un corpo. È questo dilemma tra materia e immagine che caratterizza le opere dell’artista qui presentate. I colpi di pennello di Coda Zabetta non producono cicatrici, sono cicatrici che generano però consapevolezza e forza nuove.
Tutte le opere sono raccolte in un catalogo, con testo critico di Tony Godfrey.
Cenni biografici di Roberto Coda Zabetta
Roberto Coda Zabetta nasce a Biella nel gennaio del 1975. Nel 1995, conosce Aldo Mondino, di cui dal 1996 al 2000 è assistente di studio. Identità anonime (2000) è il suo primo catalogo, dedicato ai bambini morti nel genocidio in Ruanda. Nel 2001 si stabilisce a Milano. Nel 2006 le prime due mostre pubbliche: a Palazzo Venezia e al Teatro India, a Roma. Seguono mostre personali e partecipazioni a mostre collettive in spazi pubblici e privati, da cui scaturisce un forte movimento di critica attorno al suo lavoro. Esce in questi anni il catalogo curato da Robert C. Morgan: Psychic Persona. Subito dopo parte per Parigi e Londra dove vivrà per un anno e dove frequenterà alcuni corsi alla Saint Martin School. Fondamentale in questo soggiorno è la conoscenza di David Roberts e Martin Holman.
Inizia la serie dedicata all’Oriente. Nell’aprile 2008 la Indonesian National Gallery gli dedica una personale che verrà seguita da mostre a Singapore, Hong Kong e Beijing. Viene pubblicato Koi Dan Trinacria.
Nel 2010 Milano gli dedica una personale a Palazzo Reale, Nuvole Sacre. Successivamente verrà spostata al Pan – Palazzo delle Arti di Napoli. Subito dopo la personale al MAC Museo di Arte Contemporanea di Niteroi a Rio de Janeiro, viene invitato alla mostra Under The Influence che si tiene ogni anno a Londra presso la casa d’aste Phillips (ex Phillips De Pury).
Roberto Coda Zabetta è stato insignito dei più significativi premi italiani - Premio Passaggi a Nord-Ovest Fondazione Pistoletto, Premio Arte-Fiera di Bologna, Premio Giovani Artisti Miart 2003 e 2004, finalista Premio Cairo Communications - e selezionato per la Dena Foundation al Centre International d'Accueil et d'Echanges des Récollets di Parigi e per il BP Portrait Award 2006 di Londra.
Vive a Milano.
Al Complesso post-industriale EX-MARMI di Pietrasanta dal 7 luglio all’8 agosto è esposta la mostra Scudo a cura di Tony Godfrey: appositamente concepite per l’occasione, le opere presentano un approfondimento e un superamento della tematica affrontata nell’ottobre scorsoa Rio de Janeiro, al MAC - Museo di Arte Contemporanea di Niteroi, sulla vicenda dei desaparecidos.
A partire da questa, infatti, Coda Zabetta si addentra in se stesso e produce, per la prima volta, una serie di lavori introspettivi, che non nascono da un fatto di cronaca.
I grandi volti dipinti su vecchi tessuti (200x150 cm) sono come scudi, maschere di guardiani incorruttibili, depositari e protettori di una conoscenza –e di una verità– che nasce da una riflessione sul passato e che genera una bellezza nuova.
Questi volti sono una porta, segnano un confine: da un lato la Storia, personale e universale, che non si può e non si deve dimenticare, dall’altro il futuro che, consapevole della propria memoria, procede con passo animato dalla speranza.
“Vuole essere una riflessione sul Novecento trascorso –afferma l’artista– su tutte le sofferenze che esso ha generato, un monito a non dimenticare e a trasformare il passato in uno scudo che ci protegge dagli errori già commessi. Un lavoro che nasce sì dall’amarezza, ma che la supera e guarda oltre con nuova fiducia. Oggi ho bisogno di immagini e pensieri esterni che, con una lettura diversa, mi permettano di sentirmi migliore e ancora una volta padrone di qualcosa da esprimere”.
Lo scudo diventa il protettore e il protetto, dove possiamo riconoscerci e riconquistarci.
Coda Zabetta propone la gestualità della sua cifra stilistica come un punto di partenza in difesa della singolarità dell’individuo contro la massificazione del mondo contemporaneo. Il gesto corrisponde all’affermazione dell’esistenza che è per antonomasia l’atto fondatore della coscienza di sé. Un gesto, dunque, che si fa costruttivo e non più distruttivo.
Ma limitare l’idea del suo lavoro ad un mero linguaggio espressionista non è sufficiente a delineare un’analisi corretta dei temi presenti nei suoi dipinti: in primo luogo, c’è la predominanza dei “segni del pennello”, della materia che rendono la pittura carne. In secondo luogo, immediata è l’analogia con l’idea del sudario, dell’immagine impressa che rimane l’ultima possibilità di permanere in un corpo. È questo dilemma tra materia e immagine che caratterizza le opere dell’artista qui presentate. I colpi di pennello di Coda Zabetta non producono cicatrici, sono cicatrici che generano però consapevolezza e forza nuove.
Tutte le opere sono raccolte in un catalogo, con testo critico di Tony Godfrey.
Cenni biografici di Roberto Coda Zabetta
Roberto Coda Zabetta nasce a Biella nel gennaio del 1975. Nel 1995, conosce Aldo Mondino, di cui dal 1996 al 2000 è assistente di studio. Identità anonime (2000) è il suo primo catalogo, dedicato ai bambini morti nel genocidio in Ruanda. Nel 2001 si stabilisce a Milano. Nel 2006 le prime due mostre pubbliche: a Palazzo Venezia e al Teatro India, a Roma. Seguono mostre personali e partecipazioni a mostre collettive in spazi pubblici e privati, da cui scaturisce un forte movimento di critica attorno al suo lavoro. Esce in questi anni il catalogo curato da Robert C. Morgan: Psychic Persona. Subito dopo parte per Parigi e Londra dove vivrà per un anno e dove frequenterà alcuni corsi alla Saint Martin School. Fondamentale in questo soggiorno è la conoscenza di David Roberts e Martin Holman.
Inizia la serie dedicata all’Oriente. Nell’aprile 2008 la Indonesian National Gallery gli dedica una personale che verrà seguita da mostre a Singapore, Hong Kong e Beijing. Viene pubblicato Koi Dan Trinacria.
Nel 2010 Milano gli dedica una personale a Palazzo Reale, Nuvole Sacre. Successivamente verrà spostata al Pan – Palazzo delle Arti di Napoli. Subito dopo la personale al MAC Museo di Arte Contemporanea di Niteroi a Rio de Janeiro, viene invitato alla mostra Under The Influence che si tiene ogni anno a Londra presso la casa d’aste Phillips (ex Phillips De Pury).
Roberto Coda Zabetta è stato insignito dei più significativi premi italiani - Premio Passaggi a Nord-Ovest Fondazione Pistoletto, Premio Arte-Fiera di Bologna, Premio Giovani Artisti Miart 2003 e 2004, finalista Premio Cairo Communications - e selezionato per la Dena Foundation al Centre International d'Accueil et d'Echanges des Récollets di Parigi e per il BP Portrait Award 2006 di Londra.
Vive a Milano.
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