Marisa Zattini. Alberi – La foresta che è in noi
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Marisa Zattini, Alberi – La foresta che è in noi, Abbazia di Pomposa, Codigoro (FE)
Dal 16 Giugno 2022 al 30 Ottobre 2022
Codigoro | Ferrara
Luogo: Abbazia di Pomposa
Indirizzo: Via Pomposa Centro 12
Orari: dal martedì alla domenica 8:30 – 19:30 (chiusura biglietteria ore 18:45)
Curatori: Serena Ciliani
Enti promotori:
- MiC – Ministero della Cultura Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna
Costo del biglietto: Intero Euro 5, ridotto Euro 2
Telefono per informazioni: +39 0533 719119
E-Mail info: drm-ero.abbaziapo-fe@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.musei.emiliaromagna.beniculturali.it
Giovedì 16 giugno, alle ore 17, nell’Abbazia di Pomposa, Sala del Refettorio, si terrà l’inaugurazione della mostra “Alberi – La foresta che è in noi”, un’opera installativa di Marisa Zattini realizzata nel 2018 e visitabile fino al 30 ottobre. Alla presenza dell’artista interverranno l’architetto Serena Ciliani, direttore dell’Abbazia di Pomposa e curatore della mostra e don Stefano Gigli, padre spirituale dell’Abbazia.
“Questa installazione – commenta la direttrice Serena Ciliani – riporta idealmente all’origine del mondo. È un invito a riflettere sul tema Uomo/Natura proseguendo nel solco della ricerca già da tempo avviato dall’artista, ma con modalità completamente nuove. Accogliere all’interno del complesso Pomposiano l’arte contemporanea è un processo importante per invitare altri tipi di pubblici e stimolare i fruitori ad ampliare gli orizzonti del bello”.
“Si tratta di ventidue alberi in vetroresina a formare un bosco significante – spiega l’artista Marisa Zattini – una enigmatica foresta fossile per un attraversamento misterico al nero, in nigredo, che riflette nella verticalità dei tronchi che la compongono un ideale axis mundi, un collegamento fra la terra e il cielo. Un passaggio che è attraversamento sinestetico, grazie anche alla composizione sonora site specific, “Dalla lettera”, composta da Giovanni Ciucci che favorisce il raccoglimento armonico fra anime differenti”.
“Guardando l’installazione di Marisa Zattini – aggiunge don Stefano Gigli – mi piace pensare che l’artista sia stata spinta alla realizzazione di questa opera da quello che potremmo chiamare “desiderio di interiorità”. Osservando l’allestimento, quello che emerge chiaramente è che invita il visitatore proprio a scendere in profondità, a camminare, con coraggio, all’interno dei propri castelli interiori. L’opera invita a guardarsi dentro, nel profondo, a fare quel salto che ci porta dal mentale allo spirituale e ci guida in quel luogo dove la mente non può più dire nulla, dove la razionalità cede il passo al cuore e dove solo il cuore può parlare”.
“Non resta che venire in Abbazia – conclude la direttrice Serena Ciliani – per scoprire il piacere di perdersi in un bosco che sa di infinito”.
“Questa installazione – commenta la direttrice Serena Ciliani – riporta idealmente all’origine del mondo. È un invito a riflettere sul tema Uomo/Natura proseguendo nel solco della ricerca già da tempo avviato dall’artista, ma con modalità completamente nuove. Accogliere all’interno del complesso Pomposiano l’arte contemporanea è un processo importante per invitare altri tipi di pubblici e stimolare i fruitori ad ampliare gli orizzonti del bello”.
“Si tratta di ventidue alberi in vetroresina a formare un bosco significante – spiega l’artista Marisa Zattini – una enigmatica foresta fossile per un attraversamento misterico al nero, in nigredo, che riflette nella verticalità dei tronchi che la compongono un ideale axis mundi, un collegamento fra la terra e il cielo. Un passaggio che è attraversamento sinestetico, grazie anche alla composizione sonora site specific, “Dalla lettera”, composta da Giovanni Ciucci che favorisce il raccoglimento armonico fra anime differenti”.
“Guardando l’installazione di Marisa Zattini – aggiunge don Stefano Gigli – mi piace pensare che l’artista sia stata spinta alla realizzazione di questa opera da quello che potremmo chiamare “desiderio di interiorità”. Osservando l’allestimento, quello che emerge chiaramente è che invita il visitatore proprio a scendere in profondità, a camminare, con coraggio, all’interno dei propri castelli interiori. L’opera invita a guardarsi dentro, nel profondo, a fare quel salto che ci porta dal mentale allo spirituale e ci guida in quel luogo dove la mente non può più dire nulla, dove la razionalità cede il passo al cuore e dove solo il cuore può parlare”.
“Non resta che venire in Abbazia – conclude la direttrice Serena Ciliani – per scoprire il piacere di perdersi in un bosco che sa di infinito”.
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