Il Museo Morandi al MAMbo

Il Museo Morandi al MAMbo, Giorgio Morandi, Bologna

 

Dal 19 Novembre 2012 al 18 Gennaio 2013

Bologna

Luogo: MAMbo

Indirizzo: via Don Minzoni 14

Orari: da mercoledì a venerdì 10.30-13/ 15-18; sabato, domenica e festivi 10.30-19

Telefono per informazioni: +39 051 6496611

E-Mail info: info@mambo-bologna.org

Sito ufficiale: http://www.mambo-bologna.org


Apre al pubblico domenica 18 novembre l'allestimento delle opere di Giorgio Morandi al MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna negli spazi della Collezione Permanente.

Conclusi il trasferimento da Palazzo d'Accursio e i lavori di riallestimento, da domenica 18 novembre sono visibili al MAMbo 85 opere di Giorgio Morandi, riorganizzate in un percorso espositivo che trova collocazione all'interno della Collezione Permanente rinnovata nelle sue sezioni. Il museo anticipa alle ore 11.00 l'apertura ed è previsto un momento istituzionale alla presenza del Sindaco Virginio Merola, dell'Assessore alla Cultura, Politiche Giovanili e Rapporti con l'Università Alberto Ronchi, dell'Assessore agli Affari Istituzionali, Servizi Demografici, Turismo, Attività Produttive, Commercio e Legalità Nadia Monti, di Lorenzo Sassoli de Bianchi e di Gianfranco Maraniello, rispettivamente Presidente e Direttore dell'Istituzione Galleria d'Arte Moderna e del garante testamentario Carlo Zucchini. Per favorire la condivisione con la cittadinanza di questa nuova modalità di fruizione del patrimonio morandiano, l'ingresso al pubblico alla Collezione Permanente sarà gratuito per l'intera giornata di domenica, dalle ore 11.00 alle ore 20.00.

Lo spostamento temporaneo dalla sede storica del Museo Morandi era stato deciso lo scorso settembre dal Comune di Bologna, in accordo con il C.d.A. dell'Istituzione Galleria d'Arte Moderna - a cui la collezione pertiene - e il garante del lascito, a causa di infiltrazioni d'acqua dal tetto di Palazzo d'Accursio, acuitesi in seguito agli eventi sismici del maggio scorso, che hanno provocato danni ai muri con possibile pericolo per la tutela dei dipinti, delle opere grafiche e del patrimonio librario. Il progetto espositivo nella sede del MAMbo analizza i temi e le stagioni che hanno caratterizzato l'attività di Giorgio Morandi e offre una rilettura del suo percorso anche attraverso i lavori di autori contemporanei che, in un inedito dialogo, enfatizzano l'importanza e la straordinaria attualità della sua ricerca. Una prima area tematica denominata Oltre il genere evidenzia come nature morte e paesaggi, ovvero i motivi frequentati assiduamente da Morandi, costituiscano la via privilegiata per superare i temi della rappresentazione a favore di una concentrazione sulla pratica pittorica. A seguire, la sezione Tempo e composizione esemplifica come nell'approccio agli oggetti comuni, allo spazio dei paesaggi, ai fiori di stoffa, Morandi individui composizioni di geometrie elementari come cubi, cilindri, sfere e triangoli in cui si esprime l’essenza delle rispettive qualità visibili. Sulla tela l’artista spoglia l'oggetto di ogni elemento superfluo per restituire, limpido, il sentimento del visibile. Il rigore formale delle Nature morte morandiane, si accompagna a un'atmosfera silenziosa e contemplativa in particolare per i celebri “fiori”, che qui vediamo accostati a una tela - Tulip Sundae, 2010 - che l’artista americano Wayne Thiebaud ha voluto donare al museo e che testimonia quanto sia attuale l’influenza di Morandi sulla cultura visiva contemporanea internazionale. Conclude il percorso di questa sezione l'installazione dell'opera video dell'artista londinese Jesse Ash Composing a Battle for Narrative , 2011, recentemente acquisita nella Collezione Permanente MAMbo.

Si prosegue con il tema La superficie pittorica che mette in risalto l'equilibrio delle composizioni morandiane, comune a tutte le tecniche. Negli acquerelli, che caratterizzano l'ultima stagione, il colore liquido e quasi monocromo, steso secondo griglie geometriche pur perdendo ogni valenza di contorno, esalta le forme e i volumi attraverso le diverse gradazioni tonali. La pittura, a partire dagli anni Cinquanta, è definita da un alternanza di positivo e negativo, forme piene e vuote armonicamente accordate secondo perfetti accordi compositivi e cromatici che determinano di volta in volta la costruzione volumetrica degli oggetti. La presenza, in questa sala, di un opera di Sean Scully - Long Light, 1997 - mostra come il pittore irlandese abbia pienamente accolto la lezione coloristica di Morandi. Nell'area tematica successiva, La poetica dell'oggetto , le nature morte della maturità – colore, forma, massa, luce, spazio, ombra e ambientazione – divengono poco più che suggestioni. Le sagome sfumano una dentro l'altra in una fusione di luci e colori ma l'oggetto rimane nella memoria dell'artista e sulla tela come forma stabile e primaria, elemento fondante di una poetica che non prescinde mai dalla realtà. È qui visibile l'ultima Natura morta dipinta e firmata da Morandi nel 1964 che rimase sul cavalletto come epilogo o possibile apertura di una nuova stagione. Il tema dell'oggetto sempre presente e visibile seppur nella sua dissolvenza emerge con forza nel lavoro qui esposto di Tony Cragg - Eroded Landscape, 1999 - in cui i bicchieri, le bottiglie e i vasi che lo compongono trascendono la propria funzione manifestandosi in una fisicità effimera, ma durevole. Chiude il percorso espositivo una sezione di approfondimento sulla figura e l'opera di Giorgio Morandi in cui sono presentati una serie di dieci immagini fotografiche dello studio e degli oggetti dell'artista realizzate da Jean-Michel Folon e il video documentario di Mario Chemello La polvere di Morandi, 2012, prodotto da Imago Orbis con la collaborazione del Museo Morandi. Trova inoltre collocazione in questa parte conclusiva l'opera dell'artista americano Mike Bidlo Not Morandi (natura morta), 1943), 1985, recentemente entrata a far parte della Collezione Permanente MAMbo.

Il patrimonio librario del Museo Morandi, contestualmente allo spostamento delle opere, dal 18 novembre trova collocazione ed è consultabile presso la Biblioteca del Museo d'Arte Moderna. La presenza della collezione morandiana negli spazi del MAMbo, oltre a mettere in risalto la grande influenza dell'artista nel contemporaneo, crea un collegamento con le vicende artistiche bolognesi, con la storia del museo, con le sue ragioni fondanti e la vocazione di galleria civica - si pensi ad esempio alla stagione delle acquisizioni di Francesco Arcangeli - generando un legame con l'impostazione della Collezione Permanente che ripercorre la storia dell'arte italiana dal secondo dopoguerra a oggi vista attraverso l'esperienza dell'ex Galleria d'Arte Moderna. Grazie a un continuo incremento del patrimonio garantito da restauri, nuove acquisizioni, donazioni e prestiti in comodato, la Collezione è costantemente oggetto di ricerca e rinnovamento. Da ottobre 2012 il percorso espositivo si articola in nove aree tematiche che documentano alcuni tra gli aspetti più innovativi della pratica artistica dalla seconda metà del Novecento fino a oggi.

In apertura, Arte e ideologia racconta l'impegno civile, politico e sociale che informa il panorama artistico italiano dall'inizio degli anni Sessanta e il caratterizzarsi di Bologna come “laboratorio politico e intellettuale”, immagine che si rivela anche in molte opere del MAMbo. Tra le più note, I Funerali di Togliatti di Renato Guttuso, artista che dà voce alle parti in prosa nella pellicola La Rabbia di Pier Paolo Pasolini, di cui si presenta qui un emblematico estratto. Il regista e poeta è a sua volta protagonista dell'azione Intellettuale di Fabio Mauri avvenuta nella sede storica Galleria d'Arte Moderna nel suo anno di fondazione: il 1975. Tra gli altri lavori esposti spicca anche Morire per Amore di Roberto Sebastian Matta, che stimola la discussione sul tema ”Arte e Rivoluzione” tramite il riferimento alla morte di Che Guevara. Emergono nel complesso una chiara vocazione politica e una marcata impostazione ideologica nell'avvio delle attività della GAM. A seguire, l'area 1977 – Arte e Azione descrive il clima di una stagione spartiacque per l'Italia in generale e per Bologna in particolare. La storia della città è infatti irreversibilmente segnata da un'inedita e proliferante creatività da un lato e da eventi particolarmente drammatici dall'altro. In tale contesto “raccontato in tempo reale” da Radio Alice l'arte scende nelle piazze, sui muri della città e sollecita istanze comportamentali nei cosiddetti happening. È nello stesso anno che la GAM organizza la Settimana Internazionale della Performance, presentando in un ambito istituzionale le più innovative esperienze di body art, azionismo e pratiche multimediali. Fra i maggiori protagonisti della rassegna compaiono Marina Abramovic e Ulay, Gina Pane, Hermann Nitsch e Luigi Ontani.

Il percorso prosegue con 1968. I – Nuove Prospettive, dedicata alla campagna di acquisizioni messa in atto da Francesco Arcangeli in occasione della Biennale di Venezia del 1968 che appare all'epoca sorprendente alla luce degli studi accademici più noti del grande critico, rivolti all'informale e ai filoni storici e poetici dell'arte emiliano-romagnola. Opere di Gianni Colombo, Enrico Castellani, Bridget Riley o Giovanni Korompay fondano così il primo nucleo di collezione della GAM che si caratterizza per un interesse verso le ricerche spaziali e ambientali che sarà integrato dalle presenze di Grazia Varisco, Getulio Alviani, Dadamaino, Gruppo T e Gruppo N e da diversi protagonisti dell'Arte Cinetica e Programmata. L'area successiva 1968. II – Arte Povera è rappresentativa dell'emergere sulla scena artistica di Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Giuseppe Penone e Gilberto Zorio che, alla fine degli anni Sessanta, saranno riuniti da Germano Celant insieme a Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Mario e Marisa Merz, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto e Emilio Prini sotto la denominazione di Arte Povera, dando vita al movimento italiano internazionalmente più noto e influente della seconda metà del XX secolo. Superamento dei limiti spazio-temporali e della forma compiuta dell'opera a favore di una maggiore focalizzazione sui processi, sul valore intrinseco dei materiali, sulla natura e il sensorio come possibilità di vita e non di rappresentazione ne sono i tratti distintivi. Si muovono in un orizzonte affine, in alcuni versanti della loro ricerca, Eliseo Mattiacci, Hidetoshi Nagasawa, Marco Gastini, Luigi Mainolfi, Claudio Parmiggiani. A seguire, il percorso testimonia la notevole attenzione che le collezioni della Galleria d'Arte Moderna hanno avuto verso gli obiettivi esplicitamente espressi dal manifesto di Forma 1 firmato nel 1947 da Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, per proseguire con l'area dedicata a L'Informale , che esemplifica diverse declinazioni dell'arte astratta apparse in Italia negli anni Cinquanta e ricondotte al clima internazionale che va sotto tale nome. Nel 1983 si tiene alla Galleria d'Arte Moderna la mostra Informale in Italia, dedicata a Francesco Arcangeli e curata da Renato Barilli e Franco Solmi, che costitusce una fondamentale ricognizione degli sviluppi nazionali della tendenza. Vi compaiono, tra l'altro, indagini concentrate sulle potenzialità plastiche e compositive della materia, come in Alberto Burri, Carlo Corsi, Leoncillo, Pinot Gallizio, Germano Sartelli e, in fotografia, Nino Migliori – qui accostati allo spagnolo Antoni Tàpies - o sull'efficacia espressiva del segno e del gesto, come in Gastone Novelli. Alla fine degli anni Cinquanta artisti come Pirro Cuniberti e Concetto Pozzati si avviano a superare questi fenomeni accennando a rigenerate possibilità di forma e di figura. Personalità a se stante è invece Fausto Melotti, uno dei maggiori scultori italiani del secolo scorso, maestro nel modulare forme e cromie di particolare eleganza, disposte nello spazio con sapienti andamenti ritmici.

Il percorso continua con Arcangeli: l'Ultimo naturalismo. Figura di spicco della cultura bolognese e direttore della Galleria d’Arte Moderna dal 1958 al 1968, durante il mandato di Francesco Arcangeli vengono acquisite molte opere importanti, scelte per documentare sia le preferenze e i gusti prevalenti dell’epoca sia le ricerche che il critico intuiva come maggiormente promettenti. Ampio spazio era accordato all’arte regionale, senza trascurare eminenti artisti italiani e stranieri, come Roberto Sebastian Matta, Renato Guttuso, Alberto Burri, Leoncillo, Antoni Tàpies. Fra i contributi critici più significativi di Arcangeli compaiono due famosi articoli pubblicati sulla rivista “Paragone” negli anni Cinquanta, nei quali vengono riuniti, con la definizione di “Ultimi naturalisti”, alcuni pittori attivi nell’Italia settentrionale: Pompilio Mandelli, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Sergio Vacchi, Sergio Romiti, Vasco Bendini. Lo studioso ne mette in luce la capacità di trasferire nel gesto e nella materia pittorici le sensazioni derivate dal confronto con il dato naturale. Con questo particolare versante dell’Informale si confrontano Ilario Rossi e, ai suoi esordi, Mario Nanni. La cura nell’evidenziare i tratti distintivi di una poetica ricongiungendola al corso complessivo della storia dell’arte caratterizza anche il denso studio che Arcangeli dedica all’amico Giorgio Morandi, del quale, nel 1961, acquisisce per la Galleria d’Arte Moderna un gruppo di incisioni, primo nucleo di quella che nel tempo diventerà la più ricca raccolta pubblica di opere dell’artista. Un trait d'union che nel percorso diventa anche spaziale con l'inizio della sezione dedicata a Morandi nel secondo tratto della Manica Lunga del museo.

Le ultime parti della Collezione danno conto, rispettivamente degli sviluppi più recenti dell'arte italiana e delle ultime acquisizioni dell'Istituzione. Focus on Contemporary Italian Art vuole essere un laboratorio di conoscenza ed esperienza delle pratiche proposte da artisti italiani attivi negli ultimi decenni, che si sono trovati a operare dopo i successi dell’Arte Povera e della Transavanguardia. La generazione nata o formatasi negli anni Settanta ha conosciuto la fine delle utopie, la disgregazione del sociale e il ripiegamento riflessivo sul senso della propria appartenenza a un mondo tecnocratico del quale il soggetto non si sente più protagonista. Ne consegue l’impossibilità di logiche di gruppo, ma anche una frammentata e aperta ricerca verso valori antieroici che trasferiscono le ragioni dell’arte dal perché al come, dall’utopia alla contingenza del presente. Con Focus on Contemporary Italian Art, in partnership con UniCredit, MAMbo ha creato una piattaforma di sostegno ad artisti italiani delle ultime generazioni, aiutandoli nella realizzazione di lavori da presentare in importanti rassegne internazionali e promuovendo innovative pratiche per favorire la crescita generale del sistema dell'arte in Italia.

Il percorso della Collezione si chiude con Nuove Acquisizioni, area in cui attraverso le opere esposte viene data testimonianza delle mostre personali di importanti artisti internazionali realizzate dal MAMbo negli anni scorsi. Sono qui visibili: Light Study 1, del duo de Rijke de Rooij, risultato di un'indagine sui processi di trasmissione fotografica della ricezione soggettiva del colore nell'ambito di una più ampia ricerca sull'utilizzo delle impressioni cromatiche in ambito politico; Oppenheimer (I am Become Death, Destroyer of the Worlds) di Matthew Day Jackson, trasposizione sotto le forme di una deità indiana della figura del fisico statunitense Robert Oppenheimer, inventore della bomba atomica, di cui il titolo riprende una famosa dichiarazione; nei collage di Plamen Dejanoff – The Bronze House, 2012 - è invece ricorrente l'ispirazione originaria al grande architetto francese Le Corbusier per un progetto di un colossale edificio in bronzo che l'artista si è proposto di realizzare nella propria città natale di Veliko Tarnovo, in Bulgaria, sulla scia dell'epica Colonna Infinita di Constantin Brancusi. 

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