L'Anima Ferita del Mondo
Dal 11 Marzo 2023 al 16 Aprile 2023
Vinci | Firenze
Luogo: Museo Leonardiano
Indirizzo: Via Montalbano 6
Orari: Lunedì - Venerdì 10.00 - 12.00 | 15.00 - 18.00. Sabato - Domenica 10.00 - 18.00
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.fotoclubvinci.it
FotoClub Vinci, in occasione della quarta edizione del Vinci Photo Festival (da sabato 11 marzo a domenica 16 aprile 2023) presenta la mostra fotografica L'Anima Ferita del Mondo, presso le sale espositive del Museo Leonardiano di Vinci.
In un momento storico in cui l’attualità ci riporta a periodi che tutti avremmo voluto dimenticare, FotoClub Vinci ha deciso di portare alla ribalta scenari sconosciuti, spesso dimenticati, ma purtroppo tragicamente reali. Quattro progetti fotografici, realizzati dall’Associazione 46° Parallelo - Atlante delle guerre e dei conflitti nel Mondo, che mettono in evidenza fotografi e giornalisti che hanno documentato guerre spesso dimenticate in molte parti del mondo. Oltre 40 immagini che mostrano gli orrori perpetrati in Afghanistan, Kashmir, Iraq e Ucraina. Insieme alle immagini, la testimonianza diretta di giornalisti e fotoreporter, vincitori di concorsi e premi internazionali che racconteranno la loro esperienza sul campo.
L’inaugurazione della mostra (sabato 11 marzo alle ore 16) sarà anche l’occasione per presentare l’undicesima edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, il volume che ogni anno, attraverso schede conflitto, mappe, infografiche e reportage, fa una panoramica precisa e puntuale di tutte le aree del mondo scosse dalla violenza della guerra. A raccontare il nuovo Atlante saranno Alice Pistolesi e Daniele Bellesi. Al taglio del nastro parteciperà anche Giuliano Battiston, che presenterà al pubblico la propria mostra ‘Afghana’.
Negli spazi del Museo Leonardiano sarà esposto anche il progetto “MonoEye” di Sandro Bonaccorsi che, attraverso 18 illustrazioni grafiche, condividerà la sua personale visione della guerra, dell’anima distruttiva dell’uomo, fino alla ricerca di una speranza, di una via di uscita.
Foto Club Vinci ha implementato l’iniziativa con una serie di workshop fotografici condotti da fotografi e giornalisti in programma nei mesi di marzo e aprile.
PROGRAMMA WORKSHOP
_Domenica 12 marzo: Giuliano Battiston, Dentro l'Emirato dei Talebani
Il workshop fotografico tenuto dal giornalista e ricercatore Giuliano Battiston è dedicato all’Afghanistan ed è articolato in tre sessioni: un reportage/lezione per immagini, un’immersione nel paese retto dagli islamisti radicali per comprendere cosa sia cambiato dall’agosto 2021 a oggi, con la caduta del vecchio regime. Una riflessione, a partire dalle foto, sugli stereotipi, i pregiudizi e i condizionamenti attraverso i quali, generalmente, si guarda all'Afghanistan, e i mezzi con cui evitarli. Una discussione aperta con i partecipanti e un’attenzione particolare alla “cassetta degli attrezzi”: informazioni pratiche per lavorare in Afghanistan.
Giuliano Battiston. Giornalista e ricercatore freelance, scrive per quotidiani e riviste tra cui L’Espresso, il manifesto, il Venerdì di Repubblica, gli Asini, Ispi. Direttore dell’associazione di giornalisti indipendenti Lettera22, insegna alla Scuola di giornalismo della Fondazione Basso e alla SIOI. È il curatore del Salone dell’editoria sociale di Roma e l’ideatore di MIP, Il mondo in periferia, il Festival di giornalismo di esteri e di comunità, la cui prima edizione si è tenuta nel maggio-giugno 2022. Si occupa di globalizzazione, cultura, politica internazionale, islamismo armato e Afghanistan, Paese di cui si occupa con regolarità dal 2008 e a cui ha dedicato anche ricerche accademiche. Curatore de La sinistra che verrà. Le parole chiave per cambiare (con G. Marcon, minimumfax 2018), per le edizioni dell’Asino ha pubblicato Arcipelago jihad. Lo stato islamico e il ritorno di al-Qaeda (2016) e due libri-intervista: Zygmunt Bauman. Modernità e globalizzazione (2009) e Per un’altra globalizzazione (2010).
_Sabato 18 marzo: Matthias Canapini, Il gioco dell'oca
Da Lugansk a Erbil, scatti di frontiera. Volti e storie dalle retrovie di conflitti armati. Parole e fotografie raccolte "a passo lento" nei campi sfollati della Siria o nelle risaie dimenticate del Vietnam, per raccontare gli effetti collaterali di guerre vicine nello spazio e lontane nel tempo. Un lancio di dadi per bruciare la frontiera e muoversi, come testimoni della storia, lungo margini e confini.
Matthias Canapini (scrittore, giornalista, fotografo) è nato nel 1992 a Fano. Dal 2012 viaggia per raccontare storie con taccuino e macchina fotografica, documentando aree di conflitto, il sisma in centro Italia, il rugby come strumento inclusivo. L'ultimo libro pubblicato, Il gioco dell'oca, racconta le principali rotte dei migranti che dall'Africa SubSahariana al Medio Oriente si snodano fino in Europa. Ha pubblicato anche Verso Est, Eurasia Express, Terra e dissenso, E' così la vita, Confini, Dar (Prospero Editore), Il passo dell'acero rosso e L'ovale storto (Aras Edizioni). Scrive per Redattore Sociale, Unimondo, SuperAbile.
_Domenica 19 marzo: Francesco Ruggeri, Refugee Camps
Refugee Camps è un progetto fotografico realizzato all'interno dei campi profughi tra Giordania e Siria di Mafraq, Zarqa e Baqa'a, dove il fotografo si sofferma sugli sguardi dei bambini e degli anziani. La Giordania è il secondo paese al mondo per numero di rifugiati rispetto alla popolazione, superata solo dal confinante Libano. Ospita attualmente circa 675.000 rifugiati registrati dalla Siria che hanno iniziato a fuggire nel 2011, quando la crisi nel loro paese ha causato sofferenze inimmaginabili ai suoi cittadini.
Francesco Ruggeri. Classe 1982, fotografo freelance, viaggiatore, fondatore del Foto Club Vinci.
_Sabato 25 marzo: Maria Novella De Luca, Donne saharawi, il coraggio della libertà
Solo le donne riescono a far fiorire l'Hammada recita un proverbio saharawi e questa è la storia di alcune di loro, che hanno scelto di disinnescare ordigni di fabbricazione italiana, cinese, portoghese e russa, disseminati nel deserto algerino in cui vivono."Mina" è Rida, "Mina"è Teslem, "Mina"è Medya, "Mina" è Lamira, "Mina" è molte altre giovani donne del Sahara Occidentale che con coraggio e determinazione vogliono riprendersi ogni spazio della loro terra e farla rifiorire, facendo sensibilizzazione e sminando. La presentazione del reportage sarà l'occasione per introdurre quello che è il focus del workshop ovvero comprendere come raccontare una storia per immagini. Il reportage fotografico ha un regista, uno sceneggiatore e un autore della storia che coincidono tutti in unica persona: il fotografo. Egli è l'unico responsabile del suo racconto, l'unico a dare un senso tecnico, estetico e narrativo alla storia.
Maria Novella De Luca. Ha collaborato come fotoreporter con molte agenzie di stampa come l’Ansa, AGF, Agi, Dire, pubblicando sulle maggiori testate nazionali, come Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Oggi, Left e Internazionale. Oggi lavora come fotografa free lance, collabora con alcune Ong, per la realizzazione di foto e video documentari. Tra gli ultimi lavori, la missione Search and Rescue Moas Cri con Croce Rossa a largo della Libia e la missione nel Kurdistan iracheno nella città di Shengal e il ritorno nella città di Kobane nel Kurdistan siriano.
_Domenica 26 marzo: Vincenzo Tristaino, Raccontare l’architettura
La fotografia come “visione” dello spazio urbano di cui l’architettura ne costituisce l’“anima”. E’ questa la motivazione che spinge ad usare la fotografia come esplicitazione di un immaginario fatto di forme, geometrie, spazi metafisici. Un immaginario che dovrà suscitare attraverso il mezzo fotografico un coinvolgimento emotivo dello spettatore nella lettura sia dell’immagine che del linguaggio e significato contenuti nell’opera di architettura stessa. Come un libro o un quadro, essa può essere letta perché nasce da una scrittura, il progetto, opera intellettuale dell’architetto, ma allo stesso modo raccontata attraverso le immagini e la personale visione del fotografo e del suo sguardo consapevole dello stile e della storia dell’opera architettonica. “Raccontare” l’architettura significa far conoscere gli aspetti identitari, le tradizioni, le tecniche costruttive antiche e moderne, la vita che in questi “contenitori” si svolge, gli aspetti stilistici diversi a seconda delle aree geografiche.
Vincenzo Tristaino. Architetto di professione, da sempre attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, trova nella fotografia di architettura il genere che più di ogni altro gli consente di utilizzare il mezzo fotografico non come strumento descrittivo ma creativo. Perché proprio come il processo creativo del “fare architettura” nelle accezioni di ideazione, progettazione e realizzazione dell’opera, l’immagine fotografica di essa viene creata per suggestionare, far vibrare la luce, emozionare.
_Sabato 1° aprile: Giacomo Sini, Il popolo dimenticato del Kurdistan
Il territorio del Kurdistan è suddiviso tra alcune parti dell'Iran, dell'Iraq, della Turchia e della Siria odierne. I curdi hanno sempre lottato per l'autodeterminazione delle minoranze oppresse e per ottenere una soluzione che ponesse fine alla loro oppressione, ma sono stati fortemente repressi da ogni stato in cui vivono. L'unico luogo in cui i curdi hanno ottenuto una completa autodeterminazione storica attraverso un processo rivoluzionario - che dura da più di 10 anni ed è ancora in corso - è la Siria del Nord e dell’Est/ Rojava /AANES - Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Syria. Analizzare, anche attraverso le foto, la situazione dei curdi e delle altre minoranze che vivono nei territori della mezzaluna fertile significa cercare di mostrare quanto sia difficile la loro situazione, ricordando, nelle difficoltà di documentare questi processi storici, che esiste una popolazione che vive grazie a stretti legami di solidarietà.
Giacomo Sini. Giornalista e fotoreporter freelance ha attraversato cinquanta paesi fotografando le loro realtà sociali e politiche. Appassionato di Medio Oriente e Asia Centrale, ha fotografato più volte le realtà dei conflitti in Libano e Kurdistan. E' interessato principalmente alle storie di rifugiati, per lo più provenienti da aree di conflitto e post-conflitto e dagli aspetti culturali. Oggi vive a Livorno. I suoi lavori sono stati pubblicati sul The Guardian, Der Spiegel, Vice Magazine, El Pais, Stern, L'Express, Humanite Dimanche, L'Espresso, Internazionale,Domani, Il Manifesto, Corriere del Ticino, Nzz, Die Zeit, Taz, National Geographic, Venerdì Repubblica, D Repubblica, Il Fatto Quotidiano, The New Internationalist, Al Jazeera, Freitag.
_Sabato 15 aprile: Martina Martelloni, La sabbia non la puoi trattenere
Nel tentativo di trattenere un pugno di sabbia tra le mani, questa si ribella e prende spazio, si dirama e lascia che ogni suo grumo si allontani. Cade come fosse acqua che scorre, non la puoi contenere. Lo stesso accade nella testa delle persone, anche lì c'è sabbia in movimento. La salute mentale di chi migra, fugge, attende da tempo in un campo o viene respinto da un confine, è oggetto costante di dure prove di resistenza. Quando pensiamo ai rifugiati, agli sfollati interni,ai migranti ancora in transito, ai richiedenti asilo, agli apolidi o ai profughi di guerra, ci domandiamo quasi esclusivamente che tipo di bisogno primario possa essere utile alla loro sopravvivenza fisica. Cibo, vestiti, ripari, medicine, beni di prima necessità. Eppure, la domanda "come stai?", non è quasi mai pensata nella sua totalità che comprende anche il benessere mentale.
Martina Martelloni. Giornalista videomaker, si laurea in Relazioni Internazionali presso l’Università La Sapienza di Roma, prende un master in Geopolitica e nel mentre si addentra all’interno di alcune redazioni. Dopo una prima esperienza in televisione con l’emittente ClassCNBC, inizia a giocare con le immagini video e foto. Collabora per diverso tempo con Repubblica.it coprendo le notizie di cronaca, sociale e di politica nazionale. L’indole del viaggiare e del voler scoprire gli esteri la portano a scegliere la strada dell’umanitario, attualmente lavora con la ong INTERSOS come content producer dal campo per documentare con foto, video e articoli le varie crisi umanitarie. Ha viaggiato in Ucraina, Iraq, Moldavia, Giordania, Niger, Libano, Grecia (isola di Lesbo), Afghanistan e altre missioni legate all'intervento umanitario. Ha pubblicato reportage e foto su Il Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera, TPI e il quotidiano Domani.
_Domenica 16 aprile: uscita fotografica con il Foto Club Vinci.
In un momento storico in cui l’attualità ci riporta a periodi che tutti avremmo voluto dimenticare, FotoClub Vinci ha deciso di portare alla ribalta scenari sconosciuti, spesso dimenticati, ma purtroppo tragicamente reali. Quattro progetti fotografici, realizzati dall’Associazione 46° Parallelo - Atlante delle guerre e dei conflitti nel Mondo, che mettono in evidenza fotografi e giornalisti che hanno documentato guerre spesso dimenticate in molte parti del mondo. Oltre 40 immagini che mostrano gli orrori perpetrati in Afghanistan, Kashmir, Iraq e Ucraina. Insieme alle immagini, la testimonianza diretta di giornalisti e fotoreporter, vincitori di concorsi e premi internazionali che racconteranno la loro esperienza sul campo.
L’inaugurazione della mostra (sabato 11 marzo alle ore 16) sarà anche l’occasione per presentare l’undicesima edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, il volume che ogni anno, attraverso schede conflitto, mappe, infografiche e reportage, fa una panoramica precisa e puntuale di tutte le aree del mondo scosse dalla violenza della guerra. A raccontare il nuovo Atlante saranno Alice Pistolesi e Daniele Bellesi. Al taglio del nastro parteciperà anche Giuliano Battiston, che presenterà al pubblico la propria mostra ‘Afghana’.
Negli spazi del Museo Leonardiano sarà esposto anche il progetto “MonoEye” di Sandro Bonaccorsi che, attraverso 18 illustrazioni grafiche, condividerà la sua personale visione della guerra, dell’anima distruttiva dell’uomo, fino alla ricerca di una speranza, di una via di uscita.
Foto Club Vinci ha implementato l’iniziativa con una serie di workshop fotografici condotti da fotografi e giornalisti in programma nei mesi di marzo e aprile.
PROGRAMMA WORKSHOP
_Domenica 12 marzo: Giuliano Battiston, Dentro l'Emirato dei Talebani
Il workshop fotografico tenuto dal giornalista e ricercatore Giuliano Battiston è dedicato all’Afghanistan ed è articolato in tre sessioni: un reportage/lezione per immagini, un’immersione nel paese retto dagli islamisti radicali per comprendere cosa sia cambiato dall’agosto 2021 a oggi, con la caduta del vecchio regime. Una riflessione, a partire dalle foto, sugli stereotipi, i pregiudizi e i condizionamenti attraverso i quali, generalmente, si guarda all'Afghanistan, e i mezzi con cui evitarli. Una discussione aperta con i partecipanti e un’attenzione particolare alla “cassetta degli attrezzi”: informazioni pratiche per lavorare in Afghanistan.
Giuliano Battiston. Giornalista e ricercatore freelance, scrive per quotidiani e riviste tra cui L’Espresso, il manifesto, il Venerdì di Repubblica, gli Asini, Ispi. Direttore dell’associazione di giornalisti indipendenti Lettera22, insegna alla Scuola di giornalismo della Fondazione Basso e alla SIOI. È il curatore del Salone dell’editoria sociale di Roma e l’ideatore di MIP, Il mondo in periferia, il Festival di giornalismo di esteri e di comunità, la cui prima edizione si è tenuta nel maggio-giugno 2022. Si occupa di globalizzazione, cultura, politica internazionale, islamismo armato e Afghanistan, Paese di cui si occupa con regolarità dal 2008 e a cui ha dedicato anche ricerche accademiche. Curatore de La sinistra che verrà. Le parole chiave per cambiare (con G. Marcon, minimumfax 2018), per le edizioni dell’Asino ha pubblicato Arcipelago jihad. Lo stato islamico e il ritorno di al-Qaeda (2016) e due libri-intervista: Zygmunt Bauman. Modernità e globalizzazione (2009) e Per un’altra globalizzazione (2010).
_Sabato 18 marzo: Matthias Canapini, Il gioco dell'oca
Da Lugansk a Erbil, scatti di frontiera. Volti e storie dalle retrovie di conflitti armati. Parole e fotografie raccolte "a passo lento" nei campi sfollati della Siria o nelle risaie dimenticate del Vietnam, per raccontare gli effetti collaterali di guerre vicine nello spazio e lontane nel tempo. Un lancio di dadi per bruciare la frontiera e muoversi, come testimoni della storia, lungo margini e confini.
Matthias Canapini (scrittore, giornalista, fotografo) è nato nel 1992 a Fano. Dal 2012 viaggia per raccontare storie con taccuino e macchina fotografica, documentando aree di conflitto, il sisma in centro Italia, il rugby come strumento inclusivo. L'ultimo libro pubblicato, Il gioco dell'oca, racconta le principali rotte dei migranti che dall'Africa SubSahariana al Medio Oriente si snodano fino in Europa. Ha pubblicato anche Verso Est, Eurasia Express, Terra e dissenso, E' così la vita, Confini, Dar (Prospero Editore), Il passo dell'acero rosso e L'ovale storto (Aras Edizioni). Scrive per Redattore Sociale, Unimondo, SuperAbile.
_Domenica 19 marzo: Francesco Ruggeri, Refugee Camps
Refugee Camps è un progetto fotografico realizzato all'interno dei campi profughi tra Giordania e Siria di Mafraq, Zarqa e Baqa'a, dove il fotografo si sofferma sugli sguardi dei bambini e degli anziani. La Giordania è il secondo paese al mondo per numero di rifugiati rispetto alla popolazione, superata solo dal confinante Libano. Ospita attualmente circa 675.000 rifugiati registrati dalla Siria che hanno iniziato a fuggire nel 2011, quando la crisi nel loro paese ha causato sofferenze inimmaginabili ai suoi cittadini.
Francesco Ruggeri. Classe 1982, fotografo freelance, viaggiatore, fondatore del Foto Club Vinci.
_Sabato 25 marzo: Maria Novella De Luca, Donne saharawi, il coraggio della libertà
Solo le donne riescono a far fiorire l'Hammada recita un proverbio saharawi e questa è la storia di alcune di loro, che hanno scelto di disinnescare ordigni di fabbricazione italiana, cinese, portoghese e russa, disseminati nel deserto algerino in cui vivono."Mina" è Rida, "Mina"è Teslem, "Mina"è Medya, "Mina" è Lamira, "Mina" è molte altre giovani donne del Sahara Occidentale che con coraggio e determinazione vogliono riprendersi ogni spazio della loro terra e farla rifiorire, facendo sensibilizzazione e sminando. La presentazione del reportage sarà l'occasione per introdurre quello che è il focus del workshop ovvero comprendere come raccontare una storia per immagini. Il reportage fotografico ha un regista, uno sceneggiatore e un autore della storia che coincidono tutti in unica persona: il fotografo. Egli è l'unico responsabile del suo racconto, l'unico a dare un senso tecnico, estetico e narrativo alla storia.
Maria Novella De Luca. Ha collaborato come fotoreporter con molte agenzie di stampa come l’Ansa, AGF, Agi, Dire, pubblicando sulle maggiori testate nazionali, come Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Oggi, Left e Internazionale. Oggi lavora come fotografa free lance, collabora con alcune Ong, per la realizzazione di foto e video documentari. Tra gli ultimi lavori, la missione Search and Rescue Moas Cri con Croce Rossa a largo della Libia e la missione nel Kurdistan iracheno nella città di Shengal e il ritorno nella città di Kobane nel Kurdistan siriano.
_Domenica 26 marzo: Vincenzo Tristaino, Raccontare l’architettura
La fotografia come “visione” dello spazio urbano di cui l’architettura ne costituisce l’“anima”. E’ questa la motivazione che spinge ad usare la fotografia come esplicitazione di un immaginario fatto di forme, geometrie, spazi metafisici. Un immaginario che dovrà suscitare attraverso il mezzo fotografico un coinvolgimento emotivo dello spettatore nella lettura sia dell’immagine che del linguaggio e significato contenuti nell’opera di architettura stessa. Come un libro o un quadro, essa può essere letta perché nasce da una scrittura, il progetto, opera intellettuale dell’architetto, ma allo stesso modo raccontata attraverso le immagini e la personale visione del fotografo e del suo sguardo consapevole dello stile e della storia dell’opera architettonica. “Raccontare” l’architettura significa far conoscere gli aspetti identitari, le tradizioni, le tecniche costruttive antiche e moderne, la vita che in questi “contenitori” si svolge, gli aspetti stilistici diversi a seconda delle aree geografiche.
Vincenzo Tristaino. Architetto di professione, da sempre attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, trova nella fotografia di architettura il genere che più di ogni altro gli consente di utilizzare il mezzo fotografico non come strumento descrittivo ma creativo. Perché proprio come il processo creativo del “fare architettura” nelle accezioni di ideazione, progettazione e realizzazione dell’opera, l’immagine fotografica di essa viene creata per suggestionare, far vibrare la luce, emozionare.
_Sabato 1° aprile: Giacomo Sini, Il popolo dimenticato del Kurdistan
Il territorio del Kurdistan è suddiviso tra alcune parti dell'Iran, dell'Iraq, della Turchia e della Siria odierne. I curdi hanno sempre lottato per l'autodeterminazione delle minoranze oppresse e per ottenere una soluzione che ponesse fine alla loro oppressione, ma sono stati fortemente repressi da ogni stato in cui vivono. L'unico luogo in cui i curdi hanno ottenuto una completa autodeterminazione storica attraverso un processo rivoluzionario - che dura da più di 10 anni ed è ancora in corso - è la Siria del Nord e dell’Est/ Rojava /AANES - Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Syria. Analizzare, anche attraverso le foto, la situazione dei curdi e delle altre minoranze che vivono nei territori della mezzaluna fertile significa cercare di mostrare quanto sia difficile la loro situazione, ricordando, nelle difficoltà di documentare questi processi storici, che esiste una popolazione che vive grazie a stretti legami di solidarietà.
Giacomo Sini. Giornalista e fotoreporter freelance ha attraversato cinquanta paesi fotografando le loro realtà sociali e politiche. Appassionato di Medio Oriente e Asia Centrale, ha fotografato più volte le realtà dei conflitti in Libano e Kurdistan. E' interessato principalmente alle storie di rifugiati, per lo più provenienti da aree di conflitto e post-conflitto e dagli aspetti culturali. Oggi vive a Livorno. I suoi lavori sono stati pubblicati sul The Guardian, Der Spiegel, Vice Magazine, El Pais, Stern, L'Express, Humanite Dimanche, L'Espresso, Internazionale,Domani, Il Manifesto, Corriere del Ticino, Nzz, Die Zeit, Taz, National Geographic, Venerdì Repubblica, D Repubblica, Il Fatto Quotidiano, The New Internationalist, Al Jazeera, Freitag.
_Sabato 15 aprile: Martina Martelloni, La sabbia non la puoi trattenere
Nel tentativo di trattenere un pugno di sabbia tra le mani, questa si ribella e prende spazio, si dirama e lascia che ogni suo grumo si allontani. Cade come fosse acqua che scorre, non la puoi contenere. Lo stesso accade nella testa delle persone, anche lì c'è sabbia in movimento. La salute mentale di chi migra, fugge, attende da tempo in un campo o viene respinto da un confine, è oggetto costante di dure prove di resistenza. Quando pensiamo ai rifugiati, agli sfollati interni,ai migranti ancora in transito, ai richiedenti asilo, agli apolidi o ai profughi di guerra, ci domandiamo quasi esclusivamente che tipo di bisogno primario possa essere utile alla loro sopravvivenza fisica. Cibo, vestiti, ripari, medicine, beni di prima necessità. Eppure, la domanda "come stai?", non è quasi mai pensata nella sua totalità che comprende anche il benessere mentale.
Martina Martelloni. Giornalista videomaker, si laurea in Relazioni Internazionali presso l’Università La Sapienza di Roma, prende un master in Geopolitica e nel mentre si addentra all’interno di alcune redazioni. Dopo una prima esperienza in televisione con l’emittente ClassCNBC, inizia a giocare con le immagini video e foto. Collabora per diverso tempo con Repubblica.it coprendo le notizie di cronaca, sociale e di politica nazionale. L’indole del viaggiare e del voler scoprire gli esteri la portano a scegliere la strada dell’umanitario, attualmente lavora con la ong INTERSOS come content producer dal campo per documentare con foto, video e articoli le varie crisi umanitarie. Ha viaggiato in Ucraina, Iraq, Moldavia, Giordania, Niger, Libano, Grecia (isola di Lesbo), Afghanistan e altre missioni legate all'intervento umanitario. Ha pubblicato reportage e foto su Il Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera, TPI e il quotidiano Domani.
_Domenica 16 aprile: uscita fotografica con il Foto Club Vinci.
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