Ettore Spalletti - Sol LeWitt

Ettore Spalletti, Vaso, 1992, Cappelle sul Tavo, 1982; La bella addormentata, 1979
Dal 02 Febbraio 2013 al 15 Marzo 2013
Brescia
Luogo: Galleria Massimo Minini
Indirizzo: via Apollonio 68
Orari: da lunedì a venerdì 10.30-19.30; sabato 15.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 030 383034
E-Mail info: info@galleriaminini.it
Sito ufficiale: http://www.galleriaminini.it
Continuano, forse per tutta la stagione, le doppie personali che celebrano i quarant’anni di attività della nostra galleria. Fondata nel 1973, anche gli inviti di quest’anno tornano al formato originario A4, più semplici, più minimalisti, e li manterremo così per tutto il 2013.
Dopo due grandi fotografe, Francesca Woodman e Letizia Battaglia, dopo due tra i più interessanti pittori del panorama internazionale, quali Carla Accardi e Peter Halley, è ora la volta di due poeti, difficili da inquadrare: Ettore Spalletti e Sol LeWitt.
Per queste mostre presenteremo sovente opere provenienti dalla nostra storia, mostre costruite con lavori della galleria, integrati a seconda dei casi con opere nuove.
L’idea è che dopo quarant’anni abbiamo un’esperienza che ci permette, come un piccolo museo, di costruire mostre a partire dalla collezione. Una stagione ‘diversa’ per così dire, non più solo delegata alla bravura, al gusto, al capriccio dell’artista, ma qualcosa che ci vede responsabili in prima persona.
Un libro – forse due – racconterà per episodi la storia di un’avventura nata quasi per caso, poi lungamente inseguita ed accresciuta. Di questa storia sono parte integrante e fondamentale sia Ettore Spalletti che Sol LeWitt, “nostri artisti” e quasi subito cari amici con cui abbiamo trovato una consonanza che questa mostra vuole testimoniare.
Di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) presentiamo tavole, grandi vasi, sculture in alabastro: e come abbiamo imparato, opere con l’azzurro del cielo, il marrone della terra, il verde dei prati, il rosa dell’incarnato. Il lavoro di Spalletti si pone da sempre tra pittura e scultura, in un tentativo, riuscito, di felice coniugazione dei due momenti. L’arte italiana nasce dal connubio di questi opposti, la scultura era dipinta, in Grecia, quindi a Roma, ma anche a Siena con Jacopo o Valdambrino, con le grandi cornici, le soase, i leggii. Arte e Architettura inoltre hanno da sempre operato per fondare la nostra cultura, per costruire le nostre città.
Sol LeWitt (1928-2007), maestro indiscusso dell’arte concettuale, ha radicalmente modificato la nostra visione dell’arte attraverso una grammatica di linee, semplici forme geometriche e loro combinazioni, spostando l’equilibrio della creazione dalla realizzazione all’ideazione. Un artista che deve molto all’Italia, dove ha abitato, dove ha lavorato per lunghi anni, quell’Italia da cui ha preso ispirazione per i colori, restituendo nel contempo i suoi tesori di semplici intuizioni combinatorie. Come un musicista che lavora sulla serialità dei suoni, così LeWitt lavorava sulle forme e sui colori. In mostra avremo sculture dei vari periodi, wall drawing e gouaches a formare, con le opere di Ettore Spalletti, un contrappunto pittorico di grande momento.
Due grandi amici del nostro passato che sono tuttora ben presenti nel nostro programma e dai quali molto ci aspettiamo per il nostro futuro.
Dopo due grandi fotografe, Francesca Woodman e Letizia Battaglia, dopo due tra i più interessanti pittori del panorama internazionale, quali Carla Accardi e Peter Halley, è ora la volta di due poeti, difficili da inquadrare: Ettore Spalletti e Sol LeWitt.
Per queste mostre presenteremo sovente opere provenienti dalla nostra storia, mostre costruite con lavori della galleria, integrati a seconda dei casi con opere nuove.
L’idea è che dopo quarant’anni abbiamo un’esperienza che ci permette, come un piccolo museo, di costruire mostre a partire dalla collezione. Una stagione ‘diversa’ per così dire, non più solo delegata alla bravura, al gusto, al capriccio dell’artista, ma qualcosa che ci vede responsabili in prima persona.
Un libro – forse due – racconterà per episodi la storia di un’avventura nata quasi per caso, poi lungamente inseguita ed accresciuta. Di questa storia sono parte integrante e fondamentale sia Ettore Spalletti che Sol LeWitt, “nostri artisti” e quasi subito cari amici con cui abbiamo trovato una consonanza che questa mostra vuole testimoniare.
Di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) presentiamo tavole, grandi vasi, sculture in alabastro: e come abbiamo imparato, opere con l’azzurro del cielo, il marrone della terra, il verde dei prati, il rosa dell’incarnato. Il lavoro di Spalletti si pone da sempre tra pittura e scultura, in un tentativo, riuscito, di felice coniugazione dei due momenti. L’arte italiana nasce dal connubio di questi opposti, la scultura era dipinta, in Grecia, quindi a Roma, ma anche a Siena con Jacopo o Valdambrino, con le grandi cornici, le soase, i leggii. Arte e Architettura inoltre hanno da sempre operato per fondare la nostra cultura, per costruire le nostre città.
Sol LeWitt (1928-2007), maestro indiscusso dell’arte concettuale, ha radicalmente modificato la nostra visione dell’arte attraverso una grammatica di linee, semplici forme geometriche e loro combinazioni, spostando l’equilibrio della creazione dalla realizzazione all’ideazione. Un artista che deve molto all’Italia, dove ha abitato, dove ha lavorato per lunghi anni, quell’Italia da cui ha preso ispirazione per i colori, restituendo nel contempo i suoi tesori di semplici intuizioni combinatorie. Come un musicista che lavora sulla serialità dei suoni, così LeWitt lavorava sulle forme e sui colori. In mostra avremo sculture dei vari periodi, wall drawing e gouaches a formare, con le opere di Ettore Spalletti, un contrappunto pittorico di grande momento.
Due grandi amici del nostro passato che sono tuttora ben presenti nel nostro programma e dai quali molto ci aspettiamo per il nostro futuro.
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