Antonio Marras: memorie dal sottosuolo…
Dal 14 Dicembre 2019 al 06 Settembre 2020
Mondovì | Cuneo
Luogo: Museo della Ceramica
Indirizzo: piazza Maggiore 1
Orari: venerdì e sabato, dalle ore 15.00 alle ore 18.00 | domenica, dalle ore 15.00 alle ore 18.00. Dal lunedì al venerdì aperto per scuole e gruppi su prenotazione. Chiuso il 25 dicembre, il 1° gennaio. Aperto il 6 gennaio
Curatori: Francesca Alfano Miglietti
Prolungata: fino al 6 settembre 2020
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sabato 14 dicembre 2019, alle ore 18.00 inaugura al Museo della Ceramica di Mondovì, in provincia di Cuneo, la mostra Antonio Marras: memorie dal sottosuolo…, a cura di Francesca Alfano Miglietti.
Il titolo della mostra richiama immediatamente alla mente l’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij. Nell’intreccio del racconto, un uomo si aggira in una piccola stanza spiegando i motivi che lo hanno spinto alla decisione di scrivere le proprie memorie, e anche quelli che dovrebbero trattenerlo dal farlo. È prepotente quando rivendica il bisogno di essere libero e fuori da ogni convenzione, e poi fa tenerezza, quasi, quando mostra tutti i difetti, che abbondano e si manifestano sia nell’accettazione delle cose, sia nei tentativi di cambiarne il corso.
In mostra la nuova serie di opere site specific – sculture, installazioni e ambientazioni, disseminate lungo tutto il primo piano del Museo – di Antonio Marras che restituiscono il clima del romanzo di Dostoevskij. Realizzate tutte a Mondovì, le opere sono nate direttamente dalle stanze del Museo della Ceramica di Mondovì, dai sottoscala e dai depositi polverosi che conservano forme e stampi, dai frammenti di progetti, dai fogli degli archivi, dai laboratori e dagli incontri fatti nella zona.
Antonio Marras si serve della ceramica e guarda ai classici della raccolta del museo: a muoverlo è il desiderio di rappresentare qualcosa di meraviglioso. Per Marras la ceramica diventa una forma di paziente indagine sul mondo, capace di stabilire nessi, dare risposte, individuare relazioni. Un modo per dare e darsi forma, per contenere la sua confusione, per aprire orizzonti che scavino dentro la vita, senza mai la pretesa di chiudere il discorso.
Scrive Francesca Alfano Miglietti, che cura la mostra: La caratteristica prima di Antonio Marras è lo stupore: di fronte alla collezione di ceramiche di Mondovì, di fronte ai vecchi stampi, ai vecchi depositi, nell'incontro con gli artigiani del posto, nello studio delle forme e degli elementi caratteristici del luogo, nel dialogo ininterrotto con la direttrice del museo, ha iniziato a esplorare molti dei luoghi in cui la storia della ceramica di Mondovì si è costruita ed ha avuto una sua caratteristica, e ha raccolto e scelto gli elementi su cui ha modulato il suo progetto espositivo. Installazioni, opere, sculture, assemblaggi, objet trouvè, reperti, disegni, ancora una volta le opere di Antonio Marras sono essenziali ed eccessive, potenti e poetiche, ingombranti ed eteree, sembra che vogliano capovolge e rivoltare l’ordine delle cose e immettere gli spettatori in uno spazio in cui forma, colore, mito, materiali, silenzio, vento, assenza, preparano un “viaggio” che vuole coinvolgerci fisicamente.
In mostra sculture, installazioni e ambientazioni, tutte realizzate all’interno di UP, unità produttiva del Museo della Ceramica di Mondovì. Sarà realizzato un catalogo in cui le foto di Daniela Zedda riprodurranno l’ambientazione e la mostra installata.
Antonio Marras nasce ad Alghero, Sardegna. È del 1999 la prima collezione di prêt-à-porter con il suo nome e fin dalle sue prime esperienze nella moda Marras si distingue per le sperimentazioni e per le commistioni con l’arte, con la musica, con la danza, con teatro, con il cinema: la moda, per lui, è il legame con gli altri linguaggi. Nel 2003 viene nominato direttore artistico di Kenzo. Numerose le incursioni nell’arte, nella letteratura, nella poesia, e nel 2001, a Bologna, gli viene assegnato il premio Francesca Alinovi. Parallelamente alle sue creazioni e presentazioni nel mondo della moda realizza e partecipa a numerosi eventi tra il 2003 e il 2005: il progetto “Trama doppia”, le mostre, “Llencols de aigua” con Maria Lai, “Uno più uno meno” con Claudia Losi, “Il Racconto della forma”, “Minyonies”, “Noi facciamo. Loro guardano” con Carol Rama, “ Les funerailles de la baleine”, “Corps exquis”. Nel 2006 la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino ospita la mostra fotografica “Antonio Marras: dieci anni dopo”. Nel 2009 in occasione del Salone del Mobile cura una mostra dal titolo La Bea per Il Sole 24 Ore e nello stesso anno realizza i costumi per lo spettacolo di Luca Ronconi “Sogno di una notte di mezza estate”. Partecipa nel 2011 alla Biennale di Venezia con un’installazione nel Padiglione Italia dal titolo “Archivio Provvisorio”. Nel 2012 cura l’allestimento al Mart di Rovereto della mostra di Lea Vergine “Un altro tempo”. Nel dicembre dello stesso anno è, insieme a Lucia Pescador, protagonista della mostra “Vedetti, credetti”, a cura di Francesca Alfano Miglietti. A giugno 2013 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Arti visive dall’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 2015 cura l’allestimento della mostra “Sguardo di donna”, alla Casa dei Tre Oci di Venezia. Nel 2016 alla Triennale di Milano è protagonista della mostra personale “Antonio Marras: Nulla die sine linea”, a cura di Francesca Alfano Miglietti. È del 2017 la mostra personale “antonio marras. seipersei”, alla Galleria Massimo Minini di Brescia. Nel 2018 debutta alla regia della pièce “Mio cuore sto soffrendo, cosa posso fare per te?”, al Teatro Massimo di Cagliari e al Teatro Civico di Alghero, nata da una performance alle Ex Cantine Folonari di Brescia nel 2017, e in scena a Milano al Pac nel 2018. Nel 2018 è autore di sedici opere per il progetto “laculturasifastrada”, un’iniziativa promossa dalla casa editrice Zanichelli. Nel 2019 è a Venezia, nel progetto NOMAD con una serie di sculture in ceramica per la Galleria Rossella Colombari.
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