Textilities…and Roses too
![Shoowa people, D.R. Congo, Early 20th Century, Raffia palm fiber, stem stitch and cut-pile embroidery, FAR, Museo Studio del Tessuto, Como Shoowa people, D.R. Congo, Early 20th Century, Raffia palm fiber, stem stitch and cut-pile embroidery, FAR, Museo Studio del Tessuto, Como](http://www.arte.it/foto/600x450/92/40781-co.jpg)
Shoowa people, D.R. Congo, Early 20th Century, Raffia palm fiber, stem stitch and cut-pile embroidery, FAR, Museo Studio del Tessuto, Como
Dal 21 Novembre 2015 al 17 Aprile 2016
Como
Luogo: Fondazione Antonio Ratti
Indirizzo: via per Cernobbio 19
Orari: mar-dom 14.30-17.30
Curatori: Rike Frank, Gregorio Magnani, Florian Pumhösl
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 031 3384976
E-Mail info: info@fondazioneratti.org
Sito ufficiale: http://www.fondazioneratti.org
La Fondazione Antonio Ratti è lieta di presentare Textilities …and Roses too, una mostra collettiva per celebrare il 30° anniversario della Fondazione e il centenario della nascita del suo fondatore: il designer tessile, imprenditore e collezionista Antonio Ratti (1915-2002).
I tessuti sono “astrazioni sensuali” che riunendo in se proprietà tattili e visive, incarnano gli sviluppi estetici, sociali ed economici della Storia. Se, tecnicamente, sono costituiti da una struttura binaria (l'intersezione dei fili), le loro caratteristiche (qualità attraenti e analitiche) derivano da complessi transfer non lineari, visivi e materiali, attraverso il tempo e lo spazio. Antonio Ratti raccolse tessuti, disegni e libri campionario come oggetti di studio e modelli da copiare, reinterpretare e riprodurre.
Avvicinandosi ai tessuti mediante la “lente” della microstoria – concetto sviluppato negli anni ‘70 da un gruppo di storici italiani come strumento analitico per sondare l’oggetto (materiale ed immateriale) – la mostra riflette sul tema della riproduzione, appropriandosi di una metodologia che sposta il suo obbiettivo dalla ricerca di risposte alla scoperta di risultati inaspettati, al fine di sovvertire le gerarchie costituite.
L’idea di Carlo Ginzburg – secondo cui la ricerca “non consiste nel culto del frammento, ma nelle domande che ci poniamo” – apre una serie relazioni tra l’arte e i tessuti, introducendo la condizione critica della “tessilità”, che ha viaggiato attraverso diverse texture del fare e del pensare, continenti, modalità produttive e media (le tecnologie e le mani).
In una costellazione di opere d'arte, tessuti, campioni e libri campionario si inserisce un nuovo display espositivo, messo a punto da Florian Pumhösl in collaborazione con Walter Kräutler. Tutti questi elementi insieme scompongono una “tessilità” mediante processi di riproduzione e trasfert, usando tessitura, film, fotografia, materiale d'archivio e strategie espositive come strumenti analitici. Una seconda narrativa collega concettualmente diversi spazi: il Museo, con i suoi esterni, un parco pubblico, così come con l'archivio digitale del Metropolitan Museum di New York; nel 1995 Antonio Ratti finanziò la creazione del Textile Center e della Reference Library del Metropolitan, centro che ad oggi porta il suo nome.
Il titolo della mostra si riferisce allo sciopero degli operai tessili della ditta Lawrence (Massachusetts, 1912) dove furono soprattutto le donne italiane – che lavoravano nell'industria tessile statunitense insieme ad altre immigrate europee, canadesi, siriane e turche – a plasmare la politicizzazione della cultura dei lavoratori su scala sovranazionale.
La mostra, curata da Rike Frank in dialogo con Florian Pumhösl e Gregorio Magnani, si aprirà su un primo scenario che comprende: materiale d'archivio, opere di Gerry Bibby, Yasui Nakaji, Vincent Vulsma ed altri, tessuti, campioni e libri campionari dale collezioni di Antonio Ratti.
La mostra Textilities ... and Roses too è resa possibile dal generoso contributo della famiglia Ratti.
Inaugurazione 21 novembre ore 18.
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