Underground. Ecosistemi da esplorare
Dal 16 Marzo 2024 al 04 Agosto 2024
Bellinzona | Mondo
Luogo: Museo Villa dei Cedri
Indirizzo: Piazza San Biagio 9
Telefono per informazioni: +41 (0)58 203 17 30/31
E-Mail info: museo@villacedri.ch
Sito ufficiale: http://www.museovilladeicedri.ch
Sabato 16 marzo 2024 apre al pubblico la mostra Underground: ecosistemi da esplorare. In esposizione al Museo Villa dei Cedri a Bellinzona, fino al 4 agosto, le opere originali e create ad hoc di artisti e collettivi originari di tutto il mondo che, partendo dai diversi approcci culturali e geografici, costruiscono tracciati, riferimenti culturali e confronti visivi che si snodano, dal Parco alla Villa, durante la visita.
L’intero progetto parte dalle riflessioni generate dalle esposizioni precedenti al Museo Villa dei Cedri e dagli scambi tra le tre curatrici (Carole Haensler, Joana P. R. Neves e Luce Lebart) sulla fitta interdipendenza tra gli organismi del mondo naturale. Nello sviluppo del progetto l’accento si è posto su quelli che proliferano, silenziosi e nascosti, nel sottosuolo e in particolare sul micelio. Generalmente poco visibile, il micelio è composto da una rete di strutture filiformi, più o meno ramificate, chiamate ife, che si sviluppano nel terreno o nel substrato nutritivo. Le ife si espandono nel suolo, alla ricerca di nutrienti e acqua. Durante questo processo, possono interagire con le radici delle piante, formando una simbiosi benefica nota come micorriza. Le ife assorbono i nutrienti necessari per la crescita del fungo e, nel contempo, possono trasferire sostanze nutritive alle piante ospiti. Questa relazione simbiotica è vantaggiosa per entrambi gli organismi, in quanto il fungo riceve zuccheri prodotti dalla fotosintesi della pianta, mentre la pianta beneficia dell’aumento della capacità di assorbimento di acqua e nutrienti fornita dal micelio.
In questo progetto espositivo, il micelio è considerato e indagato in modo documentario e simbolico, evidenziando l’interazione e l’interdipendenza degli organismi viventi. La sua esistenza sotterranea ci ricorda che solo una parte di quanto visibile corrisponde alla realtà, una realtà che va ben oltre ed è molto più complessa di quel che appare a prima vista. I termini “simbiosi” e “sinergia” sono parole chiave di questo innovativo progetto culturale. Infatti, dopo aver sperimentato con la chimica e l’alchimia la riproduzione artificiale della natura e dei suoi poteri, l’uomo torna oggi a studiare la natura e le interazioni tra gruppi e organismi, come nuovo modello di vita comunitaria e sostenibile.
Il confronto col ciclo di vita dei funghi fornisce alle curatrici e agli artisti internazionali coinvolti innumerevoli spunti di riflessione, che mettono in discussione anche il processo creativo delle opere e i relativi processi di produzione, riconducendoli ai ritmi naturali. L’impatto dei progetti esposti e la loro durata nel tempo sono stati profondamente indagati dagli artisti, che dai vegetali hanno tratto non solamente ispirazione per le proprie opere, ma anche materie prime per la loro realizzazione. L’artista Svizzero Mirko Baselgia, ad esempio, ricava dal fungo Caprinus Comatus l’inchiostro per la sua serie di disegni; Stephen Gill seppellisce le fotografie della sua serie Buried nel substrato o inserisce nella macchina fotografica oggetti e creature per la realizzazione della serie Talking to Ants; Pepe Atocha lavora con la luce del sole e della luna nel mezzo dell’Amazzonia peruviana; Laurie Dall’Ava, infine, utilizza per una delle cinque opere esposte un pigmento verde smeraldo di origine vegetale che conserva grazie alla lavorazione il colore e le proprietà farmacologiche senza che si degradino al calore o alla luce.
L’esposizione, unica nel suo genere, invita così a considerare la ricchezza delle nostre interconnessioni e interdipendenze e a percepire il mondo globalizzato di oggi come un’opportunità creativa e rigenerativa. La natura diventa una fonte d’ispirazione non solo artistica, ma anche di elaborazione di nuovi modelli sociali, come spiega una delle curatrici, Joana P. R. Neves: «Noi tendiamo a organizzare il mondo in ciò che possiamo vedere e concepire come esemplare, senza capire che ogni elemento di un ecosistema fa parte di un ambiente in costante cambiamento e comunicazione. Anziché pensare a come ci parla la natura, perché non vederla come un corpo comunicante, che implica quindi una comunicazione batterica, vegetale, minerale e animale? Uno dei motivi per cui siamo state affascinate dal micelio è che si tratta di una creatura solidale. Il 90% di tutte le specie vegetali dipende dai funghi micorrizici, ma si tratta di una dipendenza reciproca. Quale lezione possiamo trarre da queste riflessioni sotterranee?». Una domanda che viene indagata anche dall’artista e regista Marion Neumann nell’ambito del suo film The Mushroom Speaks che sarà oggetto di una serata di proiezione al parco.
La reciprocità è un processo determinante e particolarmente efficace nel mondo vegetale, in quanto nessuna sostanza viene dispersa, ma tutto viene rielaborato, per sostenere il ciclo vitale di altri organismi. In questo contesto, le nozioni di riparazione, metamorfosi e rigenerazione s’integrano nel concetto della mostra, come spiega la direttrice del Museo Villa dei Cedri e curatrice dell’esposizione Carole Haensler: «La natura è fatta d’interdipendenze, saperi comuni e condivisioni e la chiave della sopravvivenza è sempre stata l’adattabilità ai cambiamenti. L’homo sapiens invece ha sempre cercato di plasmare l’ambiente sulla base delle proprie esigenze. L’arte, con i suoi molteplici linguaggi, sembra essere diventata uno strumento indispensabile: con la sua capacità di abbattere le barriere, creare possibilità, fare emergere nuovi saperi non condizionati, immaginare non un mondo ma più mondi, mostrare ciò che è nascosto, aprire il dialogo per suscitare cambiamenti radicali».
Ed è proprio l’idea di ripristino, di riparo e di recupero che alimenta la pratica artistica di Gabriela Albergaria e che è al centro delle sue opere esposte al Museo Villa dei Cedri. L’artista ha concepito un percorso originale, incentrato sul tema della Natura, utilizzando materiali che possano prima o poi tornare al terreno. Interdipendenze, saperi comuni e condivisioni sono anche nel cuore dell’installazione Europa dell’artista indiana Ishita Chakraborty, che rappresenta attraverso funghi di diversa tonalità, realizzati in occasione di laboratori creativi, la diversità umana. I disegni di Lise Duclaux mettono in luce piante presenti nel parco di Villa dei Cedri a cui spesso non viene data attenzione per le dimensioni ridotte, dando più spazio alla parte sotterranea del vegetale rispetto a quella emersa, come a voler ribaltare il nostro modo di organizzare e classificare il mondo basato su ciò che è visibile. Punto di arrivo e di partenza di questa riflessione sugli ecosistemi e i mondi invisibili è l’aiuola concepita dal duo di artisti LANDRA: diverse varietà di semi e pianticelle di specie forestali piantati liberamente interagiscono nel sottosuolo per dare nascita ad un nuovo bosco.
L’intero progetto parte dalle riflessioni generate dalle esposizioni precedenti al Museo Villa dei Cedri e dagli scambi tra le tre curatrici (Carole Haensler, Joana P. R. Neves e Luce Lebart) sulla fitta interdipendenza tra gli organismi del mondo naturale. Nello sviluppo del progetto l’accento si è posto su quelli che proliferano, silenziosi e nascosti, nel sottosuolo e in particolare sul micelio. Generalmente poco visibile, il micelio è composto da una rete di strutture filiformi, più o meno ramificate, chiamate ife, che si sviluppano nel terreno o nel substrato nutritivo. Le ife si espandono nel suolo, alla ricerca di nutrienti e acqua. Durante questo processo, possono interagire con le radici delle piante, formando una simbiosi benefica nota come micorriza. Le ife assorbono i nutrienti necessari per la crescita del fungo e, nel contempo, possono trasferire sostanze nutritive alle piante ospiti. Questa relazione simbiotica è vantaggiosa per entrambi gli organismi, in quanto il fungo riceve zuccheri prodotti dalla fotosintesi della pianta, mentre la pianta beneficia dell’aumento della capacità di assorbimento di acqua e nutrienti fornita dal micelio.
In questo progetto espositivo, il micelio è considerato e indagato in modo documentario e simbolico, evidenziando l’interazione e l’interdipendenza degli organismi viventi. La sua esistenza sotterranea ci ricorda che solo una parte di quanto visibile corrisponde alla realtà, una realtà che va ben oltre ed è molto più complessa di quel che appare a prima vista. I termini “simbiosi” e “sinergia” sono parole chiave di questo innovativo progetto culturale. Infatti, dopo aver sperimentato con la chimica e l’alchimia la riproduzione artificiale della natura e dei suoi poteri, l’uomo torna oggi a studiare la natura e le interazioni tra gruppi e organismi, come nuovo modello di vita comunitaria e sostenibile.
Il confronto col ciclo di vita dei funghi fornisce alle curatrici e agli artisti internazionali coinvolti innumerevoli spunti di riflessione, che mettono in discussione anche il processo creativo delle opere e i relativi processi di produzione, riconducendoli ai ritmi naturali. L’impatto dei progetti esposti e la loro durata nel tempo sono stati profondamente indagati dagli artisti, che dai vegetali hanno tratto non solamente ispirazione per le proprie opere, ma anche materie prime per la loro realizzazione. L’artista Svizzero Mirko Baselgia, ad esempio, ricava dal fungo Caprinus Comatus l’inchiostro per la sua serie di disegni; Stephen Gill seppellisce le fotografie della sua serie Buried nel substrato o inserisce nella macchina fotografica oggetti e creature per la realizzazione della serie Talking to Ants; Pepe Atocha lavora con la luce del sole e della luna nel mezzo dell’Amazzonia peruviana; Laurie Dall’Ava, infine, utilizza per una delle cinque opere esposte un pigmento verde smeraldo di origine vegetale che conserva grazie alla lavorazione il colore e le proprietà farmacologiche senza che si degradino al calore o alla luce.
L’esposizione, unica nel suo genere, invita così a considerare la ricchezza delle nostre interconnessioni e interdipendenze e a percepire il mondo globalizzato di oggi come un’opportunità creativa e rigenerativa. La natura diventa una fonte d’ispirazione non solo artistica, ma anche di elaborazione di nuovi modelli sociali, come spiega una delle curatrici, Joana P. R. Neves: «Noi tendiamo a organizzare il mondo in ciò che possiamo vedere e concepire come esemplare, senza capire che ogni elemento di un ecosistema fa parte di un ambiente in costante cambiamento e comunicazione. Anziché pensare a come ci parla la natura, perché non vederla come un corpo comunicante, che implica quindi una comunicazione batterica, vegetale, minerale e animale? Uno dei motivi per cui siamo state affascinate dal micelio è che si tratta di una creatura solidale. Il 90% di tutte le specie vegetali dipende dai funghi micorrizici, ma si tratta di una dipendenza reciproca. Quale lezione possiamo trarre da queste riflessioni sotterranee?». Una domanda che viene indagata anche dall’artista e regista Marion Neumann nell’ambito del suo film The Mushroom Speaks che sarà oggetto di una serata di proiezione al parco.
La reciprocità è un processo determinante e particolarmente efficace nel mondo vegetale, in quanto nessuna sostanza viene dispersa, ma tutto viene rielaborato, per sostenere il ciclo vitale di altri organismi. In questo contesto, le nozioni di riparazione, metamorfosi e rigenerazione s’integrano nel concetto della mostra, come spiega la direttrice del Museo Villa dei Cedri e curatrice dell’esposizione Carole Haensler: «La natura è fatta d’interdipendenze, saperi comuni e condivisioni e la chiave della sopravvivenza è sempre stata l’adattabilità ai cambiamenti. L’homo sapiens invece ha sempre cercato di plasmare l’ambiente sulla base delle proprie esigenze. L’arte, con i suoi molteplici linguaggi, sembra essere diventata uno strumento indispensabile: con la sua capacità di abbattere le barriere, creare possibilità, fare emergere nuovi saperi non condizionati, immaginare non un mondo ma più mondi, mostrare ciò che è nascosto, aprire il dialogo per suscitare cambiamenti radicali».
Ed è proprio l’idea di ripristino, di riparo e di recupero che alimenta la pratica artistica di Gabriela Albergaria e che è al centro delle sue opere esposte al Museo Villa dei Cedri. L’artista ha concepito un percorso originale, incentrato sul tema della Natura, utilizzando materiali che possano prima o poi tornare al terreno. Interdipendenze, saperi comuni e condivisioni sono anche nel cuore dell’installazione Europa dell’artista indiana Ishita Chakraborty, che rappresenta attraverso funghi di diversa tonalità, realizzati in occasione di laboratori creativi, la diversità umana. I disegni di Lise Duclaux mettono in luce piante presenti nel parco di Villa dei Cedri a cui spesso non viene data attenzione per le dimensioni ridotte, dando più spazio alla parte sotterranea del vegetale rispetto a quella emersa, come a voler ribaltare il nostro modo di organizzare e classificare il mondo basato su ciò che è visibile. Punto di arrivo e di partenza di questa riflessione sugli ecosistemi e i mondi invisibili è l’aiuola concepita dal duo di artisti LANDRA: diverse varietà di semi e pianticelle di specie forestali piantati liberamente interagiscono nel sottosuolo per dare nascita ad un nuovo bosco.
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