Il linguaggio universale del silenzio. Don Lorenzo Milani nell’opera di Antonio Di Palma
![Il linguaggio universale del silenzio. Don Lorenzo Milani nell’opera di Antonio Di Palma, Basilica di San Lorenzo, Firenze Il linguaggio universale del silenzio. Don Lorenzo Milani nell’opera di Antonio Di Palma, Basilica di San Lorenzo, Firenze](http://www.arte.it/foto/600x450/73/27376-dentro_l_opera_Il_salto.jpg)
Il linguaggio universale del silenzio. Don Lorenzo Milani nell’opera di Antonio Di Palma, Basilica di San Lorenzo, Firenze
Dal 06 Dicembre 2014 al 31 Gennaio 2014
Firenze
Luogo: Basilica di San Lorenzo
Indirizzo: piazza di San Lorenzo 9
Orari: da lunedì a sabato 10-17
Curatori: Sandra Gesualdi
Enti promotori:
- Regione Toscana
- Comune di Firenze
- Provincia di Firenze
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@giacomoguerrini.it
Un’opera dell’artista italo canadese Antonio Di Palma ispirata a don Milani e alla sua scuola allestita nella cripta della Basilica di San Lorenzo a Firenze. È il modo scelto da FDLM, la Fondazione Don Lorenzo Milani, per chiudere i due anni di celebrazioni del 90° anniversario della nascita del sacerdote di “Lettera a una professoressa”.
La scelta di Di Palma non è certo casuale: considerato negli anni ottanta uno dei giovani più promettenti delle nuove avanguardie italiane, lasciò per scelta e dissenso gli ambienti delle gallerie e delle Biennali per ritirarsi proprio a Barbiana, dove ha continuato a lavorare in modo indipendente.
Il progetto che ha dedicato a Don Milani si intitola Il linguaggio universale del silenzio a cura di Sandra Gesualdi.
Prende spunto proprio dal profondo silenzio che trovò Lorenzo quando giunse su quella montagna e che anche l’artista ha imparato a conoscere e sperimentare in questi oltre venti anni di residenza su Monti Giovi.
Un monumentale trittico sapientemente foggiato di pieni e vuoti scultorei, cromato di blu e particolari in doratura con tavole in giallo ocra e verde brillante che ne spezzano l’andamento. Sopra Di Palma vi proietta immagini fotografiche rielaborate graficamente, ma mai ritoccate, che si fondono con l’opera stessa e ne assorbono il colore.
È il linguaggio originale del lavoro del Di Palma, che rende vive e tridimensionali le figurazioni, animate dal colore e inglobate nella scultura.
Le fotografie proiettate, tutte originali e d’epoca, in bianco e nero, sono quelle della scuola di Barbiana digitalizzate di recente per motivi conservativi e catalogate dalla Fondazione DLM, dopo un lavoro di ricerca, recupero e archiviazione.
L’artista tradizionalmente fonda le sue opere con l’ambiente che lo circonda utilizzando materiale così detto “povero” e organico.
Apprezzato dai maggiori critici, soprattutto da Renato Barilli che ha voluto offrire un suo contributo al catalogo ragionato, Di Palma forgia e modella il legno alla maniera dei laboratori rinascimentali con dovizia di cesello e intarsiature, che poi imbeve di schiette e coinvolgenti note cromatiche ricavate dall’uso antico delle terre legate all’uovo.
Ne risultano sculture dalla poetica minimalista, rese virtuali dagli interventi dei colori. Una poetica molto vicina per modi e ispirazioni alle modalità scelte da don Lorenzo Milani per la sua opera, secondo cui non occorrono grandi mezzi per intraprendere imprese importanti e che la grandezza di un uomo (e di un artista) non si valuta dal luogo in cui vive e lavora.
La curatrice: “Il linguaggio universale del silenzio” è una sorta di affresco del ventunesimo secolo che prende vita e si anima abbagliato dai toni accesi. I ragazzi di don Milani sembrano così irrorati da una poesia che il linguaggio contemporaneo dell’artista ferma nel tempo e nello spazio, dandogli nuova vita.
Antonio Di Palma torna con un’opera che solo a Barbiana e solo la purezza del silenzio avrebbe potuto offrirgli. Un prodotto d'ingegno pensato e costruito in loco, da un artista “barbianese”, con i legni scelti dai boschi di lassù; senza compromessi, nato dall'etica e dalla coerenza del maestro e di chi ha creduto in lui quando tutti lo avevano dimenticato”.
Il lavoro del Di Palma sarà introdotto dalla recente mostra fotografica Barbiana e la sua scuola, a cura di Sandra Gesualdi e Pamela Giorgi con una selezione del fondo fotografico della Fondazione DLM che traccia per immagini la biografia di quella scuola di montagna, con scatti famosi e inediti. Emergono la vita e gli sviluppi della scuola di Barbiana attraverso foto d’epoca restaurate e molte mai viste.
La scelta di Di Palma non è certo casuale: considerato negli anni ottanta uno dei giovani più promettenti delle nuove avanguardie italiane, lasciò per scelta e dissenso gli ambienti delle gallerie e delle Biennali per ritirarsi proprio a Barbiana, dove ha continuato a lavorare in modo indipendente.
Il progetto che ha dedicato a Don Milani si intitola Il linguaggio universale del silenzio a cura di Sandra Gesualdi.
Prende spunto proprio dal profondo silenzio che trovò Lorenzo quando giunse su quella montagna e che anche l’artista ha imparato a conoscere e sperimentare in questi oltre venti anni di residenza su Monti Giovi.
Un monumentale trittico sapientemente foggiato di pieni e vuoti scultorei, cromato di blu e particolari in doratura con tavole in giallo ocra e verde brillante che ne spezzano l’andamento. Sopra Di Palma vi proietta immagini fotografiche rielaborate graficamente, ma mai ritoccate, che si fondono con l’opera stessa e ne assorbono il colore.
È il linguaggio originale del lavoro del Di Palma, che rende vive e tridimensionali le figurazioni, animate dal colore e inglobate nella scultura.
Le fotografie proiettate, tutte originali e d’epoca, in bianco e nero, sono quelle della scuola di Barbiana digitalizzate di recente per motivi conservativi e catalogate dalla Fondazione DLM, dopo un lavoro di ricerca, recupero e archiviazione.
L’artista tradizionalmente fonda le sue opere con l’ambiente che lo circonda utilizzando materiale così detto “povero” e organico.
Apprezzato dai maggiori critici, soprattutto da Renato Barilli che ha voluto offrire un suo contributo al catalogo ragionato, Di Palma forgia e modella il legno alla maniera dei laboratori rinascimentali con dovizia di cesello e intarsiature, che poi imbeve di schiette e coinvolgenti note cromatiche ricavate dall’uso antico delle terre legate all’uovo.
Ne risultano sculture dalla poetica minimalista, rese virtuali dagli interventi dei colori. Una poetica molto vicina per modi e ispirazioni alle modalità scelte da don Lorenzo Milani per la sua opera, secondo cui non occorrono grandi mezzi per intraprendere imprese importanti e che la grandezza di un uomo (e di un artista) non si valuta dal luogo in cui vive e lavora.
La curatrice: “Il linguaggio universale del silenzio” è una sorta di affresco del ventunesimo secolo che prende vita e si anima abbagliato dai toni accesi. I ragazzi di don Milani sembrano così irrorati da una poesia che il linguaggio contemporaneo dell’artista ferma nel tempo e nello spazio, dandogli nuova vita.
Antonio Di Palma torna con un’opera che solo a Barbiana e solo la purezza del silenzio avrebbe potuto offrirgli. Un prodotto d'ingegno pensato e costruito in loco, da un artista “barbianese”, con i legni scelti dai boschi di lassù; senza compromessi, nato dall'etica e dalla coerenza del maestro e di chi ha creduto in lui quando tutti lo avevano dimenticato”.
Il lavoro del Di Palma sarà introdotto dalla recente mostra fotografica Barbiana e la sua scuola, a cura di Sandra Gesualdi e Pamela Giorgi con una selezione del fondo fotografico della Fondazione DLM che traccia per immagini la biografia di quella scuola di montagna, con scatti famosi e inediti. Emergono la vita e gli sviluppi della scuola di Barbiana attraverso foto d’epoca restaurate e molte mai viste.
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