Giacometti. L’Homme qui marche
Dal 07 Luglio 2012 al 18 Novembre 2012
Bard | Aosta
Luogo: Forte di Bard
Indirizzo: Forte di Bard
Orari: da martedì a venerdì 11-18; sabato, domenica e festivi 10-19
Enti promotori:
- Forte di Bard
- Fondazione Aimé et Marguerite Maeght di Saint-Paul de Vence
Costo del biglietto: intero € 9, ridotto € 6
Telefono per informazioni: +39 0125 833811
E-Mail info: info@fortedibard.it
Sito ufficiale: http://www.fortedibard.it
“Da sempre la scultura, la pittura e il disegno sono i mezzi per rendermi conto della mia visione sul mondo esteriore”Alberto Giacometti MoMA, New York, 1959 E’ dalla collaborazione tra il Forte di Bard e la Fondazione Aimé et Marguerite Maeght di Saint-Paul de Vence ed in particolare dalla vicinanza a Adrien Maeght e a sua figlia Isabelle Maeght che, dopo il successo della mostra dedicata a Joan Miró, Poème, nasce il prestigioso progetto espositivo dedicato a Alberto Giacometti. L’artista, tra i maggiori del Novecento, ha saputo più di ogni altro interpretare i dubbi, le incertezze, le angosce del secolo appena trascorso. La mostra Giacometti. L’Homme qui marche, dal nome del capolavoro attorno a cui ruota l’intero percorso espositivo, presenta dal 7 luglio al 18 novembre 2012, oltre 120 opere tra sculture, oli, disegni, litografie originali, acqueforti oltre che alcuni delicatissimi modellini in gesso, in un percorso che privilegia la produzione ‘matura’ dell’artista, totalmente centrata sull’uomo e sulla sua vita interiore. La mostra, curata da Isabelle Maeght e Gabriele Accornero, ripercorre la ricca produzione dell’artista nelle opere provenienti dalla Fondazione Maeght e dalle collezioni private della famiglia Maeght. Scultore, pittore e disegnatore abilissimo, vicino ai movimenti d’avanguardia artistica - in particolare al Surrealismo - Giacometti matura un percorso del tutto personale di riflessione esistenziale. I soggetti delle sue sculture - ritratti a mezzo busto e a busto intero, figure sole, composizioni con più figure, immobili o in movimento - sono figure immobili, rigidamente frontali, dai contorni continuamente frantumati, che ne suggeriscono ma al tempo stesso vanificano la presenza. La mostra ripercorre il percorso completo dell’artista: alcune opere realizzate negli anni ’20, Diego à l’atlas, Arbres; dei primi anni ’30 come Le Cube et L’Objet Invisible per la prima volta presentati in abbinamento ai disegni preparatori; Les pieds dans le plat, disegno realizzato durante il periodo surrealista e il double face L’Objet invisible, opera unica offerta a Adrien Maeght; i busti, tra cui Grande tête de Diego e Buste de Diego; il capolavoro assoluto della Femme Debout II; le nove versioni di Femme de Venise realizzate per la Biennale di Venezia del 1956; i bronzi con personaggi in gruppo come Groupe de trois hommes e La Place trois figures une tête; lo straordinario Le Chien e le serie di Femme debout e Figurine. In mostra le delicate maquettes, Homme qui marche, Femme e Tête, realizzate per la piazza della Chase Manhattan Bank di New York, successivamente fuse per la corte dedicata a Giacometti al centro della Fondazione Marguerite et Aimé Maeght di Saint-Paul-de-Vence. Tra i dipinti citiamo La Maison d’en face; Portrait de Marguerite Maeght (la più importante tela realizzata dall’artista) e Nature morte aux pommes. Molti i disegni tra cui gli otto Projet pour un livre; Nu debout; Diego, Portrait d’homme, Nu. Mirabili le litografie originali tra cui Homme debout; Atelier I; le due versioni di Objet inquiétant; Chien et Chat e le acqueforti tra cui L’Atelier aux deux seaux, le due versioni di Bouquet e Nu de face. Straordinariamente raffinati, infine, i modelli in gesso Femme debout avec bouquet de fleurs e Femme debout bras le long du corps. Il visitatore potrà conoscere Giacometti anche attraverso il film originale di Ernst Scheidegger realizzato su richiesta di Adrien Maeght nel 1961. Saranno inoltre presentati per la prima volta 72 pannelli fotografici di Ernst Scheidegger. Questi pannelli di un metro per un metro, nati dalla complicità del fotografo e dell’artista, propongono una sintesi iconografica della vita e dell’opera di Alberto Giacometti. Uno sguardo sul suo laboratorio, il suo contesto sociale, le sue influenze che approda alla messa in scena fotografica dei suoi capolavori. Il titolo della mostra trae origine dall’opera Homme qui marche I, scultura bronzea che ha detenuto il record per il prezzo di acquisto (Londra Sotheby’s, 3 febbraio 2010) di un'opera d'arte (che non sia un quadro) per più di 104 milioni di dollari. La traduzione formale della condizione dell’uomo in un’esile figura che, sola e incerta, accenna a un passo è un’iconografia universalmente nota ed è la grande eredità estetica che Giacometti, folgorante testimone della sua epoca, ci ha lasciato. Commenta Adrien Maeght: ”Considero l’Homme qui marche una delle opere maggiori del XX secolo. Per me, da sola, riassume la storia della scultura, ma annuncia anche il XXI secolo, il secolo in cui l’uomo ritorna al centro della civiltà”.
Biografia
Alberto Giacometti nasce il 10 ottobre del 1901 a Borgonovo nella Svizzera italiana da Giovanni, pittore neoimpressionista, e Annetta Stampa. Il padre gli facilita le prime esperienze di atelier, il padrino (il pittore Cuno Amiet) lo aggiorna su stili e tecniche. Abbandona il liceo e si trasferisce a Ginevra per frequentare la Scuola di Belle Arti. A seguito di un viaggio a Venezia e a Roma nel 1920, durante il quale si appassiona all'opera del Tintoretto e di Giotto, decide di recuperare lo sguardo ingenuo delle origini delle cose attraverso l'arte primitiva e l'antropologia. Nel 1922 si stabilisce a Parigi per seguire i corsi dello scultore Antoine Bourdelle, sperimentando in parte il metodo cubista. Nel 1925 il fratello Diego lo raggiunge a Parigi e diviene il suo assistente. Alberto condivide con gli artisti svizzeri che incontra a Parigi le simpatie per il movimento surrealista e dal 1927 comincia ad esporre al Salon des Tuileries le sue prime sculture surrealiste. Il successo non tarda ad arrivare e Alberto comincia a frequentare artisti come Arp, Mirò, Ernst e Picasso e scrittori come Prévert, Aragon, Eluard, Bataille e Queneau. Nasce un forte sodalizio con Breton, per il quale scrive e disegna sulla rivista "Le surréalisme au Service de la Révolution". Ma Giacometti avverte l'esigenza di tornare sul tema della "rassomiglianza assoluta" e, dopo la morte del padre nel '33, si chiude in periodo di nuovo apprendistato. Dal 1935 al '40 si concentra sullo studio della testa, partendo dallo sguardo. Cerca anche di disegnare figure intere, nel tentativo di cogliere l'identità dei singoli esseri umani con un solo colpo d'occhio. In questo periodo si avvicina a Picasso e Beckett, e instaura con Sartre un dialogo che influenzerà il suo lavoro. Passa gli anni della seconda guerra mondiale a Ginevra. Nel 1946 ritorna a Parigi e ritrova suo fratello Diego, intraprendendo una nuova fase artistica durante la quale le statue si allungano e le loro membra si stendono in uno spazio che le contiene e le completa. Nel 1962 riceve il Gran Premio della scultura alla Biennale di Venezia. Gli ultimi anni sono all'insegna di un'attività frenetica e di un susseguirsi di grandi mostre in tutta Europa. Pur gravemente malato si reca a New York nel '65 per la sua mostra al Museum of Modern Art. In quell’anno prepara il testo per il libro "Paris sans fin", una sequenza di 150 litografie in cui scorrono le memorie di tutti i luoghi vissuti. Muore l'11 gennaio 1966 ed è sepolto a Borgonovo.
Biografia
Alberto Giacometti nasce il 10 ottobre del 1901 a Borgonovo nella Svizzera italiana da Giovanni, pittore neoimpressionista, e Annetta Stampa. Il padre gli facilita le prime esperienze di atelier, il padrino (il pittore Cuno Amiet) lo aggiorna su stili e tecniche. Abbandona il liceo e si trasferisce a Ginevra per frequentare la Scuola di Belle Arti. A seguito di un viaggio a Venezia e a Roma nel 1920, durante il quale si appassiona all'opera del Tintoretto e di Giotto, decide di recuperare lo sguardo ingenuo delle origini delle cose attraverso l'arte primitiva e l'antropologia. Nel 1922 si stabilisce a Parigi per seguire i corsi dello scultore Antoine Bourdelle, sperimentando in parte il metodo cubista. Nel 1925 il fratello Diego lo raggiunge a Parigi e diviene il suo assistente. Alberto condivide con gli artisti svizzeri che incontra a Parigi le simpatie per il movimento surrealista e dal 1927 comincia ad esporre al Salon des Tuileries le sue prime sculture surrealiste. Il successo non tarda ad arrivare e Alberto comincia a frequentare artisti come Arp, Mirò, Ernst e Picasso e scrittori come Prévert, Aragon, Eluard, Bataille e Queneau. Nasce un forte sodalizio con Breton, per il quale scrive e disegna sulla rivista "Le surréalisme au Service de la Révolution". Ma Giacometti avverte l'esigenza di tornare sul tema della "rassomiglianza assoluta" e, dopo la morte del padre nel '33, si chiude in periodo di nuovo apprendistato. Dal 1935 al '40 si concentra sullo studio della testa, partendo dallo sguardo. Cerca anche di disegnare figure intere, nel tentativo di cogliere l'identità dei singoli esseri umani con un solo colpo d'occhio. In questo periodo si avvicina a Picasso e Beckett, e instaura con Sartre un dialogo che influenzerà il suo lavoro. Passa gli anni della seconda guerra mondiale a Ginevra. Nel 1946 ritorna a Parigi e ritrova suo fratello Diego, intraprendendo una nuova fase artistica durante la quale le statue si allungano e le loro membra si stendono in uno spazio che le contiene e le completa. Nel 1962 riceve il Gran Premio della scultura alla Biennale di Venezia. Gli ultimi anni sono all'insegna di un'attività frenetica e di un susseguirsi di grandi mostre in tutta Europa. Pur gravemente malato si reca a New York nel '65 per la sua mostra al Museum of Modern Art. In quell’anno prepara il testo per il libro "Paris sans fin", una sequenza di 150 litografie in cui scorrono le memorie di tutti i luoghi vissuti. Muore l'11 gennaio 1966 ed è sepolto a Borgonovo.
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