Contact Zone. Arte e comunicazione secondo Federico Clapis

Contact Zone. Arte e comunicazione secondo Federico Clapis

 

Dal 16 Dicembre 2020 al 14 Marzo 2021

Cagliari

Luogo: EXMA EXhibiting and Moving Arts

Indirizzo: Via S. Lucifero 71

Curatori: Simona Campus

Sito ufficiale: http://www.exmacagliari.com



EXMA presenta un nuovo, ambizioso progetto, incentrato sul lavoro poliedrico e spiazzante di Federico Clapis, artista e comunicatore che supera i confini espressivi, sfuggendo ad ogni definizione codificata con un sapiente oscillare borderline.
 
Il 16 dicembre apre infatti la mostra Contact Zone. Arte e comunicazione secondo Federico Clapis. L’inaugurazione avverrà con una diretta web, a partire dalle 19.15, sulla pagina Facebook EXMA - Exhibiting and Moving Arts alla presenza di Federico Clapis e della curatrice Simona Campus.
 
Contact Zone, a cura di Simona Campus, direttrice artistica dell’EXMA, in collaborazione con Evina Banci e Antonio Manca, è una mostra ricca di contenuti specificamente concepiti per essere fruiti in rete, ma è anche una mostra che, malgrado tutto, non si è rinunciato ad allestire nella sua concreta motricità: è visitabile in modalità digitale dal 16 dicembre e lo sarà nella modalità in presenza non appena le norme di contenimento della pandemia consentiranno di riaprire le porte dell’EXMA.
 
LA MOSTRA. La Sala delle Volte, trasformata in una piazza dall’atmosfera metafisica, accoglie un’ampia selezione della produzione dell’artista, fino a comprendere i lavori più recenti, ideati durante il lockdown della scorsa primavera. La selezione include diverse tele tridimensionali appartenenti alla serie Actor on Canvas, per le quali Clapis ha scannerizzato sé stesso, facendo letteralmente entrare la propria immagine nelle opere, riconsiderando in maniera inedita il concetto di autoritratto. E include le più rappresentative delle sue sculture, realizzate anch’esse con il supporto della tecnologia, nelle quali prendono corpo le implicazioni pubbliche e private della comunicazione globalizzata, si mostrano con incisività plastica i condizionamenti e le dipendenze che plasmano le nostre identità. Nel ventre di Connection, per esempio, diventa alienazione la relazione più profonda, quella tra madre e figlio legati da cordone ombelicale; Babydrone avverte dell’impossibilità di separare natura e tecnologia; la presenza onnipervasiva degli schermi - del loro facilitare e allo stesso tempo negare i contatti - si rende evidente nell’iconica Touch Scream che, pur realizzata nel 2018, potrebbe assurgere a manifesto di un assurdo 2020. Completano il percorso espositivo le opere, tra cui le installazioni video, che fanno leva sulla potenza persuasiva ed emotiva del visivo nella cultura di massa per affrontare le tematiche delle migrazioni e dell’ambientalismo.

 
In coerenza con il modus operandi dell’artista, Contact Zone si configura come progetto aperto, ibrido per sua stessa natura. I contenuti concepiti per la rete consentono di conoscere approfonditamente l’artista, seguendolo nel suo lavoro di creatore di mondi, in giro per il mondo, con destinazione Cagliari. Attraverso i social, il pubblico dell’EXMA può inoltre interagire e collaborare con lui, partecipando agli sviluppi della mostra.
Infine, il progetto si propone di abbracciare, insieme e attraverso il lavoro di Clapis, altri contributi: sono previsti dialoghi e confronti, performance e viewing rooms, che connettano persone, idee e azioni.
 
Federico Clapis (nato a Milano il 4 aprile 1987) è un artista contemporaneo italiano. Inizia la sua carriera in una maniera del tutto unica, aprendo nuovi itinerari e orizzonti nel mondo dell’arte. Per anni, Clapis lavora “sotto copertura” producendo video virali sui social network e accumulando milioni di seguaci e visualizzazioni.
Nel 2015, nel momento di sua più grande popolarità, decide di ritirarsi dal mondo dell’intrattenimento e converte la sua presenza online in uno strumento di disseminazione dei suoi progetti artistici fino a quel momento tenuti nascosti.
 
“Cos’è arte? Cos’è comunicazione? Può esistere una separazione, oggi, tra l’ambito della creazione artistica e quello della sua condivisione?
Certo, non soltanto oggi - ma da sempre - arte e comunicazione convergono all’interno di un complesso sistema di forze determinato dai fenomeni scientifici, tecnologici e socioculturali: accade tuttavia sempre più spesso che la contemporaneità generi interferenze e cortocircuiti di sperimentazione in virtù dei quali gli ambiti s’incontrano, si scontrano, s’intersecano.
Dopo una grande affermazione come creatore di video virali, dal 2015 Clapis ha scelto di utilizzare i canali web esclusivamente per condividere la sua ricerca artistica: una ricerca di grande originalità nel panorama nazionale e internazionale, che assume la tecnologia come metafora e diventa ancor più attuale, persino necessaria, nella contingenza eccezionale che stiamo vivendo. Se, infatti, il fluttuare repentino dei linguaggi e dei rapporti - umani, professionali, culturali - ci riguarda ormai da anni in una dimensione esponenzialmente permeata dall’esperienza dei new e social media, la pandemia da coronavirus e gli stravolgimenti che ne sono conseguiti nella vita dell’intero pianeta hanno determinato e stanno determinando un ripensamento radicale della socialità e delle dinamiche di interazione tra le persone, in un intreccio sempre più indissolubile tra quanto accade nello spazio fisico e quanto accade online. Mai, come nell’ultimo anno, con il nostro essere connessi e iper-connessi abbiamo maturato la consapevolezza che quanto facciamo, diciamo, impariamo online non appartiene ad un contesto virtuale ma si posiziona prepotentemente nella nostra realtà.
Quale ruolo ha dunque l’arte in una società che, come preconizzato da Walter Benjamin, avverte il pericolo del definitivo abisso ma continua a volgere lo sguardo verso l’ineluttabilità del futuro? Federico Clapis non assume posizioni moralistiche e non fornisce predeterminate chiavi di lettura, ci chiama in causa, ci interroga, ci costringe ad osservare i cambiamenti che riguardano il nostro modo di percepire il mondo e vivere il nostro rapporto con gli altri. A pensare e ripensare, insomma, quale sia, e che forma abbia, la nostra contact zone, la nostra zona di contatto.” (Simona Campus)
 
 

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