Verso Monet. Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento

Claude Monet, Antibes vista dal Plateau Notre-Dame, 1888

 

Dal 22 Febbraio 2014 al 04 Maggio 2014

Vicenza

Luogo: Basilica Palladiana

Indirizzo: piazza Dei Signori

Orari: da lunedì a giovedì: ore 9-19 da venerdì a domenica: ore 9-20

Enti promotori:

  • Comune di Vicenza
  • Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona
  • Linea d'ombra

Costo del biglietto: con prenotazione: intero € 13, ridotto € 10, studenti universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento e oltre i 65 anni € 7; senza prenotazione: senza prenotazione: intero € 12, ridotto € 9, studenti universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento e oltre i 65 anni € 6

Telefono per prevendita: +39 0422 429999

Telefono per informazioni: +39 0422 3095

E-Mail info: info@lineadombra.it

Sito ufficiale: http://www.lineadombra.it


Dopo la sua conclusione al Palazzo della Gran Guardia a Verona, con i suoi 211.315 visitatori finali, la mostra Verso Monet. Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento viene nuovamente allestita a Vicenza, nella magnifica sede della Basilica Palladiana, dal 22 febbraio al 4 maggio 2014.

Clicca qui per le foto della mostra

Il secondo capitolo delle esposizioni a Verona e a Vicenza, dopo il grande successo recente della storia del ritratto con 367.999 visitatori finali, è dedicato alla storia del paesaggio in Europa e in America dal Seicento al Novecento. Così, nell’analisi dei maggiori generi pittorici, alla prima esposizione riservata alla storia dello sguardo e dunque alla vicenda del ritratto ma anche alla descrizione del corpo, seguir?  questa che intende raccontare lo studio della natura a partire dal XVII secolo, per giungere alle ninfee dipinte da Claude Monet nella prima parte del Novecento.
Facendo ricorso a oltre novanta dipinti e a dieci preziosi disegni provenienti come sempre da alcuni tra i maggiori musei del mondo, e da alcune preziose collezioni private, la mostra sar?  divisa in cinque sezioni, che descriveranno i momenti fondamentali legati alla narrazione della natura come fatto autonomo e indipendente rispetto all’inserimento delle figure. Insomma, quella sorta di emancipazione dell’immagine quando il paesaggio non è più visto come semplice fondale scenografico, ma campeggia quale divinit?  assoluta e dominante.
Per questo motivo la mostra prender?  in esame i punti di snodo di una vicenda che diventer?  sempre più centrale nella storia dell’arte, fino a giungere all’Ottocento, che a buon diritto è stato denominato “il secolo della natura”. Quindi, senza allargarsi a innumerevoli e frazionate esperienze, star?  piuttosto stretta ai cardini fondamentali. E in questo senso il titolo dell’esposizione sancisce l’idea dell’enorme cambiamento attuato da Claude Monet a partire dalla seconda met?  degli anni sessanta del XIX secolo, lui impegnato in quel momento a dipingere nella foresta di Fontainebleau e sulle coste della Normandia sulla scia di Boudin. Monet che trapassa dal senso pur nobile della realt? , che a Corot prima di lui giungeva da una tradizione secolare – evidenziata in questa mostra –, e si spinge con le ninfee finali, ma gi?  con le “serie” dell’ultimo decennio dell’Ottocento, verso il campo aperto di un paesaggio che non dimenticando appunto la realt?  si appoggia quasi totalmente ormai sull’esperienza interiore. Aprendo così ad alcune delle manifestazioni più belle e nuove della natura dipinta nel corso del Novecento. Monet dunque quale paradigma del nuovo paesaggio, il punto di attraversamento tra un prima e un poi. Per questo motivo, la sua presenza coprir?  una parte ampia dell’intera esposizione, con venti dipinti. Una vera e propria mostra nella mostra.

Come detto le sezioni saranno cinque, e così si succederanno:

1.    IL SEICENTO. IL VERO E IL FALSO DELLA NATURA
2.    IL SETTECENTO. L’ETA’ DELLA VEDUTA
3.    ROMANTICISMI E REALISMI
4.    L’IMPRESSIONISMO E IL PAESAGGIO
5.    MONET E LA NATURA NUOVA

Per cui la mostra trascorre  dalle esperienze introduttive di Annibale Carracci e Domenichino, fino a quelle, dai primi due derivate e fondamentali, di Lorrain, Poussin e Salvator Rosa nel XVII secolo per documentare il passaggio dal falso al vero della natura, per andare poi nell’Olanda sempre seicentesca di Van Ruisdael, Seghers, Van Goyen e Hobbema tra gli altri, quando la verità  del vedere fonda il paesaggio moderno. E una decina di disegni da Lorrain a Rembrandt, da Koninck a Van Ruisdael, segneranno l'importanza di questa tecnica nell'esplorazione diretta della natura. Per incontrare quindi subito alcuni artisti che sono stati pietre miliari per la nuova immagine del paesaggio. Come diranno bene talune vicende successive, nel Settecento e ancora nell’Ottocento. Per il Settecento si è scelta prima la sosta su Van Wittel, per la nascita del concetto di veduta, e poi un suggestivo, e importante, affondo veneziano tra Canaletto, Bellotto e Guardi a sintetizzare la meravigliosa età  della veduta veneziana, con una ventina di opere per lo più provenienti da musei americani e per questo esposte raramente o mai in Italia. 
Per entrare poi nel XIX secolo, con le figure imprescindibili di Turner, Constable e Friedrich, coloro che ridisegnano l’idea della natura entro il nuovo spirito romantico. I vari realismi porteranno quindi la mostra tra la Francia di Barbizon, la Scandinavia, l’Est Europa e l’America della Hudson River School. Fino a che giunge Monet a rovesciare, utilizzando dapprima gli elementi proprio del realismo, il concetto di paesaggio dipinto. E lasciandosi così affiancare dai compagni impressionisti e post impressionisti, da Renoir a Sisley, da Pissarro a Caillebotte, da Degas a Manet. Per giungere alle esperienze fondamentali di Van Gogh, Gauguin e Cézanne. Tutti presenti con nuclei di opere selezionate, a cominciare dalle sette di Vincent van Gogh, grazie alla usuale, preziosa collaborazione del Van Gogh Museum di Amsterdam e del Kröller-Müller Museum di Otterlo. Per dire solo di due dei musei prestatori, che poi vanno dalla National Gallery di Washington al Museum of Fine Arts di Boston, dal Philadelphia Museum of Art al National Museum of Wales di Cardiff, dallo Stedelijk di Amsterdam allo Szepmuveszeti di Budapest solo per citarne alcuni tra i tanti.

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI