ASSALTO AL CASTELLO. 14 artisti valdostani conquistano il Museo Gamba
Dal 23 Ottobre 2020 al 29 Novembre 2020
Chatillon | Aosta
Luogo: Castello Gamba
Indirizzo: Località Crêt-de-Breil
Orari: dal giovedì alla domenica dalle 10.00 alle 17.30
Curatori: Davide Dall’Ombra
Enti promotori:
- Assessorato dei Beni culturali Turismo Sport e Commercio della Valle d’Aosta
Costo del biglietto: Intero € 5, Ridotto € 3, Ridotto (6-18 anni) € 2. Gratuito bambini fino a 6 anni non compiuti
Telefono per informazioni: +39 0166563252
E-Mail info: info@castellogamba.vda.it
Sito ufficiale: http://www.castellogamba.vda.it
Il Castello Gamba - Museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta a Châtillon, presenta “ASSALTO AL CASTELLO. 14 artisti valdostani conquistano il Museo Gamba”, la nuova mostra aperta al pubblico dal 23 ottobre al 29 novembre 2020. Realizzata dall’Assessorato dei Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio della Valle d’Aosta in collaborazione con Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano, l’esposizione costituisce un progetto di dialogo tra arte contemporanea e collezione storica. Ad “occupare” integralmente il Museo sono 14 artisti valdostani e, come racconta il curatore Davide Dall’Ombra, “la mostra punta a cogliere alcune istanze ed emergenze dell’arte contemporanea valdostana. Dedicare un’esposizione agli artisti in Valle significa accettarne l’invasione, mettersi a disposizione, in ascolto, ma anche dar loro gli strumenti di uno spazio d’espressione”.
Nasce così “Assalto al Castello”, un’occupazione, pacifica ma decisa, da parte di artisti che accettano la sfida dell’istituzione pubblica e del confronto con importanti maestri, da Mario Schifano a Felice Casorati, da Renato Guttuso a Lucio Fontana.
Non una galleria di immagini, ma 14 interventi spaziali - dalla pittura al video, dalla scultura all’installazione - sapientemente pensati in un percorso espositivo che coinvolge la collezione ed anche l’esterno del museo. “Gli artisti, come tutti noi, hanno dovuto fare i conti con un presente drammatico in un anno diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto; anche senza metterlo espressamente a tema – sottolinea il curatore - hanno saputo dar voce a elementi e sentimenti del vissuto, facendoci capire qualcosa di noi. Si dice spesso che non ci sono parole per esprimere certe situazioni, ma l’artista non si può tirare indietro, è condannato all’espressione. Per fortuna”.
La mostra si apre sulla poesia di Jean-Cleaude Oberto, che diventa visuale e multimediale, come è diventata giocoforza la nostra vita, in questo 2020 di call, e-learning e telelavoro. Il percorso si snoda poi tra le stanze del Castello, tra collezione permanente, sale espositive e perfino all’esterno.
Ad assalire letteralmente la raccolta del Museo saranno quattro artisti, a cominciare da Massimo Sacchetti, in un dialogo serrato e partecipato tra le sue sculture e la grande statua bronzea di Arturo Martini che domina il salone centrale: tra materia, corrosione e affezione. Patrick Passuello presenta un’inedita installazione pavimentale tra geometria dello spazio e tocco astratto della natura, mentre Barbara Tutino, presente nella collazione permanente, dialoga con la sua stessa opera, affiancandogli nuovi lavori, ma portando in mostra, nel contempo, un lembo del proprio spazio creativo: la baita di Cogne, evocata grazie a un allestimento inaspettato. Pasqualino Fracasso, infine, infligge il colpo più diretto alla collezione, sovrapponendo i propri dipinti ad alcuni originali, un gesto di predilezione e affermazione insieme.
Spetta a Marco Jaccond fare da cerniera tra i piani del Museo, con un’imponente installazione delle sue carte, che diventano panorama visivo di racconto, a segnare il passaggio tra ieri e oggi. Giuliana Cunéaz presenta uno dei suoi “Cercatori di luce”: dovremo fare i conti in mostra con una sirena tra le onde del mare, interpretata dalla celebre attrice valdostana Paola Corti (qui nella foto in alto), tra visionarietà e commozione del desiderio. Chicco Margaroli strutturerà un’imponente installazione che avvolgerà il visitatore nelle sue parole di senso, in un viaggio visivo e sensoriale tanto delicato e trasparente, quanto personale e permanente. Marco Bettio e Sarah Ledda (rispettivamente nelle immagini al centro), incastonano al centro della mostra la pittura, con tutta la sua potenza eterna. Affrontando il tema dell’impossibilità del ritratto, si presentano per la prima volta insieme, aprendoci la porta su un dialogo, incontro-scontro, ormai al centro della loro vita e produzione artistica.
Andrea Carlotto ci introdurrà nella creazione artistica che nasce davanti ai nostri occhi in suono e immagine, grazie all’autonomia conquistata dall’intelligenza artificiale. Riccardo Mantelli (qui a destra), prende il testimone di questo tema sempre più affascinante anche per i linguaggi artistici e allarga la sua ricerca occupando interamente l’altana del Castello in una commistione tra paesaggio della Valle, traduzione letteraria e autonomia del computer. L’osservazione del paesaggio da parte del pc si traduce in opera d’arte: una bellezza visiva formulata attraverso frasi ed espressioni letterarie indite che il computer stesso genera attingendo al suo infinito vocabolario.
All’esterno, le sculture lignee di Daniele De Giorgis si ergono, nella loro natura stiliforme e tormentata, entrando in dialogo sulla superficie della grande fontana del parco, restaurata per l’occasione, mentre Marina Torchio presenta un suo nuovo lavoro scultoreo legato ai semi di tulipano, in un dialogo inedito e sorprendente con le architetture del Castello.
Il carattere allestitivo della mostra e il protagonismo degli artisti hanno determinato la scelta di presentare in catalogo un servizio fotografico delle opere installate, affidato ad Alessandro Zambianchi, e una galleria degli artisti in mostra realizzata da Giorgio Olivero.
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