Aldo Giannotti. Safe and Sound

Aldo Giannotti, The End is Near, 2021, foto formato vario

 

Dal 05 Maggio 2021 al 05 Settembre 2021

Bologna

Luogo: MAMbo - Museo di Arte Moderna di Bologna

Indirizzo: Via Don Minzoni 14

Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì 16-20; sabato, domenica e festivi 10-20 su prenotazione obbligatoria effettuata entro il giorno precedente la visita; chiuso lunedì

Curatori: Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì

Enti promotori:

  • Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di BolognaSede

Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4, Card Cultura € 3. Nei giorni di ART CITY Bologna (5, 6, 7, 8, 9 maggio 2021) ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 051 6496611

E-Mail info: info@mambo-bologna.org

Sito ufficiale: http://www.mambo-bologna.org


Arriva nella Sala delle Ciminiere del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, dal 5 maggio al 5 settembre 2021, dopo i rinvii e una lunga attesa causati dall’emergenza Covid-19, Safe and Sound, mostra personale di Aldo Giannotti, a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì. Il progetto, vincitore della VIII edizione del bando Italian Council, concorso ideato dalla Direzione Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo, si sofferma sui principi di sicurezza e protezione, considerati da diverse prospettive.

Spaziando dall'aspetto esistenziale della sicurezza, alle norme che regolano la sfera sociale, fino ad arrivare all’impatto che la tecnologia ha in questi campi, la mostra invita a riflettere sulla percezione e posizione che ognuno di noi ha rispetto a tali concetti. Regolamenti, leggi e codici di comportamento, applicati nei diversi ambiti sociali, sono i temi che Giannotti osserva per una personale riflessione sulla sicurezza.

Il visitatore viene accolto in uno spazio in cui è libero di esercitare potenziali alternative comportamentali: l’invito è di sfidare e piegare il proprio senso delle regole e il proprio comportamento per favorire nuovi processi decisionali all'interno di strutture, come può essere quella museale, in cui i concetti di sicurezza e protezione sono profondamente radicati.

La sicurezza è spesso definita come libertà dal pericolo. In tal senso Giannotti, indagando la natura paradossale di questo negoziato tra libertà e sicurezza, ci chiede a quali libertà siamo disposti a rinunciare per sentirci protetti e rimanere in una rassicurante comfort-zone.

Sebbene il disegno sia al centro della pratica artistica di Giannotti, l’attivazione o la realizzazione delle azioni abbozzate nei disegni prendono spesso altre forme: installazioni, performance, opere video o riadattamenti di strutture spaziali.
Safe and Sound si configura, in parte, come intervento sulla struttura architettonica capace di ripensare lo spazio museale e il modo in cui i visitatori interagiscono con esso. I percorsi creati dagli interventi strutturali di Giannotti all'interno del museo tengono conto della specificità dell'edificio pur producendo un adattamento completamente personalizzato, che ha costretto la stessa istituzione a partecipare al rimodellamento delle norme, sia concettualmente che in pratica. La mostra non è dunque solo un intervento sulla struttura spaziale ma anche un modo per esplorare la rete di relazioni che definiscono un'esperienza museale in quanto tale.

È singolare inoltre accorgersi come un progetto immaginato nel 2019, quando la minaccia Covid-19 era per tutti uno scenario inimmaginabile, avesse già profeticamente individuato il suo principale tema di indagine nella dialettica tra i concetti di sicurezza e libertà, in un orizzonte che dal microcosmo del museo si allarga al più ampio contesto sociale. Quando le restrizioni legate a controlli, percorsi obbligati, distanziamento interpersonale, dispositivi di protezione erano ancora riservate ad ambiti specifici e limitati e nessuno poteva prevederne la deflagrazione e il conseguente dilagare in ogni aspetto, seppur banale, della quotidianità, Aldo Giannotti e i curatori della mostra pensavano a un allestimento che prevedesse “rotte forzate” determinando un ordine preciso in uno spazio di norma vissuto con minime limitazioni, con la possibilità di costruire un’esperienza del tutto personale tra le (potenzialmente) infinite a disposizione. Ideare un percorso guidato che, insieme alle opere, fornisca dispositivi di supporto e set di regole significa rendere effettivi orientamento e comprensione del luogo. La mostra lascia quindi emergere una serie di interrogativi relativi a come può essere vissuto un museo e a quali interazioni si sviluppano al suo interno, in un’esperienza che non è mai “oggettivamente determinata”, ma viene sperimentata soggettivamente e influenzata in modo inevitabile dal ruolo ricoperto di volta in volta dai singoli attori: centrali in questo senso per Aldo Giannotti sono i guardasala, incarnazione del concetto di sicurezza, protagonisti della relazione più immediata con il pubblico, portavoce del “si può” e del “non si può” fare. Il personale di sala e un “manuale” di istruzioni su come rapportarsi ai visitatori ideato dal Aldo Giannotti, sono gli elementi costitutivi di The Museum Score, l’opera-performance premiata da Italian Council e destinata al MACRO di Roma. Il tema di tali figure alle quali è la protezione di luoghi e persone ritorna anche in altri lavori, quali Vis a Vis, che scambia la collocazione di due diverse tipologie di sorveglianti (Guardie Svizzere e Soldati Russi) di fronte ai rispettivi luoghi di culto, o Security I, fotografia di grandi dimensioni che ritrae l’artista stretto in un abbraccio con un addetto alla sicurezza.

A colpire il visitatore sono senz’altro alcuni interventi di grandi dimensioni che decostruiscono e modificano sostanzialmente lo spazio, a partire sempre dai temi legati alla sicurezza. The Column, che vista dall’interno della sala appare come una stanza-colonna inaccessibile, è in realtà visitabile entrando direttamente da via Don Minzoni, attraverso un percorso inusuale che amalgama dentro e fuori, pubblico generico e pubblico specialistico, spingendo molto in là il limite che necessariamente un museo deve porre tra l’interno e l’esterno. Del resto anche i lavori allestiti in spazi “altri” come l’atrio e il foyer giocano sulla relazione dentro/fuori e se da un lato ricordano le consuetudini museali, dall’altro le mettono in discussione, a cominciare dalla scritta sul bancone della reception, vero e proprio loop dei curatori e degli artisti contemporanei: make another exhibition in order to be able to make another exhibition in order tobe able to make another exhibition… Proprio dietro le casse vengono mostrate le idee scartate per la mostra, mentre nello spazio sopra gli armadietti si viene invitati a lasciare una propria opera dentro uno dei vani a disposizione per poter affermare di aver esposto al MAMbo. Il tema del loop è inoltre proposto subito prima dell’ingresso nello spazio espositivo, con due neon all’interno delle nicchie rotonde che ci ricordano l’antica facciata dell’Ex Forno del Pane.

Tra gli interventi più imponenti spicca in modo particolare la scala che si sviluppa intorno alla seconda ciminiera della Sala delle Ciminiere. Questo nuovo elemento architettonico, praticabile dai visitatori, invita a valicare un confine ben noto negli spazi museali, quello tra mostre temporanee e collezioni permanenti, rendendolo improvvisamente, e in maniera spiazzante, permeabile.

La scala, seppur non nella forma, ha un riferimento nell’originario progetto di riqualificazione dell’Ex Forno del Pane concepito da Aldo Rossi, in cui il piano terra comunicava con il piano superiore del MAMbo attraverso uno scalone posizionato proprio in quest’area: l’idea fu poi superata in favore di una separazione tra i due livelli. Nel caso di Giannotti, la scala sarà demolita a fine esposizione ma lascerà traccia di sé, in quanto il varco con la collezione non sarà nuovamente murato ma rimarrà trasparente, grazie a una lastra di vetro che manterrà in comunicazione visiva i due piani dell’edificio.

Sollevando lo sguardo, il pubblico potrà osservare una serie di grandi disegni site specific che l’artista realizzerà nelle campate della sala, mentre diverse sono le postazioni video nelle aree più piccole dello spazio espositivo. Tra queste, Mutual Surveillance ci spinge a riflettere su come il controllo possa essere un’azione mutuamente condivisa. Il lavoro è realizzato in un gioco speculare di collaborazione con un museo che, dall’altra parte del mondo, porta lo stesso nome del MAMbo: il MAMBO, Museo de Arte Moderno de Bogotá, attualmente sotto la direzione di Eugenio Viola. Nei due musei viene infatti messo in opera un sistema di video-sorveglianza che permette di monitorare da Bologna, 24 h su 24, cosa succede in una sala del museo colombiano e viceversa, in Colombia, si potrà osservare quanto accade da noi.
In maniera diversa, anche la tribuna posta nella prima sala, dalla quale osservare la proiezione di uno spazio espositivo simile a quello in cui ci si trova, in cui altri visitatori accedono, prendono posto e a loro volta si fermano a guardare un’analoga proiezione, torna sul tema della sorveglianza reciproca. Solo più avanti si capirà chi e cosa stiamo realmente guardando.

Chi visita la mostra sarà comunque continuamente sollecitato a intraprendere delle azioni nello spazio espositivo: in Filling Time, sarà possibile annerire le caselle dei giorni di un enorme calendario, a segnare il passare del tempo e la propria presenza; con Chainsaw si viene sfidati a portare via l’opera usando una sega elettrica; in The Staircase piccoli disegni collocati a grande altezza sono avvicinabili e visibili solo salendo su apposite scale a rotelle; The stationary point in the evolution of a system, attraverso una serie di statistiche e una pedana basculante, offre una rappresentazione dell’impossibilità di un reale bilanciamento delle diversità sociali.

Anche Performing the Museum si pone in relazione con il pubblico attraverso 12 scatole, disposte in mostra e in collezione, contenenti una serie di cartoline che forniscono istruzioni dettagliate su azioni da compiere, contrarie alle regole normalmente vigenti in un museo, mettendo in dubbio non solo le norme prescritte ma anche se stessi, il proprio ruolo di visitatori e la consolidata relazione con le opere.

L’esperienza di visita mantiene così una propria dimensione di autonomia, ma amplia allo stesso tempo lo spazio di condivisione, e quindi di confronto, tra i diversi fruitori del luogo. A partire da un esercizio interno al museo si arriva a delineare un significato alternativo del concetto di sicurezza, che va a contrapporsi a quello imposto dalla comunicazione mediatica e dalla prassi politica.

Nello spazio espositivo non manca infine un’area performance che accoglierà Satellite Events, programma curato dallo stesso Giannotti che ha invitato altri artisti a presentare il proprio lavoro in relazione alla tematica della mostra. Nello spazio espositivo saranno disponibili volantini che annunceranno le date delle iniziative, che avranno luogo durante tutta la durata della mostra, nel rispetto delle normative anti Covid-19. Si inizia giovedì 6 maggio alle h 16.00 con Paolo Monti/The Star Pillow, mentre sarà sempre visibile Le stanze sono libere (2011), l'intervento permanente degli Zimmerfrei sotto ai portici del MAMbo. Il calendario dei successivi appuntamenti sarà disponibile sul sito www.mambo-bologna.org. Lo spazio performativo avrà un’estensione a Linz (Austria), dove Aldo Giannotti realizzerà Performing the Museum grazie alla collaborazione con OÖ Landes-Kultur GMBH.

In concomitanza alla mostra esce Welcome & Goodbye (304 pp, in inglese con traduzione in italiano), monografia su Aldo Giannotti, pubblicata da Mousse Publishing. Accanto a una selezione ragionata dei principali lavori, i saggi critici di Emanuele Guidi, Elsy Lahner e Giorgio P. approfondiscono la poetica e il percorso dell’artista, mentre l’intervista di Lorenzo Balbi si conclude con un focus sulla mostra di Bologna. Proprio da quest’ultima vale la pena di riportare una breve considerazione di Balbi sui lavori di Giannotti, in costante mutazione nel tempo e nei contesti, difficili da esporre e basati sulla processualità: “ (…) non terminano mai e subiscono evoluzioni continue e infinite che li portano a passare dal disegno alla performance, alla fotografia, al video, anche molti anni dopo l’idea iniziale, e questa è una cifra identitaria unica”.

L’originalità di Safe and Sound ci lascia con la consapevolezza che la cosa più importante sia in realtà già avvenuta, prima del suo allestimento e della sua apertura: l’impatto che la stessa idea progettuale ha avuto sulle convenzioni che dominano l’ambiente museale, messe in discussione, sfidate, rimesse in gioco e, forse, superate.

L’esposizione fa parte del calendario istituzionale di ART CITY Bologna, programma di mostre e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna che nel 2021 si svolge nell'ambito di Bologna Estate.

Aldo Giannotti (Genova, 1977) è un artista visivo che vive e lavora a Vienna dal 2000.
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Carrara, alla Wimbledon University of Arts di Londra e
all’Accademia di Belle Arti di Monaco. Le sue opere sono state esposte e realizzate in collaborazione con numerose istituzioni, tra cui: Albertina Museum, Vienna; Kunsthalle Wien, Vienna; Lentos Kunstmuseum, Linz; OK-Zentrum, Linz; Kunsthaus Graz; Kunstraum Niederösterreich, Vienna; ar/ge kunst, Bolzano; Künstlerhaus Dortmund; Museum der Moderne, Salisburgo; Austrian Cultural Forum, Londra; Donaufestival, Krems; Muzeum Sztuki, Łódź; Museum of Contemporary Art, Zagabria; MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. È rappresentato da Projektraum Viktor Bucher, Vienna.
Ha ricevuto molteplici premi e sovvenzioni, come il Pollock-Krasner Foundation Grant (2020), il primo premio della Austrian Graphic Art Competition, Kunsthalle Innsbruck (2019), il Pomilio Blumm Prize, Milano (2015) e il premio di riconoscimento di STRABAG Kunstforum, Vienna (2016).

 Venerdì 18 giugno, durante gli orari di apertura della mostra, sarà visibile la performance di Anne Glassner.

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