Carlo Levi. L'umanità dipinta con le parole
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Carlo Levi. L'umanità dipinta con le parole, CUBO - Centro Unipol Bologna
Dal 22 Luglio 2014 al 11 Ottobre 2014
Bologna
Luogo: CUBO - Centro Unipol Bologna
Indirizzo: piazza Vieira De Mello 3
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 5076060
E-Mail info: stampa@cubounipol.it
Sito ufficiale: http://www.cubounipol.it
CUBO celebra Carlo Levi, l'intellettuale, politico e artista torinese scomparso nel 1975. E lo fa con una mostra intitolata ”L’umanità dipinta con le parole” nella quale verranno esposte, presso lo Spazio Arte, tredici sue opere appartenenti alla collezione del Gruppo Unipol e alcuni filmati d’epoca concessi dall’Istituto Luce.
Nata per celebrare una tra le più significative figure del Novecento, l’esposizione ripercorrerà l’evoluzione del suo stile pittorico strettamente correlato al sapiente uso della parola nel delineare l’umanità. Pittura e scrittura sono infatti le forme attraverso cui l’artista torinese espresse il meglio della sua essenza e la capacità di descrivere la realtà per quella che è.
La rassegna di opere fungerà poi da spunto per una riflessione sul rapporto che intercorre tra Levi e il prossimo. Come sottolineava Jean Paul Sartre, suo amico di lunga data, “la grande passione per la vita” e “la sua specie di amorosa curiosità nei confronti di tutte le forme umane del vissuto”, sono stati il motore della sua esistenza. Per citare ancora Sartre: “in Levi tutto si accorda, tutto si tiene. Dapprima medico, poi scrittore e artista per una sola identica ragione: l’immenso rispetto per la vita. E questo stesso rispetto è all’origine del suo impegno politico, così come alla sorgente della sua arte”.
La presentazione della mostra si terrà martedi 23 settembre 2014 con il contributo di esperti conoscitori della produzione artistica e della biografia dell’artista; la prof.ssa Daniela Fonti della Fondazione Carlo Levi, Silvana Costa curatrice della antologica di Ravenna, Carlo Levi. Il volto del Novecento e con la proiezione del film di Francesco Rosi tratto dal suo libro più famoso. Sarà l’occasione per approfondire la personalità di Carlo Levi riflettendo sull’esperienza del confino, estrema conseguenza della sua ostinata presa di posizione politica, nonché periodo che ne connoterà fortemente lo stile pittorico.
Carlo Levi nasce a Torino nel 1902 da una famiglia ebrea molto in vista a Torino. All’età di ventuno anni si laurea in medicina, disciplina che abbandonerà presto per dedicarsi a politica, pittura e scrittura. La sua formazione, filtrata attraverso ebraismo e socialismo, si orienta verso i temi di fratellanza e solidarietà internazionale. L’esperienza del confino in Lucania sarà determinante alla stesura di una delle opere letterarie più importanti del novecento italiano “Cristo si è fermato a Eboli“ pubblicato da Einaudi nel 1945. Il suo iniziale intento conoscitivo, volto a scoprire la realtà di Aliano, si trasformò presto in approccio affettivo, poi ideologico e sociale, impegnandolo politicamente nella questione meridionalista per tutto il resto della vita. L’interesse alle problematiche lucane connota Levi come antropologo ante litteram e il suo essere precursore dei tempi su temi quali il diverso e l’emigrazione rendono il suo pensiero quanto mai attuale, “un uomo d’oggi” così come lo definì Simone de Beauvoir, che a proposito di lui scrisse: “egli fa rivivere un tipo d’uomo che illuminò la fine del Medioevo, il Rinascimento, e non esiste ormai più in quest’epoca: l’uomo di cultura. Ed è interamente un uomo d’oggi; ed è virtù di questo, esemplare per sempre.
Nata per celebrare una tra le più significative figure del Novecento, l’esposizione ripercorrerà l’evoluzione del suo stile pittorico strettamente correlato al sapiente uso della parola nel delineare l’umanità. Pittura e scrittura sono infatti le forme attraverso cui l’artista torinese espresse il meglio della sua essenza e la capacità di descrivere la realtà per quella che è.
La rassegna di opere fungerà poi da spunto per una riflessione sul rapporto che intercorre tra Levi e il prossimo. Come sottolineava Jean Paul Sartre, suo amico di lunga data, “la grande passione per la vita” e “la sua specie di amorosa curiosità nei confronti di tutte le forme umane del vissuto”, sono stati il motore della sua esistenza. Per citare ancora Sartre: “in Levi tutto si accorda, tutto si tiene. Dapprima medico, poi scrittore e artista per una sola identica ragione: l’immenso rispetto per la vita. E questo stesso rispetto è all’origine del suo impegno politico, così come alla sorgente della sua arte”.
La presentazione della mostra si terrà martedi 23 settembre 2014 con il contributo di esperti conoscitori della produzione artistica e della biografia dell’artista; la prof.ssa Daniela Fonti della Fondazione Carlo Levi, Silvana Costa curatrice della antologica di Ravenna, Carlo Levi. Il volto del Novecento e con la proiezione del film di Francesco Rosi tratto dal suo libro più famoso. Sarà l’occasione per approfondire la personalità di Carlo Levi riflettendo sull’esperienza del confino, estrema conseguenza della sua ostinata presa di posizione politica, nonché periodo che ne connoterà fortemente lo stile pittorico.
Carlo Levi nasce a Torino nel 1902 da una famiglia ebrea molto in vista a Torino. All’età di ventuno anni si laurea in medicina, disciplina che abbandonerà presto per dedicarsi a politica, pittura e scrittura. La sua formazione, filtrata attraverso ebraismo e socialismo, si orienta verso i temi di fratellanza e solidarietà internazionale. L’esperienza del confino in Lucania sarà determinante alla stesura di una delle opere letterarie più importanti del novecento italiano “Cristo si è fermato a Eboli“ pubblicato da Einaudi nel 1945. Il suo iniziale intento conoscitivo, volto a scoprire la realtà di Aliano, si trasformò presto in approccio affettivo, poi ideologico e sociale, impegnandolo politicamente nella questione meridionalista per tutto il resto della vita. L’interesse alle problematiche lucane connota Levi come antropologo ante litteram e il suo essere precursore dei tempi su temi quali il diverso e l’emigrazione rendono il suo pensiero quanto mai attuale, “un uomo d’oggi” così come lo definì Simone de Beauvoir, che a proposito di lui scrisse: “egli fa rivivere un tipo d’uomo che illuminò la fine del Medioevo, il Rinascimento, e non esiste ormai più in quest’epoca: l’uomo di cultura. Ed è interamente un uomo d’oggi; ed è virtù di questo, esemplare per sempre.
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