Natura ludens
Dal 16 Giugno 2013 al 07 Luglio 2013
Como
Luogo: Ex Chiesa di San Pietro in Atrio
Indirizzo: via Odescalchi 3
Orari: tutti i giorni 11-13/ 15-20
Telefono per informazioni: +39 031 252352
E-Mail info: dantuno.onia@comune.como.it
Sito ufficiale: http://www.comune.como.it
Per lo spazio di San Pietro in Atrio a Como, ARTFORKIDS propone un progetto speciale dedicato al tema “Natura ludens”. Attraverso una cinquantina di lavori degli artisti coinvolti - Alice Colombo, Luciano Civettini, Fulvia Mendini, Giovanni Motta, Marco Massimo Verzasconi e Aura Zecchini - si sviluppa una lettura giocosa, libera della natura secondo diversi approcci artistici. Insieme ai dipinti, infatti saranno presentate anche sculture in resina verniciata e stratificata, poi collage, ceramiche e tavole con inchiostri e smalti, carte fatte a mano dipinte ad acrilico con interventi a carboncino, matita e serigrafia.
Alice Colombo (Cassano d’Adda, 1981) giovane artista conosciuta da pubblico e critica come rappresentante di Italian Newbrow, propone delle recenti tecniche miste su tela. Protagonista delle sue opere è un delicato personaggio femminile che abita un mondo fiabesco dalla natura lussureggiante e popolato da cavalli, capodogli, piovre, squali, in cui si perdono una serie di oggetti simbolici.
Nelle sue opere Luciano Civettini (Rovereto, Trento, 1967) indaga l’estetica legata al tema della montagna, di volta in volta in modo romantico, introverso, oppure divertito e ironico, fantastico e poetico, senza mai cadere in immagini scontate. “La mia è la ricerca di una purezza ormai perduta, una sorta di Arcadia moderna” spiega, un’Arcadia in cui fa smarrire bimbi, animali e strane figure antropomorfe.
Fulvia Mendini (Milano, 1966) racconta così la sua natura: “L’enigma della bellezza la scopro nella natura. Vorrei fissare il mistero e la grazia dei fiori sulla tela. Mi piacerebbe trasmettere il profumo del gelsomino, di una rosa o di una violetta. Inseguo forme e colori che appartengono alle ali delle farfalle e alle piume degli uccelli. Il ramo di un albero in fiore diventa un piccolo universo smaltato in cui esprimere sogni e desideri”.
Nella poetica di Giovanni Motta (Verona, 1971) spesso le tematiche affrontate sono quelle della memoria. Il dato oggettivo e la percezione della realtà, rappresentati dalla pittura, tendono ad amplificare l’idea di fantasia soggettiva, di una natura fantastica. Le sue opere sono caratterizzate da un forte impatto visivo al limite del fiabesco. Il suo è un alfabeto contemporaneo contaminato dalla cultura nipponica, dallo stile cartoon e da cartelle colori vivaci rigorosamente impiegate a tinte piatte.
Nei dipinti di Marco Massimo Verzasconi (Locarno, 1960) si concretizza l’universo di Alice nel Paese delle Meraviglie, ciò che è nella memoria e si racconta sulla tela. La luce e i colori diventano le presenze di un viaggio incantato tra luoghi ospitali, tra docili animali e delicati elementi naturali. La sua pittura è simile a una fiaba dai colori chiari, dai cieli tersi, dalle atmosfere sospese.
Con un disegno stilizzato, rapido e dinamico, Aura Zecchini (Peschiera del Garda, Verona, 1983) ci mostra la vitalità del mondo vegetale mentre si sublima nella varietà del linguaggio pittorico; le infiorescenze naturali finiscono quindi per confondersi o camuffarsi con il brulicare degli insetti, che cercano di ghermire la scena del quadro. Lo sguardo dell’artista-entomologa osserva quel popolo dell’erba - sempre frenetico e indaffarato - che nasconde dettagli sorprendenti, quasi volesse accentuare la nostra inclinazione alla contemplazione e all’intimismo.
Alice Colombo (Cassano d’Adda, 1981) giovane artista conosciuta da pubblico e critica come rappresentante di Italian Newbrow, propone delle recenti tecniche miste su tela. Protagonista delle sue opere è un delicato personaggio femminile che abita un mondo fiabesco dalla natura lussureggiante e popolato da cavalli, capodogli, piovre, squali, in cui si perdono una serie di oggetti simbolici.
Nelle sue opere Luciano Civettini (Rovereto, Trento, 1967) indaga l’estetica legata al tema della montagna, di volta in volta in modo romantico, introverso, oppure divertito e ironico, fantastico e poetico, senza mai cadere in immagini scontate. “La mia è la ricerca di una purezza ormai perduta, una sorta di Arcadia moderna” spiega, un’Arcadia in cui fa smarrire bimbi, animali e strane figure antropomorfe.
Fulvia Mendini (Milano, 1966) racconta così la sua natura: “L’enigma della bellezza la scopro nella natura. Vorrei fissare il mistero e la grazia dei fiori sulla tela. Mi piacerebbe trasmettere il profumo del gelsomino, di una rosa o di una violetta. Inseguo forme e colori che appartengono alle ali delle farfalle e alle piume degli uccelli. Il ramo di un albero in fiore diventa un piccolo universo smaltato in cui esprimere sogni e desideri”.
Nella poetica di Giovanni Motta (Verona, 1971) spesso le tematiche affrontate sono quelle della memoria. Il dato oggettivo e la percezione della realtà, rappresentati dalla pittura, tendono ad amplificare l’idea di fantasia soggettiva, di una natura fantastica. Le sue opere sono caratterizzate da un forte impatto visivo al limite del fiabesco. Il suo è un alfabeto contemporaneo contaminato dalla cultura nipponica, dallo stile cartoon e da cartelle colori vivaci rigorosamente impiegate a tinte piatte.
Nei dipinti di Marco Massimo Verzasconi (Locarno, 1960) si concretizza l’universo di Alice nel Paese delle Meraviglie, ciò che è nella memoria e si racconta sulla tela. La luce e i colori diventano le presenze di un viaggio incantato tra luoghi ospitali, tra docili animali e delicati elementi naturali. La sua pittura è simile a una fiaba dai colori chiari, dai cieli tersi, dalle atmosfere sospese.
Con un disegno stilizzato, rapido e dinamico, Aura Zecchini (Peschiera del Garda, Verona, 1983) ci mostra la vitalità del mondo vegetale mentre si sublima nella varietà del linguaggio pittorico; le infiorescenze naturali finiscono quindi per confondersi o camuffarsi con il brulicare degli insetti, che cercano di ghermire la scena del quadro. Lo sguardo dell’artista-entomologa osserva quel popolo dell’erba - sempre frenetico e indaffarato - che nasconde dettagli sorprendenti, quasi volesse accentuare la nostra inclinazione alla contemplazione e all’intimismo.
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