Segni e simboli di Roberta Buttini
Dal 31 Gennaio 2014 al 28 Febbraio 2014
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: via Cavour 3
Orari: 9-18; chiuso mercoledi
Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39 055 2760340
E-Mail info: biglietteria@palazzo-medici.it
Sito ufficiale: http://www.palazzo-medici.it
Nelle geometrie primarie è nascosto il segreto dell’universo. Linee serieli incise nella roccia in epoche protostoriche diventano segmenti binari nella comunicazione del futuro. Segni e simboli uniscono il tempo dell’umanità in un unico codice, mosterioso, illuminante ed evocativo. È questo il linguaggio artistico di Roberta Buttini che ha saputo unire alla fantasia artistica lo studio della scienza e dell’antropologia. L’artista è in mostra a Palazzo Medici Riccardi dal 31 gennaio al 28 febbraio 2014, con un percorso che attraversa tutta la sua esperienza creativa a partire dagli anni ’70.
L’esposizione è organizzata da Simultanea Spazi d’Arte con il patrocinio della Provincia e Comune di Firenze, a cura del professore Giorgio Di Genova, critico d’arte di primo piano nel panorama italiano, che insieme a Eraldo Vinciguerra organizzerà a fine mese un convegno nazionale sull’arte, l’urbanistica e l’economia.
Sognare lo stesso sogno dell’arcaico per calarsi in un mondo pieno di stupore e mistero, il mistero della vita; l’interrogativo della vita generata dall’argilla, dalla terra, dalla roccia. È un richiamo alla storia, un’evocazione delle origini dell’uomo e della civiltà.
La nostra è una civiltà iconica, una galassia di segnali costella la nostra vita, alcuni segni (forme primordiali di comunicazione) continuano con un’incredibile forza: la linea, il punto, il cerchio, il quadrato, il triangolo, rimangono invariati strutturalmente ma con significati diversi. Per l’uomo arcaico non avendo a disposizione informazioni e spiegazioni i segni acquistavano valore protettivo, propiziatorio, magico; tali forme primordiali, diventano successivamente alfabeti da mitogrammi ad ideogrammi, fonetici e cosi via. Quindi la ricerca di un alfabeto archetipo che non ha contenuti determinati ma solo la forma. Per noi moderni le forme diventano anche comunicazione per indicare un pericolo, un percorso, un divieto; nel prossimo futuro punto e linea sono ed saranno adoperati per le comunicazioni spaziali con la speranza che vengano captati ed interpretati da altre civiltà stellari.
Tra mille e più anni negli scavi riaffiorerà la nostra segnaletica i futuribili si porranno interrogativi sull’utilità ed il significato di tali reperti forse li decifreranno come un confine tra la vita e la morte.
Roberta Buttini ripercorre le strade dell’epistème per arrivare ai fondamenti della significazione, per risalire alle origini dell’intento di rappresentare e di comunicare: attività umana per antonomasia. Logico, quindi che il suo percorso sia stato definito antropologico. Logico che la sua ricerca sia quella - sia pure in una dimensione immaginativa - della paleontologia e dell’antropologia culturale. Dunque uno scavo in profondità, sotto secoli di sedimenti, di rumore di fondo, di utilizzo di significanti...
All’interno del suo approccio schiettamente fenomenologico, possiamo individuare quattro cardini. A partire da questi quattro assi si è strutturata la proposta di organizzare una scelta delle opere di Roberta Buttini.
La gestalt e le analogie evocate dalla forma Risalendo alle origini del segno è impossibile non imbattersi nelle pregnanze descritte dalla Gestaltpsychologie, che caratterizzano di straordinaria modernità le prime tracce umane. Da questa consapevolezza, nasce la ricerca dell’essenziale, dell’emergente, del segno o della traccia o del manufatto assunto comunque sempre come forma: giustapposta, celata, confrontata o trafitta nel suo coerente scenario. E dalla pura forma R. Buttini riesce ad inseguire le declinazioni le miriadi di contingenze che hanno evocato o richiamato la forma, la quale si propone (prima ancora che come narrazione e protagonista di un contesto) come "puro oggetto esistente", come messaggio pre-linguistico, come idea pre-cosciente, come suono pre-verbale, a cercare nella rappresentazione la contiguità tra uomo e natura.
La semiotica e la comunicazione Una ricerca di questa natura potrebbe esimersi dal tentativo di razionalizzare i reperti e potrebbe già vivere di vita propria, tanto è forte il motivo propulsore di questa ricerca. Ma quando all’abile ricerca di soluzioni formali (ed anche artigianali) si somma la cultura e la curiosità per le preesistenze, ecco che la ricerca artistica ne viene ulteriormente vivificata e i segni divengono emblemi, sigilli, simboli, marche, lettere, suoni e segnali. Ecco che le "citazioni" ugaritiche o gli stilemi fenici si confrontano con le moderne segnaletiche, e le forme delle civiltà sovrapposte ci rive-lano le analogie tra est e ovest, tra nord e sud, tra passato e futuro. Analogie e "messaggi" verificati attraverso cataloghi che mescolano storiografia ed espressione spontanea, ricerca dei reperti e sperimentazione.
Il naturalismo e l'evoluzione L'indagine è nella natura, dove per "natura" si intende qualcosa di profondamente presente nell'uomo e qualcosa di cui l'uomo fa parte. Qualcosa, quindi, di ben diverso dalla visione contemporanea della natura come di qualcosa di contrapposto o estraneo all'essere umano (o semplicemente "diverso" dall'essere umano). Natura, quindi, in cui l'uomo è ben presente con la sua forza e con il suo smarrimento, ma ben sostenuto dal suo universo materico di acqua, aria, terra e fuoco ed anche dal suo universo mistico, colto nell'atto rituale in cui l'uomo cerca un contatto con questo universo. Natura osservata nel suo divenire (anche se spesso di questo divenire si ricercano gli invarianti) che diviene narrazione dell'evoluzione e, di volta in volta, testimonianza delle permanenze, memoria, analisi della congruenza, ricerca del significato nascosto e dell'elemento propulsore.
La storia come esperienza umana Una narrazione che raramente si fa cronaca, preferisce restare descrizione del profondo, testimonianza (a volte anche accorata partecipazione) ai momenti epocali, ai passi decisivi, allo struggente percorso della razza umana sulla terra. Le opere di Roberta Buttini nel loro richiamarsi in maniera così esplicita alla storia di noi tutti, sembrano anche ricordarci che la storia non è mera sequenza di fatti, ma è anche, e forse soprattutto una miriade di desideri, di aspettative, di sogni sognati e forse mai realizzati, di ricordi e di trasformazioni di ricordi, di sovrapposizioni di ragioni e di torti. Al di sopra, o oltre tutto questo umano rumoreggiare restano le immagini, le tensioni e gli equilibri, restano ancora e sempre le forme e i segni con la loro permanente forza.
La ricerca di un criterio che non fosse cronologico ma tematico è stato suggerito dalla straordinaria evoluzione di soggetti analoghi o riconducibili ad uno stesso nucleo simbolico attraverso differenti periodi. Abbiamo voluto testimoniare come si è sviluppato l'argomentare dell'artista intorno a questi propulsori di significati:
Tracce Grandi momenti evolutivi e paradossi della società contemporanea. Scrigni atavici che conservano segreti millenari. Indizi sulla nostra specie e sull'impatto della nostra specie sul pianeta. Impronte umane che possono diventare anche linguaggi criptati, il cui tentativo di decodifica scatena la memoria immaginativa.
Presenze Reperti che rivelano azioni remote: come l'archeologia evocano vite e desideri di altri tempi, visualizzazioni di destini, impegni ed applicazioni per dar forma all'intento. Ma non soltanto impronte umane: anche presenze mitologiche e messaggi da forze sconosciute.
Segni Il segno come testimonianza dell'istanza comunicativa il mondo della grafia dalle paleoscritture ai linguaggi onirici e immaginari, alla ricerca di un alfabeto metafisico ma anche di simboli, linguaggi naturali e artificiali, simbologia antica e moderna, informazioni dal mondo dell'inconscio.
Strumenti Oggetti umani, presenze museali ma anche trucchi teatrali, giocattoli e reperti autentici, a volte provenienti da altre civiltà, si mescolano per parlarci degli intenti e delle attività del passato "presenti" nell'opera stessa realizzata con il piacere artigianale "antropologico" .
L’esposizione è organizzata da Simultanea Spazi d’Arte con il patrocinio della Provincia e Comune di Firenze, a cura del professore Giorgio Di Genova, critico d’arte di primo piano nel panorama italiano, che insieme a Eraldo Vinciguerra organizzerà a fine mese un convegno nazionale sull’arte, l’urbanistica e l’economia.
Sognare lo stesso sogno dell’arcaico per calarsi in un mondo pieno di stupore e mistero, il mistero della vita; l’interrogativo della vita generata dall’argilla, dalla terra, dalla roccia. È un richiamo alla storia, un’evocazione delle origini dell’uomo e della civiltà.
La nostra è una civiltà iconica, una galassia di segnali costella la nostra vita, alcuni segni (forme primordiali di comunicazione) continuano con un’incredibile forza: la linea, il punto, il cerchio, il quadrato, il triangolo, rimangono invariati strutturalmente ma con significati diversi. Per l’uomo arcaico non avendo a disposizione informazioni e spiegazioni i segni acquistavano valore protettivo, propiziatorio, magico; tali forme primordiali, diventano successivamente alfabeti da mitogrammi ad ideogrammi, fonetici e cosi via. Quindi la ricerca di un alfabeto archetipo che non ha contenuti determinati ma solo la forma. Per noi moderni le forme diventano anche comunicazione per indicare un pericolo, un percorso, un divieto; nel prossimo futuro punto e linea sono ed saranno adoperati per le comunicazioni spaziali con la speranza che vengano captati ed interpretati da altre civiltà stellari.
Tra mille e più anni negli scavi riaffiorerà la nostra segnaletica i futuribili si porranno interrogativi sull’utilità ed il significato di tali reperti forse li decifreranno come un confine tra la vita e la morte.
Roberta Buttini ripercorre le strade dell’epistème per arrivare ai fondamenti della significazione, per risalire alle origini dell’intento di rappresentare e di comunicare: attività umana per antonomasia. Logico, quindi che il suo percorso sia stato definito antropologico. Logico che la sua ricerca sia quella - sia pure in una dimensione immaginativa - della paleontologia e dell’antropologia culturale. Dunque uno scavo in profondità, sotto secoli di sedimenti, di rumore di fondo, di utilizzo di significanti...
All’interno del suo approccio schiettamente fenomenologico, possiamo individuare quattro cardini. A partire da questi quattro assi si è strutturata la proposta di organizzare una scelta delle opere di Roberta Buttini.
La gestalt e le analogie evocate dalla forma Risalendo alle origini del segno è impossibile non imbattersi nelle pregnanze descritte dalla Gestaltpsychologie, che caratterizzano di straordinaria modernità le prime tracce umane. Da questa consapevolezza, nasce la ricerca dell’essenziale, dell’emergente, del segno o della traccia o del manufatto assunto comunque sempre come forma: giustapposta, celata, confrontata o trafitta nel suo coerente scenario. E dalla pura forma R. Buttini riesce ad inseguire le declinazioni le miriadi di contingenze che hanno evocato o richiamato la forma, la quale si propone (prima ancora che come narrazione e protagonista di un contesto) come "puro oggetto esistente", come messaggio pre-linguistico, come idea pre-cosciente, come suono pre-verbale, a cercare nella rappresentazione la contiguità tra uomo e natura.
La semiotica e la comunicazione Una ricerca di questa natura potrebbe esimersi dal tentativo di razionalizzare i reperti e potrebbe già vivere di vita propria, tanto è forte il motivo propulsore di questa ricerca. Ma quando all’abile ricerca di soluzioni formali (ed anche artigianali) si somma la cultura e la curiosità per le preesistenze, ecco che la ricerca artistica ne viene ulteriormente vivificata e i segni divengono emblemi, sigilli, simboli, marche, lettere, suoni e segnali. Ecco che le "citazioni" ugaritiche o gli stilemi fenici si confrontano con le moderne segnaletiche, e le forme delle civiltà sovrapposte ci rive-lano le analogie tra est e ovest, tra nord e sud, tra passato e futuro. Analogie e "messaggi" verificati attraverso cataloghi che mescolano storiografia ed espressione spontanea, ricerca dei reperti e sperimentazione.
Il naturalismo e l'evoluzione L'indagine è nella natura, dove per "natura" si intende qualcosa di profondamente presente nell'uomo e qualcosa di cui l'uomo fa parte. Qualcosa, quindi, di ben diverso dalla visione contemporanea della natura come di qualcosa di contrapposto o estraneo all'essere umano (o semplicemente "diverso" dall'essere umano). Natura, quindi, in cui l'uomo è ben presente con la sua forza e con il suo smarrimento, ma ben sostenuto dal suo universo materico di acqua, aria, terra e fuoco ed anche dal suo universo mistico, colto nell'atto rituale in cui l'uomo cerca un contatto con questo universo. Natura osservata nel suo divenire (anche se spesso di questo divenire si ricercano gli invarianti) che diviene narrazione dell'evoluzione e, di volta in volta, testimonianza delle permanenze, memoria, analisi della congruenza, ricerca del significato nascosto e dell'elemento propulsore.
La storia come esperienza umana Una narrazione che raramente si fa cronaca, preferisce restare descrizione del profondo, testimonianza (a volte anche accorata partecipazione) ai momenti epocali, ai passi decisivi, allo struggente percorso della razza umana sulla terra. Le opere di Roberta Buttini nel loro richiamarsi in maniera così esplicita alla storia di noi tutti, sembrano anche ricordarci che la storia non è mera sequenza di fatti, ma è anche, e forse soprattutto una miriade di desideri, di aspettative, di sogni sognati e forse mai realizzati, di ricordi e di trasformazioni di ricordi, di sovrapposizioni di ragioni e di torti. Al di sopra, o oltre tutto questo umano rumoreggiare restano le immagini, le tensioni e gli equilibri, restano ancora e sempre le forme e i segni con la loro permanente forza.
La ricerca di un criterio che non fosse cronologico ma tematico è stato suggerito dalla straordinaria evoluzione di soggetti analoghi o riconducibili ad uno stesso nucleo simbolico attraverso differenti periodi. Abbiamo voluto testimoniare come si è sviluppato l'argomentare dell'artista intorno a questi propulsori di significati:
Tracce Grandi momenti evolutivi e paradossi della società contemporanea. Scrigni atavici che conservano segreti millenari. Indizi sulla nostra specie e sull'impatto della nostra specie sul pianeta. Impronte umane che possono diventare anche linguaggi criptati, il cui tentativo di decodifica scatena la memoria immaginativa.
Presenze Reperti che rivelano azioni remote: come l'archeologia evocano vite e desideri di altri tempi, visualizzazioni di destini, impegni ed applicazioni per dar forma all'intento. Ma non soltanto impronte umane: anche presenze mitologiche e messaggi da forze sconosciute.
Segni Il segno come testimonianza dell'istanza comunicativa il mondo della grafia dalle paleoscritture ai linguaggi onirici e immaginari, alla ricerca di un alfabeto metafisico ma anche di simboli, linguaggi naturali e artificiali, simbologia antica e moderna, informazioni dal mondo dell'inconscio.
Strumenti Oggetti umani, presenze museali ma anche trucchi teatrali, giocattoli e reperti autentici, a volte provenienti da altre civiltà, si mescolano per parlarci degli intenti e delle attività del passato "presenti" nell'opera stessa realizzata con il piacere artigianale "antropologico" .
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