Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook
![Anj Smith, Names of the Hare (detail), 2017-18, oil on linen, 65.5 x 50 cm. I Ph. ©2018 Alex Delfanne, All Rights Reserved Anj Smith, Names of the Hare (detail), 2017-18, oil on linen, 65.5 x 50 cm. I Ph. ©2018 Alex Delfanne, All Rights Reserved](http://www.arte.it/foto/600x450/7a/124751-unnamed-3.jpg)
Anj Smith, Names of the Hare (detail), 2017-18, oil on linen, 65.5 x 50 cm. I Ph. ©2018 Alex Delfanne, All Rights Reserved
Dal 17 Dicembre 2021 al 01 Maggio 2022
Firenze
Luogo: Museo Stefano Bardini
Indirizzo: Via dei Renai 37
Orari: Lun - Ven - Sab - Dom | 11:00 - 17:00 Mar - Mer - Giov | chiuso. Ultimo ingresso: un'ora prima dell'orario di chiusura del museo
Curatori: Sergio Risaliti
Enti promotori:
- Comune di Firenze
Costo del biglietto: Intero € 7, Ridotto € 5,50
Telefono per informazioni: +39 055 2342427
E-Mail info: musei.civici@comune.fi.it
Museo Novecento in collaborazione con Hauser & Wirth presenta Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook, la prima personale in un museo italiano della pittrice britannica Anj Smith (Kent, Regno Unito, 1978). La mostra, a cura di Sergio Risaliti e organizzata da MUS.E, ospita una selezione di 12 opere in cui i paesaggi interiori dell’artista, popolati da volti, animali ed elementi surreali dipinti con grande maestria, dialogano con la straordinaria raccolta d’arte antica del Museo Stefano Bardini.
“Abbiamo difeso in questi ultimi mesi il valore dei musei civici, a torto considerati minori nell’economia e cultura generale di una città d’arte come Firenze, dove troppe volte ci si concentra solo sulle grandi istituzioni museali e sui centri di esposizione maggiori” dichiara Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. “Con queste intenzioni nascono le mostre al Museo Stefano Bardini. Da anni stiamo collaborando con il Museo Stefano Bardini, mettendo in parallelo le produzioni artistiche contemporanee con lo straordinario scrigno di arte nato dalla passione e intelligenza di Stefano Bardini, un museo unico nel suo genere al mondo. Qui sono passate le opere di John Currin, Glenn Brown, Luca Pignatelli e Ali Banisadr in dialoghi di alto lignaggio, che hanno suscitato interesse specifico e curiosità generale, contribuendo all’incontro tra tempi storici e generi, forme e contenuti senza distinzione e steccati tra ieri e oggi. Adesso è la volta di Anj Smith, che prosegue in questa prospettiva critica e metodologica. Smith è un’artista internazionale con un linguaggio pittorico raffinato e colto che intreccia psicologie oscure, giustapposizioni ricontestualizzate, moda e natura, in composizioni che non potranno che incuriosire e attrarre, perfino nel più piccolo formato, dove la materia dell’artista raggiunge preziosismi rinascimentali. Quelle di Anj Smith potremmo definirle piccole Wunderkammern, in cui lo spirito ghiribizzoso e alchemico del manierismo sembra rinascere sotto una veste assolutamente contemporanea, aggiungendo quanto di perturbante si nasconde tra le pieghe della realtà e dell’immaginario più glamour”.
“Da sempre riscoprire i tesori dei musei fiorentini significa vivere un incontro incomparabile. Nel momento che stiamo attraversando, l’importanza vitale di queste opere non può essere sopravvalutata. Aprono un varco nella cacofonia delle nostre realtà sature di dati, reclamano il nostro tempo” dichiara Anj Smith. “Anche i dipinti più celebri, che ci sono familiari, non cessano di stupirci con inediti livelli di rivelazione, evocando abissi mai sondati prima. Sembrano trasformarsi, dialogare con le esperienze di vita vissuta e i miei vent’anni di pratica come pittrice. Rimango affascinata da questo gioiello di città e sono grata per il generoso invito a esporre accanto ai capolavori di fama mondiale del Museo Stefano Bardini.”
Dopo le mostre monografiche dedicate a artisti internazionali, le sale del museo sede della collezione dell’antiquario e connoisseur fiorentino Stefano Bardini tornano ad ospitare un’artista contemporanea, Anj Smith, la cui opera seduce e ipnotizza chi la osserva. I suoi dipinti, realizzati con una perizia pari a quella di un miniaturista medievale o di un artefice di nature morte fiammingo-rinascimentali, non hanno nulla da invidiare a certi maestri del tempo antico. Nella sua maestria, tuttavia, non c’è mai nostalgia del passato o narcisismo artigianale. La tecnica non intende riprodurre fedelmente la realtà. La minuziosa magnificenza delle sue rappresentazioni spiazza l’osservatore, poichè porta con sé elementi di inquietudine. I ritratti e le nature morte hanno qualcosa di inquietante, sembrano quasi suggerire che troppa bellezza e troppo artificio possono allarmare. La raffinatezza e l’eleganza con cui sono costruite le rappresentazioni sembrano condividere il senso di fragilità e caducità della natura. Il suo lavoro è una straordinaria, attualissima, risposta alla vanitas più classica, una riflessione sul rapporto promiscuo ma affascinante tra bellezza e morte, tra pienezza e vacuità, tra piacere e insoddisfazione. I paesaggi di Anj Smith sono fantasie interiori da cui emergono creature ibride e oniriche. La storia dell’arte si combina con quella della moda, l’illustrazione scientifica con l’immaginario gotico, l’iconico con la retorica delle simbologie e allegorie medievali e rinascimentali. L’osservatore è invitato ad avere pazienza e a guardare con curiosità per entrare in queste meravigliose Wunderkammern, fare un viaggio che non è solo ottico ma mentale tra i repertori iconografici e le arti minori.
“Come artista concettuale, il senso del mio lavoro risiede tanto nella stratificazione cromatica dei pigmenti quanto nella risposta dello spettatore. Una riflessione importante per chi si occupa di arte oggi è la necessità di sottrarsi al sonnambulismo culturale imperante. È necessario sfidare le convenzioni calcificate e le narrative semplificate che ostacolano il progresso della conoscenza” – Anj Smith.
Come ogni grande capolavoro del passato, l’arte di Anj Smith ha un approccio, in primo luogo, radicalmente contro-culturale, in un clima attuale in cui l’informazione visiva viene costantemente divulgata per un consumo superficiale e frettoloso. Questa urgenza a rallentare, ragionare e pensare è pensata dall’artista come un balsamo per lenire il nostro presente tormentato. In secondo luogo, “la pausa richiesta per apprezzare appieno queste opere permette di ottenere molto più di questa agognata tregua dal rumore di fondo delle nostre vite complesse”, dichiara l’artista. Fondamentalmente promuove e coltiva un pensiero critico che trascende il piacere estetico, e che ha un indiscutibile valore di per sé. Per questo trova giusta collocazione nella città di Firenze, luogo in cui questa esplorazione e rivalutazione dei contesti storici non rappresenta nulla di nuovo. Firenze incarna una continua rivalutazione e rielaborazione di storie, un processo di comprensione che ha assicurato la continuazione del suo canone. E così, come dichiara l’artista, “ogni volta che mi trovo a Firenze percepisco la sua irresistibile e provocatoria magia e mi sento di nuovo ispirata ad aprire nuove frontiere”.
“Abbiamo difeso in questi ultimi mesi il valore dei musei civici, a torto considerati minori nell’economia e cultura generale di una città d’arte come Firenze, dove troppe volte ci si concentra solo sulle grandi istituzioni museali e sui centri di esposizione maggiori” dichiara Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. “Con queste intenzioni nascono le mostre al Museo Stefano Bardini. Da anni stiamo collaborando con il Museo Stefano Bardini, mettendo in parallelo le produzioni artistiche contemporanee con lo straordinario scrigno di arte nato dalla passione e intelligenza di Stefano Bardini, un museo unico nel suo genere al mondo. Qui sono passate le opere di John Currin, Glenn Brown, Luca Pignatelli e Ali Banisadr in dialoghi di alto lignaggio, che hanno suscitato interesse specifico e curiosità generale, contribuendo all’incontro tra tempi storici e generi, forme e contenuti senza distinzione e steccati tra ieri e oggi. Adesso è la volta di Anj Smith, che prosegue in questa prospettiva critica e metodologica. Smith è un’artista internazionale con un linguaggio pittorico raffinato e colto che intreccia psicologie oscure, giustapposizioni ricontestualizzate, moda e natura, in composizioni che non potranno che incuriosire e attrarre, perfino nel più piccolo formato, dove la materia dell’artista raggiunge preziosismi rinascimentali. Quelle di Anj Smith potremmo definirle piccole Wunderkammern, in cui lo spirito ghiribizzoso e alchemico del manierismo sembra rinascere sotto una veste assolutamente contemporanea, aggiungendo quanto di perturbante si nasconde tra le pieghe della realtà e dell’immaginario più glamour”.
“Da sempre riscoprire i tesori dei musei fiorentini significa vivere un incontro incomparabile. Nel momento che stiamo attraversando, l’importanza vitale di queste opere non può essere sopravvalutata. Aprono un varco nella cacofonia delle nostre realtà sature di dati, reclamano il nostro tempo” dichiara Anj Smith. “Anche i dipinti più celebri, che ci sono familiari, non cessano di stupirci con inediti livelli di rivelazione, evocando abissi mai sondati prima. Sembrano trasformarsi, dialogare con le esperienze di vita vissuta e i miei vent’anni di pratica come pittrice. Rimango affascinata da questo gioiello di città e sono grata per il generoso invito a esporre accanto ai capolavori di fama mondiale del Museo Stefano Bardini.”
Dopo le mostre monografiche dedicate a artisti internazionali, le sale del museo sede della collezione dell’antiquario e connoisseur fiorentino Stefano Bardini tornano ad ospitare un’artista contemporanea, Anj Smith, la cui opera seduce e ipnotizza chi la osserva. I suoi dipinti, realizzati con una perizia pari a quella di un miniaturista medievale o di un artefice di nature morte fiammingo-rinascimentali, non hanno nulla da invidiare a certi maestri del tempo antico. Nella sua maestria, tuttavia, non c’è mai nostalgia del passato o narcisismo artigianale. La tecnica non intende riprodurre fedelmente la realtà. La minuziosa magnificenza delle sue rappresentazioni spiazza l’osservatore, poichè porta con sé elementi di inquietudine. I ritratti e le nature morte hanno qualcosa di inquietante, sembrano quasi suggerire che troppa bellezza e troppo artificio possono allarmare. La raffinatezza e l’eleganza con cui sono costruite le rappresentazioni sembrano condividere il senso di fragilità e caducità della natura. Il suo lavoro è una straordinaria, attualissima, risposta alla vanitas più classica, una riflessione sul rapporto promiscuo ma affascinante tra bellezza e morte, tra pienezza e vacuità, tra piacere e insoddisfazione. I paesaggi di Anj Smith sono fantasie interiori da cui emergono creature ibride e oniriche. La storia dell’arte si combina con quella della moda, l’illustrazione scientifica con l’immaginario gotico, l’iconico con la retorica delle simbologie e allegorie medievali e rinascimentali. L’osservatore è invitato ad avere pazienza e a guardare con curiosità per entrare in queste meravigliose Wunderkammern, fare un viaggio che non è solo ottico ma mentale tra i repertori iconografici e le arti minori.
“Come artista concettuale, il senso del mio lavoro risiede tanto nella stratificazione cromatica dei pigmenti quanto nella risposta dello spettatore. Una riflessione importante per chi si occupa di arte oggi è la necessità di sottrarsi al sonnambulismo culturale imperante. È necessario sfidare le convenzioni calcificate e le narrative semplificate che ostacolano il progresso della conoscenza” – Anj Smith.
Come ogni grande capolavoro del passato, l’arte di Anj Smith ha un approccio, in primo luogo, radicalmente contro-culturale, in un clima attuale in cui l’informazione visiva viene costantemente divulgata per un consumo superficiale e frettoloso. Questa urgenza a rallentare, ragionare e pensare è pensata dall’artista come un balsamo per lenire il nostro presente tormentato. In secondo luogo, “la pausa richiesta per apprezzare appieno queste opere permette di ottenere molto più di questa agognata tregua dal rumore di fondo delle nostre vite complesse”, dichiara l’artista. Fondamentalmente promuove e coltiva un pensiero critico che trascende il piacere estetico, e che ha un indiscutibile valore di per sé. Per questo trova giusta collocazione nella città di Firenze, luogo in cui questa esplorazione e rivalutazione dei contesti storici non rappresenta nulla di nuovo. Firenze incarna una continua rivalutazione e rielaborazione di storie, un processo di comprensione che ha assicurato la continuazione del suo canone. E così, come dichiara l’artista, “ogni volta che mi trovo a Firenze percepisco la sua irresistibile e provocatoria magia e mi sento di nuovo ispirata ad aprire nuove frontiere”.
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