Luisa Baldini. La lumière de la plaisanterie

© Luisa Baldini
Dal 26 Novembre 2016 al 07 Dicembre 2016
Genova
Luogo: Satura art gallery
Indirizzo: piazza Stella 5/1
Orari: 15-19
Curatori: Elena Colombo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 010 2468284
E-Mail info: info@satura.it
Sito ufficiale: http://www.satura.it
“La vita è una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà” diceva il compianto Dario Fo. E così vanno presi i lavori eterogenei di Luisa Baldini: sono giochi, buffi misteri che colorano la pagina con un diluvio di colore e di luce. È quasi un Astrattismo Lirico ma si ferma un passo prima, nel momento in cui è ancora possibile rintracciare un soggetto nelle linee giustapposte.
Siamo dalle parti della “Cascata” di Romul Nutiu, uno dei più influenti artisti rumeni degli ultimi anni. Sono strani personaggi à la Baj che ben interpretano il linguaggio post-moderno, il bisogno di avere per sé un opera d’arte che sia un unicum non standardizzato in un epoca in cui tutto passa per il filtro della commercializzazione industriale.
Ogni pezzo IKEA ha un nome, ha qualcosa di famigliare, fatto di piccole imperfezioni, prova artefatta della genuina provenienza artigianale. Non sono le ricercate trasparenze dripping di Paul Jenkins, ma parlano direttamente al cuore come i pastelli di un bambino, come gli omini sghembi di Basquiat. Le nature morte – così semplici nell’accostarsi delle onde fluide o nella pastosità pre-logica – ci parlano della famiglia, sono i quadretti da lasciare incorniciati in ufficio o attaccati con una calamita alla porta del frigorifero. Allo stesso modo, l’dea del simil-graffiti allarga lo spettro della visione all’intera società ormai globalizzata che subisce ancora il fascino dell’originale. Non sono “I girasoli” di Van Gogh, ma piccoli quadri il cui punto di forza è la luce.
L’acquarello tocca quasi la soglia di una forma d’arte post-moderna, la Neon Art. Proviamo a considerare i semicerchi arcobaleno di Lori Hersberger: l’artista svizzera non usa solo i tubi fluorescenti ma li inserisce nello spazio trasformando ciascuna installazione in site specific. Il tema floreale è uno dei più ricorrenti, con tracce che esplodono come fuochi artificiali ricordando il film “Hana-bi” di Takeshi Kitano e creando un nuovo linguaggio di lettere ripetute.
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