Da Brooklyn al Bargello: Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti
Dal 09 Novembre 2017 al 08 Aprile 2018
Firenze
Luogo: Museo Nazionale del Bargello
Indirizzo: via del Proconsolo 4
Curatori: Ilaria Bonacossa
La famiglia Antinori, nell’ambito di Antinori Art Project – piattaforma di ricerca, dedicata alle arti visive e agli artisti del nostro tempo – ha commissionato a Stefano Arienti (Asola, 1961), tra gli artisti italiani più apprezzati sulla scena internazionale, un nuovo progetto nato per essere in dialogo con un capolavoro della storia dell’arte rinascimentale: la lunetta raffigurante La resurrezione di Cristorealizzata agli inizi del XVI secolo da Giovanni Della Robbia (Firenze, 1469 – 1529/30), su commissione di Nicolò di Tommaso Antinori. La “lunetta Antinori”, così nota agli storici dell’arte, oggi proprietà del Museo di Brooklyn, torna a essere presentata al pubblico, dopo 500 anni, al Museo Nazionale del Bargello a Firenze, dal 9 novembre 2017 all’8 aprile 2018 a seguito di un importante restauro sostenuto negli Stati Uniti dalla famiglia Antinori. Il progetto di Stefano Arienti si articola in due opere distinte ma complementari che trasformeranno e si riappropriano in maniera diversa della famosa lunetta. Al Bargello, in una sala attigua a quella della lunetta, sarà installata l’opera dal titolo “Scena Fissa”creando quindi un dialogo diretto tra arte rinascimentale e contemporanea, nella mostra “Da Brooklyn al Bargello: Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti”. In contemporanea, presso l’avveniristica cantina Antinori nel Chianti Classico sarà esposta una nuova installazione site-specific di Arienti, “Altorilievo”, che entrerà a far parte della collezione di famiglia, attualizzando e rendendo visibile il forte legame con la storia e la tradizione mecenatistica. Stefano Arienti nella sua lunga carriera, si è spesso ispirato a immagini che fanno parte dell'iconografia della storia dell'arte per appropriarsene in un processo di riduzione e semplificazione. Il suo lavoro prende le mosse da materiali, oggetti e immagini preesistenti - dai grandi artisti del passato fino alla cultura popolare - compiendo alterazioni di forma e traduzioni che ne modificano il significato in un processo creativo che guarda al passato senza giudizio, ma rivisitandolo e riappropriandosene in maniera personale quasi intima. Rielaborando materiali “poveri” come la carta, i libri e le immagini tratte da cartoline, poster o fotocopie, oppure materiali della cultura di massa come il polistirolo, la plastica, la plastilina, le stoffe, Arienti realizza opere che stupiscono lo spettatore, lo invitano a riflettere sul tema della “meraviglia”.
Questo atteggiamento riguarda il concetto di immagine nel suo complesso; come afferma l’artista: “viviamo in una specie di dittatura degli oggetti e di conseguenza delle immagini, e potrebbe sembrare che esse debbano solo essere consumate; invece possiamo tranquillamente entrare all’interno di esse, produrne di nuove e farle vivere diversamente, rendendole indipendenti dal passato ma anche da noi stessi”. Nel doppio intervento di Stefano Arienti, al Museo del Bargello e alla Cantina Antinori nel Chianti Classico, gli elementi compositivi di questa lunetta verranno isolati e distribuiti nello spazio, per acquisire un’indipendenza formale e una nuova narrativa. In questo caso infatti Arienti è partito dallo studio del risultato del restauro della Lunetta, dove le varie parti che formano la composizione non sono state saldate o incollate insieme come erano originariamente ma lasciate volutamente separate: i 46 elementi sono in vista e mantengono una loro forte identità nella rappresentazione finale con giochi di scala e prospettive inaspettate. Il lavoro presso il Museo del Bargello sarà realizzato su supporto bidimensionale, una pittura ad inchiostro metallico, oro o rame, su telo antipolvere bianco da cantiere, raffigurerà i personaggi che compaiono nella Lunetta ma aumentati leggermente in dimensione sino ad arrivare ad una scala quasi reale, 1:1. L’allestimento che occuperà le tre pareti della stanza dedicata a Stefano Arienti, avrà caratteristiche simili a quelle della sala in cui sarà esposta la Lunetta, comunicante con essa, in modo da non modificare la percezione dello spettatore che passando da una stanza all’altra potrà facilmente leggere i tratti di continuità delle due opere e di traduzione di una nell’altra. Queste sinopie strappate mostrano la modernità compositiva e formale del capolavoro tardo rinascimentale, la bicromia così come la bidimensionalità delle figure portano la linea del disegno ad emergere. “Altorilievo”, nato per la Vinsataia della cantina Antinori nel Chianti Classico, si articola come la scomposizione di un alto-rilievo scultoreo, in cui le figure della lunetta, sempre monocrome, vengono riproposte nelle 46 campiture strutturali del capolavoro di della Robbia, in una rinnovata distribuzione spaziale delle figure, capace di trasformare l’impianto narrativo della lunetta e ponendo l’osservatore all’interno della scena e assegnandogli un ruolo attivo nella fruizione dell’opera. L’opera, disegnata sempre su teli antipolvere, assumerà una tridimensionalità quasi marmorea, che permetterà all’artista di ricreare uno spessore simile a quella dell’opera originale realizzata in terracotta invetriata, liberando i personaggi dalla posizione impostagli dalla storia e tessendo così una nuova trama. L’allestimento spinge il pubblico ad una lettura più dinamica e personale del capolavoro restaurato, offrendo la possibilità di un percorso di ricerca in cui le immagini sono sottoposte a infinite variazioni, e dove lo spettatore è coinvolto in un processo mentale indipendente, critico e consapevole.
Con questo nuovo progetto la Marchesi Antinori prosegue l’impegno odierno nell’arte contemporanea avviato con Antinori Art Project, chiamando una delle voci più interessanti dell’arte contemporanea italiana a confrontarsi con la cantina nel Chianti Classico, invitandolo a far parte di una tradizione che da secoli lega il nome della famiglia Antinori all’arte.
Stefano Arienti
Nato ad Asola, in provincia di Mantova, nel 1961. Laureato in agraria, si avvicina all'arte sotto la guida di Corrado Levi ed esordisce a metà degli anni Ottanta alla Brown Boveri (una ex-fabbrica utilizzata come luogo d'incontro e sperimentazione da molti giovani artisti) a Milano, dove oggi vive e lavora. Tra le numerose mostre alle quali ha partecipato, si possono citare la Biennale di Venezia (Aperto 1990, 1993); Biennale di Istanbul (1992); Cocido y Crudo, Museo Reina Sofia, Madrid (1994); XII Quadriennale di Roma, 1996 (primo premio); Fatto in Italia, Centre d'Art Contemporain, Ginevra; ICA, Londra (1997); Biennale di Gwangju (2008). Tra le personali più recenti: MAXXI, Roma (2004); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2005); Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2007); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2008); MAMbo (con Cesare Pietroiusti, 2008); Palazzo Ducale, Mantova (2009); Museion, Bolzano (con Massimo Bartolini, 2011). La Famiglia Antinori. Da un’antica tradizione di passione per l’arte all’Antinori Art Project La Cantina Antinori nel Chianti Classico è il simbolo del legame profondo che sin dal 1385 lega la famiglia Antinori alla passione per le arti: pittura, scultura, architettura, e naturalmente l’arte di saper trasformare i frutti della terra in grandi vini. Da oltre seicento anni, i Marchesi Antinori hanno legato il proprio nome all’eccellenza nell’arte del vino e alla migliore tradizione mecenatistica. Due ambiti apparentemente molto diversi, ma che in realtà hanno spesso proceduto in parallelo: i Marchesi Antinori hanno spesso affidato all’arte il compito di raccontare i valori e la storia della loro casata, il cui stemma è anch’esso un’opera di pregio artistico, uscita agli inizi del ‘500 dalla bottega fiorentina dello scultore e ceramista Giovanni della Robbia. Così, in epoca recentissima, con l’inaugurazione della nuova cantina nel 2012, monumentale e seducente struttura scavata nelle terre del Chianti Classico, parte della collezione di famiglia che raccoglie dipinti, ceramiche, tessuti pregiati e antichi manoscritti ha lasciato lo storico Palazzo Antinori di Firenze per trovare, una nuova collocazione che la rende accessibile al pubblico che giornalmente visita la zona del Chianti Classico, alla ricerca di esplorazioni legate alle degustazioni e a esperienze sinestetiche. Per dare sistematicità e maggiore impulso ai progetti dedicati alle arti visive del nostro tempo, sempre nel 2012 è stato avviato Antinori Art Project, progetto che muove dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività di collezionismo che fa parte della tradizione della famiglia, indirizzandola però verso le arti e gli artisti del nostro tempo. Antinori Art Project è infatti una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo – realizzato in collaborazione con curatori affermati - che raccoglie sotto un’unica progettualità coerente tutte le attività messe in campo in quest’ambito. In particolare, oltre allo spazio museale integrato nel percorso di visita all’interno della cantina che ospita la storica collezione della famiglia, è stato avviato uno speciale programma di commissioni annuali, molte delle quali site-specific, rivolto a giovani ma già affermati protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale. Gli interventi hanno visto nel biennio 2012/2013, a cura di Chiara Parisi, il coinvolgimento di Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle. Nel 2014, con l’arrivo di Ilaria Bonacossa alla direzione artistica biennale del progetto, ha visto la partecipazione di Tomàs Saraceno che ha realizzato l’opera Biosphere 06, cluster of 3, installata nello spazio verticale dello scalone interno della cantina; nel 2015 la mostra Still Life Remix, dedicata all’intramontabile tema della natura morta, l’installazione dell’opera Clessidra dell’artista Giorgio Andreotta Calò; nel 2016 l’acquisizione dell’opera site-specific “Giant Fruit” di Nicolas Party nell’ambito di Antinori Art Project; la commissione dell’opera “Portal del Angel” dello scultore Jorge Peris, un precario arco di trionfo realizzato attraverso la riappropriazione di materiali locali, come gli antichi orci di terracotta usati storicamente per conservare l’olio.
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