Adriano Mauri. Nero Sulcis. Minatori e paesaggi minerari
Dal 30 Maggio 2015 al 15 Luglio 2015
Bologna
Luogo: Museo del Patrimonio Industriale
Indirizzo: via Beverara 123
Enti promotori:
- Comune di Iglesias
- Regione Sardegna
- Consorzio del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna
- Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico industriale
Telefono per informazioni: +39 051.63.56.611
E-Mail info: saveindustrialheritage@gmail.com
Sito ufficiale: http://archeologiaindustriale.net
L’Associazione Save Industrial Heritage, in collaborazione con il Museo del Patrimonio industriale di Bologna promuove la mostra fotografica dell’artista Adriano Mauri: NERO SULCIS. Minatori e paesaggi minerari.
La mostra inaugurerà sabato 30 maggio, alle ore 17:00, in occasione della VII Giornata Nazionale sulle Miniere (evento promosso dall’AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale – per diffondere il valore ed il significato culturale del turismo geologico e minerario) e terminerà il 15 di luglio.
Adriano Mauri, fotografo professionista che nel suo curriculum vanta importanti collaborazioni con enti e editori di primo piano, nonché la partecipazione a diverse collettive in Italia ed all’estero, non ultima la sua presenza all’interno della imminente Biennale di Fotografia 2015 di Milano, curata da Vittorio Sgarbi e Giorgio Gregorio Grasso, è prima di tutto un sardo doc che, attraverso l’uso della macchina fotografica, ci racconta della sua terra dai contrasti forti, del sole accecante del mezzogiorno come del nero dei cunicoli che ci portano nelle viscere della terra.
La mostra si articola in due sezioni fotografiche: i ritratti fotografici dei minatori della miniera di carbone della Carbosulcis di Nuraxi Figus, presso Gonnesa, in Provincia di Carbonia Iglesias in Sardegna, già oggetto di una mostra promossa nel 2011 dall’Istituto Italiano di Cultura e dal Consolato Italiano di Cordoba (Argentina) ed il lavoro inedito sul paesaggio industriale: nato prima su hipstamatic come diario per raccogliere appunti visivi, diventa, per questa occasione, un vero percorso esplorativo degli odierni siti minerari dell’Iglesiente, molti dei quali non più fruibili ma di grande valore storico e archeologico.
Termina il percorso una sezione video nella quale si potrà ammirare una proiezione in grande formato dell’intero lavoro di Adriano Mauri, accompagnato dalla base musicale del rapper Alessandro Sanna (Quilo). All’interno di questa sezione, com’è già stato in occasione della mostra allestita in Argentina, Marco Delogu, fotografo e nuovo direttore dell’Istituto italiano di cultura di Londra, partecipa attraverso un suo contributo critico.
Incontriamo il fotografo Adriano Mauri che ci racconta un po’ del suo progetto.
D: Adriano, come nasce l’idea di ritrarre i minatori sardi e quali emozioni ha scaturito in te questo lavoro?
R: Sono figlio di terra di miniera. Sono nato ad Iglesias, uno dei territori più importanti in Italia per presenza di miniere metallifere, attive sino alla fine degli anni ’80. Mio bisnonno, Evaristo Mauri, uno dei primi fotografi professionisti italiani, giunse in Sardegna invitato dalla famiglia di Amedeo Modigliani, sui personali amici, per fotografare i terreni di loro proprietà sui quali sorgeva la miniera di Buggerru. Innamoratosi di una giovane donna del luogo decise di rimanere là dove era approdato. Da allora la storia della mia famiglia si intreccia con la storia delle miniere: mio nonno Adriano per circa trent’anni ha diretto l’amministrazione di una miniera, mio padre Giulio ha lavorato come impiegato in una società mineraria e mia madre Nunzia è stata insegnante in una scuola di minatori.
Io non ho mai lavorato in una miniera, né mai ho pensato di farlo, preferendo seguire la mia passione per la fotografia, ma la porto nel mio dna, nei miei ricordi. Tutto intorno a me era naturalmente legato a quel mondo. Con la mia arte ho cercato così di raccontare questo mondo.
I minatori della Carbosulcis (unica miniera ancora attiva) hanno rappresentato per me il motivo e la voglia di raccontare la miniera non attraverso gli impianti industriali, ma attraverso le facce di chi la miniera la fa e la vive tutti i giorni.
Ogni scatto per me è stato una fortissima emozione, un tentativo di riportare alla luce questi uomini che lavorano al buio per dieci ore al giorno impegnati nell’attività del taglio. Ecco perché ho scelto di utilizzare uno sfondo bianco: ogni volta che si esce dal buco è come una rinascita. Dal nero al bianco, “un lavoro di camera oscura al contrario” così come l’ha definito Marco Delogu.
D: Sardegna terra di mare e di sole, all’interno di questa cartolina un grande patrimonio minerario da valorizzare e promuovere. In questo contesto come si inseriscono i tuoi scatti sui luoghi delle miniere?
R: Ho approcciato questo lavoro senza pensare assolutamente alla Sardegna come terra da cartolina, come un posto turistico. Il mio è stato un lavoro di documentazione. Per me era importante lasciare una testimonianza di questo momento di passaggio nel quale questi luoghi, attualmente non fruibili, si accingono a trasformarsi definitivamente per accogliere il turismo industriale.
D: Il tuo auspicio per il patrimonio minerario sardo
R: Alla luce di quanto è ormai di dominio pubblico, mi riferisco alla cattiva gestione da parte della società IGEA (azienda fondata nel 1986 per mettere in sicurezza e bonificare le aree minerarie dismesse, ndr), venuta fuori grazie all’inchiesta Geo&Geo, il mio augurio, come quello di qualsiasi persona di buon senso che non solo è legata affettivamente al territorio, ma riscontra nella storia della sua attività mineraria una strada per uscire dal difficilissima situazione economica nella quale versa, è quello che finalmente i finanziamenti per la messa in sicurezza e la valorizzazione dei luoghi vengano gestiti in maniera onesta e proficua . Grandi aspettative ricadono adesso sul Piano Sulcis della Regione Sardegna che lo scorso febbraio ha avuto l’approvazione del CIPE in via definitiva.
NERO SULCIS. Minatori e paesaggi minerari è un’iniziativa patrocinata dal Comune di Iglesias, dalla Regione Sardegna, dal Consorzio del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna e dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico industriale, ed è sostenuta dalla Filctem Cgil Sulcis-Iglesiente.
Le Associazioni Culturali Sarde “Grazia Deledda” di Parma e “Nuraghe” di Fiorano Modenese offriranno agli ospiti il tipico “cùmbidu/rinfresco” con degustazione di prodotti della tradizione sarda.
La mostra è visitabile con il biglietto di accesso al museo secondo i normali orari di apertura.
La mostra inaugurerà sabato 30 maggio, alle ore 17:00, in occasione della VII Giornata Nazionale sulle Miniere (evento promosso dall’AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale – per diffondere il valore ed il significato culturale del turismo geologico e minerario) e terminerà il 15 di luglio.
Adriano Mauri, fotografo professionista che nel suo curriculum vanta importanti collaborazioni con enti e editori di primo piano, nonché la partecipazione a diverse collettive in Italia ed all’estero, non ultima la sua presenza all’interno della imminente Biennale di Fotografia 2015 di Milano, curata da Vittorio Sgarbi e Giorgio Gregorio Grasso, è prima di tutto un sardo doc che, attraverso l’uso della macchina fotografica, ci racconta della sua terra dai contrasti forti, del sole accecante del mezzogiorno come del nero dei cunicoli che ci portano nelle viscere della terra.
La mostra si articola in due sezioni fotografiche: i ritratti fotografici dei minatori della miniera di carbone della Carbosulcis di Nuraxi Figus, presso Gonnesa, in Provincia di Carbonia Iglesias in Sardegna, già oggetto di una mostra promossa nel 2011 dall’Istituto Italiano di Cultura e dal Consolato Italiano di Cordoba (Argentina) ed il lavoro inedito sul paesaggio industriale: nato prima su hipstamatic come diario per raccogliere appunti visivi, diventa, per questa occasione, un vero percorso esplorativo degli odierni siti minerari dell’Iglesiente, molti dei quali non più fruibili ma di grande valore storico e archeologico.
Termina il percorso una sezione video nella quale si potrà ammirare una proiezione in grande formato dell’intero lavoro di Adriano Mauri, accompagnato dalla base musicale del rapper Alessandro Sanna (Quilo). All’interno di questa sezione, com’è già stato in occasione della mostra allestita in Argentina, Marco Delogu, fotografo e nuovo direttore dell’Istituto italiano di cultura di Londra, partecipa attraverso un suo contributo critico.
Incontriamo il fotografo Adriano Mauri che ci racconta un po’ del suo progetto.
D: Adriano, come nasce l’idea di ritrarre i minatori sardi e quali emozioni ha scaturito in te questo lavoro?
R: Sono figlio di terra di miniera. Sono nato ad Iglesias, uno dei territori più importanti in Italia per presenza di miniere metallifere, attive sino alla fine degli anni ’80. Mio bisnonno, Evaristo Mauri, uno dei primi fotografi professionisti italiani, giunse in Sardegna invitato dalla famiglia di Amedeo Modigliani, sui personali amici, per fotografare i terreni di loro proprietà sui quali sorgeva la miniera di Buggerru. Innamoratosi di una giovane donna del luogo decise di rimanere là dove era approdato. Da allora la storia della mia famiglia si intreccia con la storia delle miniere: mio nonno Adriano per circa trent’anni ha diretto l’amministrazione di una miniera, mio padre Giulio ha lavorato come impiegato in una società mineraria e mia madre Nunzia è stata insegnante in una scuola di minatori.
Io non ho mai lavorato in una miniera, né mai ho pensato di farlo, preferendo seguire la mia passione per la fotografia, ma la porto nel mio dna, nei miei ricordi. Tutto intorno a me era naturalmente legato a quel mondo. Con la mia arte ho cercato così di raccontare questo mondo.
I minatori della Carbosulcis (unica miniera ancora attiva) hanno rappresentato per me il motivo e la voglia di raccontare la miniera non attraverso gli impianti industriali, ma attraverso le facce di chi la miniera la fa e la vive tutti i giorni.
Ogni scatto per me è stato una fortissima emozione, un tentativo di riportare alla luce questi uomini che lavorano al buio per dieci ore al giorno impegnati nell’attività del taglio. Ecco perché ho scelto di utilizzare uno sfondo bianco: ogni volta che si esce dal buco è come una rinascita. Dal nero al bianco, “un lavoro di camera oscura al contrario” così come l’ha definito Marco Delogu.
D: Sardegna terra di mare e di sole, all’interno di questa cartolina un grande patrimonio minerario da valorizzare e promuovere. In questo contesto come si inseriscono i tuoi scatti sui luoghi delle miniere?
R: Ho approcciato questo lavoro senza pensare assolutamente alla Sardegna come terra da cartolina, come un posto turistico. Il mio è stato un lavoro di documentazione. Per me era importante lasciare una testimonianza di questo momento di passaggio nel quale questi luoghi, attualmente non fruibili, si accingono a trasformarsi definitivamente per accogliere il turismo industriale.
D: Il tuo auspicio per il patrimonio minerario sardo
R: Alla luce di quanto è ormai di dominio pubblico, mi riferisco alla cattiva gestione da parte della società IGEA (azienda fondata nel 1986 per mettere in sicurezza e bonificare le aree minerarie dismesse, ndr), venuta fuori grazie all’inchiesta Geo&Geo, il mio augurio, come quello di qualsiasi persona di buon senso che non solo è legata affettivamente al territorio, ma riscontra nella storia della sua attività mineraria una strada per uscire dal difficilissima situazione economica nella quale versa, è quello che finalmente i finanziamenti per la messa in sicurezza e la valorizzazione dei luoghi vengano gestiti in maniera onesta e proficua . Grandi aspettative ricadono adesso sul Piano Sulcis della Regione Sardegna che lo scorso febbraio ha avuto l’approvazione del CIPE in via definitiva.
NERO SULCIS. Minatori e paesaggi minerari è un’iniziativa patrocinata dal Comune di Iglesias, dalla Regione Sardegna, dal Consorzio del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna e dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico industriale, ed è sostenuta dalla Filctem Cgil Sulcis-Iglesiente.
Le Associazioni Culturali Sarde “Grazia Deledda” di Parma e “Nuraghe” di Fiorano Modenese offriranno agli ospiti il tipico “cùmbidu/rinfresco” con degustazione di prodotti della tradizione sarda.
La mostra è visitabile con il biglietto di accesso al museo secondo i normali orari di apertura.
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