Aldo Mondino. Tappeti stesi e appesi
![Aldo Mondino, Iznik, 2000, olio su vetro, 9 pz. cm 50x40x6 cad Aldo Mondino, Iznik, 2000, olio su vetro, 9 pz. cm 50x40x6 cad](http://www.arte.it/foto/600x450/66/15065-Aldo_Mondino_Iznik_9_pezzi_2000_olio_su_vetro_9_pz_cm_50x40x6_cad_.jpg)
Aldo Mondino, Iznik, 2000, olio su vetro, 9 pz. cm 50x40x6 cad
Dal 13 Aprile 2013 al 20 Giugno 2013
Firenze
Luogo: Galleria Santo Ficara
Indirizzo: via Ghibellina 164
Orari: da lunedì a sabato 10-12.30/ 15.30-19.30
Curatori: Marco Meneguzzo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 33607705
E-Mail info: info@aldomondino.it
Sito ufficiale: http://www.santoficara.it/
In collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino e con la cura di Marco Meneguzzo, sabato 13 aprile inaugura la mostra di Aldo Mondino Tappeti stesi e appesi alla Galleria Santo Ficara di Firenze.
Fino al 20 giugno sono esposti i lavori incentrati sul concetto di “nuovo esotismo” uno dei temi più frequentati nella lunga e multiforme attività dell’artista torinese, scomparso nel 2005.
In mostra, oltre ad alcuni gioielli dai soggetti orientaleggianti, il ciclo di opere dei cosiddetti “tappeti stesi” - simulacri di tappeti, di fatto dipinti su telai e superfici sagomate -, delle “Turcate” - chiaro riferimento al folklore turco, con particolare riguardo alle forme culturali e visive della setta dei Dervisci, ma anche all’artista Giulio Turcato -, dei “ritratti” di ambientazione araba, e culmina con il rifacimento di “Mekka Mokka” (1988), una sorta di tappeto-mandala realizzato con l’utilizzo di 50 chili di caffè in grani su carta da spolvero.
Questa produzione di Mondino, che data all’incirca dal 1980 -il primo “tappeto steso” è infatti di quell’anno-, affronta, in tempi non sospetti, il tema della globalizzazione partendo da un apparente ritorno all’“esotismo”, quella corrente pittorica ottocentesca di cui Mondino adotta parzialmente anche la veste pittorica. Di fatto, si tratta di un’operazione che riesce a coniugare il piacere della pittura con la percezione chiara di un mutamento culturale in atto, di uno spostamento evidente del centro d’interesse mondiale verso culture considerate, appunto, “esotiche”, nonché con una serie di citazioni artistiche colte, tipiche dell’artista, in primis quella della produzione orientalista di Delacroix.
Un catalogo illustrato e con un saggio del curatore, edito da Carlo Cambi Editore, accompagna la mostra.
Cenni biografici
Aldo Mondino è nato a Torino nel 1938, dove è morto nel 2005. Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove frequenta l’atelier di William Heyter, l’Ecole du Louvre e il corso di mosaico dell’Accademia di Belle Arti con Severini e Licata. Nel 1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla Galleria L’Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia (1962). L’incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, risulta fondamentale per la sua carriera artistica, con un sodalizio tuttora esistente. Importanti personali vengono presentate anche presso la Galleria Stein di Torino, lo Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria Paludetto di Torino.
Tra le principali mostre si ricordano le due partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1993, le personali al Museum für Moderne Kunst-Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), al Museo Ebraico di Bologna (1995), alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Trento (2000). Le sue opere appartengono alle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali ed internazionali ed a numerose collezioni private.
Fino al 20 giugno sono esposti i lavori incentrati sul concetto di “nuovo esotismo” uno dei temi più frequentati nella lunga e multiforme attività dell’artista torinese, scomparso nel 2005.
In mostra, oltre ad alcuni gioielli dai soggetti orientaleggianti, il ciclo di opere dei cosiddetti “tappeti stesi” - simulacri di tappeti, di fatto dipinti su telai e superfici sagomate -, delle “Turcate” - chiaro riferimento al folklore turco, con particolare riguardo alle forme culturali e visive della setta dei Dervisci, ma anche all’artista Giulio Turcato -, dei “ritratti” di ambientazione araba, e culmina con il rifacimento di “Mekka Mokka” (1988), una sorta di tappeto-mandala realizzato con l’utilizzo di 50 chili di caffè in grani su carta da spolvero.
Questa produzione di Mondino, che data all’incirca dal 1980 -il primo “tappeto steso” è infatti di quell’anno-, affronta, in tempi non sospetti, il tema della globalizzazione partendo da un apparente ritorno all’“esotismo”, quella corrente pittorica ottocentesca di cui Mondino adotta parzialmente anche la veste pittorica. Di fatto, si tratta di un’operazione che riesce a coniugare il piacere della pittura con la percezione chiara di un mutamento culturale in atto, di uno spostamento evidente del centro d’interesse mondiale verso culture considerate, appunto, “esotiche”, nonché con una serie di citazioni artistiche colte, tipiche dell’artista, in primis quella della produzione orientalista di Delacroix.
Un catalogo illustrato e con un saggio del curatore, edito da Carlo Cambi Editore, accompagna la mostra.
Cenni biografici
Aldo Mondino è nato a Torino nel 1938, dove è morto nel 2005. Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove frequenta l’atelier di William Heyter, l’Ecole du Louvre e il corso di mosaico dell’Accademia di Belle Arti con Severini e Licata. Nel 1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla Galleria L’Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia (1962). L’incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, risulta fondamentale per la sua carriera artistica, con un sodalizio tuttora esistente. Importanti personali vengono presentate anche presso la Galleria Stein di Torino, lo Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria Paludetto di Torino.
Tra le principali mostre si ricordano le due partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1993, le personali al Museum für Moderne Kunst-Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), al Museo Ebraico di Bologna (1995), alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Trento (2000). Le sue opere appartengono alle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali ed internazionali ed a numerose collezioni private.
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