Il volo della vita. Marina Cvetaeva, immensa poetessa russa
![Marina Cvetaeva, ritratto fotografico Marina Cvetaeva, ritratto fotografico](http://www.arte.it/foto/600x450/7f/72411-Marina_Cvetaeva_ritratto_fotografico.jpg)
Marina Cvetaeva, ritratto fotografico
Dal 01 Dicembre 2017 al 02 Aprile 2018
Genova
Luogo: Wolfsoniana di Nervi
Indirizzo: via Serra Gropallo 4
Orari: Orario invernale (da novembre a marzo) da martedì a domenica: 11-17 Chiuso: lunedì e 25 dicembre Orario estivo (da aprile ad ottobre) da martedì a venerdì: 11-18 sabato e domenica: 12-19 Chiuso: lunedì
Curatori: aterina Maria Fiannacca con la collaborazione di Elena Sosnina
Telefono per informazioni: +39 010 3231329
Sito ufficiale: http://www.museidigenova.it/
Affianca la presentazione dei pannelli di Saccorotti una mostra documentaria dedicata alla poetessa russa Marina Cvetaeva, curata da Caterina Maria Fiannacca con la collaborazione di Elena Sosnina.
Nel novembre del 1902 arrivò a Nervi una bambina russa di dieci anni. Si chiamava Marina Cvetaeva ed era destinata a diventare una delle voci più alte della poesia russa del Novecento.
Marina giunse a Nervi con il padre, Ivan Vladimirovič Cvetaev, fondatore del Museo di Belle Arti Alessandro III di Mosca (oggi il Museo A.S. Puškin), la madre, Marija Aleksandrovna Mejn, eccellente pianista ammalata di tubercolosi, la sorellastra Valerija e la sorella minore Anastasija. La famiglia Cvetaev restò nella località di villeggiatura, allora nota in tutta Europa per la salubrità del suo clima, fino al maggio dell’anno seguente, alloggiando alla Pension russe di via Capolungo. Nonostante il poco tempo trascorsovi, Nervi si incise profondamente nella memoria della bambina, come pure in quella delle sorelle, e ritornò in seguito sovente nei suoi ricordi e nelle sue opere. Per Marina, Nervi rappresentò la scoperta del mare, della luce del Sud, di una libertà di cui non aveva mai goduto a Mosca, i primi contatti con gli esuli antizaristi.
A seguito della Rivoluzione d’ottobre, Marina emigrò con la figlia Ariadna nel 1922 a Berlino, dove riabbracciò il marito, riparato all’estero dopo la sconfitta dell’Armata Bianca. La aspettava una vita difficile e errabonda tra Praga e la Francia, spesso senza la consolazione che la sua opera poetica venisse riconosciuta e pubblicata: troppo “rossa” per l’emigrazione francese, troppo “bianca” per l’Unione Sovietica.
Rientrata in patria nel 1939, svuotata, fiaccata dall’arresto della figlia e del marito, nel 1941, allo scoppio del conflitto con la Germania, venne evacuata a Elabuga, dove si impiccò nell’isba in cui aveva trovato alloggio con il figlio. Da allora su di lei e sulla sua produzione letteraria cadde il silenzio sovietico e soltanto tra il 1956 e il 1961 il suo nome ricominciò faticosamente a comparire. Oggi è una voce amata, letta e rievocata in tutto il mondo.
La mostra ripercorre in venti pannelli il percorso esistenziale e letterario di Martina Cvetaeva. Per la Wolfsoniana è anche l’occasione per ritornare sul passato glorioso di Nervi, quando, a partire dai primi decenni dell’Ottocento, si affermò come rinomata località di villeggiatura - soprattutto invernale grazie alla mitezza del clima - diventando meta del “bel mondo” internazionale, di scrittori, poeti ed artisti provenienti da numerosi paesi europei che ne fecero un luogo cosmopolita di grande vitalità.
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