Lo spirito della materia. Kengiro Azuma per Paolo VI
Dal 31 Ottobre 2014 al 11 Gennaio 2015
Concesio | Brescia
Luogo: Collezione Paolo VI
Indirizzo: via G. Marconi 15
Telefono per informazioni: +39 030 2180817
E-Mail info: info@collezionepaolovi.it
Sito ufficiale: http://www.collezionepaolovi.it
Per celebrare il grande evento della beatificazione di Papa Montini, la Collezione Paolo VI propone una preziosa mostra-studio dedicata allo scultore giapponese Kengiro Azuma, nato a Yamagata nel 1926 e trasferitosi nel 1956 a Milano, dove studiò e fu assistente di Marino Marini, e dove ancor oggi vive e opera.
Tra gli artisti che intrattennero uno scambio diretto e fecondo con Paolo VI, Azuma si segnala per la sua unicità e originalità. La sua è una storia bella ed emozionante: tra il 1968 e il 1969 trascorse un periodo in Svizzera nel nuovo convento dei cappuccini di Sion, progettato dall’architetto Mirko Ravanne, nel quale intervennero anche grandi artisti come Antoni Tàpies e Alberto Burri per la realizzazione delle vetrate. Ad Azuma i frati commissionarono una Santa Croce per la loro chiesa; dopo una qualche titubanza, l’artista giapponese, non cattolico ed educato alla dottrina zen, elaborò una proposta profondamente meditata, consistente in tre bozzetti preparatori, che però furono rifiutati dal convento cappuccino. Ma Papa Montini, venuto a conoscenza del lavoro di Azuma per Sion, lo fece contattare dal proprio segretario don Pasquale Macchi, e commissionò allo scultore la realizzazione in bronzo, in grandi dimensioni, di uno dei bozzetti rifiutati dai frati, per la Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani che sarebbe stata poi inaugurata nel 1973. Tra Azuma e Paolo VI, che poté incontrare alcune volte in Vaticano, si instaurò un rapporto franco e di forte intensità spirituale, testimoniata anche dalla particolare e sentita interpretazione, tutta orientale, che l’artista fornì del motivo iconografico della Croce.
La Collezione Paolo VI di Concesio conserva varie opere di Azuma, alcune esposte al pubblico stabilmente, altre invece in deposito. Questa mostra consente sia di approfondire la conoscenza e valorizzare quelle già visibili in permanenza (fra cui i tre bozzetti della Santa Croce realizzati per il convento di Sion), sia di presentare quelle abitualmente “nascoste”, perché conservate in deposito. Durante la mostra si terranno anche ulteriori eventi, novità, arrivi di nuove opere prestate dallo stesso Azuma (una sorta di work in progress) e attività di approfondimento.
La mostra consente di ammirare, intercalate lungo il percorso del museo, opere rare e preziose di un autore tra i massimi del panorama internazionale, strettamente legate al suo rapporto con Paolo VI.
Kengiro Azuma (Yamagata, Giappone, 1926)
Figlio d’arte, nel 1943 serve il suo Paese nella marina come pilota di aerei. Dal 1949 frequenta la sezione di scultura della Tokyo National University of Fine Arts and Music, laureandosi nel 1953. Suoi maestri sono Denchau Hiragushi, Kazuo Kikuchi e Toioichi Yamamoto. Nel 1956 ottiene una borsa di studio, viene in Italia e frequenta i corsi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Diventa allievo di Marino Marini, e quindi suo assistente dal 1960 al 1979.
Nel 1961 partecipa all’esposizione “Arte e meditazione”, a Palazzo Grassi a Venezia, insieme a Sam Francis, Antoni Tàpies, Mark Rothko, Jean Dubuffet, Wols etc. e, nello stesso anno, alla Galleria dell’Obelisco di Roma, espone insieme a Arp, Braque, Calder, Giacometti, Moore, Picasso e altri.
Nel 1962 la sua ricerca, che muove verso le proprie radici, affondate nella cultura zen, arriva a elaborare bidimensionalmente e tridimensionalmente il concetto di MU (il vuoto, l’assenza, l’invisibile) e, nel 1985, il concetto di YU (il pieno, il presente, il visibile) come due volti complementari dell’essere.
Nel 1964 partecipa a “Documenta III” a Kassel, espone in Giappone, nei musei americani, partecipa a importanti simposi internazionali di scultura.
Il nucleo di opere donate alla Collezione Vaticana all’inizio degli anni Settanta è testimonianza della profonda stima reciproca tra Paolo VI e l’artista.
Dopo la morte del suo maestro si occupa della realizzazione del Museo Marini a Firenze e dell’omonima Fondazione a Pistoia. È docente alla Nuova Accademia di Belle Arti a Milano dal 1980 al 1990. Consigliere della Fondazione Carmela e Antonio Calderara dal 1991 a Vacciago, nel 1993 è nominato accademico di San Luca. Riceve la decorazione Shijuhosho dall’imperatore del Giappone a Tokyo nel 1995. Il Comune di Milano gli conferisce l’Ambrogino d’Argento di benemerenza civica nel 1996. Vive e lavora a Milano.
Tra gli artisti che intrattennero uno scambio diretto e fecondo con Paolo VI, Azuma si segnala per la sua unicità e originalità. La sua è una storia bella ed emozionante: tra il 1968 e il 1969 trascorse un periodo in Svizzera nel nuovo convento dei cappuccini di Sion, progettato dall’architetto Mirko Ravanne, nel quale intervennero anche grandi artisti come Antoni Tàpies e Alberto Burri per la realizzazione delle vetrate. Ad Azuma i frati commissionarono una Santa Croce per la loro chiesa; dopo una qualche titubanza, l’artista giapponese, non cattolico ed educato alla dottrina zen, elaborò una proposta profondamente meditata, consistente in tre bozzetti preparatori, che però furono rifiutati dal convento cappuccino. Ma Papa Montini, venuto a conoscenza del lavoro di Azuma per Sion, lo fece contattare dal proprio segretario don Pasquale Macchi, e commissionò allo scultore la realizzazione in bronzo, in grandi dimensioni, di uno dei bozzetti rifiutati dai frati, per la Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani che sarebbe stata poi inaugurata nel 1973. Tra Azuma e Paolo VI, che poté incontrare alcune volte in Vaticano, si instaurò un rapporto franco e di forte intensità spirituale, testimoniata anche dalla particolare e sentita interpretazione, tutta orientale, che l’artista fornì del motivo iconografico della Croce.
La Collezione Paolo VI di Concesio conserva varie opere di Azuma, alcune esposte al pubblico stabilmente, altre invece in deposito. Questa mostra consente sia di approfondire la conoscenza e valorizzare quelle già visibili in permanenza (fra cui i tre bozzetti della Santa Croce realizzati per il convento di Sion), sia di presentare quelle abitualmente “nascoste”, perché conservate in deposito. Durante la mostra si terranno anche ulteriori eventi, novità, arrivi di nuove opere prestate dallo stesso Azuma (una sorta di work in progress) e attività di approfondimento.
La mostra consente di ammirare, intercalate lungo il percorso del museo, opere rare e preziose di un autore tra i massimi del panorama internazionale, strettamente legate al suo rapporto con Paolo VI.
Kengiro Azuma (Yamagata, Giappone, 1926)
Figlio d’arte, nel 1943 serve il suo Paese nella marina come pilota di aerei. Dal 1949 frequenta la sezione di scultura della Tokyo National University of Fine Arts and Music, laureandosi nel 1953. Suoi maestri sono Denchau Hiragushi, Kazuo Kikuchi e Toioichi Yamamoto. Nel 1956 ottiene una borsa di studio, viene in Italia e frequenta i corsi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Diventa allievo di Marino Marini, e quindi suo assistente dal 1960 al 1979.
Nel 1961 partecipa all’esposizione “Arte e meditazione”, a Palazzo Grassi a Venezia, insieme a Sam Francis, Antoni Tàpies, Mark Rothko, Jean Dubuffet, Wols etc. e, nello stesso anno, alla Galleria dell’Obelisco di Roma, espone insieme a Arp, Braque, Calder, Giacometti, Moore, Picasso e altri.
Nel 1962 la sua ricerca, che muove verso le proprie radici, affondate nella cultura zen, arriva a elaborare bidimensionalmente e tridimensionalmente il concetto di MU (il vuoto, l’assenza, l’invisibile) e, nel 1985, il concetto di YU (il pieno, il presente, il visibile) come due volti complementari dell’essere.
Nel 1964 partecipa a “Documenta III” a Kassel, espone in Giappone, nei musei americani, partecipa a importanti simposi internazionali di scultura.
Il nucleo di opere donate alla Collezione Vaticana all’inizio degli anni Settanta è testimonianza della profonda stima reciproca tra Paolo VI e l’artista.
Dopo la morte del suo maestro si occupa della realizzazione del Museo Marini a Firenze e dell’omonima Fondazione a Pistoia. È docente alla Nuova Accademia di Belle Arti a Milano dal 1980 al 1990. Consigliere della Fondazione Carmela e Antonio Calderara dal 1991 a Vacciago, nel 1993 è nominato accademico di San Luca. Riceve la decorazione Shijuhosho dall’imperatore del Giappone a Tokyo nel 1995. Il Comune di Milano gli conferisce l’Ambrogino d’Argento di benemerenza civica nel 1996. Vive e lavora a Milano.
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