Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo
Dal 14 Febbraio 2014 al 08 Giugno 2014
Genova
Luogo: Palazzo Ducale
Indirizzo: piazza Matteotti 9
Orari: da martedì a domenica 10-19; lunedì 14-19
Curatori: Denis Curti
Enti promotori:
- Genova Palazzo Ducale Fondazione per la cultura
- Tre Oci
- Civita Tre Venezie
- Fondazione Forma
Costo del biglietto: intero € 11, ridotto € 9, scuole e minori di 18 anni € 4
Telefono per informazioni: +39 199151115 / 010 5574012
E-Mail info: biglietteria@palazzoducale.genova.it
Sito ufficiale: http://www.palazzoducale.genova.it
Con occhio sempre vigile, attento a cogliere le svolte della storia, così come i passaggi minimi, più discreti del reale, Gianni Berengo Gardin ha narrato – e continua a farlo, basti pensare al suo lavoro su L’Aquila, prima e dopo la devastazione inflitta dal terremoto – avvenimenti che hanno marcato in profondità la storia del nostro paese, sotto molteplici punti di vista, oltre ai momenti di vita quotidiana nelle strade, agli incontri casuali con le persone, ai gesti spontanei
Le sue immagini - ormai riconosciute come patrimonio visivo degli italiani - sono uno spaccato della vita politica, sociale, economica e culturale dell’Italia dagli anni del boom a oggi, sia nei suoi risvolti felici, sia nelle sue pieghe drammatiche e a volte tragiche, ponendo sempre al centro dell’attenzione l’uomo e la sua dignità.
La mostra “Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo” approda a Palazzo Ducale in versione rinnovata e arricchita con un intero capitolo dedicato a Genova.
E a Genova Berengo Gardin ci torna spesso e sempre molto volentieri. Le fotografie, appositamente selezionate per questa edizione della mostra e in buona parte completamente inedite, coprono un ampio periodo che va dal 1969 al 2002.
Quello di Berengo è un vero e proprio omaggio alla città. Un racconto affettuoso, forse nostalgico, ma comunque senza retorica. Il porto, spesso fotografato su invito di Renzo Piano, diventa un crocevia di storie parallele: i lavoratori, le vedute, le navi e l’idea di un paesaggio che si trasforma in sentimento e consapevolezza nei confronti del cambiamento. Poi le strade, le architetture, le case si sovrappongono alla visione, i mestieri che ormai sono scomparsi. Le botteghe di un tempo.
Nella Genova di Berengo Gardin c’è una città che assomiglia alle sue idee, ai suoi ricordi. In quel bianco e nero, così come in tutte le sue storie c’è una quantità umana che corrisponde al suo amore per la vita. C’è commozione senza retorica. C’è quel Gianni Berengo Gardin che guarda avanti senza smettere mai di voltarsi indietro.
La rassegna antologica, a cura di Denis Curti, conta circa 200 fotografie che ripercorrono la carriera del grande maestro italiano dagli anni cinquanta a oggi.
Conosciuto in Italia e all’estero come il poeta della fotografia, Gianni Berengo Gardin ha saputo restituire e rinnovare il linguaggio visivo del nostro paese: Venezia, Milano, i manicomi e la legge Basaglia, la Liguria, l’entusiasmante esperienza con Renzo Piano, il grande reportage “dentro le case”, la Biennale d’arte di Venezia, ma anche New York, Vienna, la Gran Bretagna e la straordinaria esperienza con il Touring Club, fino alle fotografie finora rimaste inedite e qui presentate per la prima volta.
Nella fotografia di Gianni Berengo Gardin la poesia è spesso protagonista attraverso il silenzio. E le figure umane, quando ci sono, raccontano attimi di una vita sospesa, senza tempo, in una tradizione di tranquilli gesti quotidiani che si susseguono giorno dopo giorno. In ognuna di queste foto, ciascuno di noi ritrova un po’ di se stesso, della sua storia, dei suoi ricordi: più che paesaggi sono come archetipi dell’immaginario collettivo, e la poesia che ne scaturisce ci entra sottopelle e ci diventa subito familiare.
Gianni Berengo Gardin predilige il bianco e nero, in parte per una questione generazionale, ma anche perché "il colore distrae il fotografo e chi guarda".
Instancabile testimone del nostro tempo, nei suoi scatti in bianco e nero traspare infatti la capacità di raccontare le storie senza pregiudizi e una ricchezza di sentimenti che si scioglie in narrazione sempre lineare e coerente. La sua grandezza è la semplicità. O meglio la capacità di rendere leggibile la complessità del mondo.
Le sue immagini - ormai riconosciute come patrimonio visivo degli italiani - sono uno spaccato della vita politica, sociale, economica e culturale dell’Italia dagli anni del boom a oggi, sia nei suoi risvolti felici, sia nelle sue pieghe drammatiche e a volte tragiche, ponendo sempre al centro dell’attenzione l’uomo e la sua dignità.
La mostra “Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo” approda a Palazzo Ducale in versione rinnovata e arricchita con un intero capitolo dedicato a Genova.
E a Genova Berengo Gardin ci torna spesso e sempre molto volentieri. Le fotografie, appositamente selezionate per questa edizione della mostra e in buona parte completamente inedite, coprono un ampio periodo che va dal 1969 al 2002.
Quello di Berengo è un vero e proprio omaggio alla città. Un racconto affettuoso, forse nostalgico, ma comunque senza retorica. Il porto, spesso fotografato su invito di Renzo Piano, diventa un crocevia di storie parallele: i lavoratori, le vedute, le navi e l’idea di un paesaggio che si trasforma in sentimento e consapevolezza nei confronti del cambiamento. Poi le strade, le architetture, le case si sovrappongono alla visione, i mestieri che ormai sono scomparsi. Le botteghe di un tempo.
Nella Genova di Berengo Gardin c’è una città che assomiglia alle sue idee, ai suoi ricordi. In quel bianco e nero, così come in tutte le sue storie c’è una quantità umana che corrisponde al suo amore per la vita. C’è commozione senza retorica. C’è quel Gianni Berengo Gardin che guarda avanti senza smettere mai di voltarsi indietro.
La rassegna antologica, a cura di Denis Curti, conta circa 200 fotografie che ripercorrono la carriera del grande maestro italiano dagli anni cinquanta a oggi.
Conosciuto in Italia e all’estero come il poeta della fotografia, Gianni Berengo Gardin ha saputo restituire e rinnovare il linguaggio visivo del nostro paese: Venezia, Milano, i manicomi e la legge Basaglia, la Liguria, l’entusiasmante esperienza con Renzo Piano, il grande reportage “dentro le case”, la Biennale d’arte di Venezia, ma anche New York, Vienna, la Gran Bretagna e la straordinaria esperienza con il Touring Club, fino alle fotografie finora rimaste inedite e qui presentate per la prima volta.
Nella fotografia di Gianni Berengo Gardin la poesia è spesso protagonista attraverso il silenzio. E le figure umane, quando ci sono, raccontano attimi di una vita sospesa, senza tempo, in una tradizione di tranquilli gesti quotidiani che si susseguono giorno dopo giorno. In ognuna di queste foto, ciascuno di noi ritrova un po’ di se stesso, della sua storia, dei suoi ricordi: più che paesaggi sono come archetipi dell’immaginario collettivo, e la poesia che ne scaturisce ci entra sottopelle e ci diventa subito familiare.
Gianni Berengo Gardin predilige il bianco e nero, in parte per una questione generazionale, ma anche perché "il colore distrae il fotografo e chi guarda".
Instancabile testimone del nostro tempo, nei suoi scatti in bianco e nero traspare infatti la capacità di raccontare le storie senza pregiudizi e una ricchezza di sentimenti che si scioglie in narrazione sempre lineare e coerente. La sua grandezza è la semplicità. O meglio la capacità di rendere leggibile la complessità del mondo.
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