Eugenio Cecconi. Giornate di caccia e di colore

Eugenio Cecconi, Attesa per la battuta al cinghiale
Dal 31 Maggio 2025 al 09 Novembre 2025
Forte dei Marmi | Lucca
Luogo: Forte Leopoldo I
Indirizzo: Piazza G. Garibaldi 9A
Curatori: Elisabetta Matteucci
Enti promotori:
- Comune di Forte dei Marmi
- Società di Belle Arti
I suoi ritratti di cani conquistavano il pubblico. Telemaco Signorini, che di Eugenio Cecconi era amico ed estimatore, osservava: “c’è gente nei cani di Cecconi”, aggiungendo che “quando il Cecconi dipinge un cane ne fa il ritratto morale e fa capire ciò che ha già fatto e quello che sta per fare”.
L’importante retrospettiva dedicata dal 31 maggio al 9 novembre 2025 al pittore amico dei Macchiaioli e promossa al Forte Leopoldo I dal Comune di Forte dei Marmi e dalla Società di Belle Arti, con la curatela di Elisabetta Matteucci, non è riservata però esclusivamente al fedele amico dell’uomo. Attraverso una significativa selezione di dipinti di diversi periodi e generi articolata in sette sezioni ordinate secondo un criterio tematico, essa dà conto delle maestose vedute, delle scene di vita e di caccia in Maremma e della umile, fiera quotidianità dei suoi abitanti. Cecconi amava raffigurare oltre a butteri e cacciatori soprattutto le “fiere donne” impegnate nei lavori domestici e nei campi o dedite a offrire i doni della terra come fienaiole e, più in generale, raccoglitrici, lavandaie, traghettatrici, venditrici di arance e di polli. Grazie al suo pennello ed alla profonda capacità di penetrazione psicologica, ciascuno volto è nobilitato dalle fattezze tipiche di una bellezza etrusca e animato da un’austera dignità, acquisendo così il valore di documento sociale di un’epoca. Un’empatica vicinanza dell’artista si avverte oltre che nell’esecuzione dei ritratti, nell’affrontare scene corali raffiguranti le attività legate al lento succedersi delle stagioni, come la fienagione o le pratiche venatorie. Con spirito antiretorico il pittore fissa sulla tela momenti faticosi della vita contadina e, grazie alla sua abilità pittorica, anche quando alzano al cielo i forconi carichi di enormi fasci di fieno, i contadini paiono impegnati ad eseguire una sorta di coreografia bucolica. Quanto alle scene di caccia, poco hanno da spartire con quelle della pittura ufficiale inglese coeva; più che una esigenza documentaristica, in esse si palesa la partecipazione di chi, in quelle medesime situazioni ha potuto essere tra i protagonisti, restituendone tutta l’eccitazione e la vitalità di un atavico rito sociale condiviso.
“In Cecconi – sottolinea la curatrice della mostra, Elisabetta Matteucci – è evidente un intimo legame con la Natura e in particolare con il genius loci, spirito generatore dello spunto creativo”. È il momento atmosferico a nutrire le prime sezioni dell’esposizione: “Luce dell’Etruria” i cui ritmi antichi di vita contadina, apprezzati in particolare nelle zone limitrofe alla tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello o a Ceppato di Lari, dove l’artista si dedica al paesaggio assieme all’amico Francesco Gioli, vengono attentamente registrati e riversati in liriche composizioni quali Il ritorno delle fienaiole e Caccia alle folaghe. A seguire, “Maremma fatale e fatata”, terra incontaminata di forze primigenie, assiduamente frequentata dall’artista nella pratica venatoria.
A riprova dell’unione tra pittura e vita, nelle sezioni “Inseguendo la preda” e “Dando la via agli stivali” la caccia emerge non solo come semplice passione privata e condivisa, ma come sorgente principale, non scevra di eco epica, della poetica sia figurativa che letteraria di Cecconi. Tra i leitmotiv pittorici più apprezzati dalla ricercata committenza, essa è variamente declinata, dalle scene più aspre che fotografano la lotta per la vita e definitiva sconfitta della preda, alle sequenze di acceso dinamismo nelle quali la muta di cani si affanna nell’impeto della ricerca e inseguimento, fino alle placide composizioni corali in cui la figura umana si fonde con lo studio paesaggistico e che della caccia sottolineano l’aspetto di forte coesione sociale, illustrando i diversi momenti di partecipazione più estesa quali i preparativi, l’attesa, il viaggio ed il ritorno.
La qualità della pittura di Cecconi, nonché l’indipendenza espressiva, emergono ulteriormente nel ritratto, come si apprezza nella sezione “Le fiere donne”, vera e propria galleria di effigi dedicate a queste straordinarie “Madonne delle messi”.
La maestria nella gestione delle peculiarità formali di questo genere e nella qualità mimetica raggiunge l’apice nel ritratto canino; così nel nucleo “L’amico fedele” si susseguono le istantanee degli amati compagni di vita e di caccia, colti nella tensione della punta o nella lenta e paziente attesa.
La mostra intende mettere in luce aspetti di una personalità complessa: pittore, letterato, poeta e cacciatore ma “soprattutto un’anima sensitiva e operante” come lo ricordò il suo amico Guido Biagi.
L’importante retrospettiva dedicata dal 31 maggio al 9 novembre 2025 al pittore amico dei Macchiaioli e promossa al Forte Leopoldo I dal Comune di Forte dei Marmi e dalla Società di Belle Arti, con la curatela di Elisabetta Matteucci, non è riservata però esclusivamente al fedele amico dell’uomo. Attraverso una significativa selezione di dipinti di diversi periodi e generi articolata in sette sezioni ordinate secondo un criterio tematico, essa dà conto delle maestose vedute, delle scene di vita e di caccia in Maremma e della umile, fiera quotidianità dei suoi abitanti. Cecconi amava raffigurare oltre a butteri e cacciatori soprattutto le “fiere donne” impegnate nei lavori domestici e nei campi o dedite a offrire i doni della terra come fienaiole e, più in generale, raccoglitrici, lavandaie, traghettatrici, venditrici di arance e di polli. Grazie al suo pennello ed alla profonda capacità di penetrazione psicologica, ciascuno volto è nobilitato dalle fattezze tipiche di una bellezza etrusca e animato da un’austera dignità, acquisendo così il valore di documento sociale di un’epoca. Un’empatica vicinanza dell’artista si avverte oltre che nell’esecuzione dei ritratti, nell’affrontare scene corali raffiguranti le attività legate al lento succedersi delle stagioni, come la fienagione o le pratiche venatorie. Con spirito antiretorico il pittore fissa sulla tela momenti faticosi della vita contadina e, grazie alla sua abilità pittorica, anche quando alzano al cielo i forconi carichi di enormi fasci di fieno, i contadini paiono impegnati ad eseguire una sorta di coreografia bucolica. Quanto alle scene di caccia, poco hanno da spartire con quelle della pittura ufficiale inglese coeva; più che una esigenza documentaristica, in esse si palesa la partecipazione di chi, in quelle medesime situazioni ha potuto essere tra i protagonisti, restituendone tutta l’eccitazione e la vitalità di un atavico rito sociale condiviso.
“In Cecconi – sottolinea la curatrice della mostra, Elisabetta Matteucci – è evidente un intimo legame con la Natura e in particolare con il genius loci, spirito generatore dello spunto creativo”. È il momento atmosferico a nutrire le prime sezioni dell’esposizione: “Luce dell’Etruria” i cui ritmi antichi di vita contadina, apprezzati in particolare nelle zone limitrofe alla tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello o a Ceppato di Lari, dove l’artista si dedica al paesaggio assieme all’amico Francesco Gioli, vengono attentamente registrati e riversati in liriche composizioni quali Il ritorno delle fienaiole e Caccia alle folaghe. A seguire, “Maremma fatale e fatata”, terra incontaminata di forze primigenie, assiduamente frequentata dall’artista nella pratica venatoria.
A riprova dell’unione tra pittura e vita, nelle sezioni “Inseguendo la preda” e “Dando la via agli stivali” la caccia emerge non solo come semplice passione privata e condivisa, ma come sorgente principale, non scevra di eco epica, della poetica sia figurativa che letteraria di Cecconi. Tra i leitmotiv pittorici più apprezzati dalla ricercata committenza, essa è variamente declinata, dalle scene più aspre che fotografano la lotta per la vita e definitiva sconfitta della preda, alle sequenze di acceso dinamismo nelle quali la muta di cani si affanna nell’impeto della ricerca e inseguimento, fino alle placide composizioni corali in cui la figura umana si fonde con lo studio paesaggistico e che della caccia sottolineano l’aspetto di forte coesione sociale, illustrando i diversi momenti di partecipazione più estesa quali i preparativi, l’attesa, il viaggio ed il ritorno.
La qualità della pittura di Cecconi, nonché l’indipendenza espressiva, emergono ulteriormente nel ritratto, come si apprezza nella sezione “Le fiere donne”, vera e propria galleria di effigi dedicate a queste straordinarie “Madonne delle messi”.
La maestria nella gestione delle peculiarità formali di questo genere e nella qualità mimetica raggiunge l’apice nel ritratto canino; così nel nucleo “L’amico fedele” si susseguono le istantanee degli amati compagni di vita e di caccia, colti nella tensione della punta o nella lenta e paziente attesa.
La mostra intende mettere in luce aspetti di una personalità complessa: pittore, letterato, poeta e cacciatore ma “soprattutto un’anima sensitiva e operante” come lo ricordò il suo amico Guido Biagi.
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