Il film sarà nelle sale il 19, 20 e 21 febbraio
Caravaggio tra processi e querele: i documenti originali per la prima volta in assoluto al cinema
Caravaggio, l'anima e il sangue, Archivio di Stato di Roma, Sala Alessandrina | Courtesy of Archivio di Stato di Roma
Gianni Pittiglio
05/02/2018
Roma - Fu a Roma che l’arte di Caravaggio incontrò l’apprezzamento da parte di numerosi committenti, privati e religiosi, e proprio nella città eterna, tra le strade e i vicoli del rione di Campo Marzio, il pittore trascorse i dieci anni più intensi della sua vita (1596-1606) e realizzò gran parte dei suoi capolavori.
Chiunque voglia studiare da vicino la vita e le opere di Caravaggio non può tralasciare due luoghi di grande fascino e preziosi per il materiale che custodiscono.
Si tratta dell’Archivio di Stato di Roma, che conserva importanti documenti originali sulla vita di Michelangelo Merisi, testimonianze utili a ricostruire vicende che lo hanno visto protagonista durante il suo periodo romano, e dell’Archivio Diocesano di Milano, dove invece è custodito l’ormai famoso certificato di battesimo che ci ha svelato solo nel 2007 come la nascita del celebre pittore sia avvenuta a Milano e non a Caravaggio, come creduto per secoli.
Ed è proprio al primo di questi archivi, a un passo da alcuni dei luoghi centrali dell’attività dell’artista, come le Basiliche di Sant’Agostino e San Luigi dei Francesi o Palazzo Giustiniani, che il quinto film d’arte firmato Sky, “Caravaggio – l’Anima e il Sangue” (prodotto in collaborazione con Vatican Media, e distribuito nelle sale cinematografiche da Nexo Digital il 19, 20 e 21 febbraio) ha dedicato un approfondimento esclusivo ed inedito, per ricostruire con la massima veridicità storica le tracce del grande artista lombardo, tanto amato quanto controverso.
Nello storico edificio di Corso Rinascimento, che racchiude Sant’Ivo alla Sapienza, per secoli - anche all’epoca di Caravaggio - sede dell’università romana, il regista Jesus Garcés Lambert ha raccolto immagini di grande suggestione, documenti originali, preziosi e delicatissimi, che per ragioni di conservazione vengono raramente esposti al pubblico e che sono perlopiù accessibili solo agli addetti ai lavori. Volumi di immenso valore che saranno per la prima volta visibili al pubblico sul grande schermo.
“Lo scorso settembre la troupe cinematografica di Sky ha ripreso nella Sala Alessandrina i documenti più noti legati a Caravaggio” afferma Michele Di Sivo, responsabile dei Fondi dei Tribunali di Antico Regime presso l’Archivio di Stato di Roma. “In particolar modo le carte del processo Baglione-Caravaggio e la denuncia contro il pittore da parte di Prudenzia Bruni, la padrona di casa di vicolo di San Biagio, oggi del Divino Amore, che lamentava il mancato pagamento dell’affitto e la rottura del soffitto da parte dell’artista”.
Lo studioso ha avuto modo di approfondire nel corso delle sue ricerche soprattutto i documenti che riportano le accuse che Giovanni Baglione, pittore e biografo romano, formulò contro Caravaggio, e di scriverne diffusamente nel catalogo della mostra “Caravaggio a Roma. Una vita dal vero”, tenutasi nel 2012 nelle sale dell’Archivio e di cui Di Sivo è stato uno dei curatori.
“Le carte del processo ci raccontano di una querela sporta non solo nei confronti di Michelangelo Merisi, ma anche ad altri colleghi come ad esempio Orazio Gentileschi, padre di Artemisia, Onorio Longhi e Filippo Trisegni, rei, ad avviso di Baglione, di averlo deriso attraverso versi che, tra le altre cose, gli ricordavano che con la sua arte «non guadagnarai mai una patacca», lo appellavano come «Giovan Coglione» e altri epiteti non certo lusinghieri” ci racconta Michele Di Sivo.
(LEGGI le due poesie sul sito dell’Archivio di Stato di Roma)
Un altro documento conservato presso l’Archivio di Stato riguarda la diatriba tra Prudenzia Bruni e il suo famoso “locatario”, che visse nella sua abitazione tra il 1604 e il 1605. L’importanza di quelle carte è data dall’insolita richiesta del pittore, che fece mettere nero su bianco di poter “scoprire metà della sala”, per adattare l’ambiente ad atelier – qui dipinse, ad esempio, la Morte della Vergine oggi al Louvre, alta oltre tre metri e mezzo –, precisando però che lo avrebbe ripristinato quando avesse lasciato la casa.
La questione del soffitto rotto, quindi, doveva riguardare non dei semplici solai, ma una vera e propria apertura nel muro che permettesse al pittore di avere la sua caratteristica luce diagonale, una modifica non certo prevista nel contratto. La donna, infatti, denunciò Caravaggio per questo motivo e per le rate mai pagate dell’affitto, ottenendo dal giudice la possibilità di requisire alcuni beni del pittore, che si vendicò prendendo a sassate le finestre di Prudenzia.
Eppure, quello che emerge dalle carte e dai documenti è come Caravaggio sia stato un pittore innovativo, ma che in realtà, come altri suoi colleghi di quell’epoca, condusse una vita pienamente consona alla Roma del Seicento. A tale proposito la parola che Di Sivo pronuncia in merito è “contesto”, parola imprescindibile per un corretto approccio nell’analisi storica.
“Bisogna ricordare che la violenza di Caravaggio, ad esempio, non era di certo straordinaria a quei tempi. Il pittore Agostino Tassi violentò Artemisia Gentileschi, e qui bisognerebbe aprire una lunga trattazione anche sulla percezione dello stupro ai tempi, epoca lontanissima dalla nostra e di quanto possa essere errato analizzarlo con la sensibilità moderna. Onorio Longhi, invece, rincorreva i colleghi, spada in mano, all’interno della chiesa di Santa Maria sopra Minerva, come viene narrato nelle stesse carte del processo Baglione” continua Di Sivo.
Semplici scene di vita quotidiana del Seicento, che permettono di evocare anche un episodio biografico di un altro grande artista, Gian Lorenzo Bernini, che qualche anno più tardi sfregiò il volto della bella Costanza Bonarelli, rea di averlo tradito con suo fratello (il busto di Costanza Bonarelli, è al momento esposto alla mostra “Bernini scultore” presso Galleria Borghese. Esiste anche il racconto di Lamberto Motta “La vita nel marmo”, contenuto nel libro “La foresta nell’anima”, 2012).
Anche Carla Cerati, infine, altra archivista di Stato che ha accompagnato la troupe del film per il palazzo, ci dà un’idea dell’incontro con il regista Jesus Garcés Lambert con la troupe di Sky, rimasti affascinati dai documenti visti ben oltre le aspettative.
A breve conosceremo il Caravaggio di Sky: sarà più vicino all’idea del “nemico” Baglione – “morì malamente, come appunto male havea vivuto” –, al Caravaggio, il pittore maledetto,secondo il titolo del primo film su di lui girato da Goffredo Alessandrini (1941), o ne avremo un terzo, impetuoso e passionale, ma calato pienamente nel suo tempo?
Chiunque voglia studiare da vicino la vita e le opere di Caravaggio non può tralasciare due luoghi di grande fascino e preziosi per il materiale che custodiscono.
Si tratta dell’Archivio di Stato di Roma, che conserva importanti documenti originali sulla vita di Michelangelo Merisi, testimonianze utili a ricostruire vicende che lo hanno visto protagonista durante il suo periodo romano, e dell’Archivio Diocesano di Milano, dove invece è custodito l’ormai famoso certificato di battesimo che ci ha svelato solo nel 2007 come la nascita del celebre pittore sia avvenuta a Milano e non a Caravaggio, come creduto per secoli.
Ed è proprio al primo di questi archivi, a un passo da alcuni dei luoghi centrali dell’attività dell’artista, come le Basiliche di Sant’Agostino e San Luigi dei Francesi o Palazzo Giustiniani, che il quinto film d’arte firmato Sky, “Caravaggio – l’Anima e il Sangue” (prodotto in collaborazione con Vatican Media, e distribuito nelle sale cinematografiche da Nexo Digital il 19, 20 e 21 febbraio) ha dedicato un approfondimento esclusivo ed inedito, per ricostruire con la massima veridicità storica le tracce del grande artista lombardo, tanto amato quanto controverso.
Nello storico edificio di Corso Rinascimento, che racchiude Sant’Ivo alla Sapienza, per secoli - anche all’epoca di Caravaggio - sede dell’università romana, il regista Jesus Garcés Lambert ha raccolto immagini di grande suggestione, documenti originali, preziosi e delicatissimi, che per ragioni di conservazione vengono raramente esposti al pubblico e che sono perlopiù accessibili solo agli addetti ai lavori. Volumi di immenso valore che saranno per la prima volta visibili al pubblico sul grande schermo.
“Lo scorso settembre la troupe cinematografica di Sky ha ripreso nella Sala Alessandrina i documenti più noti legati a Caravaggio” afferma Michele Di Sivo, responsabile dei Fondi dei Tribunali di Antico Regime presso l’Archivio di Stato di Roma. “In particolar modo le carte del processo Baglione-Caravaggio e la denuncia contro il pittore da parte di Prudenzia Bruni, la padrona di casa di vicolo di San Biagio, oggi del Divino Amore, che lamentava il mancato pagamento dell’affitto e la rottura del soffitto da parte dell’artista”.
Lo studioso ha avuto modo di approfondire nel corso delle sue ricerche soprattutto i documenti che riportano le accuse che Giovanni Baglione, pittore e biografo romano, formulò contro Caravaggio, e di scriverne diffusamente nel catalogo della mostra “Caravaggio a Roma. Una vita dal vero”, tenutasi nel 2012 nelle sale dell’Archivio e di cui Di Sivo è stato uno dei curatori.
“Le carte del processo ci raccontano di una querela sporta non solo nei confronti di Michelangelo Merisi, ma anche ad altri colleghi come ad esempio Orazio Gentileschi, padre di Artemisia, Onorio Longhi e Filippo Trisegni, rei, ad avviso di Baglione, di averlo deriso attraverso versi che, tra le altre cose, gli ricordavano che con la sua arte «non guadagnarai mai una patacca», lo appellavano come «Giovan Coglione» e altri epiteti non certo lusinghieri” ci racconta Michele Di Sivo.
(LEGGI le due poesie sul sito dell’Archivio di Stato di Roma)
Un altro documento conservato presso l’Archivio di Stato riguarda la diatriba tra Prudenzia Bruni e il suo famoso “locatario”, che visse nella sua abitazione tra il 1604 e il 1605. L’importanza di quelle carte è data dall’insolita richiesta del pittore, che fece mettere nero su bianco di poter “scoprire metà della sala”, per adattare l’ambiente ad atelier – qui dipinse, ad esempio, la Morte della Vergine oggi al Louvre, alta oltre tre metri e mezzo –, precisando però che lo avrebbe ripristinato quando avesse lasciato la casa.
La questione del soffitto rotto, quindi, doveva riguardare non dei semplici solai, ma una vera e propria apertura nel muro che permettesse al pittore di avere la sua caratteristica luce diagonale, una modifica non certo prevista nel contratto. La donna, infatti, denunciò Caravaggio per questo motivo e per le rate mai pagate dell’affitto, ottenendo dal giudice la possibilità di requisire alcuni beni del pittore, che si vendicò prendendo a sassate le finestre di Prudenzia.
Eppure, quello che emerge dalle carte e dai documenti è come Caravaggio sia stato un pittore innovativo, ma che in realtà, come altri suoi colleghi di quell’epoca, condusse una vita pienamente consona alla Roma del Seicento. A tale proposito la parola che Di Sivo pronuncia in merito è “contesto”, parola imprescindibile per un corretto approccio nell’analisi storica.
“Bisogna ricordare che la violenza di Caravaggio, ad esempio, non era di certo straordinaria a quei tempi. Il pittore Agostino Tassi violentò Artemisia Gentileschi, e qui bisognerebbe aprire una lunga trattazione anche sulla percezione dello stupro ai tempi, epoca lontanissima dalla nostra e di quanto possa essere errato analizzarlo con la sensibilità moderna. Onorio Longhi, invece, rincorreva i colleghi, spada in mano, all’interno della chiesa di Santa Maria sopra Minerva, come viene narrato nelle stesse carte del processo Baglione” continua Di Sivo.
Semplici scene di vita quotidiana del Seicento, che permettono di evocare anche un episodio biografico di un altro grande artista, Gian Lorenzo Bernini, che qualche anno più tardi sfregiò il volto della bella Costanza Bonarelli, rea di averlo tradito con suo fratello (il busto di Costanza Bonarelli, è al momento esposto alla mostra “Bernini scultore” presso Galleria Borghese. Esiste anche il racconto di Lamberto Motta “La vita nel marmo”, contenuto nel libro “La foresta nell’anima”, 2012).
Anche Carla Cerati, infine, altra archivista di Stato che ha accompagnato la troupe del film per il palazzo, ci dà un’idea dell’incontro con il regista Jesus Garcés Lambert con la troupe di Sky, rimasti affascinati dai documenti visti ben oltre le aspettative.
A breve conosceremo il Caravaggio di Sky: sarà più vicino all’idea del “nemico” Baglione – “morì malamente, come appunto male havea vivuto” –, al Caravaggio, il pittore maledetto,secondo il titolo del primo film su di lui girato da Goffredo Alessandrini (1941), o ne avremo un terzo, impetuoso e passionale, ma calato pienamente nel suo tempo?
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