Go with the flow. Nina Eaton - Valter Sambucini - Mara van Wees
Dal 24 Ottobre 2018 al 26 Ottobre 2018
Roma
Luogo: St Stephen's Cultural Center
Indirizzo: via Aventina 1
Orari: 25 e 26 ottobre dalle 16 alle 18
Curatori: Roberta Melasecca
E-Mail info: agnes.martin@sssrome.it
Sito ufficiale: http://https://romeartweek.com/it/
Mercoledì 24 ottobre 2018 alle ore 16.00, Interno 14 next e St Stephen's Cultural Centerpresentano la mostra Go with the flow con le opere di, Nina Eaton, Valter Sambucini e Mara van Wees a cura di Roberta Melasecca. I tre artisti presentano rispettivamente opere pittoriche, fotografiche e scultoree che mirano a riflettere sul tema dell’acqua: l’acqua racconta e si racconta.
“Le acque hanno volti, scrive Erri De Luca. Miriadi di volti, di reconditi significati e di ancestrali simbologie. L’acqua è elemento essenziale della vita dell’uomo: trasparente e fluida, è penetrata con la sua liquidità in tutte le sfere della conoscenza, da quella mitologica e filosofica a quella mistico-religiosa, per materializzarsi nelle visioni artistiche a partire dai graffiti rupestri all’arte moderna e contemporanea. La filosofa Cecile Guérard nel suo saggio Piccola filosofia del mare evidenzia come il mare, e più in generale l’acqua, ha da sempre influenzato l’evolversi del pensiero umano; il mare -l’acqua- e la filosofia condividono lo stesso movimento: incarnano la vita, le indicano la rotta. L’acqua è simile all’anima e allo spirito dell’essere vivente: ha tante forme, è fiume, mare, lago, sorgente. E’ dolce e salata, calma e apparentemente calma, irrequieta ed inquieta. Possiede la gravità e la profondità abissale, è mobile, ciclica, periodica, dinamica e trasformista. Zigmunt Bauman, in Vita liquida, definisce l’esistenza del mondo contemporaneo “liquida”: come l’acqua che scorre non è mai la stessa, anche la nostra vita possiede la caratteristica della velocità e del continuo cambiamento. (...) L’acqua è vita e morte, ma anche simbolo di sacralità e purificazione, elemento di una antica intimità ma anche di sconfinati ed insondabili misteri. E’, anche dal punto di vista fisico e chimico, materiale di trasmissione e congiunzione: nell’acqua è il senso del trascorrere e dell’andare. L’acqua ha in sé memorie e storie: Go with the flow racconta di flussi e correnti, di volti e forme, di rotte seguite ed abbandonate, di viaggi nell’impalpabile liquidità della vita. Nina Eaton, Valter Sambucini e Mara van Wees, utilizzando diversi media, iniziano un percorso a tre nelle chiare e verdi inimmaginabili trasparenze.
Nina Eaton segue la rotta del fluire del colore che, liquido e viscoso, scorre nelle porosità della tela. Forme e segni scandiscono le onde emotive dell’anima e della memoria, fino ad arrivare nell’ignoto dell’inconscio. Il colore, steso con profonde pennellate, si separa e si struttura in superfici ondulate e flussi migratori della mente. Le acque di Nina sono vivifiche e salvifiche, segnano il confine tra spazio e tempo, tra finito e non finito e conducono il pensiero in luoghi intimi e nascosti.
Valter Sambucini si immerge nelle immagini virtuali riflesse seguendo un percorso simbolico e antropologico, cercando indizi e fissandoli in istanti congelati con il mezzo fotografico: cattura, come scrive Carla Guidi nella sua recensione, rifrazioni dalle superfici quadrettate di palazzi, oppure nelle sottili increspature riflettenti dell’acqua ferma delle pozzanghere gelate, cogliendo vecchi muri doppiati in un canale livido di una Venezia segreta e solitaria, oppure ricordi sfuggenti in vecchi specchi deformati.
Mara van Wees plasma la materia, realizza volumi che si inarcano in movimenti ondulatori, flessibili e fluidi. Contengono spiriti e aliti di acqua e di vento: si impongono con la loro imprenscindibile presenza, corporea ma instabile, e riportano a vissuti lontani. Convivenza stretta & La solitaria, in superficie, odorano di terra, ne prendono il purpureo colore e nelle viscere contengono echi e fiati sgorganti; in Atlantide si intrecciano onde zaffiree e scroscianti zampilli o monotòni e placidi moti. (dal testo critico di Roberta Melasecca)
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