La città nuova. Oltre Sant'Elia. Cento anni di visioni urbane
Dal 24 Marzo 2013 al 14 Luglio 2013
Como
Luogo: Villa Olmo
Indirizzo: via Cantoni 1
Orari: da martedì a giovedì 9-20; da venerdì a domenica 10-22
Curatori: Marco De Michelis
Enti promotori:
- Comune di Como - Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8, scuole € 5
Telefono per informazioni: +39 031 252352/ 031 571979
E-Mail info: villaolmo@comune.como.it
Sito ufficiale: http://www.comune.como.it
Dal 24 marzo al 14 luglio 2013, torna a Villa Olmo di Como il consolidato appuntamento primaverile con la grande arte.
Il nuovo evento espositivo nasce da un originale progetto scientifico, pensato per uno sviluppo triennale, e analizzerà cento anni di visioni urbane che hanno attraversato l’intero ventesimo secolo, prendendo avvio dai disegni dell’illustre concittadino Antonio Sant’Elia (Como, 1888 - Monfalcone, 1916).
Curata da Marco De Michelis, docente allo IUAV di Venezia, organizzata dal Comune di Como - Assessorato alla Cultura, LA CITTÀ NUOVA. OLTRE SANT’ELIA presenterà 100 opere, alcune delle quali inedite, tra dipinti, disegni, modelli, filmati, installazioni di artisti, architetti, registi, come Mario Sironi. Antonio Sant’Elia, Le Corbusier, Laszlo Moholy-Nagy, Frank Lloyd Wright, Fritz Lang, Yona Friedman, Archizoom, Superstudio, Chris Burden, Carsten Höller, e altri.
La rassegna vedrà nel 2015 il suo ideale completamento, in contemporanea con l’apertura dell’Expo 2015 di Milano, con una grande esposizione dedicata alle tematiche dello spazio urbano, delle sua identità presenti e future, dei luoghi e delle forme della convivenza collettiva.
“La mostra - afferma Luigi Cavadini, assessore alla cultura del Comune di Como - nasce da una considerazione sul fatto che parlare di Expo, significa parlare di città; questo comporta una riflessione sul futuro e sullo sviluppo del panorama urbano. È naturale che tutto dovesse partire da Antonio Sant’Elia che, all’inizio del secolo scorso guardava a queste prospettive con occhio lucido e lungimirante. L’iniziativa rappresenta anche la volontà dell’amministrazione di rivalutare la figura dell’architetto comasco e il patrimonio conservato nella pinacoteca cittadina”.
In contemporanea, una sezione allestita nella Pinacoteca Civica proporrà i disegni di Antonio Sant’Elia di proprietà del Comune di Como, da anni inaccessibili al grande pubblico.
Il percorso espositivo si aprirà proprio con ‘La Città Nuova’, ovvero la serie di dodici disegni che Sant’Eliaaveva presentato alla mostra milanese delle Nuove Tendenze del 1914, nei quali si riassumevano le visioni urbane del giovane architetto comasco che aveva appena formulato il suo manifesto per una architettura futurista.
Fin dal suo apparire, nel corso dell’Ottocento, la metropoli era apparsa come una delle manifestazioni più drammatiche e più contraddittorie della età moderna, caratterizzata da inediti e drammatici problemi, igienici, morali, politici, culturali, funzionali, che richiedevano riforme radicali sia nel campo della viabilità e dei trasporti, che in quello dell’abitazione e della organizzazione della vita domestica.
A questi temi hanno cercato di dare risposte radicali i grandi architetti come Le Corbusier o Frank Lloyd Wright, con le straordinarie visioni della Città contemporanea per tre milioni di abitanti di Le Corbusier e diBroadacre City, la città ideale americana fondata sulla casa d’abitazione unifamiliare e sulla automobile come mezzo di trasporto individuale, disegnata da Wright, di cui sarà in mostra il grande modello. Il futuro della città era rimasto un protagonista cruciale delle discussioni e degli interrogativi che avevano agitato le neoavanguardie europee, ma anche americane e giapponesi, fino all’inizio degli anni Settanta: l’olandeseConstant, il franco-ungherese Yona Friedman e gli inglesi di Archigram avevano immaginato città sospese sul suolo nelle quali gli abitanti potevano liberamente organizzare la loro vita, non diversamente da quanto stavano proponendo l’americano Buckminster Fuller o il “metabolista” giapponese Arata Isozaki. Nel contesto tempestoso del Sessantotto i gruppi radicali italiani, come Archizoom o Superstudio, articolavano una critica senza compromessi della città capitalistica, mettendone in discussione struttura e significato.
Fin dalla metà del XIX secolo, la città moderna aveva attirato lo sguardo - affascinato ma anche spaventato - degli artisti. I grandi boulevard di Parigi invasi dalla folla e dal traffico erano stati protagonisti cruciali dell’opera dei pittori impressionisti. Il futurista Boccioni ne aveva interpretato la crescita esplosiva in quadri come La città che sale e Mario Sironi i nuovi paesaggi urbani delle periferie industriali. Nel 1926, il regista tedesco Fritz Lang aveva girato Metropolis sullo sfondo delle scenografie visionarie e espressioniste di Erich Kettelhut e, pochi anni dopo, l’ungherese Moholy-Nagy aveva celebrato il panorama luminoso e fremente della città contemporanea nelle sequenze per il film Things to Come (1936) che oggi l’artista Jan Tichy ha riutilizzato in uno spettacolare video a tre canali.
La mostra si concluderà con alcune opere-chiave della ricerca artistica degli anni più recenti: Pizza City, lo sterminato plastico di una città composta soltanto da centinaia di giocattoli dell’artista americano Chris Burden, il video della cinese Cao Fei che rappresenta una città sospesa nello spazio virtuale di Second Life e quello di Yang Yongliang che ricrea la megalopoli di Shanghai sullo sfondo idilliaco di un paesaggio cinese. Nel tentativo di riunire le sperimentazioni delle avanguardie degli anni Venti con le condizioni del presente, l’artista tedesco Carsten Hoeller ha “ricostruito” il progetto fantastico concepito dal sovietico Krutikov nel 1928 per una “città volante” facendola oggi librare sopra il cielo di Como.
Accompagna l’esposizione un catalogo che presenta i testi del curatore e di Esther da Costa Meyer, Antonello Negri, Antonio Costa, Stanislaus von Moos, Jean-Louis Coh, Aya Lurie, Mark Wigley, Manuel Orazi, Simon Sadler, Roberto Gargiani, Gabriele Mastrigli, Peter Pakesch, Paola Nicolin, Joseph Grima.
La mostra prevede una serie di eventi, conferenze, laboratori, visite guidate che consentiranno di approfondire il tema secondo gli aspetti più diversi.
Il nuovo evento espositivo nasce da un originale progetto scientifico, pensato per uno sviluppo triennale, e analizzerà cento anni di visioni urbane che hanno attraversato l’intero ventesimo secolo, prendendo avvio dai disegni dell’illustre concittadino Antonio Sant’Elia (Como, 1888 - Monfalcone, 1916).
Curata da Marco De Michelis, docente allo IUAV di Venezia, organizzata dal Comune di Como - Assessorato alla Cultura, LA CITTÀ NUOVA. OLTRE SANT’ELIA presenterà 100 opere, alcune delle quali inedite, tra dipinti, disegni, modelli, filmati, installazioni di artisti, architetti, registi, come Mario Sironi. Antonio Sant’Elia, Le Corbusier, Laszlo Moholy-Nagy, Frank Lloyd Wright, Fritz Lang, Yona Friedman, Archizoom, Superstudio, Chris Burden, Carsten Höller, e altri.
La rassegna vedrà nel 2015 il suo ideale completamento, in contemporanea con l’apertura dell’Expo 2015 di Milano, con una grande esposizione dedicata alle tematiche dello spazio urbano, delle sua identità presenti e future, dei luoghi e delle forme della convivenza collettiva.
“La mostra - afferma Luigi Cavadini, assessore alla cultura del Comune di Como - nasce da una considerazione sul fatto che parlare di Expo, significa parlare di città; questo comporta una riflessione sul futuro e sullo sviluppo del panorama urbano. È naturale che tutto dovesse partire da Antonio Sant’Elia che, all’inizio del secolo scorso guardava a queste prospettive con occhio lucido e lungimirante. L’iniziativa rappresenta anche la volontà dell’amministrazione di rivalutare la figura dell’architetto comasco e il patrimonio conservato nella pinacoteca cittadina”.
In contemporanea, una sezione allestita nella Pinacoteca Civica proporrà i disegni di Antonio Sant’Elia di proprietà del Comune di Como, da anni inaccessibili al grande pubblico.
Il percorso espositivo si aprirà proprio con ‘La Città Nuova’, ovvero la serie di dodici disegni che Sant’Eliaaveva presentato alla mostra milanese delle Nuove Tendenze del 1914, nei quali si riassumevano le visioni urbane del giovane architetto comasco che aveva appena formulato il suo manifesto per una architettura futurista.
Fin dal suo apparire, nel corso dell’Ottocento, la metropoli era apparsa come una delle manifestazioni più drammatiche e più contraddittorie della età moderna, caratterizzata da inediti e drammatici problemi, igienici, morali, politici, culturali, funzionali, che richiedevano riforme radicali sia nel campo della viabilità e dei trasporti, che in quello dell’abitazione e della organizzazione della vita domestica.
A questi temi hanno cercato di dare risposte radicali i grandi architetti come Le Corbusier o Frank Lloyd Wright, con le straordinarie visioni della Città contemporanea per tre milioni di abitanti di Le Corbusier e diBroadacre City, la città ideale americana fondata sulla casa d’abitazione unifamiliare e sulla automobile come mezzo di trasporto individuale, disegnata da Wright, di cui sarà in mostra il grande modello. Il futuro della città era rimasto un protagonista cruciale delle discussioni e degli interrogativi che avevano agitato le neoavanguardie europee, ma anche americane e giapponesi, fino all’inizio degli anni Settanta: l’olandeseConstant, il franco-ungherese Yona Friedman e gli inglesi di Archigram avevano immaginato città sospese sul suolo nelle quali gli abitanti potevano liberamente organizzare la loro vita, non diversamente da quanto stavano proponendo l’americano Buckminster Fuller o il “metabolista” giapponese Arata Isozaki. Nel contesto tempestoso del Sessantotto i gruppi radicali italiani, come Archizoom o Superstudio, articolavano una critica senza compromessi della città capitalistica, mettendone in discussione struttura e significato.
Fin dalla metà del XIX secolo, la città moderna aveva attirato lo sguardo - affascinato ma anche spaventato - degli artisti. I grandi boulevard di Parigi invasi dalla folla e dal traffico erano stati protagonisti cruciali dell’opera dei pittori impressionisti. Il futurista Boccioni ne aveva interpretato la crescita esplosiva in quadri come La città che sale e Mario Sironi i nuovi paesaggi urbani delle periferie industriali. Nel 1926, il regista tedesco Fritz Lang aveva girato Metropolis sullo sfondo delle scenografie visionarie e espressioniste di Erich Kettelhut e, pochi anni dopo, l’ungherese Moholy-Nagy aveva celebrato il panorama luminoso e fremente della città contemporanea nelle sequenze per il film Things to Come (1936) che oggi l’artista Jan Tichy ha riutilizzato in uno spettacolare video a tre canali.
La mostra si concluderà con alcune opere-chiave della ricerca artistica degli anni più recenti: Pizza City, lo sterminato plastico di una città composta soltanto da centinaia di giocattoli dell’artista americano Chris Burden, il video della cinese Cao Fei che rappresenta una città sospesa nello spazio virtuale di Second Life e quello di Yang Yongliang che ricrea la megalopoli di Shanghai sullo sfondo idilliaco di un paesaggio cinese. Nel tentativo di riunire le sperimentazioni delle avanguardie degli anni Venti con le condizioni del presente, l’artista tedesco Carsten Hoeller ha “ricostruito” il progetto fantastico concepito dal sovietico Krutikov nel 1928 per una “città volante” facendola oggi librare sopra il cielo di Como.
Accompagna l’esposizione un catalogo che presenta i testi del curatore e di Esther da Costa Meyer, Antonello Negri, Antonio Costa, Stanislaus von Moos, Jean-Louis Coh, Aya Lurie, Mark Wigley, Manuel Orazi, Simon Sadler, Roberto Gargiani, Gabriele Mastrigli, Peter Pakesch, Paola Nicolin, Joseph Grima.
La mostra prevede una serie di eventi, conferenze, laboratori, visite guidate che consentiranno di approfondire il tema secondo gli aspetti più diversi.
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