Luigi Leonidi. Super Quack!! Realtà superficiali e realtà celate
Dal 05 Maggio 2014 al 16 Maggio 2014
Bologna
Luogo: Sala Celeste
Indirizzo: via Castiglione 41
Orari: lun-ven 18-19
Curatori: Luigi Dati
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 392 6661199
E-Mail info: tas.piccolascarl@tiscali.it
Sito ufficiale: http://www.artesolidale.eu
In inglese il termine "quack" è utilizzato anche per definire chi finge, dice il falso, è mendace. Con questo titolo abbiamo voluto portare al centro dell'interesse del visitatore la valenza icastica dell'opera di Luigi Leonidi, un pittore avvezzo a dialogare con l'io e il suo doppio. Un dialogo che l'autore realizza nelle sue opere scegliendo come protagonisti dei suoi dipinti non persone reali, bensì Paperino o Pinocchio, personaggi nati dalla fantasia di un altro essere umano e strutturati psicologicamente grazie alla penna o alla matita di un altro artista.
Le creature di Disney e Collodi tuttavia diventano i protagonisti dell'opera di Leonidi prestandosi ad una nuova e diversa narrazione. Questi personaggi, che nell'immaginario collettivo hanno assunto una forte valenza simbolica e una forte caratterizzazione, vengono "convinti" da Leonidi a trasformarsi - quali consumati attori - e a rappresentare, nelle tele del nostro artista, ruoli diversi da quelli che li hanno resi famosi.
Leonidi gioca con la potenza iconica di Paperino per catturare il visitatore e per farlo lentamente entrare in un gioco diverso da ciò che lo stesso si aspetta. Per realizzare il suo scopo, utilizza le proprie opere individualmente, per dare al visitatore impulsi utili a singole riflessioni.
Non vi è quindi una narrazione che si dipana secondo la classica struttura logica sequenziale del fumetto, ma un utilizzo singolo delle opere che tuttavia raggiunge lo scopo di disvelare un poco alla volta il significato dell'opera complessiva cercata e realizzata dall'artista.
Ogni quadro di Leonidi è un flash che si accende nell'oscurità, è un impulso teso a disvelare una trama nascosta, che potrà essere compresa solo alla fine dopo una attenta riflessione.
Come in un'istantanea scattata in studio, l'artista blocca il proprio personaggio in posizioni e situazioni connotate da inaspettata fissità.
I dipinti di Leonidi sono inseriti in uno spazio neutro, astratto, atemporale, rappresentato da un fondale monocromatico in cui prevale l'uso del bianco del nero e del grigio, in cui è assente la prospettiva o manca una via di fuga.
Con un recupero dello stile gotico Leonidi ricrea quella sospensione temporale già utilizzata dagli artisti delle grandi botteghe d'arte bolognesi pre-rinascimentali (non solo da Vitale da Bologna, ma anche e soprattutto da Simone di Filippo e Jacopo di Paolo) per realizzare le icone trecentesche.
Ma i protagonisti delle "icone di Leonidi" non sono Santi o Madonne, non sono personaggi portatori di messaggi sacri e di alti valori codificati, sono Paperino o Pinocchio, personaggi nati nella dimensione onirica dei Cartoni Animati, portatori di messaggi laici, semplici e, al tempo stesso, fantastici. In entrambi i casi i protagonisti di queste icone, trecentesche o moderne, rappresentano la volontà della classe dirigente del tempo di cristallizzare un esempio, di imporre ai propri contemporanei un modello ideale di società da vivere e seguire (sacro il primo, laico il secondo).
In entrambi i modelli sociali l'icona finisce per rappresentare il nucleo centrale di un messaggio protoconsumistico o consumistico, poiché è usata come oggetto da esporre per rappresentare agli altri il proprio livello di censo o di potere.
Ma se nelle icone sacre i Santi dovevano rappresentare dei valori ideali, nei fumetti moderni i personaggi assumono caratterizzazioni tali da rappresentare un particolare tipo di essere umano, come nelle maschere della commedia dell'arte. Il personaggio di Paperino - creato dall'autore per rappresentare il soggetto simpatico ma sfortunato per eccellenza - nella realtà ha avuto fortuna ed è diventato famoso proprio perché l'immaginario popolare ha riconosciuto e accettato la sua caratterizzazione in modo indissolubile al ruolo dello sfortunato.
Da alcuni critici l'opera di Leonidi è stata ascritta al filone "neo pop" proprio per l'utilizzo che l'artista fa del protagonista di questo fumetto popolare.
Tale frettolosa catalogazione, tuttavia, tende a distogliere l'attenzione dal vero centro dell'attività creativa dell'artista che si sostanzia nell'utilizzare il personaggio di Paperino in un ruolo diverso da quello che gli è universalmente riconosciuto al fine di disvelare scopi differenti da quelli attesi da chi si approccia alle opere di Leonidi che lo rappresentano.
Nelle trame dei fumetti, infatti, Paperino incarna il ruolo di anti-eroe, dell'uomo sfortunato che vive in una società consumistica ideale nella quale tuttavia non riesce ad avere mai un ruolo importante o non riesce mai a godere dei frutti del benessere da essa prodotto.
Paperino nell'immaginario collettivo è cioè il personaggio che accetta il proprio ruolo e che risulta simpatico a tutti proprio perché rappresenta l'eterno sconfitto che, nonostante tutto, continua a combattere indomito contro gli altri, contro le cose, contro sè stesso.
Nelle opere di Leonidi Paperino è, invece, chiamato a interpretare una trama diversa, a rappresentare un ruolo differente. Attratti dalla maschera disneyana e dal personaggio che Paperino incarna in tale schema narrativo, ci troviamo davanti ad un protagonista differente che veicola valori diversi da quelli attesi.
Il personaggio di Paperino rappresentato da Leonidi è un soggetto che denota un grande disagio interiore, che rifiuta il mondo in cui ritiene di esser stato posto, che tenta la fuga o l'autodistruzione. E' il soggetto non più disposto a sottostare alle regole del gioco, che lentamente scopre la superficialità e inconsistenza degli schemi sociali in cui è inserito, che progressivamente prende coscienza del ruolo al quale è stato da altri destinato e che inizia a voler sfuggire a tale disegno e a tale futuro.
Il Paperino di Leonidi rappresenta l'uomo attuale che soffre la globalizzazione e la crisi di schemi consolidati. Un uomo che non vede un passato o un futuro ma che vive il presente, nel singolo click di uno scatto fotografico o di un impulso elettrico. Un personaggio estraniato da ogni contesto in sospensione anche con sè stesso.
Leonidi per narrare la presa di coscienza che il proprio personaggio ha della realtà celata della società in cui vive (rappresentata in modo ben più aggressivo e cattivo rispetto a quella favolistica utilizzata nei cartoni animati), introduce nelle proprie tele un'oca dura dallo sguardo cattivo, ben distante della maschera ufficiale di Paperino, che rappresenta lo stesso doppio del papero disneyano e che sublima in qualche modo la realtà disvelata.
Il senso di straniamento e disperazione del personaggio sono rappresentati dall'artista mediante la collocazione di Paperino nelle tele in modo scentrato rispetto ad esse o addirittura ai margini degli stessi quadri, nel tentativo di uscirne pur di porre termine a tale situazione di disagio esistenziale. Un disagio che emerge e progredisce nello scoprire che il mondo rappresentato è un simulacro che può essere cancellato con un sol colpo lavando la vetrina in cui si riflette il paesaggio o passando uno straccio umido sul fanale della propria auto.
Una disperazione che porta il Paperino di Leonidi a immaginare la propria morte e sepoltura in una tomba su cui campeggia una croce costruita da matite incrociate, o a tentare il suicidio mediante il taglio della stessa tela dipinta all'altezza dei polsi o attraverso l'improbabile annientamento della propria immagine realizzata grazie all'uso di trielina o di una gomma da cancellare.
Una fine pensata, tentata, ma non portata a termine, proprio perché ideata e voluta da chi, malgrado gli sforzi, non riesce ad opporsi al destino di rappresentare quel personaggio sfortunato che incarna agli occhi di tutti.
Luigi Leonidi, attraverso la rilettura di un innocente e noto fumetto, ha il merito di tentare di ridestare l'osservatore dal proprio torpore e di spingerlo a riflettere sugli schemi valoriali della società in cui vive e sui rischi celati dietro alle icone coeve al nostro tempo.
( Luigi Dati )
Le creature di Disney e Collodi tuttavia diventano i protagonisti dell'opera di Leonidi prestandosi ad una nuova e diversa narrazione. Questi personaggi, che nell'immaginario collettivo hanno assunto una forte valenza simbolica e una forte caratterizzazione, vengono "convinti" da Leonidi a trasformarsi - quali consumati attori - e a rappresentare, nelle tele del nostro artista, ruoli diversi da quelli che li hanno resi famosi.
Leonidi gioca con la potenza iconica di Paperino per catturare il visitatore e per farlo lentamente entrare in un gioco diverso da ciò che lo stesso si aspetta. Per realizzare il suo scopo, utilizza le proprie opere individualmente, per dare al visitatore impulsi utili a singole riflessioni.
Non vi è quindi una narrazione che si dipana secondo la classica struttura logica sequenziale del fumetto, ma un utilizzo singolo delle opere che tuttavia raggiunge lo scopo di disvelare un poco alla volta il significato dell'opera complessiva cercata e realizzata dall'artista.
Ogni quadro di Leonidi è un flash che si accende nell'oscurità, è un impulso teso a disvelare una trama nascosta, che potrà essere compresa solo alla fine dopo una attenta riflessione.
Come in un'istantanea scattata in studio, l'artista blocca il proprio personaggio in posizioni e situazioni connotate da inaspettata fissità.
I dipinti di Leonidi sono inseriti in uno spazio neutro, astratto, atemporale, rappresentato da un fondale monocromatico in cui prevale l'uso del bianco del nero e del grigio, in cui è assente la prospettiva o manca una via di fuga.
Con un recupero dello stile gotico Leonidi ricrea quella sospensione temporale già utilizzata dagli artisti delle grandi botteghe d'arte bolognesi pre-rinascimentali (non solo da Vitale da Bologna, ma anche e soprattutto da Simone di Filippo e Jacopo di Paolo) per realizzare le icone trecentesche.
Ma i protagonisti delle "icone di Leonidi" non sono Santi o Madonne, non sono personaggi portatori di messaggi sacri e di alti valori codificati, sono Paperino o Pinocchio, personaggi nati nella dimensione onirica dei Cartoni Animati, portatori di messaggi laici, semplici e, al tempo stesso, fantastici. In entrambi i casi i protagonisti di queste icone, trecentesche o moderne, rappresentano la volontà della classe dirigente del tempo di cristallizzare un esempio, di imporre ai propri contemporanei un modello ideale di società da vivere e seguire (sacro il primo, laico il secondo).
In entrambi i modelli sociali l'icona finisce per rappresentare il nucleo centrale di un messaggio protoconsumistico o consumistico, poiché è usata come oggetto da esporre per rappresentare agli altri il proprio livello di censo o di potere.
Ma se nelle icone sacre i Santi dovevano rappresentare dei valori ideali, nei fumetti moderni i personaggi assumono caratterizzazioni tali da rappresentare un particolare tipo di essere umano, come nelle maschere della commedia dell'arte. Il personaggio di Paperino - creato dall'autore per rappresentare il soggetto simpatico ma sfortunato per eccellenza - nella realtà ha avuto fortuna ed è diventato famoso proprio perché l'immaginario popolare ha riconosciuto e accettato la sua caratterizzazione in modo indissolubile al ruolo dello sfortunato.
Da alcuni critici l'opera di Leonidi è stata ascritta al filone "neo pop" proprio per l'utilizzo che l'artista fa del protagonista di questo fumetto popolare.
Tale frettolosa catalogazione, tuttavia, tende a distogliere l'attenzione dal vero centro dell'attività creativa dell'artista che si sostanzia nell'utilizzare il personaggio di Paperino in un ruolo diverso da quello che gli è universalmente riconosciuto al fine di disvelare scopi differenti da quelli attesi da chi si approccia alle opere di Leonidi che lo rappresentano.
Nelle trame dei fumetti, infatti, Paperino incarna il ruolo di anti-eroe, dell'uomo sfortunato che vive in una società consumistica ideale nella quale tuttavia non riesce ad avere mai un ruolo importante o non riesce mai a godere dei frutti del benessere da essa prodotto.
Paperino nell'immaginario collettivo è cioè il personaggio che accetta il proprio ruolo e che risulta simpatico a tutti proprio perché rappresenta l'eterno sconfitto che, nonostante tutto, continua a combattere indomito contro gli altri, contro le cose, contro sè stesso.
Nelle opere di Leonidi Paperino è, invece, chiamato a interpretare una trama diversa, a rappresentare un ruolo differente. Attratti dalla maschera disneyana e dal personaggio che Paperino incarna in tale schema narrativo, ci troviamo davanti ad un protagonista differente che veicola valori diversi da quelli attesi.
Il personaggio di Paperino rappresentato da Leonidi è un soggetto che denota un grande disagio interiore, che rifiuta il mondo in cui ritiene di esser stato posto, che tenta la fuga o l'autodistruzione. E' il soggetto non più disposto a sottostare alle regole del gioco, che lentamente scopre la superficialità e inconsistenza degli schemi sociali in cui è inserito, che progressivamente prende coscienza del ruolo al quale è stato da altri destinato e che inizia a voler sfuggire a tale disegno e a tale futuro.
Il Paperino di Leonidi rappresenta l'uomo attuale che soffre la globalizzazione e la crisi di schemi consolidati. Un uomo che non vede un passato o un futuro ma che vive il presente, nel singolo click di uno scatto fotografico o di un impulso elettrico. Un personaggio estraniato da ogni contesto in sospensione anche con sè stesso.
Leonidi per narrare la presa di coscienza che il proprio personaggio ha della realtà celata della società in cui vive (rappresentata in modo ben più aggressivo e cattivo rispetto a quella favolistica utilizzata nei cartoni animati), introduce nelle proprie tele un'oca dura dallo sguardo cattivo, ben distante della maschera ufficiale di Paperino, che rappresenta lo stesso doppio del papero disneyano e che sublima in qualche modo la realtà disvelata.
Il senso di straniamento e disperazione del personaggio sono rappresentati dall'artista mediante la collocazione di Paperino nelle tele in modo scentrato rispetto ad esse o addirittura ai margini degli stessi quadri, nel tentativo di uscirne pur di porre termine a tale situazione di disagio esistenziale. Un disagio che emerge e progredisce nello scoprire che il mondo rappresentato è un simulacro che può essere cancellato con un sol colpo lavando la vetrina in cui si riflette il paesaggio o passando uno straccio umido sul fanale della propria auto.
Una disperazione che porta il Paperino di Leonidi a immaginare la propria morte e sepoltura in una tomba su cui campeggia una croce costruita da matite incrociate, o a tentare il suicidio mediante il taglio della stessa tela dipinta all'altezza dei polsi o attraverso l'improbabile annientamento della propria immagine realizzata grazie all'uso di trielina o di una gomma da cancellare.
Una fine pensata, tentata, ma non portata a termine, proprio perché ideata e voluta da chi, malgrado gli sforzi, non riesce ad opporsi al destino di rappresentare quel personaggio sfortunato che incarna agli occhi di tutti.
Luigi Leonidi, attraverso la rilettura di un innocente e noto fumetto, ha il merito di tentare di ridestare l'osservatore dal proprio torpore e di spingerlo a riflettere sugli schemi valoriali della società in cui vive e sui rischi celati dietro alle icone coeve al nostro tempo.
( Luigi Dati )
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