Structures di Matteo Procaccioli
Dal 08 Febbraio 2018 al 07 Marzo 2018
Milano
Luogo: Dream Factory
Indirizzo: Corso Garibaldi 117
Orari: Lun - Ven 10 - 13 / 14 - 19
Curatori: Angelo Crespi
Enti promotori:
- Dream Factory
Costo del biglietto: Ingresso libero
Telefono per informazioni: +39 02 3598 7353
E-Mail info: dreamfactory@dreamfactory.it
Sito ufficiale: http://www.matteoprocaccioli.com
La mostra Structures di Matteo Procaccioli, curata da Angelo Crespi, sarà aperta al pubblico dall'8 febbraio al 7 marzo 2018 alla galleria e laboratorio di arte contemporanea Dream Factory in Corso Garibaldi 117 a Milano. Si tratta di un lavoro sul tempo: più precisamente, sulla stratificazione temporale, sulla storia e sulla memoria. Come sempre l'attenzione al cambiamento del paesaggio urbano è prerogativa di un lavoro che da anni Procaccioli sviluppa attorno agli edifici, le città, le strutture, i cantieri, che fanno intimamente parte della vita dell’uomo e che lo rappresentano - con una solidità che va oltre il tempo di molte vite - nella sue manifestazione su questo pianeta. Un’indagine di matrice esistenziale insomma, svolta attraverso l'architettura. Structures mostra il punto di vista dell’osservatore che si pone al cospetto di questi edifici, l’imponenza architettonica degli enormi involucri di cemento, svuotati della vita umana, si pone a contrasto rispetto all’esiguità dell’uomo, che pure ne è il creatore.
Angelo Crespi:
“C’è nel panorama suburbano di ogni metropoli del mondo uno spazio indefinito che fa da schermo ad un tempo sospeso. Il tempo sospeso si appalesa infatti attraverso gli spazi indefiniti delle costruzioni abbandonate; esse sono metafora di quella sospensione temporale e nell’interstizio del non finito (dunque dell’indefinito) alberga l’eternità dell’istante che si prolunga a dismisura. Ragionando su “sospensione” e “indefinitezza” si coglie a pieno il lavoro di Matteo Procaccioli in questa serie di immagini, sotto il titolo “Structures”, che non possono essere definite tout court fotografie perché l’aspetto meramente documentaristico della fotografia è lasciato in sottordine rispetto al risultato quasi pittorico delle opere, in cui la postproduzione diventa il momento determinante. Il rimando specifico, dal punto di vista tecnico, è al pittorialismo e a quella corrente della Photo-Secession che ebbe nei primi anni del Novecento in Alfred Stieglitz il più influente teorico: Procaccioli sembra dirci che la fotografia può essere arte superando il realismo connaturato al mezzo, senza però dover per forza spingersi nel campo dell’astrattismo o diventando qualcosa di diverso da sé stessa con inutili sperimentalismi concettuali. Dal punto di vista dei contenuti, Procaccioli non teme il confronto con il “precisionismo” che, sempre negli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale, si dedicò a rappresentare i nuovi paesaggi della modernità ridefiniti dall’industrializzazione, importando anche oltre oceano le sensibilità e le istanze estetiche del cubismo e del futurismo. Se pensiamo ai lavori fotografici di Charles Sheeler, o meglio a quelli pittorici dove viene esaltato il colore rispetto al bianco/nero o al seppia, troviamo una perfetta rispondenza con alcune immagini di “Structures” nelle quali i cieli azzurrati fanno da sfondo ai silos dimenticati che si ergono verticalmente oltre la linea orizzontale del muro in una perfetta geometria di linee. Il precisionismo filtrato dal pittorialismo permette dunque a Procaccioli di rappresentare in modo raffinato non tanto la contemporaneità dell’urban landscape quanto la sua ormai antica persistenza simbolica; quasi trasognante memoria più che semplice visione.”
Matteo Procaccioli nasce a Jesi nel 1983. In seguito a una formazione artistica, da circa dieci anni, lavora con la fotografia. La sua ricerca, focalizzata sul tema del paesaggio urbano e non, si propone di cogliere il “tra”, il complesso momento di passaggio fra tradizione, storia e contemporaneità. Nei suoi lavori l’uomo è fisicamente assente, presente soltanto attraverso la testimonianza del suo passaggio nei vuoti sconfinati dei paesaggi silenziosi che li contraddistinguono. Non vi sono narrazioni, trame da scoprire, solo atmosfere dalle quali essere avvolti, coinvolti per essere trascinati all’interno dell’immagine. Nelle sue opere il tempo è sospeso, le diverse situazioni spaziali sono volutamente irriconoscibili, prive di riferimenti a situazioni precise. I suoi lavori nascono da un’elaborazione che coniuga tecniche tradizionali e innovative. La registrazione del reale è un punto di partenza obbligato per giungere all’opera finita, frutto di un cammino articolato, in cui l’artista opera fisicamente sulla matericità dell’immagine. Procaccioli, con punti di osservazione diversi, che vanno dalla ricerca di verticalità, con riprese dal basso di maestose skyline cittadine alle visioni di città, fotografate a volo d'uccello nel loro contesto naturale, pone le basi per una riconsiderazione del rapporto tra le strutture, lo spazio e la natura, la cui assenza, come nel caso dell’uomo, è un eloquente rimando alla sua imprescindibile presenza.
Dream Factory
Corso Garibaldi 117 - Milano
Lun - Ven 10 - 13 / 14 - 19
www.dreamfactory.it
dreamfactory@dreamfactory.it
+39 02 3598 7353
Vedi anche:
• Matteo Procaccioli. Vestiges • FOTO: Vestiges • Microcities
Angelo Crespi:
“C’è nel panorama suburbano di ogni metropoli del mondo uno spazio indefinito che fa da schermo ad un tempo sospeso. Il tempo sospeso si appalesa infatti attraverso gli spazi indefiniti delle costruzioni abbandonate; esse sono metafora di quella sospensione temporale e nell’interstizio del non finito (dunque dell’indefinito) alberga l’eternità dell’istante che si prolunga a dismisura. Ragionando su “sospensione” e “indefinitezza” si coglie a pieno il lavoro di Matteo Procaccioli in questa serie di immagini, sotto il titolo “Structures”, che non possono essere definite tout court fotografie perché l’aspetto meramente documentaristico della fotografia è lasciato in sottordine rispetto al risultato quasi pittorico delle opere, in cui la postproduzione diventa il momento determinante. Il rimando specifico, dal punto di vista tecnico, è al pittorialismo e a quella corrente della Photo-Secession che ebbe nei primi anni del Novecento in Alfred Stieglitz il più influente teorico: Procaccioli sembra dirci che la fotografia può essere arte superando il realismo connaturato al mezzo, senza però dover per forza spingersi nel campo dell’astrattismo o diventando qualcosa di diverso da sé stessa con inutili sperimentalismi concettuali. Dal punto di vista dei contenuti, Procaccioli non teme il confronto con il “precisionismo” che, sempre negli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale, si dedicò a rappresentare i nuovi paesaggi della modernità ridefiniti dall’industrializzazione, importando anche oltre oceano le sensibilità e le istanze estetiche del cubismo e del futurismo. Se pensiamo ai lavori fotografici di Charles Sheeler, o meglio a quelli pittorici dove viene esaltato il colore rispetto al bianco/nero o al seppia, troviamo una perfetta rispondenza con alcune immagini di “Structures” nelle quali i cieli azzurrati fanno da sfondo ai silos dimenticati che si ergono verticalmente oltre la linea orizzontale del muro in una perfetta geometria di linee. Il precisionismo filtrato dal pittorialismo permette dunque a Procaccioli di rappresentare in modo raffinato non tanto la contemporaneità dell’urban landscape quanto la sua ormai antica persistenza simbolica; quasi trasognante memoria più che semplice visione.”
Matteo Procaccioli nasce a Jesi nel 1983. In seguito a una formazione artistica, da circa dieci anni, lavora con la fotografia. La sua ricerca, focalizzata sul tema del paesaggio urbano e non, si propone di cogliere il “tra”, il complesso momento di passaggio fra tradizione, storia e contemporaneità. Nei suoi lavori l’uomo è fisicamente assente, presente soltanto attraverso la testimonianza del suo passaggio nei vuoti sconfinati dei paesaggi silenziosi che li contraddistinguono. Non vi sono narrazioni, trame da scoprire, solo atmosfere dalle quali essere avvolti, coinvolti per essere trascinati all’interno dell’immagine. Nelle sue opere il tempo è sospeso, le diverse situazioni spaziali sono volutamente irriconoscibili, prive di riferimenti a situazioni precise. I suoi lavori nascono da un’elaborazione che coniuga tecniche tradizionali e innovative. La registrazione del reale è un punto di partenza obbligato per giungere all’opera finita, frutto di un cammino articolato, in cui l’artista opera fisicamente sulla matericità dell’immagine. Procaccioli, con punti di osservazione diversi, che vanno dalla ricerca di verticalità, con riprese dal basso di maestose skyline cittadine alle visioni di città, fotografate a volo d'uccello nel loro contesto naturale, pone le basi per una riconsiderazione del rapporto tra le strutture, lo spazio e la natura, la cui assenza, come nel caso dell’uomo, è un eloquente rimando alla sua imprescindibile presenza.
Dream Factory
Corso Garibaldi 117 - Milano
Lun - Ven 10 - 13 / 14 - 19
www.dreamfactory.it
dreamfactory@dreamfactory.it
+39 02 3598 7353
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• Matteo Procaccioli. Vestiges • FOTO: Vestiges • Microcities
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