William Hogarth. Un ritratto in visita dal Museo di Belle Arti di Gand

William Hogarth, Ritratto di Signora in abito bianco e orecchini di perle, 1740 circa. Olio su tela, cm. 76,5x63,5. Museo di Belle Arti di Gent (Belgio), inv. 1912-F

 

Dal 10 Febbraio 2019 al 28 Aprile 2019

Bologna

Luogo: Museo Davia Bargellini

Indirizzo: Strada Maggiore 44

Orari: da martedì a venerdì 9-13; sabato, domenica e festivi 10-18.30; chiuso lunedì non festivi

Enti promotori:

  • Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica
  • In collaborazione con: Museo di Belle Arti - Gand

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 051 236708

E-Mail info: museiarteantica@comune.bologna.it

Sito ufficiale: http://www.museibologna.it/arteantica



Un celebre protagonista della pittura europea del Settecento arriva per la prima volta a Bologna: si tratta del pittore e incisore inglese William Hogarth, di cui il Museo Davia Bargellini espone dal 10 febbraio al 28 aprile 2019 il dipinto Ritratto di Signora in abito bianco e orecchini di perle, proveniente dal Museo di Belle Arti di Gand, in Belgio.

L’eccezionale opportunità espositiva si inserisce nell’ambito della rassegna Ospiti inattesi promossa fin dal 1996 dai Musei Civici d’Arte Antica | Istituzione Bologna Musei come attività di valorizzazione del patrimonio e sviluppo delle relazioni scientifiche con istituzioni museali italiane e internazionali, attraverso lo scambio di opere attivato in occasione di prestiti per esposizioni temporanee.

Conosciuto e ammirato per la sua pittura dal realismo narrativo, sottilmente descrittivo e tagliente, dai contenuti moralizzanti e satirici, William Hogarth (1697–1764) assurse al rango di pittore della Corte inglese solo negli ultimi anni della sua vita. Tradotti a stampa in copiose tirature, i suoi dipinti criticano eventi politici, descrivono e denunciano abitudini sociali e vizi della società inglese del tempo. Sino a circa la metà del XIX secolo, una sorta di Hogarthomania contrassegnò il grande successo riscosso dall’opera del pittore, per molti versi rivoluzionaria. Rinomato ritrattista, Hogarth si dedicò inizialmente a un pubblico prevalentemente aristocratico, ma dal 1740 circa iniziò ad estendere il suo interesse verso una clientela appartenente all’emergente ricca borghesia commerciale, per la quale forgiò un nuovo lessico della ritrattistica inglese dell’epoca.

Realizzato intorno al 1740, il Ritratto di Signora in abito bianco e orecchini di perle che il Museo Davia Bargellini espone in collaborazione con il Museo di Belle Arti di Gand, appartiene agli anni in cui Hogarth, dedicandosi al genere pittorico fra i più apprezzati dalla committenza inglese (la ritrattistica), sperimenta soluzioni innovative nell’intento di incontrare il favore dei suoi clienti, per lo più personaggi provenienti dalla classe borghese dei mercanti, dei professionisti, degli ecclesiastici.
Un’etica nuova, fondata sui valori dell’onestà, della rettitudine, dell’operosità, deve rendersi esplicita attraverso la naturalezza delle espressioni, la schiettezza dell’adesione alla realtà, l’assenza di affettazioni retoriche, per raccontare l’ascesa e il successo di una borghesia ormai affermata sul fronte economico, ma ricca soprattutto di sentimenti e di moderna sensibilità umanitaria.

Così la posa e la resa fisionomica della donna protagonista di questo dipinto, raffigurata in un paesaggio architettonico caratterizzato da un’elegante balaustra classicheggiante, appaiono più intime e naturali rispetto ai ritratti d’apparato dell’aristocrazia del tempo. Se la spontaneità della posa sembra attingere con incuranza dagli istanti insignificanti della vita della giovane signora, al contempo il suo lussuoso vestito di seta bianca con riflessi argentei allude a un affluente benessere economico, condizione che Hogarth sembra voler registrare con attitudine documentaria, più che celebrativa. Nell’esecuzione, la pennellata libera e rapida, che non manca di restituire solidità alla figura, ne coglie anche la grazia fugace, insieme alla freschezza del volto, con lo sguardo luminoso improvvisamente distolto dall’osservatore/interlocutore, e richiamato altrove, fuori campo.

Piuttosto rari, i ritratti di William Hogarth sono oggi per lo più raccolti in musei britannici o americani; un solo ritratto è conservato al Museo del Louvre e uno all’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera. Pochi altri musei europei possiedono suoi ritratti e tra questi il Museo di Belle Arti di Gand, dove il Ritratto di Signora pervenne nel 1911, come dono degli Amici del Museo, la potente associazione filantropica che determinò la qualità e la varietà delle collezioni d’arte della città fiamminga.

L’esposizione dell’opera a Bologna si inserisce in un accordo di prestito che ha visto i Musei Civici d’Arte Antica concedere due bellissimi pezzi dalla collezione del Museo Davia Bargellini per la fortunata esposizione Les Dames du Baroque. Femmes peintres dans l'Italie du XVIe e XVIIe allestita nel museo belga dal 20 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019. Nell’eccezionale galleria di opere che il progetto espositivo ha riunito con il fine di mettere in luce il ruolo determinante che le artiste donne ebbero nella pratica pittorica italiana tra il 1550 e il 1680, affrontando con nuove e brillanti soluzioni espressive le restrizioni imposte dalla Controriforma, hanno infatti trovato un ruolo di primo piano un Ritratto di gentildonna di Prospero Fontana (1512-1597) e la Giuditta con la testa di Oloferne realizzata dalla figlia, Lavinia Fontana (1552-1614).

L’olio su tela del primo, datato tra il 1565 e il 1570, effigia una gentildonna, colta con un’espressione sognante e malinconica, che si staglia solenne in un interno cinquecentesco. Interessante è il raffinato virtuosismo prospettico, che rivela l'esperienza di Prospero Fontana nel mondo del teatro. L’effigiata dialoga con le “cose” della sua scena quotidiana, visualizzate con sofisticate annotazione luministiche (i gioielli, la seggiola, i vetri illuminati della finestra, il vaso di fiori), che Fontana va studiando fin dalla giovanile esperienza a Genova (Giulio Romano) e che ulteriormente mette a punto confrontandosi con le inclinazioni fiammingheggianti della tarda maniera fiorentina e con le curiosità scientifiche di Ulisse Aldrovandi. Il dipinto di Lavinia, con il popolarissimo soggetto biblico di Giuditta, appartiene alla fase della maturità dell’artista. Nella composizione dell’opera l’ambientazione notturna viene affrontata con grande padronanza degli effetti luministici e con una sensibile attenzione alla resa analitica dei dettagli, di gusto fiammingo. Il volto dell’eroina, come quello della fantesca, paiono restituire tratti fisionomici peculiari, tanto da suggerire che possano identificarsi in due ritratti, come per altro accade in altri dipinti di analogo soggetto prodotti in area bolognese negli stessi anni (ad esempio da Agostino Carracci). Giuditta, vedova audace e pia, che osa sedurre il tiranno per ucciderlo e liberare così il proprio popolo, si presta infatti a fornire i sembianti per un travestimento in veste biblica, essendo modello di virtù femminile apprezzato nell’età di Controriforma, tanto da divenire tema fra i più ricorrenti nei quadri da stanza destinati agli interni dei palazzi nobiliari.

Presentazione dell’opera:
domenica 10 febbraio h 16.30 (con Giacomo Alberto Calogero)
venerdì 22 febbraio h 17.00 (con Giacomo Alberto Calogero)
venerdì 8 marzo h 17.00 (con Paolo Cova)
domenica 31 marzo h 16.30 (con Giacomo Alberto Calogero)
venerdì 12 aprile h 17.00 (con Ilaria Negretti)
sabato 20 aprile h 17.00 A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.

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