Premio Fondazione Henraux
Dal 01 Agosto 2014 al 31 Agosto 2014
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Caffè La Versilliana
Indirizzo: viale Enrico Morin 16, Marina di Pietrasanta
Orari: 17-23.30
Curatori: Enrico Mattei
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0584 265733
E-Mail info: info@fondazionehenraux.it
Sito ufficiale: http://www.laversilianafestival.it
Il Premio Fondazione Henraux sarà uno degli appuntamenti culturali più attesi dell’estate versiliana, a conferma che l’istituzione del Premio in memoria di Erminio Cidonio, l’unico Premio di scultura in marmo del mondo, già alla sua seconda edizione è un evento artistico di notevole richiamo nazionale e internazionale. In collaborazione con LA VERSILIANA, il giorno 26 luglio alle ore 18 al Caffè della Versiliana, il Presidente della Giuria, Philippe Daverio, il Presidente della Fondazione Henraux, Paolo Carli, e i quattro artisti giunti in finale: Filippo Ciavoli, Mikayel Ohanjanyan, Francesca Pasquali e Massimiliano Pelletti, presenteranno agli ospiti del Caffè il Premio e le opere realizzate. Mentre, alle ore 21, esclusivamente su invito si terrà la cerimonia di conferimento del Premio presso la sede della Henraux nella ex-segheria completamente restaurata e che sarà inaugurata proprio durante tale evento. Durante la serata sarà annunciato il vincitore della seconda edizione del Premio e si potranno vedere in anteprima le opere realizzate dagli artisti: “Corallo” di Filippo Ciavoli, “Materialità dell’invisibile” di Mikayel Ohanjanyan, “Frappa” di Francesca Pasquali e “Back To Basic” di Massimiliano Pelletti.
La mostra “Premio Fondazione Henraux”, a cura di Enrico Mattei, critico d’arte e curatore del Premio e in collaborazione con Costantino Paolicchi, sarà ospitata nel parco della Versiliana durante tutto il mese di agosto. Il percorso espositivo sarà composto dalle quattro sculture monumentali dell’edizione in corso, cui si aggiungono le tre sculture vincitrici del Premio 2012: “Arrivederci e grazie” di Fabio Viale, vincitore della prima edizione del Premio, “Bue Tractor” di Mattia Bosco e “Samarà” di Alex Bombardieri. La Henraux sarà presente, sempre alla Versiliana, presso la “Fabbrica dei pinoli” già dal mese di Luglio per illustrare ai visitatori le principali attività della Fondazione e di Luce di Carrara. Gli artisti realizzeranno le loro opere in statuario dell’Altissimo proveniente dalle cave di Henraux. Durante i mesi di giugno e luglio i quattro artisti finalisti lavoreranno nei laboratori Henraux a Querceta (LU) e, con l’ausilio delle maestranze e delle tecnologie di cui l’azienda dispone, le più avanzate del settore, realizzeranno le opere proposte in formato monumentale. Gli artisti risiederanno a Querceta ospiti della Fondazione secondo la formula della “residenza d’artista” che fu concepita negli anni ’60 da Erminio Cidonio, illustre e storico amministratore di Henraux cui il Premio è dedicato e che, negli anni cruciali dell’arrivo dei grandi artisti d’oltreoceano in Versilia seppe seguire, con grande attenzione e lungimiranza, maestri del calibro di Henry Moore, Hans Jean Arp e Joan Mirò, fra gli altri. Al Premio, II edizione 2014, hanno partecipato numerosi artisti di tutto il mondo, sono pervenuti ben 68 progetti, tutti debitamente incentrati sulle tematiche richieste dal bando del concorso.
Le opere selezionate dall’Accademia dell’Altissimo composta da Giovanna Bernardini, Jean Blanchaert, Marco Carminati, Aldo Colonetti, Dakin Hart, Renzo Maggi, Giovanni Maria Manganelli, Mimmo Paladino, Giuseppina Panza di Biumo, Eun Sun Park, Franco Raggi, Rosa Sandretto, Luca Scacchetti, Pinuccio Sciola, Betony Vernon, sono state 22, successivamente vagliate dalla Giuria, presieduta da Philippe Daverio e composta da Chiara Beria di Argentine, Michele Bonuomo, Paolo Carli, Gianluigi Colin, Stefano Contini, Novello Finotti, Daniele Pescali, Arnaldo Pomodoro, Fabio Viale, che ha scelto i 4 finalisti.
Filippo Ciavoli ha proposto l’opera “Corallo” che nasce dall'intento di coniugare le varie tematiche sottolineate dal bando, più precisamente dalla ricerca di un' “immagine concreta” che riassumesse simbolicamente, in una sintesi il più esaustiva possibile e mettendoli in comunicazione tra loro, i dualismi “mare-monti” e “manualità-evoluzione tecnologica”, tipici di una natura e di una cultura caratterizzanti il territorio Apuo-Versiliese.
Mikayel Ohanjanyan presenta “Materialità dell’invisibile”. L’opera è, in ordine di tempo, l’ultima elaborazione dell’artista della serie di opere intitolate “Prospettive Introverse”. L’idea nasce dalla volontà di realizzare, in termini d forma e di materia, lo spazio vuoto di una precedente opera intitolata “Prospettiva Introversa # 7”. L’intento è quello di materializzare l’invisibile e di evidenziarne alcuni aspetti concettuali ed estetici. Nella sua lettura, il progetto proposto, è poliedrico: da un lato raffigura lo spazio vuoto come forma e la materia, dall’altro, contemporaneamente, interroga la materia stessa che, compressa dai cavi d’acciaio, crea nuove prospettive intersecate nel confine della materia e nel vuoto al centro della scultura. L’estetica dell’opera, marmo e cavi d’acciaio, è simbolica lettura della secolare attività del luogo (il blocco del marmo, la lizzatura), e pone in evidenza le connessioni del marmo e il rapporto fra l’uomo e il suo territorio: il blocco di marmo non nasconde la sua “fragilità” e, fra staticità e dinamicità, pieno e vuoto, visibile e invisibile, nasce un rapporto che plasma continuamente il paesaggio in ottiche nuove, non solo fisiche, ma anche psichiche e sensoriali.
Francesca Pasquali con “Frappa” ha scelto di estrapolare e assemblare particolari di un’opera precedente, sempre intitolata “Frappa” realizzata in neoprene colorato, materiale industriale isolante. L’opera è costituita da una materia sensuale e tattile, morbida, ma allo stesso tempo rigida e ben strutturata. Il materiale così assemblato crea naturalmente delle interessanti volumetrie che lo rendono tridimensionale e quasi vivo che sembra vivere di un cinematismo proprio. L’idea progettuale, è al tempo stesso una sfida, ricreare questa vivacità attraverso un forte contrasto tra la rigidità del marmo, pietra nobile, e la voluttuosità e armonica delle frappe plastiche. Cos riprodotta, la scultura prenderà vita attraverso le sinuose pieghe e il chiaro scuro della materia marmorea. L’opera si presenta anche come una rilettura in chiave contemporanea del basso rilievo classico, coniugando così tradizione e innovazione.
Massimiliano Pelletti in “Back To Basic” si interroga su un tema peculiare: La natura basta a se stessa, oppure ha bisogno di un autore? Da questo interrogativo si sviluppa la sua scultura, inspirata proprio alle origini della materia di cui è costituita, il marmo. La testa, di matrice classica (come la scultura più tradizionale dell’area) è stata lavorata dall’artista con un intervento contemporaneo di crivellazione e successivamente trattata con alcuni acidi al fine di riprodurre nell’opera i segni dell’usura che solo il tempo e gli agenti atmosferici possono apportare tramite il naturale processo temporale. Questa usura si trova sul marmo antichissimo, involucro esterno delle montagne che tanto hanno dato al territorio locale. L’opera vuole essere un tributo: un monumento alla cultura del luogo e a quel marmo che, trasformato e corroso dal tempo, cela in se il quel tesoro che è divenuto medium di espressione artistica in tutto il mondo. Una testa in marmo usurata che si pone, inoltre, un interrogativo di principale importanza e grande attualità: pu la macchina riprodurre ci che la natura ha creato?
Biografie
Francesca Pasquali: Nasce a Bologna nel 1980. Si diploma nel 2006 presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Vive e lavora a Bologna. Durante gli anni di formazione presso l'Accademia, ha la possibilità di sperimentare varie discipline artistiche, dalla fonderia, all'incisione, alla fotografia fino al design. Tutte queste piccole esperienze formative del passato le ritroviamo oggi nel complesso DNA del lavoro dell'artista. Le sue opere ed imponenti installazioni invadono lo spazio e invitano l'osservatore a partecipare e sentire fisicamente la vibrazione insita nella materia, che da inerte riscatta la sua essenza e si trasforma in organismo vitale. Natura e artificio. Mikayel Ohanjanyan: Nato a Yerevan, Armenia, nel 1976, dove dal 1991 al 2001 frequenta il Liceo Superiore delle Belle Arti e poi l’Accademia di Belle Arti. Dal 2000 si trasferisce in Italia iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove fin ora vive e lavora.
“Dare corpo all’ineffabile” è il progetto di ogni elabora zione plastica di Mikayel Ohanjanyan. La sua scultura mette in “gioco” fattori opposti, il rigore e l’aleatorietà, in uno spazio di assoluta trasparenza, dove la materia assume la sostanza sconfinante della luce, principio dell’invisibile che si rivela e del visibile che lo riflette e si trasforma nell’atto della sua stessa percezione.”
Massimiliano Pelletti: è nato a Pietrasanta nel 1975, dove vive e lavora. Ha studiato all’Istituto d’Arte Stagio Stagi di Pietrasanta, E’ laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Pisa.
Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie d’arte. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private. Filippo Ciavoli: è nato a Pietrasanta nel 1977, dove vive e lavora. Diplomato in Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara è allievo del maestro Igor Mitoraj, e ha collaborato inoltre con gli artisti Giò Pomodoro, Bruto Pomodoro, Andy Goldsworthy. Ha realizzato numerose mostre in spazi pubblici e gallerie d’arte. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private.
La mostra “Premio Fondazione Henraux”, a cura di Enrico Mattei, critico d’arte e curatore del Premio e in collaborazione con Costantino Paolicchi, sarà ospitata nel parco della Versiliana durante tutto il mese di agosto. Il percorso espositivo sarà composto dalle quattro sculture monumentali dell’edizione in corso, cui si aggiungono le tre sculture vincitrici del Premio 2012: “Arrivederci e grazie” di Fabio Viale, vincitore della prima edizione del Premio, “Bue Tractor” di Mattia Bosco e “Samarà” di Alex Bombardieri. La Henraux sarà presente, sempre alla Versiliana, presso la “Fabbrica dei pinoli” già dal mese di Luglio per illustrare ai visitatori le principali attività della Fondazione e di Luce di Carrara. Gli artisti realizzeranno le loro opere in statuario dell’Altissimo proveniente dalle cave di Henraux. Durante i mesi di giugno e luglio i quattro artisti finalisti lavoreranno nei laboratori Henraux a Querceta (LU) e, con l’ausilio delle maestranze e delle tecnologie di cui l’azienda dispone, le più avanzate del settore, realizzeranno le opere proposte in formato monumentale. Gli artisti risiederanno a Querceta ospiti della Fondazione secondo la formula della “residenza d’artista” che fu concepita negli anni ’60 da Erminio Cidonio, illustre e storico amministratore di Henraux cui il Premio è dedicato e che, negli anni cruciali dell’arrivo dei grandi artisti d’oltreoceano in Versilia seppe seguire, con grande attenzione e lungimiranza, maestri del calibro di Henry Moore, Hans Jean Arp e Joan Mirò, fra gli altri. Al Premio, II edizione 2014, hanno partecipato numerosi artisti di tutto il mondo, sono pervenuti ben 68 progetti, tutti debitamente incentrati sulle tematiche richieste dal bando del concorso.
Le opere selezionate dall’Accademia dell’Altissimo composta da Giovanna Bernardini, Jean Blanchaert, Marco Carminati, Aldo Colonetti, Dakin Hart, Renzo Maggi, Giovanni Maria Manganelli, Mimmo Paladino, Giuseppina Panza di Biumo, Eun Sun Park, Franco Raggi, Rosa Sandretto, Luca Scacchetti, Pinuccio Sciola, Betony Vernon, sono state 22, successivamente vagliate dalla Giuria, presieduta da Philippe Daverio e composta da Chiara Beria di Argentine, Michele Bonuomo, Paolo Carli, Gianluigi Colin, Stefano Contini, Novello Finotti, Daniele Pescali, Arnaldo Pomodoro, Fabio Viale, che ha scelto i 4 finalisti.
Filippo Ciavoli ha proposto l’opera “Corallo” che nasce dall'intento di coniugare le varie tematiche sottolineate dal bando, più precisamente dalla ricerca di un' “immagine concreta” che riassumesse simbolicamente, in una sintesi il più esaustiva possibile e mettendoli in comunicazione tra loro, i dualismi “mare-monti” e “manualità-evoluzione tecnologica”, tipici di una natura e di una cultura caratterizzanti il territorio Apuo-Versiliese.
Mikayel Ohanjanyan presenta “Materialità dell’invisibile”. L’opera è, in ordine di tempo, l’ultima elaborazione dell’artista della serie di opere intitolate “Prospettive Introverse”. L’idea nasce dalla volontà di realizzare, in termini d forma e di materia, lo spazio vuoto di una precedente opera intitolata “Prospettiva Introversa # 7”. L’intento è quello di materializzare l’invisibile e di evidenziarne alcuni aspetti concettuali ed estetici. Nella sua lettura, il progetto proposto, è poliedrico: da un lato raffigura lo spazio vuoto come forma e la materia, dall’altro, contemporaneamente, interroga la materia stessa che, compressa dai cavi d’acciaio, crea nuove prospettive intersecate nel confine della materia e nel vuoto al centro della scultura. L’estetica dell’opera, marmo e cavi d’acciaio, è simbolica lettura della secolare attività del luogo (il blocco del marmo, la lizzatura), e pone in evidenza le connessioni del marmo e il rapporto fra l’uomo e il suo territorio: il blocco di marmo non nasconde la sua “fragilità” e, fra staticità e dinamicità, pieno e vuoto, visibile e invisibile, nasce un rapporto che plasma continuamente il paesaggio in ottiche nuove, non solo fisiche, ma anche psichiche e sensoriali.
Francesca Pasquali con “Frappa” ha scelto di estrapolare e assemblare particolari di un’opera precedente, sempre intitolata “Frappa” realizzata in neoprene colorato, materiale industriale isolante. L’opera è costituita da una materia sensuale e tattile, morbida, ma allo stesso tempo rigida e ben strutturata. Il materiale così assemblato crea naturalmente delle interessanti volumetrie che lo rendono tridimensionale e quasi vivo che sembra vivere di un cinematismo proprio. L’idea progettuale, è al tempo stesso una sfida, ricreare questa vivacità attraverso un forte contrasto tra la rigidità del marmo, pietra nobile, e la voluttuosità e armonica delle frappe plastiche. Cos riprodotta, la scultura prenderà vita attraverso le sinuose pieghe e il chiaro scuro della materia marmorea. L’opera si presenta anche come una rilettura in chiave contemporanea del basso rilievo classico, coniugando così tradizione e innovazione.
Massimiliano Pelletti in “Back To Basic” si interroga su un tema peculiare: La natura basta a se stessa, oppure ha bisogno di un autore? Da questo interrogativo si sviluppa la sua scultura, inspirata proprio alle origini della materia di cui è costituita, il marmo. La testa, di matrice classica (come la scultura più tradizionale dell’area) è stata lavorata dall’artista con un intervento contemporaneo di crivellazione e successivamente trattata con alcuni acidi al fine di riprodurre nell’opera i segni dell’usura che solo il tempo e gli agenti atmosferici possono apportare tramite il naturale processo temporale. Questa usura si trova sul marmo antichissimo, involucro esterno delle montagne che tanto hanno dato al territorio locale. L’opera vuole essere un tributo: un monumento alla cultura del luogo e a quel marmo che, trasformato e corroso dal tempo, cela in se il quel tesoro che è divenuto medium di espressione artistica in tutto il mondo. Una testa in marmo usurata che si pone, inoltre, un interrogativo di principale importanza e grande attualità: pu la macchina riprodurre ci che la natura ha creato?
Biografie
Francesca Pasquali: Nasce a Bologna nel 1980. Si diploma nel 2006 presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Vive e lavora a Bologna. Durante gli anni di formazione presso l'Accademia, ha la possibilità di sperimentare varie discipline artistiche, dalla fonderia, all'incisione, alla fotografia fino al design. Tutte queste piccole esperienze formative del passato le ritroviamo oggi nel complesso DNA del lavoro dell'artista. Le sue opere ed imponenti installazioni invadono lo spazio e invitano l'osservatore a partecipare e sentire fisicamente la vibrazione insita nella materia, che da inerte riscatta la sua essenza e si trasforma in organismo vitale. Natura e artificio. Mikayel Ohanjanyan: Nato a Yerevan, Armenia, nel 1976, dove dal 1991 al 2001 frequenta il Liceo Superiore delle Belle Arti e poi l’Accademia di Belle Arti. Dal 2000 si trasferisce in Italia iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove fin ora vive e lavora.
“Dare corpo all’ineffabile” è il progetto di ogni elabora zione plastica di Mikayel Ohanjanyan. La sua scultura mette in “gioco” fattori opposti, il rigore e l’aleatorietà, in uno spazio di assoluta trasparenza, dove la materia assume la sostanza sconfinante della luce, principio dell’invisibile che si rivela e del visibile che lo riflette e si trasforma nell’atto della sua stessa percezione.”
Massimiliano Pelletti: è nato a Pietrasanta nel 1975, dove vive e lavora. Ha studiato all’Istituto d’Arte Stagio Stagi di Pietrasanta, E’ laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Pisa.
Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie d’arte. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private. Filippo Ciavoli: è nato a Pietrasanta nel 1977, dove vive e lavora. Diplomato in Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara è allievo del maestro Igor Mitoraj, e ha collaborato inoltre con gli artisti Giò Pomodoro, Bruto Pomodoro, Andy Goldsworthy. Ha realizzato numerose mostre in spazi pubblici e gallerie d’arte. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private.
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