SHEPHARD / DESMOND & LOCKE
Dal 29 Giugno 2019 al 14 Settembre 2019
Firenze
Luogo: Eduardo Secci Contemporary
Indirizzo: piazza Carlo Goldoni 2
Orari: da Lunedì a Sabato 10-13:30 / 14:30-19
Curatori: THE SWAN STATION (Luca Pozzi)
E-Mail info: exhibitions@eduardosecci.com
Sito ufficiale: http://www.eduardosecci.com
La Galleria Eduardo Secci Project è lieta di presentare “SHEPHARD / DESMOND & LOCKE”, terzo appuntamento a cura di THE SWAN STATION, piattaforma curatoriale ideata da Luca Pozzi per l'attivazione di esperienze contro-intuitive legate a fenomeni di gravità quantistica, entanglement e multi-dimensionalità, che vedrà protagonisti gli artisti Dustin Cauchi, Enrico Boccioletti e Alessandro di Pietro.
Il progetto “SHEPHARD / DESMOND & LOCKE” trova diretto riferimento nella serie LOST (2005-2010) dove un gruppo di sconosciuti, per un'inspiegabile relazione karmica, si schianta con l'aereo su un'isola misteriosa.
Un'isola che non ha coordinate geografiche precise, che è invisibile ai radar e al GPS, un'isola che grazie ad un motore a forma di ruota (Chakravartin), è in grado di saltare da un posto all'altro e da un tempo a un altro come un elettrone sulle orbite di un atomo gigante.
L'intera serie parla della morte dei superstiti come esseri macroscopici, lineari e prevedibili, fatti di carne ed ossa e della loro rinascita, del loro risveglio alla consapevolezza dei paradossi spirituali della meccanica quantistica, dei quarks, delle particelle subatomiche e più in generale della realtà invisibile che lega e produce tutti i fenomeni possibili. I personaggi di LOST sono per metà fantasmi e per metà esseri pan-dimensionali fluttuanti; si trovano in un limbo di passaggio, in una transizione di fase epica scandita in 9 atti. Ad ogni atto corrisponde una delle 9 Stazioni del progetto DHARMA.
La prima stazione è quella del cigno, “The Swan Station” che Alessandro, Enrico e Dustin abiteranno con le loro opere, e che per l'occasione si delocalizzerà a Firenze attraverso un processo di trasposizione grammaticale, uscendo temporaneamente dalla dimensione cinematografica e diventando piattaforma collaborativa nell'universo parallelo dell'arte contemporanea. In LOST la stazione del Cigno è il luogo in cui la ragione, personificata dal dottor SHEPHARD, e la fede, incarnata dal paraplegico LOCKE, incontrano DESMOND, la costante universale che unisce tutti i piani dell'esistenza.
La vostra missione, come quella dei tre protagonisti, è salvare il mondo. Sceglierete di continuare ad inserire ogni 108 minuti le sedici cifre nel computer della stazione e premere “execute” per permettere al sistema di riavviarsi e mantenere lo status quo? O vi opporrete innescando un cambio di paradigma che aprirà a nuovi scenari di smisurata e selvaggia entropia ricorsiva? Il progetto “SHEPHARD / DESMOND & LOCKE”, attraverso la libera interconnessione delle opere in mostra è la risposta subliminale a questa domanda.
Due light box lunghi e stretti, della serie ORION BLOW, di Alessandro Di Pietro materializzano una time-line digitale fatta di acciaio, superfici specchianti e disegni luminosi. Quello che solitamente è confinato nell'interfaccia grafica dei software di video editing, si converte in oggetto fisico proponendo nuovi piani narrativi. Il tempo smette di essere qualcosa di univoco e impalpabile e si sdoppia, si frammenta e si moltiplica.
Due momenti di una stessa storia si osservano a distanza: Nel primo un personaggio è congelato nell'atto di trattenere l'aria nelle guance a pieni polmoni, mentre nel secondo i suoi occhi si accendono di fiamme di luce rossa tremolanti.
La tensione nasce dall'incapacità di capire se stanno tenendo il fiato prima di soffiare, se gli occhi di fuoco sono dati dallo sforzo del soffio o se l'uno sta soffiando sugli occhi dell'altro, alimentando o spegnendo la fiamma della loro relazione. Una presenza sinistra, apparentemente inerme occupa invece il volume centrale dello spazio, LOOMER di Enrico Boccioletti è un'installazione scultorea composta da un'asta da microfono, una lampadina ultravioletta, un filtro acustico, un bomber con le tasche piene di pietre e dei trasduttori acustici che captano e amplificano le onde elettromagnetiche dei cellulari. Una specie di automa/spaventa passeri che emette suoni alieni all'approssimarsi dei telefoni dei visitatori, creando un ponte quasi divinatorio tra loro e i campi energetici che circondano gli oggetti fisici.
Un dialogo elettronico incomprensibile, rivelatore come dice Enrico stesso, di “iper-realtà spettrali che si diffondono, traslucide, tra le trame di presenti reali, futuri ipotetici e passati che si mostrano diversi e cangianti”. Di Dustin Cauchi, verrà presentato “PEOPLE LIKE US NEVER WIN” e “SUCH A PITY SHE'S IN THE CITY”, un dittico stampato su tela ottenuto attraverso l'alterazione sistematica digitale e chimica di immagini fotografiche HDR iphone7plus e immagini fisse da video in 4K e Polaroid. Nella prima immagine si vede sullo schermo di un mac book-pro, appoggiato su un trono di plastica nera lucida, la scritta fucsia “Suicide” mentre nella seconda una ragazza allo specchio punta gli occhi privi di pupille dritto verso di noi.
Entrambe le composizioni sono grossolanamente stagliate su un fondo rosso sangue e racchiudono tutte le cifre grammaticali del vocabolario di Dustin, caratterizzato dalla crudezza degli interni domestici e dal fortissimo apporto emotivo che instaurano con lo spettatore, permettendogli di varcare il confine che separa il mondo esteriore da quello interiore. Il risultato è un spazio narrativo, altamente simbolico e stratificato che accoglie lo spettatore mettendolo di fronte alla possibilità di un viaggio nelle sue più profonde e ataviche paure.
Opening 29 Giugno dalle 18
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