Intorno alla fine degli anni ’60 Merz declina l’Arte povera in chiave organica e archetipica, stabilendo un’istintiva sintonia con sostanze flessibili, naturali, o rendendo fluidi e adattabili materiali apparentemente resistenti. L’igloo nasce all’insegna di questa istanza di elasticità e semplificazione: un riparo elementare, curvo, che richiama le abitazioni nomadiche e viene realizzato con fascine, creta, tessuto, cera, rami, catrame, ferro, vetro, perspex, neon. Una sintesi di simbolismo cosmogonico e impulso energetico-tecnologico, tradotti in una cellula spaziale primitiva e futuribile. Uno degli igloo realizzati da Merz è alla base di un’opera di arredamento urbano per il complesso di Spina 2, parte del grande viale finalizzato ad attraversare la città da nord a sud: la fontana di Corso Mediterraneo, realizzata in pietra e con neon che indicano i quattro punti cardinali.