Luigi Spina. MATRES. L’anima di questa terra è il fango
Dal 30 Luglio 2022 al 25 Settembre 2022
Francavilla al Mare | Chieti
Luogo: Fondazione Michetti
Indirizzo: Piazza S. Domenico 1
Sito ufficiale: http://www.fondazionemichetti.it
Dal 30 luglio al 25 settembre 2022 il fotografo Luigi Spina, noto per le sue ricerche incentrate sulle forme dell’antichità, dalle sculture classiche ai reperti archeologici, fino al rapporto tra arte e sacro, di recente protagonista delle mostre personali Sing Sing. Il corpo di Pompei e I Confratelli presso il MANN di Napoli – progetti raccolti nei volumi pubblicati dalla casa editrice 5 Continents Editions – presenta per la prima volta al pubblico nelle sale di Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare (CH), sede di Fondazione Michetti, una selezione di 39 scatti inediti in bianco e nero tratti dal progetto MATRES. L’anima di questa terra è il fango, dedicato alla sua terra, la Campania.
Preziose statue di tufo raffiguranti divinità femminili, oggi conservate al Museo Campano di Capua, le Matres – “Madri” – vennero alla luce nel 1845, casualmente, presso il fondo Patturelli nel territorio di Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua. Sedute, come in trono, con gli infanti sul grembo, furono una scoperta eccezionale: uniche nel loro genere e strettamente connesse con l’identità della terra campana, databili dal V al II sec. a.C., sono divenute nel tempo simboli della Terra di Lavoro, come è stata chiamata la provincia di Caserta, e rappresentano un inno alla vita e alla fecondità.
Con questo nuovo progetto, Spina indaga attraverso il mezzo fotografico il rapporto che si instaura fra i corpi scolpiti nel tufo e il territorio al quale appartengono, rivendicando un ruolo identitario per queste sculture che diventano epicentro di un complesso racconto visivo.
Dalle fotografie di Spina emerge la relazione delle Madri con il paesaggio e il lavoro campani, richiamando ora le superfici irregolari dei banchi tufacei, caratteristici del territorio, ora le colture di tabacco, canapa e granturco. Le Madri simboleggiano anche un tempo idilliaco in cui uomo e natura vivevano in simbiosi, un passato ormai annebbiato dalle logiche industriali degli ultimi quarant’anni, dall’inquinamento e dalla speculazione edilizia, che hanno reso il lavoro un’idea utopica.
Spiega Luigi Spina: “Rugose, taglienti, per alcuni mostruose, ma simbolo della vita e segno di una forte identità culturale. Un’appartenenza culturale e sociale forgiata attraverso il ripetersi, per generazioni, degli stessi riti alla Madre Terra. Gesti per propiziarsi la fertilità della terra e delle donne. Queste Madri ci restituiscono l’immagine di un popolo che non c’è più, di una terra dimenticata, ma la loro fede è ancora intatta. La loro terra è la mia terra. Oggi è distrutta e intrisa di veleni. La speculazione edilizia, la camorra, la disoccupazione e il male oscuro, senza tempo, dell’immondizia. Il casertano è avvolto da una nube tossica che non ci consente più di vivere, di lavorare e di sperare. Casertano è disprezzare della gente, una cultura e definire una razza. Ci resta la Fede tramandata da quelle facce silenziose, con quegli infanti tra le braccia, simbolo delle generazioni che verranno. Credere nella propria identità culturale. Autocoscienza costruita, da generazioni, nella nuda terra. Quel fango nero degli antichi campani è la nostra anima”.
La mostra accompagna la nomina di Luigi Spina come finalista della 73a edizione dello storico Premio Michetti dal titolo Figura, figurae. L’immagine delle immagini, a cura di Nunzio Giustozzi, promosso dalla Fondazione Michetti in collaborazione con il Museo Barbella di Chieti e con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo. Il Premio sarà assegnato sabato 30 luglio alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione Michetti, a Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare.
Luigi Spina ha svolto numerose ricerche fotografiche incentrate su anfiteatri, il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, le antiche identità culturali, il confronto con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore (Buchner), e altre tematiche in cui l’azione culturale e sociale è mediata dalla fotografia.
Di recente ha indagato attraverso il mezzo fotografico i gessi di Antonio Canova, al centro del progetto editoriale Canova, quattro tempi edito da 5 Continents Editions e della recente mostra Canova tra innocenza e peccato promossa dal MART di Rovereto. Un nuovo capito di questa ricerca è costituito dall’interpretazione della Stele Tadini del Canova su invito dell’Accademia Tadini di Lovere: l’opera Mater Dolorosa n.01 (edizione 1/5) sarà esposta dal 16 luglio al 25 settembre 2022 presso l’Atelier del Tadini a Lovere nella mostra Canova interpretato. Quindici fotografi per Canova, un percorso espositivo che raccoglie gli scatti di importanti fotografi contemporanei, e verrà acquisita dall’Accademia Tadini entrando a far parte delle collezioni dell’istituzione.
Fra i tanti libri pubblicati, in diverse lingue e distribuiti in tutto il mondo, si citano il progetto sul Foro Romano, L’Ora Incerta, Electaphoto (2014); The Buchner Boxes (2014); Le Danzatrici della Villa dei Papiri (2015); Diario Mitico, la Collezione Farnese (2017); Tazza Farnese (2018) editi da 5 Continents Editions, Volti di Roma alla Centrale Montemartini per Silvana Editoriale (2019), Sing Sing, il corpo di Pompei, I Confratelli, Canova, quattro tempi, Il Mosaico di Alessandro e San Domenico di Niccolò dell’Arca tutti con 5 Continents Editions nel 2020.
La celebre rivista MATADOR, Fabrica Madrid, gli ha dedicato la cover e il servizio centrale del numero T.
Ha pubblicato oltre 22 libri fotografici di ricerca personale e ha realizzato prestigiose campagne fotografiche per Enti e Musei. Le più note: Collezione Farnese di Sculture Classiche (2001-2010); Pittura Pompeiana (2009); Ercolano tre secoli di Scoperte (2009); La Villa dei Papiri (2009); Il Museo Palatino (2014);
Tuttora sono in corso nuove ricerche fotografiche come Interno pompeiano, I Bronzi di Riace, La scultura campana.
Ha collaborato con vari editori tra cui Franco Maria Ricci, Mondadori Electa, Federico Motta Editore, 5 Continents Editions, Treccani. È presente nell’Atlante dell’Arte Contemporanea a Napoli e Campania 1966 – 2016 a cura di Vincenzo Trione, Museo MADRE/Electa.
Ha esposto in varie istituzioni: Museo Archeologico di Napoli; Musei Capitolini di Roma; Museo Campano di Capua; Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps; Galleria San Fedele, Milano; Museo MADRE, Napoli; Palazzo dell’EUR, Roma; Reggia di Caserta; MACRO, Roma; Galerie Patrick Mestdagh, Bruxelles; MIAFAIR Milano; Postermostra a Lisbona, Festival Internazionale della Fotografia di Kranj (Slovenia); Gallery of Fine Art Uzbekistan; MART Rovereto.
Sue opere sono acquisite in permanenza dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Aeroporto di Capodichino di Napoli, BNL Paribas, Musei Capitolini, Roma.
La rivista Artribune l’ha insignito del titolo di miglior fotografo dell’anno 2020.
Preziose statue di tufo raffiguranti divinità femminili, oggi conservate al Museo Campano di Capua, le Matres – “Madri” – vennero alla luce nel 1845, casualmente, presso il fondo Patturelli nel territorio di Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua. Sedute, come in trono, con gli infanti sul grembo, furono una scoperta eccezionale: uniche nel loro genere e strettamente connesse con l’identità della terra campana, databili dal V al II sec. a.C., sono divenute nel tempo simboli della Terra di Lavoro, come è stata chiamata la provincia di Caserta, e rappresentano un inno alla vita e alla fecondità.
Con questo nuovo progetto, Spina indaga attraverso il mezzo fotografico il rapporto che si instaura fra i corpi scolpiti nel tufo e il territorio al quale appartengono, rivendicando un ruolo identitario per queste sculture che diventano epicentro di un complesso racconto visivo.
Dalle fotografie di Spina emerge la relazione delle Madri con il paesaggio e il lavoro campani, richiamando ora le superfici irregolari dei banchi tufacei, caratteristici del territorio, ora le colture di tabacco, canapa e granturco. Le Madri simboleggiano anche un tempo idilliaco in cui uomo e natura vivevano in simbiosi, un passato ormai annebbiato dalle logiche industriali degli ultimi quarant’anni, dall’inquinamento e dalla speculazione edilizia, che hanno reso il lavoro un’idea utopica.
Spiega Luigi Spina: “Rugose, taglienti, per alcuni mostruose, ma simbolo della vita e segno di una forte identità culturale. Un’appartenenza culturale e sociale forgiata attraverso il ripetersi, per generazioni, degli stessi riti alla Madre Terra. Gesti per propiziarsi la fertilità della terra e delle donne. Queste Madri ci restituiscono l’immagine di un popolo che non c’è più, di una terra dimenticata, ma la loro fede è ancora intatta. La loro terra è la mia terra. Oggi è distrutta e intrisa di veleni. La speculazione edilizia, la camorra, la disoccupazione e il male oscuro, senza tempo, dell’immondizia. Il casertano è avvolto da una nube tossica che non ci consente più di vivere, di lavorare e di sperare. Casertano è disprezzare della gente, una cultura e definire una razza. Ci resta la Fede tramandata da quelle facce silenziose, con quegli infanti tra le braccia, simbolo delle generazioni che verranno. Credere nella propria identità culturale. Autocoscienza costruita, da generazioni, nella nuda terra. Quel fango nero degli antichi campani è la nostra anima”.
La mostra accompagna la nomina di Luigi Spina come finalista della 73a edizione dello storico Premio Michetti dal titolo Figura, figurae. L’immagine delle immagini, a cura di Nunzio Giustozzi, promosso dalla Fondazione Michetti in collaborazione con il Museo Barbella di Chieti e con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo. Il Premio sarà assegnato sabato 30 luglio alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione Michetti, a Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare.
Luigi Spina ha svolto numerose ricerche fotografiche incentrate su anfiteatri, il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, le antiche identità culturali, il confronto con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore (Buchner), e altre tematiche in cui l’azione culturale e sociale è mediata dalla fotografia.
Di recente ha indagato attraverso il mezzo fotografico i gessi di Antonio Canova, al centro del progetto editoriale Canova, quattro tempi edito da 5 Continents Editions e della recente mostra Canova tra innocenza e peccato promossa dal MART di Rovereto. Un nuovo capito di questa ricerca è costituito dall’interpretazione della Stele Tadini del Canova su invito dell’Accademia Tadini di Lovere: l’opera Mater Dolorosa n.01 (edizione 1/5) sarà esposta dal 16 luglio al 25 settembre 2022 presso l’Atelier del Tadini a Lovere nella mostra Canova interpretato. Quindici fotografi per Canova, un percorso espositivo che raccoglie gli scatti di importanti fotografi contemporanei, e verrà acquisita dall’Accademia Tadini entrando a far parte delle collezioni dell’istituzione.
Fra i tanti libri pubblicati, in diverse lingue e distribuiti in tutto il mondo, si citano il progetto sul Foro Romano, L’Ora Incerta, Electaphoto (2014); The Buchner Boxes (2014); Le Danzatrici della Villa dei Papiri (2015); Diario Mitico, la Collezione Farnese (2017); Tazza Farnese (2018) editi da 5 Continents Editions, Volti di Roma alla Centrale Montemartini per Silvana Editoriale (2019), Sing Sing, il corpo di Pompei, I Confratelli, Canova, quattro tempi, Il Mosaico di Alessandro e San Domenico di Niccolò dell’Arca tutti con 5 Continents Editions nel 2020.
La celebre rivista MATADOR, Fabrica Madrid, gli ha dedicato la cover e il servizio centrale del numero T.
Ha pubblicato oltre 22 libri fotografici di ricerca personale e ha realizzato prestigiose campagne fotografiche per Enti e Musei. Le più note: Collezione Farnese di Sculture Classiche (2001-2010); Pittura Pompeiana (2009); Ercolano tre secoli di Scoperte (2009); La Villa dei Papiri (2009); Il Museo Palatino (2014);
Tuttora sono in corso nuove ricerche fotografiche come Interno pompeiano, I Bronzi di Riace, La scultura campana.
Ha collaborato con vari editori tra cui Franco Maria Ricci, Mondadori Electa, Federico Motta Editore, 5 Continents Editions, Treccani. È presente nell’Atlante dell’Arte Contemporanea a Napoli e Campania 1966 – 2016 a cura di Vincenzo Trione, Museo MADRE/Electa.
Ha esposto in varie istituzioni: Museo Archeologico di Napoli; Musei Capitolini di Roma; Museo Campano di Capua; Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps; Galleria San Fedele, Milano; Museo MADRE, Napoli; Palazzo dell’EUR, Roma; Reggia di Caserta; MACRO, Roma; Galerie Patrick Mestdagh, Bruxelles; MIAFAIR Milano; Postermostra a Lisbona, Festival Internazionale della Fotografia di Kranj (Slovenia); Gallery of Fine Art Uzbekistan; MART Rovereto.
Sue opere sono acquisite in permanenza dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Aeroporto di Capodichino di Napoli, BNL Paribas, Musei Capitolini, Roma.
La rivista Artribune l’ha insignito del titolo di miglior fotografo dell’anno 2020.
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